Comparsa conclusionale per risarcimento danni richiesti in solido al proprietario e al conduttoreInquadramentoCon la comparsa conclusionale in un giudizio volto ad ottenere il risarcimento dei danni prodotti ad un immobile dall'incendio scoppiato in quello sottostante, all'esito dell'istruttoria svolta che non aveva consentito di accertare la causa dell'incendio, l'attore – proprietario dell'immobile danneggiato chiede la condanna in solido del proprietario e del conduttore. FormulaTRIBUNALE DI .... R.G....Giud.... COMPARSA CONCLUSIONALE PER il Sig. .... e la Sig.ra .... rapp.ti e difesi dall'Avv. ...., -attori - CONTRO il Sig. .... rapp.to e difeso dall'Avv. ...., - convenuto - NONCHE' la Sig.ra .... rapp.ta e difesa dall'Avv. .... - convenuto - ********* Con atto di citazione notificato il ...., il Sig. .... e la Sig.ra .... convenivano innanzi al Tribunale di ...., il Sig. .... nella qualità di proprietario, e la Sig.ra .... nella qualità di conduttrice, dell'immobile sito in ...., via ...., allocato all'interno del condominio .... per sentirli condannare, ciascuno per quanto di responsabilità, al risarcimento dei danni subiti dal loro appartamento a seguito dell'incendio scoppiato in data .... L'incendio, in particolare, verificatosi nell'immobile rispettivamente di proprietà e condotto in custodia da parte dei convenuti, aveva coinvolto il loro appartamento, ubicato al piano di sopra, danneggiando gravemente la relativa struttura, la pavimentazione e vari mobili ivi presenti, come da documentazione fotografica e perizia di parte allegate. Per tale ragione chiedeva il ristoro di tutti i danni patrimoniali patiti, che quantificava in complessivi Euro ...., come da perizia tecnica che allegava, oltre i danni non patrimoniali, da determinarsi in via equitativa. In data ...., si costituiva il Sig. .... il quale in via preliminare eccepiva il suo difetto di legittimazione passiva, attesa la indisponibilità dell'immobile, concesso in locazione, per contratto del ...., registrato il ...., a favore della Sig.ra .... Nel merito, chiedeva rigettarsi la domanda, in quanto infondata in fatto e diritto, nonché non provata. Con comparsa di costituzione del ...., si costituiva la Sig.ra .... la quale, in limine rilevava il suo difetto di legittimazione passiva, visto che la causa dell'incendio doveva rinvenirsi a difetti strutturali dell'immobile, esorbitanti la sua responsabilità. Concludeva pertanto con l'affermare la responsabilità dei danni in capo al proprietario dell'immobile. All'udienza del ...., venivano ascoltati i testimoni di parte attrice. All'esito, il Giudice autorizzava CTU al fine di verificare la causa dell'incendio e per la quantificazione dei danni. All'udienza del ...., il Giudice tratteneva la causa in decisione, concedendo i termini di cui al c.p.c. art. 190. ********* Sussiste il diritto di parte attrice ad ottenere il risarcimento di tutti i danni sofferti a seguito dell'incendio scoppiato in data ...., all'interno dell'immobile di proprietà di Sig. .... e condotto in locazione dalla Sig.ra .... alla luce delle motivazioni già precedentemente esposte e delle seguenti ragioni in DIRITTO 1. In ordine alla legittimazione passiva ed alla fondatezza della domanda. Ai sensi del c.c. art. 2051 ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito. In relazioni a fattispecie similari a quella in esame, la giurisprudenza ha precisato che se un'unità immobiliare è concessa in locazione, il proprietario, conservando la disponibilità giuridica, e quindi la custodia, delle strutture murarie e degli impianti in esse conglobati, su cui il conduttore non ha il potere-dovere di intervenire, è responsabile, in via esclusiva, ai sensi del c.c. artt. 2051 e 2053, dei danni arrecati a terzi da dette strutture ed impianti, salvo eventuale rivalsa, nel rapporto interno, contro il conduttore che abbia omesso di avvertire della situazione di pericolo. Con riguardo, invece, alle altre parti ed accessori del bene locato, rispetto alle quali il conduttore acquista detta disponibilità con facoltà ed obbligo di intervenire onde evitare pregiudizio ad altri, la responsabilità verso i terzi, secondo le previsioni della citata disposizione grava soltanto sul conduttore medesimo. Entrambi, tuttavia, possono liberarsi, dando la prova del caso fortuito. Orbene, nel corso del presente giudizio non è stata data prova certa delle cause dell'incendio. Invero, nemmeno la CTU disposta è stata in grado di individuare con un certo grado di probabilità i fattori determinanti lo scoppio dell'incendio, poiché come si legge dalla perizia, la forza distruttiva derivata dalla capacità di propagazione e dall'intensità del calore non hanno permesso accertamenti in tal senso. D'altro canto, entrambi i convenuti non hanno offerto la dovuta e necessaria prova liberatoria rispetto alla presunzione di responsabilità derivante dalla previsione del c.c. art. 2051. Ne consegue, secondo i principi del c.c. art. 2055, comma primo, che la responsabilità de locatore e del proprietario dell'immobile deve intendersi solidale. A tal riguardo, è stato affermato che in caso di danni derivanti a terzi dall'incendio sviluppatosi in un immobile condotto in locazione, la responsabilità per danno cagionato da cose in custodia si configura a carico sia del proprietario che del conduttore allorché nessuno dei due sia stato in grado di dimostrare che la causa autonoma del danno subito dal terzo è da ravvisare nella violazione, da parte dell'altro, dello specifico dovere di vigilanza ad esso incombente [1] Di talchè, non solo l'irrilevanza delle relative eccezioni di carenza di legittimazione passiva rilevate dalle parti avverse, ma l'evidente fondatezza della domanda risarcitoria. 2. In ordine alla quantificazione dei danni. Tanto premesso, si rileva che gli attori hanno pienamente fornito la prova dei danni sofferti, sia rispetto all'an che al quantum. I rilievi fotografici, depositati unitamente all'atto di citazione, hanno offerto una chiara descrizione delle conseguenze dell'incendio all'interno dell'appartamento di loro proprietà. Oltretutto, le dichiarazioni testimoniali rese hanno confermato non solo i danni patrimoniali, ma hanno puntualmente descritto la situazione di stress, di paura e di disagio sofferto dagli attori a seguito dell'incendio, che li ha privati per lungo tempo della loro abituale dimora. Invero il teste ...., ha riferito “....” (riportare le dichiarazioni rese dal testimone, in particolare i punti ritenuti importanti) . Tali circostanze hanno altresì inciso negativamente sulla vita familiare e personale dei coniugi, i quali hanno dovuto stabilirsi presso la residenza dei genitori unitamente ai loro due figli, in tal modo gravando pesantemente sul normale svolgimento della loro vita quotidiana; invero, i coniugi hanno dovuto sobbarcarsi il peso di accompagnare i figli a scuola, molto distante dalla dimora provvisoria stabilita in attesa dei lavori di riparazione del loro appartamento. Lo stesso luogo di lavoro era assai distante, di tal guisa che gli attori hanno per varie settimane dovuto sopportare lo stress si lunghi spostamenti. Tali danni, vanno determinati in via equitativa, tenendo conto di tutto quanto emerso nel corso del giudizio e degli elementi a tal proposito allegati. In merito ai danni patrimoniali, si aderisce alla quantificazione operata dal CTU, che ha determinato i danni in complessivi Euro .... CONCLUSIONI Alla luce di tutto quanto esposto, evidenziato e provato ed in considerazione delle richieste già formulate nei precedenti scritti difensivi, si ribadiscono le seguenti conclusioni: 1.- accertare e dichiarare la responsabilità dei convenuti ex c.c. art. 2051, e per l'effetto: 2.- condannarli, in via solidale ovvero ciascuno per quanto di responsabilità, al risarcimento dei danni non patrimoniali, da quantificarsi in via equitativa, oltre interessi e rivalutazione, e dei danni patrimoniali, da determinarsi in complessivi Euro ...., come da CTU, ovvero nella diversa somma maggiore e/o minore ritenuta dall'Ecc.mo Giudice, oltre interessi e rivalutazione. Con vittoria di spese, diritti ed onorari, con attribuzione. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA [1] Cass. III, n. 25203/2014. CommentoLa responsabilità del conduttore: inquadramento e casistica. La locazione comporta il trasferimento al conduttore, che ne diviene detentore, della disponibilità della "res locata" e delle sue pertinenze e, con essa, del conseguente obbligo di custodia che si sostanzia, in particolare, in quello di impedire che la cosa locata arrechi danni a terzi. In particolare, il conduttore risponde, a norma dell'art. 2051 c.c., dei danni che la cosa locata abbia cagionato a terzi (a titolo di responsabilità extracontrattuale), e ciò tanto se essi derivino dal modo di essere della cosa di per sé idoneo a produrli, tanto se determinati dallo sviluppo di un agente dannoso sorto nella cosa stessa. Posto che gli elementi da accertare per la configurabilità della responsabilità ex art. 2051 c.c. sono il nesso causale fra la cosa in custodia e l'evento lesivo, la sussistenza di un rapporto di custodia relativamente alla cosa - rapporto che postula l'effettivo potere sulla stessa e cioè la sua disponibilità giuridica e materiale, con conseguente possibilità di intervenire su di essa (v., per approfondimenti, formula su nozione di cosa in custodia e natura della responsabilità) - il conduttore si libera da tale responsabilità solo dando la prova del fortuito, che può anche consistere nella dimostrazione che il fattore determinante il danno abbia riguardato strutture o apparati dell'immobile sottratti alla sua disponibilità, come tali estranei alla sfera dei suoi poteri e doveri di vigilanza. Allo stesso modo, il conduttore non è responsabile per i danni provocati a terzi da incendio della cosa locata, allorché dimostri che il fatto è addebitabile all'opera del terzo o, comunque, ad una causa esterna individuata in concreto. Analogo principio opera anche nel caso in cui i danni provengano da una parte dell'immobile non locata, come un lastrico solare estraneo al contratto di locazione il cui utilizzo sia precluso al conduttore. Tuttavia, la situazione è destinata a mutare se il conduttore sottrae al locatore il controllo sull'accesso alla parte estranea alla locazione e, con esso, la possibilità, materiale e giuridica, di prevenire e di evitare il conseguente rischio di danni: al riguardo, in un recente caso pervenuto all'esame della S.C., il Tribunale aveva condannato il conduttore al risarcimento del danno in favore di una donna (cui l'inquilino aveva consentito di accedere a una zona del lastrico solare) che, camminando su una lastra di vetro opaco che ricopriva un lucernaio, era precipitata nel locale sottostante; la Corte d'Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva ritenuto corresponsabile dell'incidente il proprietario, in solido con la conduttrice. Secondo la Cassazione, invece, la perdita del potere di controllo sull'accesso al lastrico rende illegittimo ed immotivato il giudizio di responsabilità a carico del proprietario, con riguardo ad evento verificatosi per effetto di un comportamento che - anche giuridicamente - egli non ha la possibilità di evitare e prevenire (Cass., n. 19657/2014). Grava, senz'altro, sul conduttore la responsabilità, ai sensi dell'art. 2051 c.c., per i danni arrecati a terzi dagli accessori e dalle altre parti del bene locato, di cui il conduttore acquista la disponibilità, con facoltà ed obbligo di intervenire onde evitare pregiudizi ad altri. Pertanto, in base al predetto principio, il conduttore è sempre responsabile del danno causato da infiltrazioni d'acqua a seguito della rottura di un tubo flessibile esterno all'impianto idrico e sostituibile senza necessità di un intervento implicante demolizioni, in quanto tale oggetto non può essere qualificato come componente dell'impianto idrico interno (così v. Cass., n. 21788/2015). Analogamente, è responsabile per i danni prodotti a terzi da un incendio causato da materiali altamente infiammabili depositati nei locali locati senza idonee precauzioni (Cass., n. 6443/1992) o per i danni a terzi causati dai macchinari del conduttore rispetto ai quali il locatore non abbia avuto alcuna possibilità di esercitare un controllo in concreto. Da ultimo, occorre segnalare che, ai fini dell'applicabilità dell'art. 2051 c.c., deve essere considerato terzo lo stesso locatore, allorché abbia a subire danni nella persona ovvero in altri suoi beni diversi da quello concesso in locazione (così Cass., n. 782/2001). La responsabilità del proprietario - locatore : inquadramento e casistica. Costituisce principio consolidato, tanto in dottrina quanto in giurisprudenza, quello secondo il quale, allorché un'unità immobiliare sia concessa in locazione, il proprietario, conservando la disponibilità giuridica, e quindi la custodia, delle strutture murarie e degli impianti in esse conglobati (come cornicioni, tetti, tubature idriche), su cui il conduttore non ha il potere-dovere di intervenire, è responsabile, in via esclusiva, ai sensi degli artt. 2051 e 2053 c.c., dei danni arrecati a terzi (nel novero dei quali vanno ricompresi anche i conduttori di appartamenti siti nell'edificio) da dette strutture ed impianti, salvo eventuale rivalsa, nel rapporto interno, contro il conduttore che abbia omesso di avvertire della sussistente situazione di pericolo (tra le altre si veda Cass. S.U., n. 12019/1991). Sicché, ad esempio, nel caso di danni da infiltrazione provenienti dalle tubature dell'appartamento, se la condotta danneggiata è incassata nei muri, il danneggiato avrà diritto al risarcimento da parte del proprietario (in tal senso v. Cass., n. 21788/2015 cit.). Dunque, il proprietario dell'immobile locato, conservando la disponibilità giuridica, e quindi la custodia, delle strutture murarie e degli impianti in esse conglobati, è responsabile in via esclusiva ai sensi degli artt. 2051 e 2053 c.c. dei danni arrecati a terzi da dette strutture ed impianti (così Cass., n. 16231/2005; Cass., n. 11321/1996). Analogamente, il locatore è responsabile se i danni siano derivati dalla rottura di una tubatura della condotta idrica, che costituisce impianto non soggetto all'uso da parte del conduttore né facente parte, comunque, della cosa locata, trattandosi di una parte del medesimo impianto non compreso nella locazione. Si è, invece, affermato che, per l'incendio causato da un corto circuito all'interno della scatola elettrica sulla quale si trovi appoggiato un mobile, risponde il proprietario (in tal senso Trib. Bologna 22 febbraio 2011). Tale responsabilità non potrà, in ogni caso, estendersi alle ipotesi in cui il danno subito dal terzo sia riconducibile a comportamenti e/o a sostanze collocate all'interno dell'immobile dal conduttore, in relazione alle quali solo quest'ultimo assume la veste di custode: in tal caso, ad es. delle conseguenze dannose subite da un terzo che cada nell'immobile locato per causa riconducibile, non già alle strutture murarie dell'immobile e/o agli impianti ivi presenti, ma esclusivamente alla fuoriuscita di acqua dalla macchina distributrice di caffè che aveva lì posto il conduttore, l'unico soggetto responsabile sarà quest'ultimo (così Trib. Roma 10 settembre 2010). Si segnala sul punto Cass.III, n. 10983/2023 che, applicando il principio consolidato riportato supra, ha riconosciuto la responsabilità ex art. 2051 c.c. del conduttore per i danni riportati da un tecnico incaricato di effettuare le riprese video di un evento culturale durante un sopralluogo, caduto da una passerella del cineteatro a causa di un black out elettrico. È bene evidenziare che, allorché né il locatore né il conduttore siano in grado di dimostrare da dove provenga il danno e, quindi, a chi vada attribuita la responsabilità, la presunzione di cui all'art. 2051 c.c. consentirà di configurare la responsabilità in capo ad entrambi i detti soggetti, in via solidale: tale principio è stato applicato di recente, dai giudici di legittimità, ad una fattispecie di danni causati in alcuni locali, compresi in un immobile, causati dall'incendio che si era propagato in un sovrastante locale concesso in locazione: si veda così Cass., n. 25503/2014). |