Memoria exart. 171 ter c.p.c.in fattispecie di responsabilità per iscrizione ipotecaria illegittima

Emanuela Musi
aggiornata da Fernanda Annunziata

Inquadramento

Con la memoria ex art. 171 ter c.p.c. , il soggetto danneggiato dall'iscrizione ipotecaria illegittima effettuata da Equitalia su beni di sua proprietà precisa la domanda con riferimento alla tipologia di pregiudizi dei quali chiede il ristoro, sotto il profilo del danno patrimoniale (con riguardo alla segnalazione a sofferenza della propria posizione) e sotto il profilo del danno non patrimoniale (per l'ansia e lo stress conseguenti e per la impossibilità di disporre dei propri beni).

Formula

TRIBUNALE DI .... 1 R.G. ....GIUDICE ....UDIENZA ....

MEMORIA exart. 171 ter c.p.c.

PER

il Sig. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. ....

-attore-

CONTRO

Equitalia Servizi di Riscossione S.p.A., in persona del legale rapp.te p.t., con l'Avv. ....

-convenuto-

*********

Con atto di citazione, notificato il ...., l'istante conveniva in giudizio l'Equitalia Servizi di Riscossione S.p.A. per sentirla condannare al risarcimento dei danni subiti a seguito dell'illegittima iscrizione ipotecaria su di un immobile di sua proprietà effettuato dalla convenuta per il periodo dal ....al ....

In punto di fatto specificava che il detto provvedimento era stato impugnato ai fini della sua cancellazione dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale di ...., la quale con sentenza numero ...., depositata il ...., in accoglimento del ricorso aveva dichiarato illegittima l'iscrizione ipotecaria e disposto di conseguenza.

La sentenza diveniva cosa giudicata in data ....

Pertanto, chiedeva di accertarsi il suo diritto al risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dall'illegittima attività dell'Ente riscossore, che determinava equitativamente in Euro ....

All'udienza del ...., il Giudice concedeva i termini di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c. rinviando la causa al giorno ....

Con il presente atto il Sig. ...., nel riportarsi ai propri scritti difensivi ed alla documentazione allegata e nell'impugnare tutto quanto ex adverso dedotto, prodotto ed eccepito, insiste nell'accoglimento della domanda alla stregua delle seguenti considerazioni in

DIRITTO

L'iscrizione ipotecaria eseguita illegittimamente sull'immobile del contribuente rappresenta una palese violazione dei principi di imparzialità, correttezza e buona amministrazione e pertanto deve essere dichiarato tanto il pregiudizio economico quanto il danno non patrimoniale subito dallo stesso.

In particolare, l'iscrizione illegittima d'ipoteca viola il disposto del neminem laedere, ex art. 2043 c.c., e, conseguentemente, ex art. 2059 c.c., ed è generativa di pregiudizio ai valori costituzionali, personali, come tale risarcibili e liquidabili in via equitativa.

Ciò posto, va osservato che il pregiudizio subito dal contribuente si caratterizza per la sua gravità poiché compromette posizioni giuridiche rilevanti che rappresentano un limite imprescindibile al risarcimento del danno soprattutto non patrimoniale.

La soglia di sufficiente gravità e compromissione dei diritti lesi ha lo scopo di contemperare le esigenze risarcitorie con il dovere di tolleranza cui è tenuto ciascun individuo nei riguardi degli altri consociati e che rinviene un ancoramento nella Costituzione all'art. 2. Più precisamente, il danno non patrimoniale risarcibile deve essere inteso come la lesione grave di beni o valori inerenti alla persona.

Nel contenzioso in esame, appare evidente come i contribuenti abbiano subito danni notevoli, che vanno dal mancato uso, anche per diversi anni, dell'immobile ipotecato, agli effetti negativi, in conseguenza della disposta ipoteca esattoriale, dell'iscrizione ex lege dei propri nominativi tra le segnalazioni a “sofferenza” presso la Centrale dei Rischi della Banca D'Italia, e del trattamento dei dati del suddetto contribuente nel circuito finanziario ai fini dell'accesso al credito.

In particolare, la “segnalazione” del nominativo presso la centrale dei rischi, cui si rivolgono gli istituti di credito per verificare la solvibilità del cliente, può comportare anche un concreto e immediato pericolo di revoca degli affidamenti.

Per non parlare, poi, del fatto che i contribuenti sono rimasti privi senza alcuna valida ragione della possibilità di poter disporre del proprio patrimonio immobiliare, anche al fine di poterlo validamente offrire in garanzia in operazioni finanziarie, con il disagio che evidentemente ne è derivato.

È notorio, infatti, che subire una illegittima iscrizione ipotecaria sui propri beni, implica un'alterazione in senso negativo dell'organizzazione di vita quotidiana, comportando anche una menomazione alla serenità personale e familiare del contribuente.

Pertanto, la lesione dei diritti dell'istante al buon nome, alla riservatezza ed all'immagine, nonché alla disponibilità della proprietà privata, riconosciuti espressamente dalla Costituzione agli artt. 2,4,15, e 42, viene a sostanziarsi in conseguenza del riferito comportamento adottato dall'agente della riscossione; inoltre, la grave illegittimità in cui è incorsa la convenuta, che ha determinato la lesione dei suddetti diritti inviolabili della persona, fornisce la prova del danno non patrimoniale dagli stessi subito, secondo quanto riconosciuto dalla prevalente giurisprudenza.

Nel caso in esame poi l'attività posta in essere dalla convenuta si configura come una chiara ipotesi di illecito a carattere permanente, perdurante fino alla materiale cancellazione dell'ipoteca. Infatti, l'illiceità del comportamento lesivo non si è esaurito nel primo atto, ma è perdurato nel tempo, sino a quando la fattispecie illegittima posta in essere dalla convenuta è rimasta tale. Di tal che la ulteriore prova della sua gravità

CONCLUSIONI

Alla luce di tutto quanto testé evidenziato, si insiste affinché l'Ill.mo Giudice adito voglia accogliere la domanda risarcitoria, così come formulata nell'atto di citazione.

Luogo e data ....

Firma ....

[1] [1] In punto di riparto di giurisdizione, è bene evidenziare che “nel caso di errore da parte dell'agente della riscossione, in tema di illegittima iscrizione di ipoteca la decisione sulla condanna alla cancellazione dell'ipoteca spetta alla giurisdizione del giudice tributario, mentre la tutela risarcitoria appartiene al giudice ordinario” (Cass. S.U., n. 20426/2016). Va, altresì, rammentato che la decisione in ordine alla domanda di responsabilità aggravata de qua, è devoluta in via esclusiva al giudice al quale spetta conoscere il merito della causa (v. Cass. I, n. 1266/2016; Cass. I, n. 17016/2003; Cass. I, n. 5734/2004).

Commento

Premessa

L'iscrizione ipotecaria, integrando una garanzia reale che vincola l'immobile a tutela del creditore (che potrà soddisfarsi, in exsecutivis, sullo stesso), produce l'effetto di rendere, sostanzialmente, non commerciabile il bene che ne sia gravato. Di tal che, appare piuttosto evidente che il comportamento incauto o contrario a legge di colui che sottoponga ad ipoteca l'immobile altrui è suscettibile di produrre conseguenze risarcitorie, allorché venga accertata l'illegittimità dell'iscrizione.

Giova considerare che l'art. 2828 prevede la possibilità di iscrivere ipoteca su uno qualunque dei beni immobili del debitore, presenti e futuri: nondimeno, secondo la prevalente dottrina, la disposizione non andrebbe letta nel senso che il creditore possa iscrivere ipoteca su tutti i beni immobili del debitore, spettando al primo solo la libertà di scelta tra quelli di proprietà del debitore stesso, tenuto conto del loro valore rispetto all'entità del credito. Ne deriva che l'art. 2740 c.c., norma fondante della garanzia patrimoniale del credito, è destinato ad incontrare il limite dell'abuso del diritto (per cui v. formula ad hoc).

Va, poi, tenuta distinta l'ipotesi della iscrizione ingiusta, che ricorre quando la stessa sia eseguita per insussistenza del diritto fatto valere, da quella della iscrizione illegittima, contraddistinta dal fatto di essere eseguita al di fuori delle ipotesi consentite e dei casi previsti dalla legge.

La responsabilità da iscrizione ipotecaria illegittima e sproporzionata nella interpretazione giurisprudenziale

L'orientamento giurisprudenziale, piuttosto consolidato in epoca precedente alla sentenza n. 6533/2016 della S.C., era nel senso di ritenere che il creditore che avesse iscritto ipoteca per una somma esorbitante o su beni eccedenti l'importo del credito vantato, non potesse essere chiamato a rispondere a titolo di responsabilità aggravata, ai sensi dell'art. 96 comma 2, restando possibile, peraltro, configurare a carico del medesimo una responsabilità processuale ex art. 96, comma 2 c.p.c. qualora egli avesse resistito alla domanda di riduzione dell'ipoteca con dolo o colpa grave (v., in tal senso, Cass. I, n. 17902/2010, Cass. III, n. 4968/2001). In sostanza, la responsabilità del creditore ipotecario poteva essere riconosciuta unicamente in caso di totale carenza del diritto di credito e in difetto della normale prudenza (iscrizione ipotecaria illegittima), a nulla rilevando l'eventuale eccessiva sproporzione tra il valore dei beni oggetto della garanzia reale e l'ammontare del credito garantito (a puro titolo esemplificativo v. Cass. III, n. 16308/2007 e Cass. III, n. 10299/2007).

Il novello orientamento, inaugurato da Cass. III, n. 6533/2016, è imperniato, innanzitutto, sul dato normativo: invero, la misura del credito garantito assume rilievo giuridico tramite la previsione del potere di riduzione dell'ipoteca, in caso di eccesso nel valore dei beni ipotecati (art. 2875 c.c.). Inoltre, una lettura costituzionalmente orientata delle norme processuali impone la rivisitazione del precedente orientamento: l'art. 111 Cost. richiede la ragionevolezza della durata del processo e la sua giustezza, quale risposta alla domanda della parte, derivandone che non può considerarsi giusto il processo che sia frutto di abuso, per l'esercizio in forme eccedenti o devianti rispetto alla tutela dell'interesse sostanziale che individua la ragione ed i limiti dell'attribuzione dei poteri riservati al titolare di quell'interesse. In nome del “giusto processo”, la S.C. ha ritenuto che, laddove risulti accertata l'inesistenza del diritto per cui è stata iscritta ipoteca giudiziale e l'insussistenza della normale prudenza del creditore nel procedere alla iscrizione della garanzia reale, possa essere ravvisabile un comportamento di abuso dello strumento della cautela rispetto al fine per cui gli è stato conferito. Le condizioni per l'applicazione nel caso de qua dell'art. 96, comma 2 c.p.c., sono rappresentate, dunque: 1) dalla accertata inesistenza del diritto di credito e della normale diligenza del creditore nell'iscrivere lo strumento di tutela del credito stesso, la quale ultima può evincersi dal fatto che detta inesistenza non era sufficientemente probabile e prevedibile al momento dell'iscrizione; 2) dalla circostanza che l'iscrizione ipotecaria venga effettuata con eccesso dei mezzi di tutela e, quindi, con un abuso del diritto, colpendo beni di valore molto superiore all'entità del credito vantato (si richiede, ai fini dell'applicabilità del comma 2 dell'art. 96 c.p.c., la colpa lieve).

La domanda di cui all'art. 96 c.p.c., richiede pur sempre la prova, incombente sulla parte istante, sia dell' an che del quantum debeatur, o comunque postula che, pur essendo la liquidazione effettuabile d'ufficio, tali elementi siano in concreto desumibili dagli atti di causa (v. Cass. n. 1266/2016 già citata; per approfondimenti v. formula su responsabilità processuale aggravata e danni punitivi).

L'iscrizione di ipoteca a garanzia di un credito inesistente, sempre che il creditore ipotecario non si sia avveduto della probabile insussistenza della pretesa creditoria, costituisce uno dei tipici fatti generatori di responsabilità ai sensi del più volte citato art. 96, comma 2, c.p.c. Stando al dato letterale, viceversa, non potrebbe assumere rilievo alcuno il rapporto di proporzionalità tra l'ammontare del credito oggetto di tutela e il valore dei beni sui quali iscrivere ipoteca; tanto è vero che per il consolidato orientamento giurisprudenziale scalfito dalla pronuncia in commento, tale circostanza poteva, in presenza di mala fede o colpa grave, far scaturire un'ipotesi di responsabilità aggravata “generale” ai sensi del primo comma dell'art. 96 c.p.c.. Il novello orientamento equipara iscrizione ipotecaria illegittima ed iscrizione ipotecaria sproporzionata ai fini della individuazione della responsabilità processuale aggravata del creditore.

Il risarcimento del danno da iscrizione ipotecaria illegittima

È il caso dell'iscrizione ipotecaria non conforme a legge ovvero effettuata al di fuori delle condizioni previste dagli artt. 2808 e ss. c.c. Essa configura, come sopra accennato, un fatto illecito (v., ex multis, Cass. n. 1266/2016 già citata) risarcibile secondo le regole di cui all'art. 2043 c.c.

È questo un settore nel quale la giurisprudenza di merito (specie dei giudici di pace) ha riconosciuto la risarcibilità anche del danno non patrimoniale, soprattutto nei casi in cui la stessa sia stata eseguita dall'Agenzia delle Entrate ovvero dall'Equitalia. In detti casi, il contribuente lamenta non soltanto il danno patrimoniale, ma anche e soprattutto quello non patrimoniale, in termini di ansia, stress patemi d'animo, perduranti nel tempo e suscettibili di trasformarsi in vere e proprie patologie. In questo senso, vedasi Giudice di Pace di Lecce 15 luglio 2013, il quale ha ritenuto di ipotizzare un “danno conseguenza” per la illegittima iscrizione ipotecaria (a seguito del mancato pagamento di alcune cartelle esattoriali, la cui efficacia esecutiva era stata sospesa) su beni di proprietà di una donna che, per l'effetto, ebbe a subire una reazione traumatica da stress in rapporto di causa diretta con lo stimolo stressogeno e, quindi, un danno non patrimoniale risarcibile”. In analogo senso, Giudice di Pace di Salerno 11 maggio 2015, che ha riconosciuto la risarcibilità del danno non patrimoniale conseguente ad una illegittima iscrizione ipotecaria sul piano della lesione dei diritti dei contribuenti al buon nome, alla riservatezza ed immagine nell'ambiente sociale, circostanze che, per l'appunto, genererebbero un pregiudizio a valori costituzionali, come tale risarcibile e liquidabile in via equitativa. Analogamente, v. Giudice di Pace Napoli 13 luglio 2007, secondo il quale il pregiudizio lamentato dal contribuente e consistente anche nella necessità di impiegare il proprio tempo, anziché in attività realizzatrici della propria persona, negli Uffici della Amministrazione Finanziaria, per risolvere i problemi ingiustamente causati dal Fisco in ragione di una illegittima iscrizione ipotecaria, va risarcito come danno esistenziale.

Nondimeno, è appena il caso di sottolineare (rimandando per ulteriori approfondimenti alla formula sui danni bagattellari) che gli asseriti pregiudizi, a meno che non sfocino in vere e proprie patologie, sono destinati ad integrare meri fastidi, disagi ed insoddisfazioni, tali da collocarsi al di sotto di quella soglia minima di tollerabilità imposta dai doveri di solidarietà sociale (cfr. da ultimo Cass. III, n. 12413/2016).

In ogni caso, a prescindere dalla violazione dei diritti costituzionali, a diversa conclusione si potrebbe pervenire quando il comportamento del pubblico dipendente dell'ufficio Finanziario assuma i connotati di una condotta penalmente rilevante sotto il profilo della omissione di atti di Ufficio idonea, attraverso l'art. 2059 c.c. ad aprire la strada per il riconoscimento del danno non patrimoniale.

Ai fini della prova del danno da iscrizione ipotecaria illegittima, si segnala Cass. I, n. 23271/2016, secondo la quale il danno è in re ipsa e trova la sua causa immediata e diretta nella situazione illegittima posta in essere dal creditore. Tale affermazione si riferisce, tuttavia, soltanto all'' an debeatur', che presuppone l'accertamento di un fatto potenzialmente dannoso, in base ad una valutazione anche di probabilità o di verosimiglianza, mentre la prova di un concreto pregiudizio economico è riservata alla fase successiva di determinazione e liquidazione, che non preclude al giudice di negare la sussistenza stessa del danno (in particolare, nel caso in esame dinanzi alla Corte, si trattava di un danno derivante alla persona giuridica in conseguenza della mancata cancellazione di un'iscrizione ipotecaria illegittima; vale sottolineare che la Corte nega in particolare la cumulabilità dell'azione ex art. 96 c.p.c. con quella di cui all'art. 2043 c.c., ribadendo la natura speciale della prima rispetto alla seconda).

Si segnala, sul punto, Cass. III, n. 12123/2020 che lega il risarcimento del danno all'esistenza di un danno conseguenza da riconoscersi non in re ipsa bensì in presenza di un pregiudizio economico legato alla perdita di occasioni di alienare il cespite ovvero di alienarlo a condizioni più favoreoli, stante la presenza di un'iscrizione illegittima che crea una situazione di apparente difficoltà alla commercialità del bene.

Diversamente si esprime Cass. III, n. 39441/2021 secondo cui in caso di iscrizione di ipoteca giudiziale su beni il cui valore sia eccedente rispetto all'importo del credito vantato, il creditore può essere chiamato a rispondere ai sensi dell'art. 2043 c.c. per il danno subìto dal debitore consistente nella difficoltà o impossibilità della negoziazione dei beni medesimi ovvero nella difficoltà di accesso al credito; invero, la previsione della speciale responsabilità processuale ex art.96 c.p.c. - quale responsabilità del soccombente che abbia abusato del diritto di agire o resistere in giudizio - non esclude l'applicabilità della disciplina generale dell'illecito civile, atteso che il creditore è tenuto ad una condotta prudente e diligente, nonché informata al rispetto dei principi di buona fede e correttezza, non solo in caso di ricorso a rimedi processuali, bensì, ancor prima, nell'attuazione dei propri diritti contrattuali o negoziali, e dunque anche del diritto di garanzia, il quale deve essere esercitato in termini consentanei con la tipica funzione di mezzo volto a creare una situazione di preferenza rispetto agli altri creditori, e non già per determinare situazioni di discredito sociale e professionale e, conseguentemente, di paralisi del patrimonio e dell'attività del debitore.

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