Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno per mancato riconoscimento del figlio

Giovanna Nozzetti
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Madre e figlia agiscono nei confronti del padre naturale della ragazza, a seguito del riconoscimento giudiziale di paternità, per ottenere la prima il rimborso della quota parte della spesa sostenuta per il mantenimento della figlia nel disinteresse del convenuto, la seconda per il risarcimento del danno non patrimoniale sofferto a causa della perdurante privazione del rapporto con la figura paterna.

Formula

TRIBUNALE DI .... 1

ATTO DI CITAZIONE

PER

la Sig. .... (C.F. ....) 2,e la Sig.ra .... 3 rappresentate e difese dall'Avv. .... 4 (C.F. ....) 5, con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso il suo studio ...., fax .... 6, PEC: .... @ .... (presso cui dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133,134,170 comma 3 e 176 comma 2 c.p.c.), giusta procura .... 7

-attrici-

Il Sig. ....(C.F. ....), nato a ...., il ...., residente in ...., alla via ...., n ....

PREMESSO CHE 8

a) La Sig. .... nel mese di .... veniva assunta presso ...., come .... ed ivi conosceva il Sig. ...., il quale lavorava anche lui presso la suddetta ditta/azienda/negozio;

b) Dal mese di .... fino al mese di ...., intratteneva con .... una relazione, fino a quando quest'ultimo non è stato trasferito presso la sede di ....della suddetta ditta/azienda/negozio;

c) Nel mese di ...., prima che il .... fosse trasferito, .... si accorgeva di essere incinta e lo comunicava tempestivamente al compagno;

d) Il convenuto declinava tuttavia ogni responsabilità nei confronti del nascituro, ritenendo che la Sig. .... avesse rapporti anche con altri partner occasionali quando il .... era fuori città per motivi lavorativi e, pertanto, disconosceva la propria paternità;

e) alla nascita della Sig. .... il convenuto non riconosceva la figlia ed alle continue sollecitazioni della Sig. .... rispondeva continuando a contestare ogni richiesta;

f) ....veniva a conoscenza dell'identità del padre biologico all'età di ....

g) la condotta tenuta dal Sig. ...., il quale non ha contribuito né economicamente né in altro modo, incideva in modo negativo sul diritto della minore ad un sereno e continuativo rapporto con il padre, non consentendole di strutturare e coltivare la rete di rapporti ed affetti con la famiglia del genitore né di vivere momenti di intimità familiare col convenuto stesso, a tutto discapito della sua sana ed equilibrata crescita;

e) con sentenza n. .... del ....il Tribunale di ....ha accertata la paternità del .... 9.

DIRITTO 10

come emerge dai fatti come sopra rappresentati, il .... è il padre biologico di .... e, pertanto, con il suo rifiuto di riconoscere la figlia, di instaurare con la medesima un sano rapporto genitoriale e di contribuire alla sua educazione e al suo mantenimento, è incorso nella violazione degli obblighi previsti dall'art. 337-ter c.c. nel testo novellato dal d.lgs. n. 154/2013.

La Cassazione ha riconosciuto al genitore che ha provveduto in via esclusiva al mantenimento del figlio ad agire in regresso, nei confronti dell'altro genitore, per la restituzione della quota di sua pertinenza. L'obbligo del genitore che non ha riconosciuto il figlio non viene meno, infatti, nel lasso di tempo intercorrente fra l'evento nascita e l'accertamento giudiziale di paternità/maternità naturale che ha efficacia retroattiva alla data della nascita.

L'illecito endofamiliare per violazione degli obblighi genitoriali si concretizza, per il figlio, sia nell'inosservanza dell'obbligo economico di mantenimento (danno patrimoniale da perdita di chance di raggiungere una posizione decorosa nell'ambiente sociale e lavorativo), sia nell'assenza di un rapporto effettivo con i genitori (danno non patrimoniale derivante dal mancato apporto da parte di entrambi i genitori alla cura, protezione ed educazione del figlio).

Il disinteresse dimostrato dal genitore nei confronti della figlia integra la violazione degli obblighi di mantenimento, istruzione ed educazione di cui agli artt. 147 e ss. c.c. e si traduce nella lesione «di quei diritti nascenti dal rapporto di filiazione, che trovano nella carta costituzionale (in part., articoli 2 e 30), e nelle norme di natura internazionale recepite nel nostro ordinamento un elevato grado di riconoscimento e di tutela» (Cass. VI, n. 3079/2015).

L'assenza del .... nella vita di .... ha generato, fin dalla nascita e senza soluzione di continuità, un grave stato di sofferenza psicologica derivante dalla privazione della figura paterna, sia sotto il profilo della relazione affettiva, sia sotto quello della negazione dello status sociale conseguente; tale sofferenza si è riverberata in una serie di disagi e problemi relazionali e di mancanza di autostima.

In accordo con la più recente giurisprudenza che, alla luce anche del nuovo concetto di “famiglia” delineato dalla l. n. 219/2012, prima, e dal d.lgs. n. 154/2013, riconosce a ciascun componente della famiglia il diritto al rispetto della propria dignità e allo sviluppo e alla realizzazione della propria personalità nell'ambito della comunità domestica, prima formazione sociale nella quale essa si esplica, va riconosciuto alla Sig. .... il risarcimento del danno non patrimoniale (morale, esistenziale e relazionale) exartt. 2043 e 2059 c.c. per il nocumento arrecato alla sua dignità, alla sua personalità e considerazione sociale dalla mancanza nella sua vita della figura paterna e del sostegno economico del padre, a causa della quale ha condotto la propria esistenza con un tenore di vita inferiore a quello prospettabile se il padre avesse adempiuto agli obblighi previsti.

Ai fini della relativa liquidazione, occorre considerare che il ristoro del solo danno biologico di natura psichica residuato all'attrice e che sarà accertato a mezzo la consulenza medico - legale d'ufficio di cui si chiede l'ammissione non è sufficiente a risarcire l'intero, più ampio danno non patrimoniale sofferto e ormai da considerarsi definitivo ed irreversibile per l'ostinato rifiuto del convenuto, di cui si chiede la liquidazione in via equitativa secondo le tabelle ....

Tutto ciò premesso, le attrici, come sopra rappresentate, difese e domiciliate, con il presente atto

CITANO

 

il Sig. .... nato a .... il ...., C.F. ...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ....11, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis,

AVVERTE

il convenuto che:

  • la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c.,
  • la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 c.p.c. o da leggi speciali,
  • la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

voglia così provvedere12 :

— accertare e dichiarare che .... non ha adempiuto agli obblighi di mantenimento e di protezione nei confronti di .... determinando una lesione nella sfera patrimoniale e personale della figlia per non aver potuto ella godere del mantenimento, dell'istruzione e dell'educazione che il genitore inadempiente avrebbe dovuto garantirgli,

— per l'effetto, condannare il Sig. .... a pagare in favore di .... la somma di Euro .... quale restituzione della metà delle somme da ella anticipate per il mantenimento della figlia dalla nascita fino al raggiungimento dell'indipendenza economica (a .... anni di età) nonché al risarcimento in favore di .... del danno non patrimoniale sofferto per la privazione del rapporto genitoriale, per i pregiudizi biologico, morale ed esistenziale 13 - quantificato nella somma di Euro .... ovvero per la somma diversa, minore o maggiore, ritenuta di giustizia ed equitativamente determinata, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge sulla somma rivalutata.

Con condanna al pagamento delle spese processuali in favore del procuratore il quale si dichiara anticipatario.

IN VIA ISTRUTTORIA 14

Chiede ammettersi interrogatorio formale del convenuto sulle circostanze di fatto indicate in premessa, contraddistinte con le lettere da (a) a (z), precedute dalla locuzione “Vero è che”: a) ....; b) ....; c) ....

Si chiede, altresì, che venga disposta apposita CTU (consulenza tecnica d'ufficio) .... al fine di .... (indicare il fine) 15.

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... 16

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA AD LITEM

(se non a margine o su documento informatico separato)

[1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 2814 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti).

[2] [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

[3] [3] Se il figlio non ha raggiunto la maggiore età (v. artt. 2 e 75 c.c.), potrà stare in giudizio solo se rappresentato dalla madre (la quale potrà agire iure proprio e quale genitore esercente la potestà sul minore) o da un tutore (art. 348 c.c.) ovvero in persona del curatore speciale (v. art. 321 c.c.).

[4] [4] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014.

[5] [5] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c..

[6] [6] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[7] [7] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: “giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.”.

[8] [8] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni “premesso” o “fatto”, contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4, c.p.c.).

[9] [9] La proposizione dell'azione risarcitoria per il danno conseguente alla deprivazione del rapporto genitoriale a causa del mancato riconoscimento della paternità non è subordinata al previo ottenimento del riconoscimento dello status di figlio, sicché le due azioni possono anche essere proposte contestualmente, nel medesimo giudizio (Cass. n. 5652/2012; Cass. n. 17914/2010).

[10] [10] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione “diritto”, contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto.

[11] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 90 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 120 giorni se è residente all'estero.

[12] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione.

[13] [13] Le sentenze Cass. n. 26972/2008, Cass. n. 26973/2008, Cass. n. 26974/2008, Cass. n. 26975/2008 hanno affermato il principio dell'integralità del risarcimento del danno non patrimoniale, con il solo limite rappresentato dalle duplicazioni risarcitorie.

[14] [14] Indicazione dei mezzi istruttori di cui ci si intende valere. Le richieste istruttorie possono essere proposte e le produzioni documentali effettuata anche nel termine di cui all'art. 183 comma 6 n. 2 c.p.c., che costituisce la barriera preclusiva finale.

[15] [15] Il Giudice potrà avvalersi di una eventuale CTU di ricostruire la situazione patrimoniale di entrambi i coniugi. Si richiede, però, che la parte abbia apportato al processo almeno un principio di prova. Il rischio è quello di trovarsi di fronte alla richiesta di una consulenza meramente esplorativa (v. Cass. I, n. 21988/2012Cass. I, n. 21979/2012; Cass. I, n. 21977/2012).

[16] [16] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, comma 6 del medesimo decreto stabilisce che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

Commento

La nuova responsabilità genitoriale

L'espressione “responsabilità genitoriale”, che ha recentemente sostituito il concetto di “potestà genitoriale” nel libro primo del codice civile, in conseguenza della Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione attuata con il d.lgs. 28 dicembre 2013 n. 154, rivela l'importante mutamento di prospettiva del legislatore nell'approccio verso le questioni concernenti i figli minori.

Pur in mancanza di un'apposita (e certamente inopportuna) definizione normativa, appare evidente che la riforma allude alla responsabilità genitoriale come a quella situazione giuridica complessa che riassume i doveri, gli obblighi e i diritti derivanti per il genitore dalla filiazione.

L'obbligo di mantenere, istruire ed educare i figli discende dal mero fatto della procreazione e sorge al momento della nascita, indipendentemente dalla statuizione giudiziale relativa alla dichiarazione di paternità o maternità, che ha un mero effetto dichiarativo e necessariamente retroattivo; pertanto, ove alla nascita, il figlio sia riconosciuto da un solo genitore, non vengono meno i doveri incombenti sull'altro per il periodo anteriore alla dichiarazione giudiziale di paternità o maternità, essendo sorto ab origine il diritto del figlio stesso ad essere mantenuto, istruito ed educato nei confronti di entrambi.

Tale diritto (artt. 147 e 148 c.c.) contiene e presuppone il più ampio ed immanente diritto, desumibile dalla lettura coordinata degli artt. 2 e 30 Cost. e rafforzato dall'art. 24 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea e dalla Convenzione di New York del 20 novembre 89 (ratificata con legge n. 176/1991), di condividere fin dalla nascita con il proprio genitore la relazione filiale, sia nella sfera intima ed affettiva, di primario rilievo nella costituzione e nello sviluppo dell'equilibrio psicofisico di ogni persona, sia nella sfera sociale, mediante la condivisione e il riconoscimento esterno dello status conseguente alla procreazione (Cass. n. 26205/2013).

Il danno da privazione del rapporto parentale nell'ambito dei c.d. illeciti endofamiliari

Da tempo la giurisprudenza è giunta a riconoscere il diritto del figlio al risarcimento del pregiudizio sofferto per il mancato adempimento, da parte del genitore, dei doveri che il proprio status gli impone, doveri economici correlati al mantenimento, ma anche doveri di istruzione, educazione ed assistenza morale.

L'inarrestabile evoluzione - legislativa e giurisprudenziale - che a seguito della riforma del diritto di famiglia dl 1975 e grazie alle contaminazioni del diritto sovranazionale ha via via accentuato il valore del singolo membro all'interno della comunità familiare, ora concepita come sede di autorealizzazione e crescita di ciascun componente, non poteva che avere quale suo approdo l'affermazione che l'esplicazione del rapporto con i genitori costituisce per il minore una situazione soggettiva di rango primario, come tale suscettibile di ristoro anche non patrimoniale in caso di lesione.

Recenti pronunce di legittimità hanno espressamente riconosciuto che la violazione dei doveri di mantenimento, istruzione ed educazione dei genitori verso la prole (a causa del mancato riconoscimento della paternità o maternità, ovvero del disinteresse mostrato per lungo tempo e persino dell'abbandono) non trova sanzione soltanto nelle misure tipiche previste dal diritto di famiglia, potendo integrare gli estremi dell'illecito civile, ove cagioni la lesione di interessi costituzionalmente protetti (Cass. I, n. 5652/2012). Può pertanto dar luogo ad un'autonoma azione volta al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali ex artt. 2043 e 2059 c.c., esercitabile anche unitamente all'azione per la dichiarazione giudiziale di paternità o maternità, non occorrendo per la sua proposizione il preliminare riconoscimento dello status (Cass. I, n. 26205/2013).

L'automatismo tra procreazione e assunzione della responsabilità genitoriale costituisce il fondamento della responsabilità aquiliana da illecito endofamiliare, nell'ipotesi in cui alla procreazione non segua il riconoscimento e l'assolvimento degli obblighi conseguenti alla condizione di genitore.

Il presupposto della responsabilità e del conseguente diritto del figlio al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali è individuato nella consapevolezza del concepimento, che non si identifica nella certezza assoluta derivante unicamente dalla prova ematologica, ma si compone di una serie di indizi univoci, generati dall'indiscussa consumazione di rapporti sessuali non protetti all'epoca del concepimento e da plurimi fatti convergenti verso la chiara rappresentazione della verosimile derivazione biologica del soggetto che reclama il proprio status (Cass. I, n. 26205/2013).

La liquidazione del danno e i possibili criteri risarcitori

La liquidazione del danno non patrimoniale c.d. da privazione del rapporto parentale (endofamiliare), avvenendo necessariamente in via equitativa ex art. 1226 c.c., in quanto il pregiudizio in questione sfugge a precise quantificazioni monetarie, può essere compiuta anche per indici presuntivi e secondo nozioni di comune esperienza. La giurisprudenza di merito e di legittimità (Cass. n. 26205/2013, cit.) individua un valido parametro di riferimento nelle voci previste dalle tabelle elaborate dall'Osservatorio sulla Giustizia civile di Milano per il risarcimento del danno da perdita del congiunto, opportunamente adeguate al caso di specie, anche in ragione della non integrale sovrapponibilità del danno da lutto (per sua natura irreversibile) al danno da mancato riconoscimento o da colpevole abbandono del figlio (caratterizzato da margini, seppur opinabili, di emendabilità).

In considerazione della natura equitativa della valutazione e della funzione esclusivamente parametrica dei suddetti valori tabellari (almeno in attesa dell'auspicata integrazione delle tabelle milanesi con riferimento alla liquidazione del danno non patrimoniale derivante dalla lesione di diritti di rango primario diversi dalla salute), la liquidazione deve essere il più possibile individualizzata, alla stregua delle allegazioni fornite e delle risultanze istruttorie, valorizzando, tra l'altro, oltre all'età e alla personalità del minore, anche la personalità del genitore renitente, la presenza o meno di altri componenti della sua famiglia nella vita del minore, la durata dell'assenza (dalla sua insorgenza al tempo della liquidazione). Proprio alla stregua di tali fattori il Tribunale di Pavia (sent. 27 agosto 2015 n. 936) ha liquidato alla figlia minore, rappresentata in giudizio dalla madre, un risarcimento invero assai esiguo (Euro 10.000,00), in considerazione del modesto beneficio che la minore avrebbe potuto trarre dalla presenza del padre, per via della sua cronica dipendenza da sostanze stupefacenti.

Va altresì osservato che, sebbene in qualche pronuncia (Trib. Milano IX, 23 luglio 2014) lo stato di sofferenza psicologica del figlio non riconosciuto sia sostanzialmente ritenuto insito nella privazione ingiustificata della figura paterna, sia sotto il profilo della relazione affettiva, sia sotto il profilo della negazione dello status sociale conseguente e il danno venga ravvisato nelle ripercussioni personali e sociali derivanti dalla consapevolezza di non essere mai stati desiderati ed accettati come figli, la giurisprudenza prevalente, recependo l'insegnamento delle Sezioni Unite (sent. 11 novembre 2008 n. 26972) circa la distinzione, ai fini del risarcimento, tra danno-evento e danno-conseguenza (per cui quest'ultimo va allegato e provato anche in caso di pregiudizi di natura non patrimoniale prodotti a seguito della lesione di interessi costituzionalmente protetti) reputa insussistente alcun automatismo tra la violazione dei doveri genitoriali e il risarcimento del danno «...poiché quest'ultimo non è in re ipsa ma è necessario che la condotta del genitore abbia prodotto un danno ingiusto da perdita, privazione e preclusione, inquadrabile nella categoria del danno non patrimoniale di natura esistenziale (così Trib. Torino 5 giugno 2014; Trib. Forlì 13 gennaio 2009).

Sul danneggiato grava dunque la prova della sussistenza in concreto del pregiudizio che, tuttavia, può essere assolta anche mediante presunzioni, in larga misura fondate sull'età del minore e sulle nozioni di psicologia dell'età evolutiva che confermano l'importanza della presenza di entrambi i genitori nei primi anni di vita del bambino per il suo sano ed equilibrato sviluppo e la sua armoniosa crescita (App. Trieste, 6 febbraio 2012 n. 79; Trib. Venezia, 30 giugno 2004).

Il lasso di tempo eventualmente intercorso tra la verificazione del fatto generatore del danno e la promozione del giudizio risarcitorio non ha comunque alcun effetto limitativo del quantum, in considerazione del carattere permanente dell'illecito che può essere interrotto soltanto dal compimento della condotta doverosa omessa. Non è dunque configurabile un concorso colposo del figlio, ai sensi dell'art. 1227 comma 2 c.c., in relazione al momento prescelto per l'iniziativa giudiziale finalizzata al riconoscimento della paternità o maternità, in quanto liberamente e legittimamente determinabile da parte dei titolari del diritto oltre che del tutto ininfluente rispetto alla configurazione e determinazione del danno non patrimoniale riconosciuto (Cass. I, 26205/2013).

Il regresso del genitore per la quota parte della spesa di mantenimento

La sentenza dichiarativa della filiazione naturale produce gli effetti del riconoscimento, e quindi implica per il genitore tutti i doveri propri della procreazione legittima, incluso quello del mantenimento ex art. 148 c.c. La relativa obbligazione si collega allo "status" genitoriale e assume di conseguenza pari decorrenza, dalla nascita del figlio, con il corollario che l'altro genitore, il quale nel frattempo abbia assunto l'onere del mantenimento anche per la porzione di pertinenza del genitore giudizialmente dichiarato (secondo i criteri di ripartizione di cui al citato art. 148, e oggi anche dell'art. 316-bis c.c.), ha diritto di regresso per la corrispondente quota, sulla scorta delle regole dettate dall'art. 1299 c.c. nei rapporti fra condebitori solidali. Tuttavia, in considerazione dello stato di incertezza che precede la dichiarazione giudiziale di paternità naturale, il diritto al rimborso "pro quota" delle spese sostenute dalla nascita del figlio, spettante al genitore che lo ha allevato, non è utilmente esercitabile se non dal momento della sentenza di accertamento della filiazione naturale, con la conseguenza che detto momento segna altresì il "dies a quo" della decorrenza della prescrizione (decennale) del diritto stesso (Cass. I, n. 15756/2006; Cass. I, n. 22506/2010; Cass. I, n. 5652/2012).

Più recentemente, la Suprema Corte - dando continuità a tale principio - ha attribuito natura indennitaria al rimborso delle spese a favore del genitore che ha provveduto al mantenimento del figlio fin dalla nascita, in quanto diretto ad indennizzarlo degli esborsi sostenuti da solo per il mantenimento della prole. Ha pertanto ritenuto che il giudice di merito, ove l'importo non sia altrimenti quantificabile nel suo preciso ammontare, possa legittimamente provvedere, per le somme dovute dalla nascita fino alla pronuncia, secondo equità - avendo riguardo alla condizione economica e sociale del genitore, all'età e alle esigenze del figlio - trattandosi di criterio di valutazione del pregiudizio di portata generale.

Fermo restando che, essendo la richiesta di indennizzo assimilabile ad un'azione di ripetizione dell'indebito, gli interessi, in assenza di un precedente atto stragiudiziale di costituzione in mora, decorrono dalla data della domanda giudiziale (Cass. I, n. 16657/2014).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario