Comparsa di risposta per danni derivanti dalla mancato obbligo di custodia da parte del condomino custode durante i lavori di ristrutturazioneInquadramentocon la comparsa di costituzione a seguito di chiamata in garanzia da parte del condominio (evocato in giudizio per il risarcimento dei danni subiti dal conduttore di un immobile a causa di infiltrazioni provenienti da parti comuni, segnatamente mura portanti), la ditta che aveva eseguito i lavori di ristrutturazione nell'ambito dello stesso eccepisce la prescrizione dell'azione ed, in ogni caso, la sussistenza della responsabilità esclusiva del condominio custode. FormulaGIUDICE DI PACE DI ..../TRIBUNALE DI .... R.G. ...Giudice ...Udienza del ... COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA PER La Società Costruzioni .... C.F./P.I. ...., in persona del legale rappresentante p.t., Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., con sede legale in ...., via ...., rappresentata e difesa, per mandato in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. .... C.F. .... presso il cui studio elettivamente domicilia in .... Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax...., ovvero all'indirizzo PEC.... - chiamato in causa - CONTRO il Sig. .... nato a ...., il ...., C.F. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. ...., - attore – nonché Il Condominio .... C.F./P.I. ...., in persona dell'amministratore p.t., rapp.to e difeso dall'Avv. .... - convenuto - FATTO - Con atto di citazione notificato il .... e depositato il ...., il Sig. .... conduttore in locazione del locale al piano terra del Condominio .... conveniva quest'ultimo dinanzi a questo Giudice di Pace/Tribunaleper sentirlo condannare al risarcimento dei danni subiti a seguito della rovina di una parte del muro portante, in particolare i pannelli di rivestimento o riempimento, di proprietà comune. In punto di fatto/in premessa specificava che in data .... il locale condotto in locazione ed adibito ad attività commerciale, veniva interessato dal detto parziale crollo che arrecava gravi danni alla struttura del negozio, ai mobili e suppellettili ivi presenti, nonché alla merce in esposizione, per cui chiedeva il pagamento della complessiva somma di Euro ...., come da fatture di esecuzione lavori di riparazione e di acquisto della merce in vendita, che depositava. Precisava, altresì, che con racc. a/r del ...., essendo evidente la responsabilità del condominio, aveva tempestivamente comunicato allo stesso le suddette circostanze, invitandolo a porvi rimedio. Tuttavia il convenuto non si attivava, declinando ogni responsabilità, e costringendo l'attore a svolgere le opportune riparazioni. - Per tali ragioni chiedeva accertarsi la responsabilità del condominio ai sensi dell'art. 2051 c.c. e per l'effetto la condanna di quest'ultimo al pagamento di tutti i conseguenti danni. - con comparsa depositata in data ...., si costituiva il Condominio, il quale chiedeva rigettarsi la domanda, in quanto infondata in fatto e diritto. Eccepiva preliminarmente il suo difetto di legittimazione passiva, atteso che il crollo parziale era una conseguenza di un difetto di costruzione. Per tale ragione, chiedeva di essere autorizzato alla chiamata in causa della ditta costruttrice, tenuta alla garanzia di cui all'art. 1669 c.c.. - l'Ecc.mo Giudice di Pace/Tribunale adito, autorizzava la chiamata in causa della Società Costruzioni S.r.l.; con atto notificato in data ...., il Condominio procedeva alla relativa chiamata in causa. Con il presente atto si costituisce Società.... in persona del legale rappresentante pro tempore, il quale chiede rigettarsi la domanda, in quanto inammissibile, improponibile ed improcedibile, nonché infondata in fatto e diritto per le seguenti ragioni in DIRITTO 1. Difetto di legittimazione passiva. In via preliminare, si rileva il difetto di legittimazione passiva della terza chiamata in causa. 1.1 Invero, si fa rilevare che ai sensi dell'art. 1669 c.c., quando si tratta di edifici o di altre cose immobili destinate per loro natura a lunga durata, l'appaltatore è responsabile nei confronti del committente qualora il difetto di costruzione sia insorto nel corso di 10 anni dal compimento dell'opera e purché sia fatta la denuncia entro un anno dalla scoperta. Inoltre, il diritto del committente si prescrive ad un anno dalla denuncia. Orbene, in relazione al caso in esame, il presunto difetto di costruzione si è manifestato come denunciato dall'attore ben oltre il termine decennale decorrente dal completamento del lavoro da parte della ditta appaltatrice. Invero, come da attestazione del direttore dei lavori (documento 1), le opere in parola terminavano in data ...., mentre il grave difetto di costruzione veniva alla luce solo il ...., ovvero oltre il termine decennale di cui all'art. 1667 c.c.. Di tal che il difetto di legittimazione passiva della terza chiamata in garanzia. 2. Nel merito si eccepisce la infondatezza della domanda. 2.1 Innanzitutto, si rileva che l'attore ha chiesto di procedersi per l'accertamento della responsabilità ai sensi dell'art. 2051 c.c., che prevede una ipotesi di responsabilità oggettiva, salvo il caso fortuito. Orbene, proprio in relazione a quest'ultima ipotesi di esonero da responsabilità della compagine condominiale ed in merito alla riconducibilità alla categoria del difetto di costruzione, va rilevato che il vizio della cosa in custodia anche qualora potesse essere ascrivibile al terzo costruttore, non escluderebbe la responsabilità in via esclusiva del custode nei confronti del terzo danneggiato, non potendo tale vizio integrare un'ipotesi di caso fortuito, che interrompe il nesso eziologico. 2.2 Inoltre, la natura delle infiltrazioni ed il lungo lasso di tempo decorso dalla ultimazione lavori, sono chiaramente indici rivelatori di una responsabilità esclusiva in capo al condominio, il quale per la sua incuria, non svolgendo alcuna attività manutentiva nel corso degli anni, ha di fatto determinato il crollo parziale. 2.3 In ogni caso e nella denegata ipotesi in cui non dovessero essere accolte le eccezioni preliminari e l'Ecc.mo giudicante dovesse ritenersi sussistente la responsabilità in capo alla ditta chiamata in causa, si fa rilevare, anche alla luce di quanto evidenziato ai punti precedenti, che il crollo parziale del muro può solo in minima parte essere ascrivibile alla responsabilità della ditta di costruzioni, essendo evidente quella maggiore del condominio per mancanza di assoluta attività manutentiva del medesimo. CONCLUSIONI Alla luce di tutto quanto testé evidenziato, voglia l'Ill.mo Giudice di Pace/Tribunale adito, respinta ogni contraria domanda, eccezione e deduzione: In via preliminare, dichiararsi il difetto di legittimazione passiva della terza chiamata in causa; Nel merito, rigettare la domanda, in quanto destituita di fondamento in fatto e diritto, nonché non provata; In via subordinata e nella denegata ipotesi di accoglimento della domanda attrice, dichiararsi la esclusiva responsabilità del solo Condominio ....; In estremo subordine e nella denegata ipotesi di accoglimento della domanda, dichiararsi il concorso di colpa tra il condominio e la terza chiamata in causa, secondo percentuali di responsabilità da accertarsi anche a mezzo di CTU. Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. IN VIA ISTRUTTORIA Si chiede altresì di essere ammessi alla prova contraria sulle circostanze di fatto ex adverso articolate con gli stessi testi indicati da controparte e con i seguenti propri testi: 1) il Sig. .... residente in ....; 2) il Sig. ...., residente in .... In via gradata, si chiede disporsi CTU al fine di accertare la causa del crollo, verificare eventualmente la percentuale di responsabilità in concorso delle convenute e per la quantificazione dei danni. Si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nella narrativa del presente atto, riservandosi di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA CommentoFondamento e definizioni. L'art. 2051 è destinato a trovare applicazione anche nel regime del condominio degli edifici, nel quale l'ente, in veste di custode dei beni e dei servizi comuni, è obbligato ad adottare tutte le misure necessarie affinché le cose comuni non rechino pregiudizio ad alcuno, rispondendo conseguentemente dei danni da queste cagionati sia a terzi, che agli stessi condomini. Si configura una responsabilità del condominio ex art. 2051 c.c. quando il danno risulti cagionato non già dal comportamento del custode, bensì dalla cosa in custodia oppure quando il danno sia riconducibile nell'ambito del dinamismo connaturale alla cosa stessa: il condominio potrà liberarsi da tale responsabilità solo superando la presunzione codicistica di colpa, provando, in sostanza, il caso fortuito (Cass. VI-III, n. 6407/2016). Il condominio - custode è, dunque, responsabile qualora il fenomeno dannoso, verificatosi su di un bene di proprietà esclusiva del singolo condomino o del terzo, sia scaturito da una difettosa realizzazione di un bene comune o di una parte comune dell'edificio, ovvero sia conseguenza di una mancata manutenzione di un bene o di un impianto comune. In tutti questi casi, sarà sufficiente la sussistenza del rapporto di custodia con la cosa che ha dato luogo all'evento lesivo, rapporto che postula l'effettivo potere sulla cosa, e cioè la disponibilità giuridica e materiale della stessa da cui discende il potere/dovere di intervento su di essa e che compete al proprietario o anche al possessore o detentore. Pertanto, con riguardo ai danni che una porzione di proprietà esclusiva in edificio condominiale subisca per vizi delle parti comuni, imputabili all'originario costruttore-venditore, al titolare di detta porzione va riconosciuta la possibilità di esperire azione risarcitoria contro il condominio, non in forza dell'art. 1669 c.c., ma in base all'art. 2051, in ragione del fatto che i detti danni derivano dall'inosservanza da parte del condominio medesimo dell'obbligo di provvedere, quale custode, ad eliminare le caratteristiche dannose della cosa. Ai fini dell'attribuzione della responsabilità prevista dall'art. 2051 c.c., è necessaria una relazione tra la cosa in custodia e l'evento dannoso: e così, se la cattiva coibentazione delle parti comuni si riverbera sulle unità immobiliari di proprietà esclusiva, il condominio non è responsabile, allorché tale difetto non sia dovuto alle caratteristiche intrinseche dell'edificio, ma ad altri fattori che causino effettivamente il danno (v., sul punto, Trib. Lucca 20 aprile 2016 che si sofferma sulla particolare rilevanza della prova quando il danno non sia effetto di un dinamismo interno della cosa, scatenato dalla sua struttura o dal suo funzionamento, es. scoppio di caldaia, ma richieda che al modo di essere della cosa si unisca l'agire umano e, in particolare, quello del danneggiato). Ai fini della individuazione dell'ambito di responsabilità, occorre evidenziare che per “parte comune” si intende quella frazione di edificio di proprietà di tutti che è utile all'esistenza stessa del condominio. Nel novellato art. 1117 c.c., non si parla più di acquedotti, di fognature o di impianti dell'acqua o del gas o del riscaldamento, ma di "impianti idrici e fognari", e di interi "sistemi centralizzati di distribuzione e di trasmissione per il gas, per l'energia elettrica, per il riscaldamento ed il condizionamento dell'aria e per l'accesso a qualunque altro genere di flusso informativo ..." tal che si definiscono in modo diverso e più ampio, gli impianti che ricadono tra le parti comuni. Impianti centralizzati, dunque, che sono da considerarsi comuni fino al punto della loro diramazione ai locali di proprietà esclusiva ovvero, per gli impianti unitari, fino al punto di utenza, salvo diversa previsione dettata dalla normativa di settore in tema di reti pubbliche di distribuzione dei vari servizi. Nell'ambito dei rapporti tra condomini e condominio, a fronte degli obblighi e degli oneri gravanti sui singoli condomini, il condominio è titolare di una posizione mista per cui grava su di esso una responsabilità intrinseca, primaria ed oggettivamente estesa, in via ordinaria, sui proprietari partecipanti. Ciò posto in ordine alla delimitazione della responsabilità del condominio si segnala Cass.VI, n. 18187/2021, secondo cui, in conformità all’orientamento inaugurato con le S.U. n. 1674/2015, il condomino che subisca nella propria unità immobiliare un danno derivante dall'omessa manutenzione delle parti comuni di un edificio, pur assumendo, quale danneggiato, la posizione di terzo avente diritto al risarcimento nei confronti del condominio, non è esonerato dall'obbligo - che trova la sua fonte nella comproprietà o nella utilità di quelle e non nella specifica condotta illecita ad esso attribuibile - di contribuire, a propria volta e "pro quota", alle spese necessarie per la riparazione delle parti comuni, nonché alla rifusione dei danni cagionati. Fattispecie ricorrenti. Quanto ai titoli delle responsabilità, il condominio può rispondere per "culpa in vigilando", espressione utilizzata per descrivere la responsabilità di un fatto illecito accaduto in conseguenza della mancata sorveglianza che esso, come custode, era tenuto a prestare, ovvero per "culpa in eligendo", intesa come responsabilità nei confronti di chi effettua una scelta errata a causa di negligenza nella selezione del soggetto a cui è stato affidato un incarico. Ad es., nel contratto di appalto il condominio, titolare di mero potere di controllo e vigilanza, non è responsabile dei danni cagionati a terzi nell'esecuzione delle opere appaltate, sussistendo, invece, una sua culpa in eligendo, allorché venga dimostrato, sulla base di valutazione da operarsi in concreto e con riferimento alla situazione conosciuta e conoscibile al momento della stipula del contratto, che i lavori siano stati affidati ad un'impresa non in grado di svolgere con capacità e diligenza i lavori di cui al contratto stesso (Cass. VI, n. 2014/2014); si v. altresì Cass. III, n. 25251/2008 secondo cui l’obbligo gravante sull’Amministratore di condominio di custodire le cose comuni al fine di evitare che le stesse possano cagionare danni a terzi o agli stessi condomini, non viene meno neanche laddove il condominio appalti i lavori a terzi. Pertanto, l’amministratore è responsabile del danno alla persona patito da uno dei condomini in conseguenza dell’inciampo in una insidia creata dall’impresa cui erano stati appaltati lavori di manutenzione dell’immobile). Il tradizionale principio desumibile dalla struttura del contratto di appalto, secondo il quale l'autonomia dell'appaltatore comporta che lo stesso sia l'unico responsabile dei danni derivati a terzi dall'esecuzione dell'opera, è oggi infatti temperato, ammettendosi la configurabilità della responsabilità del committente quando si ravvisino, a suo carico, specifiche violazioni del principio del neminem laedere riconducibili all'art. 2043 c.c. o quando l'evento dannoso gli sia addebitabile a titolo di culpa in eligendo per aver affidato l'opera ad un'impresa che, palesemente, difettava delle necessarie capacità tecniche ed organizzative per eseguirla correttamente. Nell'ipotesi di installazione delle impalcature e dei ponteggi per agevolare i lavori di ristrutturazione, la corresponsabilità del committente viene da alcuni riconosciuta anche nell'ulteriore caso in cui vengano violate le regole di custodia di cui all'art. 2051 c.c., poiché si ritiene che il condominio-committente sia il custode del bene comune (per approfondimenti, v. formula su responsabilità del condominio per furto in appartamento tramite ponteggi). Regime probatorio. Nel giudizio avente ad oggetto la richiesta di risarcimento del danno provocato da una cosa in custodia, il danneggiato deve dimostrare la relazione (di proprietà o di uso) intercorrente fra il condominio convenuto e la res, il danno subito ed il rapporto di causalità fra la cosa e l'evento dannoso, mentre grava sul custode l'onere di fornire la prova liberatoria del caso fortuito, idonea a superare la presunzione "iuris tantum" prevista a suo carico, dimostrando che l'evento dannoso si è verificato per l'intervento di un fattore esterno (fatto del terzo o dello stesso danneggiato), imprevedibile, inevitabile ed eccezionale che abbia inciso, interrompendolo, sul nesso causale. In particolare, la responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia è oggettivamente configurabile qualora la cosa custodita sia di per sé idonea a sprigionare un'energia o una dinamica interna alla sua struttura, tale da provocare il danno (scoppio di una caldaia, esalazioni venefiche da un manufatto, etc.; tra le molte v. Cass. VI – III, n. 22787/2014). Qualora, invece, si tratti di cosa di per sé statica e inerte tale da richiedere l'agire umano, per la prova del nesso causale occorrerà dimostrare che lo stato dei luoghi presentasse peculiarità tali da renderne potenzialmente dannosa la normale utilizzazione (gradini sconnessi, finestroni rotti che consentano il passaggio dell'acqua tale da rendere scivoloso il pavimento; etc.). Spetta, invece, al condominio provare che il verificarsi del danno sia stata conseguenza di un fattore estraneo alla propria sfera di controllo, idoneo come tale ad interrompere quel nesso causale che si è visto essere indispensabile per la sussistenza di responsabilità in capo al condominio stesso. Giova evidenziare che l'incertezza sulla individuazione della causa del danno comporterà la mancata prova circa il fortuito ed il conseguente permanere della responsabilità del condominio nei confronti del condomino o del terzo. Diverso è il caso, invece, in cui il fatto dannoso risulti provocato da persona rimasta ignota, perché in tale ipotesi si interrompe il nesso causale tra la cosa e l'evento, con la conseguenza che viene esclusa la responsabilità del custode (v. così Cass. III, n. 5072/2012). |