Atto di citazione in opposizione a decreto ingiuntivo per recupero crediti condominialiInquadramentoL'atto ha ad oggetto un'opposizione a decreto ingiuntivo da parte di un condomino a cui è stato chiesto, in via monitoria, il pagamento di oneri condominiali per lavori interessanti anche beni di sua esclusiva proprietà, lavori deliberati dall'assemblea solamente a maggioranza e senza il consenso del condomino medesimo. FormulaGIUDICE DI PACE DI/TRIBUNALE DI .... ATTO DI CITAZIONE EX ART. 645, C.P.C. [1] PER il Sig. .... , nato a .... (...) , il ...., C.F. ... [2], residente in ...., via ...., rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. ...., C.F. ...., presso il cui Studio elettivamente domicilia in .... (...) alla via .... . Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax...., ovvero all'indirizzo PEC ... [3]; CONTRO il Condominio di via ...., in persona dell'Amministratore p.t., Dott. ...., nato a .... (...), il .... C.F. ...., residente in .... (...) alla via ...., n. ...., rappresento e difeso dall'Avv. ...., C.F. ...., presso il cui Studio elettivamente domicilia in .... (...) alla via ...., n. ....; IN OPPOSIZIONE al Decreto Ingiuntivo n. ...., del ...., reso all'esito del giudizio monitorio R.G. ...., e notificato in data ...., col quale l'Ecc.mo Giudice adito aveva ingiunto all'opponente il pagamento della somma complessiva di Euro ...., oltre interessi, in favore del Condominio opposto, per oneri condominiali non corrisposti, dovuti in conseguenza del riparto delle spese per interventi di ristrutturazione e manutenzione straordinaria sullo stabile condominiale, approvati con delibera assembleare del ....; CON CONTESTUALE ISTANZA DI SOSPENSIONE EX ART. 649, C.P.C. dell'esecuzione provvisoria del menzionato provvedimento monitorio. FATTO - Con ricorso per decreto ingiuntivo, depositato in cancelleria in data ...., l'Amministratore del Condominio di via .... adiva Codesto Ecc.mo giudicante, onde ottenere ingiunzione di pagamento immediatamente esecutiva, ai sensi dell'art. 63, disp. att. c.c., nei confronti del Sig. ...., relativamente al pagamento delle spese, per la quota sullo stesso gravante, necessaria per l'effettuazione di opere di manutenzione straordinaria e ristrutturazione dell'immobile condominiale. - A tal riguardo, deduceva che in data..., l'Assemblea dei Condomini, regolarmente costituita, approvava, a maggioranza, gli interventi di manutenzione straordinaria e ristrutturazione interessanti l'edificio condominiale di via ...., affidandone l'esecuzione alla ditta .... . - Con successiva delibera assembleare del ...., il Condominio opposto provvedeva ad approvare, sempre a maggioranza, lo stato di ripartizione delle spese in relazione ai menzionati lavori, stabilendo, per quel che qui rileva, a carico dell'opponente la quota di Euro .... . - Entrambe le menzionate delibere, pur ritualmente comunicate al Sig. .... non presente alle relative sedute assembleari, non venivano da questi impugnate nei termini decadenziali di cui all'art. 1137, c.c.. - L'opponente, inoltre, nonostante i ripetuti solleciti, sia verbali che scritti, ad opera dell'Amministratore del Condominio di via ...., non provvedeva in via bonaria al saldo degli oneri condominiali de quibus. Dal che, la richiesta ingiunzione di pagamento, notificata all'opponente, unitamente a pedissequo atto di precetto, in data .... - In punto di fatto, va, altresì, aggiunto che la delibera assembleare che ha disposto i lavori, e sulla cui base è stato emesso il Decreto Ingiuntivo in questa sede opposto, ha anche statuito per quanto riguarda opere da eseguirsi sul balcone di proprietà esclusiva del condomino opponente, essendo al servizio del suo appartamento. All'esecuzione di tali lavori, interessanti beni di esclusiva proprietà del Sig. .... lo stesso non ha prestato alcun consenso. Tanto premesso in fatto, onde evidenziare l'illegittimità dell'opposto provvedimento monitorio, si deducono i seguenti motivi in DIRITTO 1. L'ingiunzione di pagamento opposta è totalmente illegittima e, pertanto, va revocata, in quanto adottata sulla base di due delibere assembleari affette da radicale nullità, siccome incidenti sui diritti di proprietà esclusiva di un condomino, senza il consenso del medesimo, e comunque non essendo state adottate all'unanimità. Ed invero, dalla prospettazione dei fatti, nonché dalla documentazione allegata alla presente opposizione, emerge chiaramente che le somme oggetto del provvedimento monitorio, corrispettivo dei lavori deliberati dall'assemblea in data .... ed oggetto di riparto con successiva delibera dell'organo in data..., costituiscono anche corrispettivi per gli interventi su balconi di esclusiva proprietà del Sig. .... anch'essi oggetto delle menzionate delibere. Ne consegue che la delibera assembleare del ...., che ha previsto, tra l'altro, anche opere su beni di esclusiva appartenenza dell'opponente e la delibera assembleare del... che, anche per tali ultimi lavori, ha previsto il riparto a carico dei condomini dello stabili, tra cui il Sig. ...., sono entrambe nulle, non potendo l'assemblea disporre a maggioranza per quanto concerne diritti esclusivi dei singoli condomini, e senza il loro consenso. Sul punto, soccorre l'autorevole arresto della Corte di Cassazione a Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 4806/2005), in tema di distinzione tra delibere condominiali nulle e delibere condominiali semplicemente annullabili, la quale, per quanto qui rileva, ha statuito che le delibere dell'assemblea di condominio sono nulle se incidono sulla proprietà esclusiva di ognuno dei condomini, come nel caso di specie. Ciò posto, ai fini dell'accoglimento della presente opposizione non assume alcuna rilevanza il fatto che il Sig.... non ha impugnato le richiamate decisioni dell'Assemblea condominiale nel termine di decadenza ex art. 1137, c.c., essendo tale termine previsto solo per le delibere annullabili, e non già per quelle nulle. In presenza di tale patologia, come in effetti sussistente nel caso de quo, ben può il giudice adito in sede di opposizione a decreto ingiuntivo rilevarla d'ufficio, essendone peraltro il rilievo del tutto svincolato da termini decadenziali. Tale assunto riceve puntuale conferma da parte di un recente arresto della giurisprudenza di legittimità per il quale il limite in merito al rilievo dell'invalidità in sede di opposizione a decreto ingiuntivo per oneri condominiali, opera solo per le delibere annullabili (Cass. II, n. 305/2016). Tale principio di diritto - e quanto si va in questa sede sostenendo in merito alla possibilità da parte dell'Ecc.mo giudice adito di dichiarare la nullità e/o inefficacia delle delibere assembleari sulle quali si fonda l'opposto decreto ingiuntivo – non risulta affatto smentito, ricevendone vieppiù ulteriore conferma, dall'autorevole orientamento, espresso dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, per il quale nell'opposizione a decreto ingiuntivo emesso per la riscossione di oneri condominiali, il giudice deve limitarsi a verificare la perdurante esistenza ed efficacia delle relative delibere assembleari, senza poter sindacare, in via incidentale, la loro validità, essendo questa riservata al giudice davanti al quale dette delibere sono state impugnate (Cass. S.U., n. 26629/2009). Invero, tale orientamento consente al giudice dell'opposizione di verificare la produttività di effetti delle decisioni assembleari poste a fondamento dei decreti ingiuntivi per oneri condominiali, dunque anche la loro nullità, posto che è noto che un atto nullo è improduttivo di effetti giuridici. Ne discende, in relazione al caso di specie, come affermato dalla concorde giurisprudenza di legittimità che "ben può il giudice dell'opposizione a decreto ingiuntivo rilevare di ufficio la nullità quando, come nella specie, si controverta in ordine alla applicazione di atti (delibera d'assemblea di condominio) posti a fondamento della richiesta di decreto ingiuntivo, la cui validità rappresenta elemento costitutivo della domanda" (Cass. II, n. 305/2016; Cass. II, n. 23688/2014 e Cass. II, n. 9641/2006). Orbene, dalla evidenziata nullità delle delibere del .... e del ...., sulla cui scorta è stato reso il decreto monitorio, discende l'illegittimità di quest'ultimo, in quanto emanato sulla base di atti del tutto nulli, come tali privi di qualsivoglia effetto giuridico, dunque inidonei, altresì, a fondare la richiesta di un'ingiunzione di pagamento. 2. Istanza di sospensione ex art. 649, c.p.c. Atteso l'evidente fumus del ricorso, emergente dalla premessa fattuale, nonché dai motivi di opposizione sin qui spiegati, si chiede sospendersi l'esecuzione provvisoria del Decreto Ingiuntivo n. ...., oggetto della presente opposizione. Quanto ai gravi motivi, a tal fine richiesti dal menzionato art. 649, c.p.c., si deduce, innanzitutto che l'opponente si trova nell'imminente rischio di essere sottoposto ad esecuzione forzata sulla scorta di un titolo privo di qualsivoglia validità e/o efficacia, nonché verrebbe a subire, dalla paventata esecuzione, un ingiusto danno che potrebbe essere cagionatogli in virtù dei disagi connessi alle difficoltà ed agli stress psico-fisici dovuti alla necessità di difendere le proprie ragioni, altresì, in sede esecutiva, e/o di ripetere quanto eventualmente corrisposto, a tale titolo, al Condominio. Tutto ciò premesso in fatto, nonché esposto ed argomentato in diritto, il Sig. ...., come sopra rapp.to, difeso ed elettivamente domiciliato, CITA - il Condominio di via ...., in persona dell'Amministratore p.t., a comparire innanzi: .- al Giudice di Pace di ...., per l'udienza del ...., ore di rito e col prosieguo, con l'invito a costituirsi nei modi, nei termini e nelle forme di legge e che, in mancanza di costituzione, verrà dichiarata e si procederà comunque in sua contumacia; .- all'Ecc.mo Tribunale di ...., Giudice istruttore designando ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., all'udienza del ...., ore di rito e col prosieguo, con invito ex art. 163 c.p.c. a costituirsi, nelle forme e nei modi di cui all'art. 166 c.p.c., 20 giorni prima dell'udienza su indicata, ovvero di quella fissata a norma dell'art. 168 bis, ultimo comma, c.p.c., e con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. e che, non costituendosi, si procederà, ugualmente, in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI -; in via preliminare, sospendere l'esecuzione provvisoria del Decreto Ingiuntivo n. ...., del ...., notificato in data ....; -; nel merito, in accoglimento della presente opposizione, revocare, annullare e/o modificare – previo, se del caso, accertamento e/o declaratoria di nullità e/o inefficacia delle delibere assembleari del .... e del .... - l'opposta ingiunzione di pagamento. Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. IN VIA ISTRUTTORIA (INDICAZIONE DEI MEZZI ISTRUTTORI DI CUI SI INTENDE VALERE) Si chiede di essere ammesso alla prove per testimoni sulle circostanze indicate in premessa/in punto di fatto, dal numero .... al numero ...., preceduti dalla locuzione “Vero è che”, ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che...”)... A tal fine si indicano come testimoni i Sig.ri: 1) Sig. .... residente in ....; 2) Sig. .... residente in .... Si allegano i seguenti documenti: .... Ci si riserva di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro .... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA ISTANZA NOTIFICA [1] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., dalla l. n. 111/2011 111). [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla l. n. 24/2010. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. [3] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». CommentoIlleciti nei rapporti condominiali: inquadramento. In tema di illeciti commessi nei rapporti di condominio e dei connessi profili processuali, ci si è interrogati circa il rapporto sussistente tra giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, ottenuto dall'Amministratore condominiale ex art. 63, disp. att. c.c. e giudizio di impugnazione della delibera assembleare ex art. 1137, c.c., sulla cui scorta è stato reso il provvedimento monitorio. Come è noto, l'art. 63, disp. att. c.c., prevede una speciale disciplina per il recupero dei crediti condominiali, nei confronti dei singoli condomini; in particolare la norma sancisce che, per la riscossione dei contributi in base allo stato di ripartizione approvato dall'Assemblea, l'Amministratore, senza bisogno di autorizzazione di questa, può ottenere un decreto di ingiunzione immediatamente esecutivo. D'altro canto, l'art. 1137, c.c., prevede e disciplina un particolare procedimento di impugnazione delle deliberazioni condominiali contrarie alla legge o al regolamento di condominio: le dette delibere possono essere impugnate da ogni condomino assente, dissenziente o astenuto, con richiesta di annullamento, nel termine perentorio di trenta giorni, rispettivamente decorrenti dalla data della deliberazione, per i dissenzienti o astenuti e dalla data di comunicazione della deliberazione, per gli assenti. Tale norma prevede, altresì, la possibilità per il condomino di chiedere la sospensione dell'esecuzione della deliberazione annullabile e, stante la natura cautelare di tale rimedio, per la relativa disciplina rinvia alle norme del c.p.c. sui procedimenti cautelari. Orbene, la problematica riguardante le possibili relazioni intercorrenti tra i menzionati giudizi (quello di opposizione a D.I. e quello di impugnazione della delibera assembleare) si è posta, in quanto, in ipotesi siffatte, vengono in rilievo contrapposti valori, parimenti meritevoli di tutela. Da una parte, l'esigenza di unità dell'ordinamento giuridico e il principio della certezza delle situazioni giuridiche soggettive, che verrebbero, con tutta evidenza, lesi da un possibile contrasto di giudicati, in ordine agli esiti del giudizio di opposizione a D.I. e del procedimento avente ad oggetto la validità della deliberazione condominiale. Dall'altra parte, si pongono gli interessi della collettività condominiale, tutelati dalla speciale previsione di cui all'art. 63, disp. att. c.p.c., che, proprio a garanzia di siffatti interessi, contempla la possibilità di ottenere un provvedimento monitorio per il recupero di spese condominiali immediatamente esecutivo, pur in pendenza di giudizio. I rapporti tra il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo per oneri condominiali e quello di impugnazione della delibera assembleare. In proposito, la giurisprudenza ha discusso in ordine alla riconducibilità del cennato rapporto all'alveo della cd. pregiudizialità, con conseguente sospensione necessaria ex art. 295, c.p.c.. Una prima tesi propendeva per la soluzione positiva al riguardo, sostenendo che, in tema di sospensione necessaria del processo, sussiste il rapporto obiettivo di pregiudizialità di cui all'art. 295, c.p.c. tra la controversia con la quale si fa valere un credito e quella nella quale, tra le stesse parti, viene messa in discussione la validità del titolo costitutivo del credito medesimo; siffatta pregiudizialità, in conseguenza, deve ritenersi sussistente tra il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo emesso ai sensi dell'art. 63, disp. att. c.c. sulla base della deliberazione dell'assemblea condominiale d'approvazione della ripartizione delle spese condominiali e il giudizio d'impugnazione di detta delibera ex art. 1137, c.c., potendo, in caso di mancata sospensione di quest'ultimo, verificarsi l'anomalia della conclusione con passaggio in giudicato di una statuizione sfavorevole all'opponente in ordine alla sussistenza del credito vantato nei suoi confronti dal condominio, a fronte dell'annullamento - all'esito del relativo giudizio d'impugnazione - della delibera che di detto credito è titolo costitutivo (Cass. II, n. 2759/2005 e Cass. II, n. 6384/1999). Un altro orientamento ha ritenuto non sussistere né continenza ex art. 39, comma 2, c.p.c. né la pregiudizialità necessaria di cui all'art. 295, c.p.c. tra la causa di opposizione a decreto ingiuntivo, ottenuto ai sensi dell'art. 63 disp. att. c.c., e quella preventivamente instaurata innanzi ad altro giudice impugnando la relativa delibera condominiale. Invero, per tale orientamento, il presupposto del provvedimento monitorio in materia di spese condominiali è costituito dall'efficacia della delibera condominiale; inoltre, oggetto del giudizio di opposizione a D.I. è il pagamento delle spese dovute da ciascun condomino sulla base della ripartizione approvata con la deliberazione medesima, obbligatoria ed esecutiva finché non sospesa dal giudice dell'impugnazione; viceversa, oggetto del giudizio d'impugnazione è la validità di detta delibera (Cass. II, n. 20484/2004; Cass. II, n. 2387/2003 e Cass. II, n. 7261/2002). Pertanto, poiché, come anzi detto, il presupposto per l'ottenimento dell'ingiunzione di pagamento di cui all'art. 63, disp. att. c.p.c. è la perdurante efficacia esecutiva del provvedimento assembleare di riparto delle spese, ben può essere ottenuto decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo in base a tale delibera, benché impugnata, ove la stessa non sia stata sospesa dal giudice dell'impugnazione (Cass. II, n. 7073/1999). Il descritto contrasto è stato risolto a seguito dell'autorevole intervento delle Sezioni Unite delle Corte di Cassazione, le quali hanno stabilito che "il giudice dell'opposizione al decreto ingiuntivo - ottenuto dall'amministratore contro il condomino in mora – non può sospendere il processo (ex art. 295 c.p.c.) in attesa della definizione del giudizio di impugnazione della delibera assembleare (ex art. 1137 c.c.) posta a fondamento del provvedimento monitorio, mancando tra le due cause un rapporto di pregiudizialità necessaria” (Cass. S.U., n. 4421/2007). Invero, secondo le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, la sospensione necessaria del processo ex art. 295 c.p.c., nell'ipotesi di giudizio promosso per il riconoscimento di diritti derivanti da titolo, ricorre quando in un diverso giudizio tra le stesse parti si controverta dell'inesistenza o della nullità assoluta del titolo stesso, poiché al giudicato sull'accertamento della nullità - la quale impedisce all'atto di produrre ab origine qualunque effetto, sia pure interinale - si potrebbe contrapporre un distinto giudicato, di accoglimento della pretesa basata su quel medesimo titolo, contrastante con il primo. Tuttavia, una siffatta situazione non può ritenersi sussistente in materia condominiale, laddove il Codice Civile ha approntato un sistema normativo che mira all'immediata esecutività del titolo, pur in pendenza di controversia, a tutela di interessi generali ritenuti prevalenti e meritevoli di autonoma considerazione, sicché il giudice non ha il potere di disporre la sospensione della causa di opposizione a decreto ingiuntivo, ottenuto ai sensi dell'art. 63, disp. att. c.c., in relazione alla pendenza del giudizio in cui sia stata impugnata la relativa delibera condominiale, restando riservato al giudice dell'impugnazione il potere di sospendere ex art. 1137, comma 2, c.c. l'esecuzione della delibera. A tal riguardo, prosegue la Corte, le conseguenze pratiche del possibile contrasto di giudicati in caso di rigetto dell'opposizione all'ingiunzione e di accoglimento dell'impugnativa della delibera, ben possono trovare soluzione nella fase esecutiva, facendo valere, in sede di opposizione all'esecuzione, la sopravvenuta inefficacia del provvedimento monitorio, per l'intervenuto annullamento della delibera sulla cui base era stato concesso; ovvero anche in via ordinaria, mediante azione di ripetizione dell'indebito, cioè delle somme eventualmente versate dal condomino e non più dovute per effetto dell'accoglimento del giudizio di impugnazione del deliberato assembleare (Cass. S.U., n. 4421/2007; Cass. II, n. 17014/2010 e Cass. II, n. 19519/2005). Dalla ritenuta insussistenza di qualsivoglia rapporto di pregiudizialità tra il procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo e quello di annullamento della delibera assembleare, discende che il giudice dell'opposizione deve limitarsi a prendere atto che la sospensione dell'esecuzione della deliberazione non sia stata ordinata dal giudice investito dell'impugnazione ai sensi del citato art. 1137, c.c. (Cass. II, n. 4951/2005). La mancata impugnazione della delibera assembleare su cui si fonda il credito oggetto di opposizione a decreto ingiuntivo. Dall'affermata autonomia dei menzionati giudizi deriva, altresì, che è onere del condomino che ne abbia interesse impugnare prima, nel rispetto dei termini di decadenza di cui all'art. 1137, c.c., la delibera condominiale di approvazione e riparto spese e, successivamente, presentare anche opposizione al decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, ottenuto nell'interesse del condominio per il recupero di quelle spese e quegli oneri condominiali approvati con la predetta delibera, non potendo, in mancanza di tempestiva impugnazione di quest'ultima, proporre le questioni inerenti la sua validità in sede di giudizio di opposizione al provvedimento monitorio. Invero, ammettere il contrario significherebbe, sostanzialmente, rimettere in termini il condomino con riguardo ai profili di legittimità del deliberato assembleare, che andavano proposti innanzi a diverso giudice e nel rispetto di ben precise cadenze temporali, finendo, in ultima analisi, per allungare i termini per contestare la delibera, quando questi ultimi sono stati lasciati decorrere esclusivamente per l'inerzia del condomino medesimo. A tal riguardo, la giurisprudenza ha pacificamente ammesso che nell'opposizione a decreto ingiuntivo, emesso per la riscossione di oneri condominiali, il giudice deve limitarsi a verificare la perdurante esistenza ed efficacia delle relative delibere assembleari, senza poter sindacare, in via incidentale, la loro validità, essendo questa riservata al giudice davanti al quale dette delibere sono state impugnate (Cass. S.U., n. 26629/2009). Tale orientamento si pone in linea con quello supra citato – che, come anticipato, ammette il nesso di pregiudizialità tra giudizi quando in uno di questi, pendente tra le stesse parti, si controverta in ordine all'inesistenza o alla nullità assoluta del titolo che fonda la pretesa oggetto dell'altro - costituendone diretta conseguenza e derivazione, poiché, se è vero che un atto inesistente o nullo non spiega ab origine alcuna efficacia, tale atto non vale nemmeno a fondare una pretesa economica, sicché il giudice investito di tale pretesa ben può valutare se il titolo su cui si basa sia o meno produttivo di effetti, a differenza dell'ipotesi di un atto annullabile, il quale continua ad avere efficacia, sino a quando il giudice competente non provveda ad annullarlo. Segue. Delibere assembleari nulle e delibere assembleari annullabili. La questione, invero, ne introduce un'altra ad essa connessa, ovvero quella relativa alla distinzione, elaborata dalla giurisprudenza, tra delibere assembleari nulle e delibere assembleari annullabili. Occorre premettere, al riguardo, che la Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha definitivamente indicato i criteri per poter distinguere le delibere nulle, da quelle semplicemente annullabili, precisando che: "Le delibere dell'assemblea di condominio sono nulle se prive degli elementi essenziali, con oggetto impossibile o illecito (contrario all'ordine pubblico, alla morale o al buon costume), con oggetto che non rientra nella competenza dell'assemblea, se incidono sui diritti individuali sulle cose o servizi comuni o sulla proprietà esclusiva di ognuno dei condomini ed, infine, se comunque invalide in relazione all'oggetto, mentre sono annullabili se affette da vizi relativi alla regolare costituzione dell'assemblea, adottate con maggioranza inferiore a quella prescritta dalla legge o dal regolamento condominiale, affette da vizi formali, in violazione di prescrizioni legali, convenzionali, regolamentari, attinenti al procedimento di convocazione o di informazione dell'assemblea, affette da irregolarità nel procedimento di convocazione e se violano norme richiedenti qualificate maggioranze in relazione all'oggetto" (Cass. S.U., n. 4806/2005). Ciò posto, in tema di rapporti tra giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo per oneri condominiali e procedimento di impugnazione della relativa delibera assembleare, e con riguardo alle conseguenze connesse all'immediata impugnazione di tale provvedimento in ordine al successivo giudizio di opposizione, occorre chiarire se il principio giurisprudenziale dianzi enunciato - che, come visto, impone al condomino l'onere di preventiva impugnazione, nei termini, della delibera condominiale sulla cui base viene reso il D.I. - può dirsi operante indipendentemente dal vizio (nullità, annullabilità, ovvero inesistenza) che affligge la delibera assembleare. In proposito, va segnalato un primo orientamento giurisprudenziale, per il quale l'opposizione del condomino al D.I. ex art. 63, disp. att. c.c. non può mai estendersi a questioni relative alla annullabilità o nullità della delibera condominiale di approvazione delle spese, delibera che dovrà essere impugnata separatamente ex art. 1137, c.c. (Cass. II, n. 6436/2014). Tuttavia, al riguardo, va considerato il diverso regime cui l'ordinamento giuridico assoggetta gli atti nulli rispetto a quelli meramente annullabili, tra cui, ovviamente, anche le deliberazioni dell'Assemblea dei condomini. I primi non producono alcun effetto per il mondo giuridico; il vizio da cui sono affetti può essere fatto valere da chiunque vi abbia interesse, e non solo quindi dai condomini, per l'ipotesi in oggetto, nonché senza alcun termine di decadenza; tale vizio di nullità, inoltre, può essere rilevato d'ufficio anche dal giudice, qualora gli elementi da cui si desume siano stati portati alla sua cognizione. Per quanto concerne l'annullabilità, la stessa non priva di effetti l'atto che colpisce, fin quando non dichiarata dal giudice; può essere fatta valere solo da determinate categorie di soggetti (nel caso di delibere assembleari, dai condomini assenti, dissenzienti o astenuti) e, per la materia condominiale, entro trenta giorni dalla sua conoscibilità da parte dei soggetti legittimati alla relativa azione. Tali considerazioni hanno indotto la prevalente giurisprudenza di legittimità a ritenere che, a prescindere dall'intervenuta impugnazione della deliberazione, ben può il giudice, in sede di opposizione a decreto ingiuntivo, rilevarne d'ufficio la nullità, quando si controverta in ordine alla applicazione di atti (la delibera d'assemblea di condominio, appunto) posti a fondamento della richiesta di decreto ingiuntivo, la cui validità rappresenta elemento costitutivo della domanda (Cass. II, n. 305/2016; Cass. II, n. 23688/2014 e Cass. II, n. 9641/2006). In sostanza, quando ci si trova in presenza di una delibera condominiale nulla, anche se il condomino-debitore non l'ha impugnata, il giudice può rilevarne d'ufficio la nullità nel corso del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, promosso dal predetto condomino. Merita segnalazione il recente arresto delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che nella pronuncia n. 9839/20 21 hanno affermato che nel giudizio di opposizione al decreto ingiuntivo emesso per la riscossione di contributi condominiali, il giudice può sindacare sia la nullità dedotta dalla parte o rilevata d'ufficio, sia l'annullabilità della deliberazione assembleare posta a fondamento dell'ingiunzione, a condizione che quest'ultima sia dedotta in via d'azione, mediante apposita domanda riconvenzionale di annullamento contenuta nell'atto di citazione, ai sensi dell'art. 1137, comma 2, c.c., nel termine perentorio ivi previsto, e non in via di eccezione; ne consegue l'inammissibilità, rilevabile d'ufficio, dell'eccezione con la quale l'opponente deduca solo l'annullabilità della deliberazione assembleare posta a fondamento dell'ingiunzione senza chiedere una pronuncia di annullamento . |