Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno da violazione degli obblighi di assistenza morale e materialeInquadramentoUna donna lamenta di aver subito una lesione della propria personalità e dignità a causa della condotta del marito il quale, nel corso della vita matrimoniale, aveva sistematicamente trasgredito il dovere di assistenza morale e materiale. Agisce quindi nei suoi confronti per il risarcimento dei danni non patrimoniali subiti FormulaTRIBUNALE DI ... 1 ATTO DI CITAZIONE PER la Sig. ... (C.F. ...) 2 residente a ..., rappresentata e difesa dall'Avv. ... 3 (C.F. ...) 4 , con domicilio eletto in ..._ alla Via ... n. ... presso il suo studio ..., fax ... 5 , PEC ...@... (presso cui dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133,134,170 comma 3 e 176 comma 2 c.p.c.), giusta procura ... 6 - attrice - PREMESSO CHE 7 a) L'istante in data ... contraeva matrimonio con il Sig. .... Purtroppo, l'odierna attrice è vittima, fin dal..., di continue e sistematiche violazioni degli obblighi di assistenza di cui all'art. 143 c.c. da parte del marito, in quanto questi da tempo rifiutava di intrattenere con la moglie normali rapporti affettivi, ledendone la dignità e provocandole frustrazione. b) accogliendo il ricorso dell'odierna attrice, il Tribunale di ... con sentenza n. ... del ... pronunciava la separazione tra i coniugi con addebito all'odierno convenuto a carico del quale poneva l'obbligo di corrispondere mensilmente alla Sig. ... un assegno di Euro ... a titolo di contributo al di lei mantenimento. c) La condotta mantenuta dal convenuto durante la vita matrimoniale, oltre a costituire una grave violazione dei doveri nascenti dal matrimonio ex art. 143 c.c., configura una persistente violazione anche dei diritti fondamentali della persona umana e in particolare della dignità e della personalità di ..., la cui violazione rileva come fatto generatore della responsabilità aquiliana (v. Cass. n. 5652/2012; Cass., n. 9801/2005). DIRITTO 8 L'orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità riconosce che la violazione dei doveri che derivano dal matrimonio 'non trova necessariamente la propria sanzione solo nelle misure tipiche previste dal diritto di famiglia, quali la sospensione del diritto all'assistenza morale e materiale nel caso di allontanamento senza giusta causa dalla residenza familiare ai sensi dell'art. 146 c.c., l'addebito della separazione, con i suoi riflessi in tema di perdita del diritto all'assegno e dei diritti successori, il divorzio e il relativo assegno, con gli istituti connessi. Discende infatti dalla natura giuridica degli obblighi suddetti che il comportamento di un coniuge non soltanto può costituire causa di separazione o di divorzio, ma può anche, ove ne sussistono tutti i presupposti secondo le regole generali, integrare gli estremi di un illecito civile' (Cass., n. 18853/2011). 4. Con specifico riferimento alla lesione degli obblighi di assistenza la giurisprudenza ha riconosciuto che "il rifiuto prolungato di intrattenere normali rapporti affettivi e sessuali con il coniuge costituisce gravissima offesa alla dignità e personalità del partner e situazione che oggettivamente provoca senso di frustrazione e disagio, spesso causa di irreversibili danni sul piano dell'equilibrio psico-fisico ... rendendo impossibile all'altro il soddisfacimento delle proprie esigenze di vita dal punto di vista affettivo e l'esplicarsi della comunione di vita nel suo profondo significato" (Cass. I, n. 6276/2005). 6. Nel caso di specie, non vi è dubbio che la condotta posta in essere dal Sig. ... si è concretata in un atteggiamento ingiurioso nei confronti della moglie, caratterizzato dall'assoluta mancanza di rispetto per la sua personalità morale e per la sua dignità e perciò tale da ledere i diritti fondamentali riconosciuti dalla carta Costituzionale. 7. A causa di dette circostanze, la Sig.ra..., oltre ad aver risentito una gravissima sofferenza morale che si è protratta per tutti gli anni del matrimonio, ha patito un pregiudizio alla propria sfera psichica ed esistenziale, tanto che ella, a seguito delle mortificazioni patite, ha iniziato ad aver bisogno di continua assistenza psicologica per recuperare l'autostima e risolvere i disturbi di carattere psicologico consistenti in ... (vds. diagnosi del ... e documentazione sanitaria successiva). 8. Tali danni, consistendo in pregiudizi di tipo non economico, vanno liquidati dal giudice in via equitativa, tenendo conto delle circostanze del caso concreto, quali la gravità del fatto, le condizioni soggettive delle vittima, l'entità della relativa sofferenza e del turbamento del suo stato d'animo (Cass., n. 20895/2015). 9. Tenuto conto delle peculiarità del caso di specie e che ..., il danno non patrimoniale patito dall'istante è sommariamente quantificabile nella somma di Euro..., cui vanno aggiunti Euro... a titolo di danno patrimoniale per le spese sostenute per la consulenza psicologica e le sedute presso ... 10. Con lettera raccomandata del..., la Sig.ra..., a mezzo del sottoscritto procuratore costituito, ha invitato il Sig...., al procedimento di negoziazione assistita, ma la richiesta restava inevasa 9 . Tutto ciò premesso, l'attrice, come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto CITA
il Sig. ..., nato a __ il ..., C.F...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ....10, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE i convenuti che:
affinché l'Ill.mo Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione e deduzione , voglia così provvedere11:
-Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, accertare accertare la responsabilità del convenuto per i fatti esposti in narrativa e, per l'effetto, condannare il convenuto a corrispondere all'attrice, la somma di Euro ... a titolo di risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti ovvero per la somma diversa, minore o maggiore, ritenuta di giustizia, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge sulla somma rivalutata. Con condanna al pagamento delle spese e dei compensi di lite. In via istruttoria 12 chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli di prova con i seguenti testi: Sig. ... residente in ...; Sig.ra ... residente in ... 1) «Vero che, anche in sua presenza, il Sig. ... si rivolgeva alla moglie dicendole ..., pretendeva ..., si asteneva da qualsiasi atteggiamento affettuoso ed inoltre ... 2) «Vero che era risaputo che il Sig.... e la Sig. ... non intrattenevano rapporti intimi, avendolo più volte dichiarato lo stesso Sig. ... apertamente, nelle riunioni tra amici 3) «Vero che la Sig.ra... si è confidata con lei prima di chiedere la separazione dal marito e le esternato la propria sofferenza per la propria insoddisfacente vita coniugale confidandole di essersi rivolta alla Dott.ssa ... per un aiuto psicologico - Sig. ... Si producono inoltre i seguenti documenti: 1) lettera raccomandata a/r... 2) relazione della Dott.ssa ... 3) sentenza di separazione n. ... del ... 4) certificazioni sanitarie con prescrizioni terapie farmacologiche Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... 13 Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 2814 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti). [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., nella l. n. 111/2011, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45 bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella l. n. 114/2014. [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata,«Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà». [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16 bis comma 1 bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: 'giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.'. [7] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni 'premesso' o 'fatto', contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 co. c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4) c.p.c.). [8] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione 'diritto', contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto. [9] L'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita è condizione di procedibilità per le domande di pagamento, a qualsiasi titolo, di somme non eccedenti cinquantamila Euro, ai sensi dell'art. 3 del d.l. n. 132/2014 convertito in l. n. 162/2014 [10] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 120 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 150 giorni se è residente all'estero. [11] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione. [12] Indicazione dei mezzi istruttori di cui ci si intende valere. [12] L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, II termine, c.p.c. [13] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comms 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui 'Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito'. L'art. 13, co. 6 del medesimo decreto stabilisce che 'Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...'; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. CommentoAi sensi dell'art. 143 del codice civile, "dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione". Il contenuto di tale disposizione si presenta volutamente vago, nel senso che il legislatore ha preferito lasciare la concreta determinazione degli obblighi nascenti dal matrimonio all'accordo dei coniugi, muovendo dalla considerazione che questi ultimi siano i soggetti più idonei a trovare il giusto equilibrio fra l'osservanza dei doveri coniugali ed il rispetto dei diritti individuali di libertà. Può tuttavia certamente affermarsi che nell'obbligo di assistenza morale e materiale rientra ogni forma di aiuto reciproco, fisico, morale, materiale, intellettuale. In particolare, l'oggetto dell'obbligo di assistenza materiale è unanimemente individuato nell'aiuto nei bisogni della vita quotidiana, nell'ausilio nella cura della casa e delle persone, nell'assistenza in caso di malattia o di reclusione. Consiste dunque nell'impegno a sostenere insieme i pesi della famiglia, con l'utilizzo di risorse proprie e comuni, che non sono solo quelle date dai beni del patrimonio o dai risparmi, ma dalle risorse lavorative, anche potenziali, affinchè ciascuno disponga - seppure nei limiti dei mezzi di cui dispone l'altro coniuge - di quanto occorra per soddisfare le esigenze del quotidiano. Risulta meno agevole delineare i contorni giuridici dell'obbligo di assistenza morale, restandone il contenuto in larga misura affidato alla delicatezza e sensibilità individuali, alle doti caratteriali, alla capacità di recare conforto nelle esigenze e nelle difficoltà quotidiane. Il nucleo ineludibile è tuttavia sicuramente rintracciabile nel dovere di sostegno reciproco nella sfera affettiva, psicologica e spirituale, nel dovere di rispettare la personalità morale dell'altro, di trasmettergli affetto, conforto, stima, rispetto, specialmente nei momenti di maggiore fragilità. Nella giurisprudenza successiva alla riforma del diritto di famiglia, si rinvengono pronunce che hanno ritenuto costituire motivo di addebitabilità della separazione atteggiamenti sintomatici di aridità di sentimenti e manifestazioni di palese noncuranza per la persona del coniuge (Cass., n. 6775/1981), così come l'ingiustificato rifiuto di aiuto e conforto spirituale, con la volontaria aggressione della personalità dell'altro, per annientarla, deprimerla o comunque ostacolarla (Cass., n. 3437/1982) e, più recentemente, il persistente rifiuto di intrattenere normali rapporti affettivi e sessuali con il coniuge, quale gravissima offesa alla dignità e alla personalità del partner e situazione che oggettivamente provoca senso di frustrazione e disagio, spesso causa di irreversibili danni sul piano dell'equilibrio psicofisico (Cass., n. 6276/2005). Gli obblighi derivanti dal matrimonio coinvolgono la sfera degli affetti e dei sentimenti, che certamente non possono essere coartati da norme giuridiche, ma devono provenire dal profondo dell'animo umano. Pertanto sono in massima parte affidati alla spontanea esecuzione dei coniugi, che li dovrebbero adempiere naturalmente, mossi dal desiderio di realizzare il loro progetto di vita comune. Il legislatore ha per tale motivo indicato delle puntuali sanzioni soltanto nell'ipotesi di non osservanza dell'obbligo di coabitazione, prevedendo per il coniuge che si allontani senza giusta causa dalla residenza familiare la perdita del diritto all'assistenza morale e materiale, secondo le modalità di cui all'art. 146 c.c. Questa scelta legislativa sottintende il principio che l'allontanarsi dalla famiglia senza 'giusta causa' costituisca di per sé violazione degli obblighi di assistenza morale e materiale, seppure esistano molte altre situazioni, nell'ambito coniugale, di violazione di tali obblighi. L'inosservanza degli obblighi imposti ai coniugi dall'art. 143 c.c. può determinare, com'è noto, l'addebito della separazione, qualora la condotta del coniuge inadempiente sia stata determinante per la rottura del vincolo coniugale e la intollerabilità della convivenza. E' ormai pacifico (v. Cass., n. 9801/2005) che gli obblighi imposti ai coniugi dall'art. 143 c.c. hanno natura giuridica e non soltanto un valore morale e che, pertanto, la loro violazione può esporre l'inadempiente oltre che alle 'sanzioni' proprie del diritto di famiglia, anche a responsabilità civile e penale. Tuttavia, né la mera violazione degli obblighi coniugali né la sola sofferenza morale suscitata dal contegno del trasgressore sono di per sè sufficienti a radicare la responsabilità civile del coniuge inosservante nei riguardi dell'altro, essendo necessario altresì che la sua condotta sia stata tale da causare la lesione dei diritti inviolabili - costituzionalmente protetti - dell'altro coniuge (diritto alla salute, alla dignità personale, al decoro, alla privacy) (Cass., n. 610/2012). Deve infatti, ancora una volta, escludersi qualunque tipo di automatismo risarcitorio. La dottrina ha osservato come la responsabilità civile del coniuge presupponga necessariamente un quid pluris, ossia l'esistenza ed il prodursi di un danno ingiusto (Cass. I, n. 8862/2012; per la nozione di mobbing in ambito familiare si veda, Cass., n. 1398/2014), che, appunto, non coincide con la mera rottura dell'unione coniugale, né con la semplice violazione dei doveri matrimoniali, ma implica la lesione della sfera personale ed esistenziale del soggetto come accade certamente quando il coniuge non si limiti ad un comportamento inerte, inosservante degli obblighi che lo riguardano, ma addirittura adotti un contegno lesivo della dignità e della personalità dell'altro, ponendo in essere nei suoi confronti sistematiche condotte di prevaricazione o di persecuzione psicologica, mortificandone l'identità e la reputazione, ostacolandone il compimento delle attività realizzatrici della propria personalità all'interno e/o all'esterno del nucleo familiare (ad es. impedendogli di attendere ad un'occupazione lavorativa, di relazionarsi con familiari ed amici, di scegliere liberamente le proprie frequentazioni etc...). Si è detto che l'unione coniugale e la famiglia rientrano a pieno titolo nelle formazioni sociali in cui l'uomo ha il diritto di realizzare pienamente la propria personalità, in conformità ai principi fondamentali posti dagli artt. 2 e 29 Cost e pertanto, laddove atteggiamenti contrastanti col dovere di assistenza morale e materiale si traducano in comportamenti idonei ad ostacolare lo sviluppo della personalità del coniuge o a coartarne la libertà, ovvero a lederne l'onore e la reputazione, non può negarsi il diritto del danneggiato ad essere risarcito dei pregiudizi che da tali condotte gli siano derivate. D'altra parte, in presenza di situazioni specifiche, di particolari condizioni di fragilità o vulnerabilità del partner, che renderebbero maggiormente cogenti atteggiamenti di compassionevole assistenza e sostegno da parte del coniuge, si è ritenuto (App. Napoli, 18 luglio 2013) che integri un illecito fonte di responsabilità risarcitoria una violazione particolarmente deprecabile dei doveri coniugali, consistente nella negazione di ogni assistenza sia morale che economica insita nel totale abbandono del coniuge e nel prolungato disinteresse per la sua esistenza (nel caso esaminato dai giudici partenopei la condotta illecita si era concretata nel totale abbandono della moglie risultata affetta da una gravissima malattia che l'aveva condotta alla morte nel corso del primo grado del giudizio di separazione). Va ricordato che, pur in presenza di una lesione ad interessi della persona di rango costituzionale, il danno non è mai in re ipsa ma va allegato e provato - anche in via presuntiva - da chi ne invoca il ristoro. Tale pregiudizio dunque, non può dirsi sussistente per il solo fatto che si ipotizzi un danno pertinente alla lesione di un diritto inviolabile della persona, né può consistere dunque nella mera sofferenza psichica provocata dal comportamento del trasgressore, posto che questa, di per sé, non implica la lesione di un bene costituzionalmente protetto (Nelle sentenze dell'11 novembre 2008, le Sezioni Unite hanno espressamente censurato l'affermazione che nel caso di lesione di valori della persona il danno sarebbe 'in re ipsa', perché la tesi snatura la funzione del risarcimento, che verrebbe concesso non in conseguenza dell'effettivo accertamento di un danno, ma quale pena privata per un comportamento lesivo). |