Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno derivante dalla mancata corresponsione dell'assegno di mantenimento

Giovanna Nozzetti
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Un giovane, raggiunta la maggiore età, agisce in giudizio nei confronti del padre, costantemente rifiutatosi - in seguito alla separazione dal coniuge e alla creazione di una nuova famiglia - di contribuire al suo mantenimento, chiedendo il risarcimento del danno patrimoniale per le chances lavorative perdute e il risarcimento del pregiudizio non patrimoniale per la privazione delle opportunità di studio e relazionali che lo status avrebbe potuto assicurargli.

Formula

TRIBUNALE DI .... 1

ATTO DI CITAZIONE

PER

il Sig. .... (C.F. ....) 2residente a ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... 3 (C.F. ...) 4, con domicilio eletto in .... alla via.... n. .... presso il suo studio ...., fax .... 5,PEC: .... @ .... (presso cui dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133,134,170 comma 3 e 176 comma 2 c.p.c.), giusta procura .... 6

-attrici-

PREMESSO CHE 7

a) in data ...., il Tribunale di ...., con sentenza n ...., poneva a carico del convenuto ...., il pagamento di un assegno di mantenimento per l.... figli .... di euro .... mensili da corrispondersi entro il giorno .... di ciascun mese, somma da indicizzarsi di anno in anno secondo la variazione ISTAT, oltre al pagamento del 50% delle spese straordinarie per il figlio (mediche, scolastiche, sportive, ricreative);

b) il convenuto ...., nonostante le sollecitazioni dell'attrice, non versava l'importo previsto ed adottava altri comportamenti che evidenziavano la volontà dello stesso di non voler adempiere agli obblighi previsti né tantomeno di avere rapporti con il figlio.

c) il Sig. ...., infatti, 8....

d) a seguito della mancata percezione degli importi dovuti a titolo di assegno di mantenimento la Sig.ra .... e il minore .... versavano in uno stato di indigenza tale da comportare per il .... una sensibile diminuzione delle possibilità educative, ricreative e sociali che non sarebbe avvenuta se il convenuto avesse adempiuto al versamento dell'assegno così come concordato dalla sentenza del Tribunale di ...., in data ....; 9

e) tali condotte incidevano in modo negativo sull'interesse del minore ad un sereno e continuativo rapporto con il Sig. ...., non consentendo al minore di strutturare e coltivare una rete di rapporti ed affetti con i compagni di classe, non avendo la possibilità di partecipare a tutte le attività ricreative previste dall'Istituto Scolastico ...., né di poter accedere ad attività sportive, né tantomeno a livelli di istruzione superiori alla scuola dell'obbligo, a tutto discapito della sua sana ed equilibrata crescita e delle possibilità di futura realizzazione professionale;

f) e ciò sebbene il convenuto, titolare di un contratto di lavoro a titolo indeterminato presso .... e percettore di uno stipendio mensile di euro ...., avrebbe potuto incidere sensibilmente, in senso migliorativo, sulla qualità di vita del minore.

DIRITTO 10

come emerge dai fatti come sopra rappresentati è incorso nella violazione degli obblighi previsti dall'art. 337-sexies c.c. nel testo introdotto dal d.lgs. n. 154/2013.

Non solo il convenuto non ha adempiuto al versamento dell'assegno di mantenimento ma ha, inoltre, generato con il suo comportamento di distacco un danno non patrimoniale in capo alla minore. Secondo la recente giurisprudenza, alla luce anche della nuova figura di “famiglia” delineata dalla l. n. 219/2012, prima, e dal d.lgs. n. 154/2013, poi, il “valore” del singolo membro nella comunità familiare è stato maggiormente valorizzato rispetto al modello offerto dal codice del 1942.

Il passaggio dall'esercizio di una “potestà genitoriale” alla titolarità di una “responsabilità genitoriale”, secondo Cass. I, n. 15481/2013, richiama più che un dovere, un diritto al rispetto della dignità e della personalità umana ed allo sviluppo quale componente di un determinato nucleo familiare.

La giurisprudenza ha creato la figura degli illeciti endofamiliari, ammettendo il risarcimento del danno non patrimoniale (esistenziale) exartt. 2043 e 2059 c.c. per far fronte a tutte quelle condotte che violano gli obblighi genitoriali e coniugali, ledendo diritti fondamentali della persona, e, in particolare, dei diritti che, scaturendo dal rapporto di filiazione, trovano nella Carta costituzionale (artt. 2 e 30 Cost.) e nelle norme di natura internazionale recepite nel nostro ordinamento, un elevato grado di riconoscimento e tutela.

Nel caso di specie è incontestabile che, a causa della mancanza del sostegno economico del padre, ha condotto un'esistenza con un tenore di vita inferiore a quello prospettabile se il padre avesse adempiuto agli obblighi previsti.

Tutto ciò premesso, l'attore, come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto

CITA

il Sig. ...., nato a .... il ...., C.F. ...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ....11, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis,

AVVERTE

i convenuti che:

  • la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c.,
  • la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 c.p.c. o da leggi speciali,
  • la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

per ivi sentire accogliere le seguenti: 12

conclusioni:

— accertare e dichiarare che (il convenuto) non ha adempiuto al versamento dell'assegno di mantenimento nei confronti del figlio minore ...., determinando una lesione nella sfera patrimoniale del figlio per non aver potuto egli godere del mantenimento, dell'istruzione e dell'educazione che il genitore inadempiente avrebbe dovuto garantirgli;

— per l'effetto, condannare (il convenuto) a pagare in favore di (attore) la somma di Euro .... a titolo di risarcimento di tutti i danni conseguenti alle lesioni subite - comprensivi del danno patrimoniale per la perdita della chance lavorativa e del danno non patrimoniale per i pregiudizi di carattere morale ed esistenziale per un totale Euro .... ovvero per la somma diversa, minore o maggiore, ritenuta di giustizia, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge sulla somma rivalutata.

Con condanna al pagamento delle spese e dei compensi di lite, con attribuzione in favore del procuratore, il quale si dichiara anticipatario.

IN VIA ISTRUTTORIA 13

Chiede ammettersi interrogatorio formale del convenuto sulle circostanze di fatto indicate in premessa, contraddistinte con le lettere da ( .... a ...., precedute dalla locuzione “Vero è che”: a) .... ; b) .... ; c) .... .

Si chiede, altresì, che venga disposta apposita C.T.U. (consulenza tecnica d'ufficio) .... al fine di .... (indicare il fine) 14.

Si chiede, inoltre, di essere ammesso alla prova per testimoni sulle circostanze indicate (in premessa/in punto di fatto) ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero è che .... ”) 15....

— il minore .... non poteva frequentare l'Istituto ...., ma si vedeva costretto a dover rinunciare al proseguimento degli studi a causa della situazione economica in cui versava il nucleo familiare;

— Il minore ...., a causa delle condizioni economiche si trovava costretto a rinunciare alle attività ricreative tipiche della sua età e necessarie ad uno sviluppo armonioso della personalità;

— Il minore .... era impossibilitato ad accedere alle cure mediche necessarie per la cura di (indicare la patologia/lesione fisica/menomazione) ....;

A tal fine si indicano come testimoni i Sigg.ri: 1) ...., residente in ....; 2) ...., residente in ....

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... 16

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA AD LITEM

(se non a margine o su documento informatico separato)

[1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 281undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti).

[2] [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

[3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014.

[4] [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

[5] [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.».

[7] [7] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni “premesso” o “fatto”, contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4, c.p.c.).

[8] [8] Elencare gli atteggiamenti che evidenziano la mancanza di affettività del convenuto nei confronti del minore e la volontà di non adempiere agli obblighi previsti dal codice civile a suo carico dagli artt. 147,148 e 316-bis c.c.

[9] [9] Descrivere la situazione patrimoniale del genitore che ha provveduto al mantenimento del figlio e le conseguenze che si sono riverberate sulla qualità e sull'aspettativa di vita del figlio.

[10] [10] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione “diritto”, contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto.

[11] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 120 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 150 giorni se è residente all'estero.

[12] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione.

[13] [13] Indicazione dei mezzi istruttori di cui ci si intende valere. L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, termine 2, c.p.c.

[14] [14] Il Giudice potrà avvalersi di una eventuale CTU di ricostruire la situazione patrimoniale del genitore non affidatario. Si richiede, però, che la parte abbia apportato al processo almeno un principio di prova, non essendo ammissibile un'indagine tecnica meramente esplorativa (v. Cass. I, n. 21988/2012; Cass. I, n. 21979/2012; Cass I, n. 21977/2012).

[15] [15] Indicazione di alcune circostanze estrapolabili dalla narrativa sulle quali potrebbe esserci contestazione da parte del convenuto. È infatti onere di chi pretende il risarcimento per il danno derivante dalla violazione degli obblighi di assistenza familiare provare il pregiudizio subito, non essendo sufficiente a sola commissione del reato di cui all'art. 570 c.p.

[16] [16] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, co. 6 del medesimo decreto stabilisce che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

Commento

L'obbligo di contribuire al mantenimento del figlio

L'art. 315-bis c.c. (introdotto dall'art. 1 comma 8 l. 10 dicembre 2012 n. 219) attribuisce al figlio il diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni.

Ciascuno dei genitori ha il dovere (artt. 147 e 148 c.c.), autonomo e concorrente con quello dell'altro, di provvedere al mantenimento della prole in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale e casalingo (art. 316-bis c.c.).

Tale obbligo trova la sua fonte nella procreazione, sorge con la nascita del figlio (Cass. n. 27653/2011) e si protrae fino al quando egli, ancorché maggiorenne, non abbia raggiunto l'indipendenza economica ovvero non abbia conseguito detto traguardo per sua colpa (cfr. Cass. I, n. 23673/2006, secondo cui l'obbligo dei genitori di concorrere tra loro al mantenimento dei figli secondo le regole degli artt. 147 e 148 cod. civ. non cessa, "ipso facto", con il raggiungimento della maggiore età da parte di questi ultimi, ma perdura, immutato, finché il genitore interessato alla declaratoria della cessazione dell'obbligo non dia la prova che il figlio ha raggiunto l'indipendenza economica, ovvero che il mancato svolgimento di un'attività economica dipende da un atteggiamento di inerzia, di rifiuto ingiustificato dello stesso, il cui accertamento non può che ispirarsi a criteri di relatività, in quanto necessariamente ancorato alle aspirazioni, al percorso scolastico, universitario e post-universitario del soggetto ed alla situazione attuale del mercato del lavoro, con specifico riguardo al settore nel quale il soggetto abbia indirizzato la propria formazione e specializzazione).

Sussiste anche nei casi in cui sia intervenuto un provvedimento di decadenza e/o sospensione della responsabilità genitoriale che, pur autorizzando altri ad esercitare in via esclusiva le prerogative genitoriali, non esime tuttavia il genitore decaduto dal dovere di provvedere al mantenimento dei figli.

A seguito della recente riforma del diritto di famiglia (in vigore dal 7 febbraio 2014) che ha unificato lo status giuridico della filiazione, tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico (art. 315 c.c.): l'acquisizione della tutela della filiazione è dunque indipendente dal matrimonio, perché il rapporto tra genitori e figli è indifferente al legame, sia esso attuale o meno, giuridico o di fatto, tra i genitori.

La distinzione tra figli nati in costanza di matrimonio e figli nati al di fuori del matrimonio rileva soltanto rispetto all'accertamento dello status ma non per il contenuto del rapporto: i diritti del figlio e i connessi obblighi genitoriali sorgono per tutti i figli indistintamente al momento della procreazione.

Il dovere di mantenimento si colloca nel più ampio genus delle obbligazioni di carattere alimentare, ma si differenzia dall'obbligo di prestare gli alimenti per la sua maggior ampiezza: non è, infatti, limitato ai soli bisogni essenziali, poiché prescinde dallo stato di bisogno, e comprende l'aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario, sociale e tutto quanto necessario a soddisfare le esigenze nascenti dalla vita di relazione e consentire al figlio lo sviluppo della sua personalità.

Il suo contenuto va, dunque, declinato in concreto, tenendo conto della posizione sociale della famiglia, del suo tenore di vita, delle capacità economiche di ciascun genitore (per Cass. I, n. 10119/2006, le risorse economiche dell'obbligato hanno rilievo non soltanto nel rapporto proporzionale al contributo dovuto dall'altro genitore, ma anche in funzione diretta di un più ampio soddisfacimento delle esigenze del figlio, posto che i bisogni, le abitudini, le legittime aspirazioni e le prospettive di vita non possono non risentire del livello economico sociale in cui si colloca la figura del genitore; nello stesso senso, Cass. n. 4765/2002; Cass. n. 7644/1995; Cass. n. 3363/1993, che ribadisce il diritto del figlio ad un livello di vita correlato alle possibilità economiche dei genitori).

La responsabilità del genitore per i danni subiti dal figlio, in conseguenza del suo inadempimento ai propri obblighi di mantenimento, istruzione, educazione ed assistenza, non può, peraltro, ritenersi esclusa o limitata dalla circostanza che anche l'altro genitore possa non avere correttamente adempiuto ai rispettivi doveri (Cass, n. 14382/2019). La responsabilità e gli obblighi derivanti dal rapporto di filiazione (tra cui quello di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli) gravano, infatti, su entrambi i genitori, non certo solo su quello convivente e, tanto meno, solo su quello più attivamente “presente; di essi ciascun genitore risponde quindi integralmente.

 Ed anzi, secondo la costante giurisprudenza della Suprema Corte, anche nell'ipotesi in cui al momento della nascita il figlio sia riconosciuto da uno solo dei genitori, tenuto perciò a provvedere per intero al suo mantenimento, non viene meno l'obbligo dell'altro genitore per il periodo anteriore alla pronuncia della dichiarazione giudiziale di paternità o maternità naturale, essendo sorto sin dalla nascita il diritto del figlio naturale ad essere mantenuto, istruito ed educato nei confronti di entrambi i genitori (Cass. n. 26205/2013; Cass. n. 5652/2012).

La responsabilità civile e l'obbligazione risarcitoria del genitore inadempiente

Una volta inquadrata la violazione dei doveri genitoriali nell'ambito della responsabilità extracontrattuale e della categoria generale dell'illecito aquiliano, per affermare l'obbligazione risarcitoria del genitore inadempiente occorre aver riguardo al “danno ingiusto” patito dal destinatario della prestazione omessa e dunque alla ricorrenza di tutti i presupposti richiesti dagli artt. 2043 e 2059 c.c.

In altri termini, affinché l'inosservanza dell'obbligo di mantenimento possa comportare, oltre all'esperimento dei rimedi (addebito della separazione, decadenza e/o sospensione della responsabilità genitoriale, modifica delle modalità dell'affidamento, devoluzione di quota dei redditi dell'obbligato all'altro genitore o a chi sopporta le spese di mantenimento, educazione ed istruzione dei figli) contemplati dal diritto di famiglia, anche conseguenze risarcitorie a carico del renitente, occorre che la condotta illecita abbia cagionato la lesione di un interesse della persona costituzionalmente garantito o comunque meritevole di tutela da parte dell'ordinamento (in considerazione della rilevanza penale della condotta ai sensi dell'art. 570 comma 2 c.p.).

Le norme in tema di responsabilità extracontrattuale non mirano, infatti, a sanzionare l'inadempiente - ché altrimenti la funzione risarcitoria devierebbe verso uno scopo punitivo estraneo al sistema della responsabilità civile, fatta eccezione per le specifiche, tassative ipotesi, previste dalla legge (es. art. 709-ter c.p.c.) - bensì ad assicurare il risarcimento della lesione di un diritto fondamentale della persona, quale la dignità, lo sviluppo equilibrato della personalità, l'accesso all'istruzione adeguata al proprio status.

Altro requisito ineludibile per l'accoglimento della domanda risarcitoria è che la condotta inadempiente sia sorretta dall'elemento psicologico del dolo o della colpa, ad integrare la quale è sufficiente la consapevolezza dello status genitoriale, ossia del concepimento, desumibile, con l'impiego dell'ordinaria diligenza e prudenza, da una serie di indizi univoci, generati ad esempio dalla consumazione di rapporti sessuali non protetti all'epoca del concepimento (Cass. I, n. 26205/2013).

Rileva, dunque, in senso sfavorevole al genitore l'aver pervicacemente rifiutato di verificare la probabilità della propria paternità, negando persistentemente al figlio la propria cura ed assistenza.

Riguardo alla natura del pregiudizio ravvisabile in capo al figlio ed eventualmente all'altro genitore che abbia dovuto sopperire alla mancata contribuzione anticipando quanto non versato da quest'ultimo, ad una tesi che, in passato, muovendo dalla natura pecuniaria dell'obbligo, negava la ravvisabilità di un nocumento patrimoniale distinto ed ulteriore da quello derivante dal ritardo nella contribuzione, ristorato dal riconoscimento degli interessi nel frattempo maturati, si è più recentemente contrapposto l'indirizzo che muove dalla corretta osservazione della non necessaria corrispondenza tra il contenuto patrimoniale del debito e la natura del danno che può conseguirne, in quanto la corresponsione di somme necessarie alle esigenze primarie del minore è funzionale ad assicurargli attività non lucrative, realizzatrici della personalità.

La mancata contribuzione al mantenimento, incidendo su profili esistenziali della vita del figlio e sui diritti della personalità ad esso inerenti, tutelati dagli artt. 2 e 30 Cost., nonché dalla Carta di Nizza, dalla Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo di New York e dalla Convenzione di Strasburgo sull'esercizio dei diritti dei minori del 1996 (attuata in Italia con la legge n. 77/2003), espone il genitore all'obbligo di risarcire il danno non patrimoniale cagionato alla prole, ai sensi dell'art. 2059 c.c., nella lettura offertane dalle note sentenze gemelle delle Sezioni Unite della Suprema Corte, dell'11 novembre 2008.

La prova del danno e la sua liquidazione

Una delle prime pronunce di legittimità (Cass. n. 7713/2000) che ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno subito dal figlio per il prolungato ed ostinato rifiuto del padre di fornirgli mezzi di sussistenza, qualificava il danno come esistenziale e ne affermava la risarcibilità in re ipsa, per il fatto in sé della lesione di prerogative costituzionalmente tutelate (danno evento), indipendentemente dalle ricadute patrimoniali (danni conseguenza) che ne fossero derivate.

La giurisprudenza dell'ultimo decennio, fedele alla distinzione tra il piano dell'ingiustizia della lesione e quella del pregiudizio da riparare, ha invece costantemente affermato che il risarcimento può essere accordato soltanto per il ristoro del c.d. danno conseguenza, per cui l'accertamento della lesione del diritto fondamentale della persona vale a qualificare l'evento di danno in termini di ingiustizia, mentre l'onere di allegare e dimostrare le conseguenze pregiudizievoli derivate sotto il profilo del danno patrimoniale e non patrimoniale resta a carico del danneggiato secondo il criterio generale stabilito dall'art. 2697 c.c.

È però innegabile che le connotazioni della condotta illecita, come la sua dimensione temporale (ossia il tempo per il quale l'inosservanza dei doveri genitoriali si è protratta), la gravità dell'atteggiamento di disinteresse e rifiuto serbato dal genitore, l'età e il grado di sensibilità dell'offeso, possano costituire indici presuntivi dell'esistenza e dell'entità delle conseguenze pregiudizievoli riverberatesi sulla sfera morale ed esistenziale del danneggiato, indipendentemente dalla prova, attraverso indagini medico - scientifiche, di una lesione psichica integrante un danno biologico (App. Ancona, 16 maggio 2014 n. 363).

Il rifiuto di assistenza morale e materiale ostinato e protratto nel tempo viene generalmente considerato particolarmente lesivo della sfera esistenziale del figlio.

Quanto alla liquidazione del danno, nel caso in cui sia lamentata la perdita della possibilità di conseguire un'utilità economica, va ammessa la risarcibilità del danno (futuro) derivante dalla perdita di chance per la privazione della prospettiva di un inserimento sociale e lavorativo adeguato alla classe socio - economica di appartenenza del genitore inadempiente, «secondo una valutazione “ex ante” da ricondursi, diacronicamente, al momento in cui il comportamento illecito ha inciso su tale possibilità in termini di conseguenza dannosa potenziale» (sull'accertamento e sulla liquidazione, necessariamente equitativa, del danno da perdita di chance in generale, vd. Cass. n. 2737/2015; Cass. III, n. 10111/2008).

Riguardo al danno non patrimoniale, si afferma la risarcibilità sia del danno morale che di quello esistenziale che del primo costituiscono profili descrittivi, meritevoli di appropriata considerazione al momento della liquidazione (in via equitativa, ai sensi degli artt. 2056 e 1226 c.c.): il figlio (legittimo o naturale) che sia stato sempre totalmente ignorato da un genitore (nella specie, il padre) sia sul piano economico, sia sul piano affettivo, psicologico e sociale, può pertanto ottenere il risarcimento del danno esistenziale subìto (individuato e qualificato quale modificazione peggiorativa dei propri rapporti relazionali e delle proprie abitudini di vita, vale a dire il danno conseguente al raffronto tra la situazione sociofamiliare goduta, in concreto, dalla vittima rispetto alla situazione di cui avrebbe potuto beneficiare ove il genitore avesse, invece, ottemperato ai propri doveri parentali) «solo a condizione che, anche in via presuntiva, dimostri rilevanti alterazioni negative dei suoi assetti individuali, relazionali e vitali, e la perdita subìta, in concreto, con riguardo agli studi, alle attività parascolastiche, alle attività lavorative, alle frequentazioni sociali, ed a qualsivoglia ulteriore aspetto attinente alla vita di relazione». Non è, quindi, sufficiente, allo scopo risarcitorio, dedurre che il genitore inadempiente svolgesse o avesse svolto una determinata professione o avesse ricoperto un tale ruolo istituzionale, occorrendo anche specificare e provare il tenore di vita del genitore predetto, le sue condizioni reddituali e patrimoniali, le sue condizioni sociali, e le opportunità od i traguardi cui il figlio avrebbe potuto aspirare ove il genitore avesse onorato i propri doveri parentali, nonché le concrete condizioni in cui egli è vissuto, potendo contare solo sul rapporto affettivo, economico, sociale e relazionale dell'altro genitore; al tempo stesso, la cifra richiesta non deve essere, in ogni caso, punitiva perché sproporzionata od eccessiva (Trib. Roma, 4 febbraio 2011; vd. anche Cass. I, 3 settembre 2013 n. 20137 che si sofferma sulla diversità, per petitum e causa petendi, della domanda di mantenimento rispetto a quella di risarcimento del danno da perdita di chance subito in conseguenza della condotta omissiva del genitore).

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