Atto di citazione per risarcimento danni risarcimento danni per illecito trattamento dei dati personali in condominio

Emanuela Musi
aggiornata da Fernanda Annunziata

Inquadramento

Con l'atto di citazione per il risarcimento dei danni il condomino chiede all'amministratore il ristoro dei pregiudizi non patrimoniali derivatigli dall'esposizione continuativa del proprio nominativo nell'elenco dei condomini morosi affisso nella bacheca posta nell'androne condominiale.

Formula

TRIBUNALE DI ... 12

ATTO DI CITAZIONE

PER

il Sig. .... nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., via .... rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. .... C.F. .... presso il cui studio elettivamente domicilia in .... Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax...., ovvero all'indirizzo PEC...

PREMESSO CHE

- l'istante è proprietario dell'unità immobiliare individuata al catasto urbano di ...., foglio numero ...., particella ...., sub ...., ubicata al piano .... nel condominio .... sito in ...., via .... (documento n. 1);

- in data ...., l'amministratore del citato condominio esponeva in una bacheca sita nell'androne condominiale l'elenco dei condomini con le quote di rispettiva spettanza, riferite con nome e cognome, sia correnti che arretrate (documento 2);

- in particolare il suddetto elenco rimaneva esposto per parecchio tempo e specificamente per giorni .... (indicare il numero) e la bacheca nella quale era esposto era posizionata in un locale aperto al pubblico e facilmente accessibile anche agli estranei a causa della rottura portone condominiale (documento 3);

- il Sig. .... risultava tra i condomini illegittimamente inseriti nell'elenco dei morosi da parte dell'amministratore del condominio;

- alla luce di tutto quanto testé evidenziato, sussiste il diritto dell'istante ad ottenere la rimozione del suo nominativo dalla “lista nera” della bacheca condominiale, oltre a vedersi riconosciuto il risarcimento del danno non patrimoniale per la grave lesione del suo diritto alla riservatezza, all'onore, alla reputazione ed alla sua immagine.

Invero, la disciplina del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al d.lgs. n. 196/2003 prevede che il relativo trattamento, anche quando possa aver luogo senza il consenso dell'interessato, per essere lecito deve comunque avvenire nell'osservanza dei principi di proporzionalità, di pertinenza e di non eccedenza rispetto agli scopi per i quali i dati stessi sono raccolti. Così non avviene quando i dati sono esposti in spazi condominiali accessibili al pubblico.

Pertanto, fermo il diritto di ciascun condomino di conoscere, anche su propria iniziativa, gli inadempimenti altrui nei confronti della collettività condominiale, l'affissione nella bacheca dell'androne condominiale, da parte dell'amministratore, dell'informazione concernente le posizioni di debito del singolo partecipante al condominio, risolvendosi nella messa a disposizione di quel dato in favore di una serie indeterminata di persone estranee, costituisce un'indebita diffusione, come tale illecita e fonte di responsabilità civile, ai sensi degli artt. 11 e 15 del codice.

Nel caso in esame la lesione è ancor più grave in considerazione della lunga durata dell'esposizione (giorni ...), della circostanza che l'androne condominiale in cui era allocata la bacheca risultava essere un “luogo di passaggio” accessibile anche ad estranei, anche perché il portone condominiale era rotto, permettendo a chiunque di accedere e prendere nota dei nominativi dei condomini morosi.

Il danno va determinato in via equitativa, tenendo conto delle allegazioni poste alla base della domanda.

Tutto ciò premesso, il Sig. ...., come sopra rappresentata, difesa e domiciliata,

CITA

- il Condominio .... C.F. ...., in persona dell'amministratore p.t., Sig. ...., nato a ...., il .., C.F. ...., con sede legale in ...., via ....;

- il Sig. .... nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., nella qualità di amministratore del Condominio p.t., a comparire innanzi:

- al Giudice di Pace di ...., all'udienza del ...., ore di rito, con l'invito a costituirsi nel termine e nelle forme stabilite dalla legge e che, in difetto, si procederà in sua contumacia;

-

all'Ill.mo Tribunale di ...., Giudice istruttore designando ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., all'udienza del ...., ore di rito, con invito ex art. 163 c.p.c. a costituirsi, nelle forme e nei modi di cui all'art. 166 c.p.c., entro 70 giorni prima dell'udienza su indicata, e con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., che la difesa tecnica è obbligatoria in tutti i giudizi dinanzi al Tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 o da leggi speciali e che la parte, sussistendone i presupposti di legge può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio gratuito a spese dello stato e che, non costituendosi, si procederà, ugualmente, in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni:

a) accertare e dichiarare la violazione da parte dei convenuti degli artt. 11 e 15 del d.lgs. n. 196/2003 e per l'effetto ordinare agli stessi la rimozione del suo nominativo dalla bacheca condominiale;

b) accertare e dichiarare la responsabilità dei convenuti in virtù del combinato disposto di cui agli artt. 2059 c.c., 11 e 15 del d.lgs. n. 196/2003 per aver violato il diritto alla privacy, all'onore, alla reputazione ed alla immagine del Sig. .... e per l'effetto condannare i convenuti, in via solidale, al risarcimento dei danni non patrimoniali da quantificarsi in via equitativa, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge sulla somma rivalutata.

Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario.

IN VIA ISTRUTTORIA

(INDICAZIONE DEI MEZZI ISTRUTTORI DI CUI SI INTENDE VALERE)

Si chiede, inoltre, di essere ammesso alla prove per testimoni sulle circostanze indicate in premessa/in punto di fatto, dal numero .... al numero ...., preceduti dalla locuzione “Vero è che”, ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che...”)... A tal fine si indicano come testimoni i Sig.ri: 1) Sig. .... residente in ....; 2) Sig. .... residente in ....

Si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nella narrativa del presente atto, riservandosi di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta.

Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1] [1] Le controversie relative all'applicazione delle disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali sono attribuite ex lege all'autorità giudiziaria ordinaria e l'azione si propone presso il tribunale del luogo ove risiede il titolare del trattamento; il Tribunale decide in composizione monocratica. Si rammenta che, ai sensi dell'art. 152 d.lgs. n. 196/2003 «tutte le controversie che riguardano, comunque, l'applicazione delle disposizioni» del suddetto d.lgs., «comprese quelle inerenti ai provvedimenti del Garante in materia di protezione dei dati personali o alla loro mancata adozione [...] sono attribuite all'autorità giudiziaria ordinaria» e «sono disciplinate dall'articolo 10 del decreto legislativo 1 settembre 2011, n. 150». Tale ultima disposizione prevede che le «controversie previste dall'articolo 152 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, sono regolate dal rito del lavoro, ove non diversamente disposto dal presente articolo». In queste fattispecie, trova pertanto applicazione l'art. 429 c.p.c., a mente del quale «nell'udienza il giudice, esaurita la discussione orale e udite le conclusioni delle parti, pronuncia sentenza con cui definisce il giudizio dando lettura del dispositivo e della esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione. In caso di particolare complessità della controversia, il giudice fissa nel dispositivo un termine, non superiore a sessanta giorni, per il deposito della sentenza». Sul punto prevalente giurisprudenza ha precisato che in presenza di un cumulo di domande, tra cui quella relativa all'illecito trattamento dei dati personale, alla violazione del diritto all'immagine e del diritto alla non interferenza nella sfera privata, a norma dell'art. 40 c.p.c., la causa va introdotta nelle forme del rito ordinario di cognizione, anziché in quelle del rito del lavoro, applicabile solo alla domanda relativa all'illecito trattamento dei dati personali (Tribunale di Milano, sentenza n. 28585/2015).

[2]   Ai sensi dell'art. 163 c.p.c., novellato dal D.lgs 149/2022, nell'atto introduttivo l'attore deve indicare di aver assolto agli oneri previsti per il superamento della condizione di procedibilità della domanda, laddove la domanda preveda tale condizione.

Commento

Quadro generale

Con l'introduzione della legge n. 675/1976 successivamente sostituita dal codice della Privacy (d.lgs. n. 196/03), la privacy si è fatta strada nel nostro ordinamento, invero con qualche decennio di ritardo rispetto ad altri ordinamenti stranieri, primo fra tutti quello statunitense. In particolare, nella materia in esame, prima dell'autorità giudiziaria, ha avuto modo di pronunciarsi diverse volte l'Autorità Garante: la prima pronuncia risale al 16 ottobre 2000 laddove, su ricorso di un condomino che lamentava l'esposizione in una bacheca condominiale, accessibile anche agli estranei, dei dati relativi alle sue posizioni debitorie, l'Authority dichiarava tale condotta contraria alle norme a tutela della riservatezza. Il concetto veniva, poi, reiterato nella decisione del 12 dicembre 2001 con riferimento all'esposizione dei dati in luoghi di transito, cui potevano accedere anche persone estranee al condominio. Premesso che una tale condotta integra senz'altro diffusione dei dati, dal momento che l'art. 1 della citata legga definisce la diffusione come il “dare conoscenza dei dati personali a soggetti indeterminati, in qualunque forma, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione”, il Garante precisa che l'esposizione in bacheca di una “presunta situazione di morosità” contrasta con i principi di pertinenza e di non eccedenza delineati dall'art. 9 della l. n. 675/1996, atteso che l'esposizione di dati personali relativi ai singoli condomini in luoghi aperti al passaggio di soggetti estranei deve essere limitata ad informazioni di carattere generale. Molteplici sono state le pronunce del Garante: si segnala, in particolare, il provvedimento generale del 18 maggio 2006 che ha delineato una sorta di statuto della privacy condominiale, imponendo ai titolari del trattamento una serie di misure relative all'utilizzo dei dati personali nell'ambito della gestione condominiale, individuando la tipologia dei dati oggetto di trattamento, disciplinando la circolazione dei dati e le diverse fattispecie di comunicazione oltre al trattamento dei dati sensibili.

L'uso della bacheca condominiale.

Occorre, a questo punto, stabilire in quali limiti l'amministratore possa fare uso della bacheca condominiale generalmente collocata nell'androne ovvero in altri luoghi di passaggio. In genere, gli amministratori adoperano la bacheca condominiale per informare i condomini in ordine alla gestione del condominio. In base a quanto affermato dall'Autorità Garante, all'amministratore non è consentito esporre in bacheca i nominativi dei condomini morosi: invero, il compito di procedere alla riscossione dei contributi non giustifica un trattamento dei dati di questo tipo, stante la confliggenza dello stesso con i principi di pertinenza e non eccedenza oggi contenuti nell'art. 11 del codice della Privacy, e ciò a maggior ragione se le caratteristiche della bacheca (ovvero dell'androne condominiale) siano tali da rendere il dato conoscibile anche da parte dei terzi.

Sovente si afferma che l'illecito dell'amministratore non sta tanto nella divulgazione dei dati personali e contabili, quanto nelle modalità utilizzate. In altri termini: è legittimo far conoscere ai condomini la situazione contabile del condominio, anche nell'ottica del recupero dei crediti cui è tenuto ex art. 1130 c.c. l'amministratore; nondimeno, la detta finalità può (e deve) essere perseguita tramite mezzi meno diffusivi ed aggressivi, ma altrettanto efficaci, quali le normali comunicazioni individuali ovvero l'affissione dell'elenco all'interno di locali ad uso esclusivo del condominio (ad es. l'area riservata alle riunioni condominiali) e non, invece, nell'androne del palazzo accessibile a chiunque (v. in tal senso Trib. Potenza 27 gennaio 2010).

Invero, la legge sulla privacy non impedisce di rendere nota al condominio l'esistenza di condomini morosi (anzi, ricorre un interesse attuale e concreto da parte dei condomini a conoscere la situazione debitoria del condominio, e ciò anche per valutare l'operato dell'amministratore tenuto al recupero dei crediti) e non impedisce, in astratto, la pubblicazione dell'elenco, purché sia assicurata la riservatezza, nell'ambito del solo condominio, della diffusione del dato.

Sul punto, la S.C. ha avuto modo di evidenziare che i dati riferiti ai singoli condomini, tra cui quelli relativi alle posizioni debitorie, raccolti ed utilizzati per le finalità riconducibili alla disciplina civilistica di cui all'art. 1117 c.c. e ss., costituiscono dati personali, ai sensi dell'art. 4 comma 1 lett. b del codice privacy, in quanto riferibili ad un soggetto determinato o determinabile. Le informazioni relative al riparto delle spese, all'entità del contributo dovuto da ciascuno ed alla mora nel pagamento degli oneri, sono dati che possono essere oggetto di trattamento, anche senza il consenso dell'interessato (art. 24 codice della privacy): ne consegue che l'amministratore è legittimato alla raccolta, registrazione, conservazione, elaborazione, selezione delle informazioni concernenti le posizioni di dare ed avere dei singoli partecipanti e che, per ragioni di buon andamento e trasparenza, è, altresì, legittimato a rendere noti questi dati a tutti i condomini, sia in sede di rendiconto annuale o di assemblea, sia su richiesta di ciascun condomino. Invero, ogni partecipante può ben domandare in ogni tempo all'amministratore informazioni sulla situazione contabile del condominio, comprese quelle riguardanti posizioni debitorie eventuali di altri partecipanti. Ciò che, invece, l'amministratore non può fare è trattare questi dati contravvenendo ai principi di proporzionalità, pertinenza e non eccedenza rispetto allo scopo, o rendere noti detti dati a persone estranee al condominio. Allo scopo, l'amministratore è tenuto ad adottare tutte le cautele necessarie ad evitare che soggetti non legittimati vengano a conoscenza di tali dati: ne consegue che l'affissione nella bacheca condominiale dell'elenco dei condomini morosi si palesa contraria ai detti principi e, pertanto, vietata (così Cass. II, n. 186/2011). Invero, l'affissione in uno spazio accessibile al pubblico viene considerata come non necessaria ai fini perseguiti dall'amministratore del condominio, risolvendosi nella messa a disposizione di quei dati in favore di una serie indeterminata di persona estranee e, quindi, in una indebita diffusione, come tale illecita, e fonte di responsabilità civile. Si segnala sul punto un recente arresto della Suprema Corte di Cassazione che con la pronuncia n.22184/2019 ritiene integrati gli estremi del reato di diffamazione nella condotta dell’amministratore di condominio che rende noto a terzi lo stato di morosità in cui versano taluni condomini (il caso originava dalla condanna riportata da un amministratore di condominio al risarcimento dei danni causati al proprio condomino (una società di diagnostica), poiché aveva acconsentito all'invio, da parte del suo avvocato, di lettere di sollecito indirizzate a diversi destinatari nelle quali si dava comunicazione che il condomino era inadempiente al pagamento delle spese condominiali. Tali missive, inviate al di fuori della controversia giudiziale, poi intentata, sono state giudicate lesive della protezione dei dati personali del condomino, il quale ha lamentato un danno, più che alla propria reputazione, al proprio patrimonio. Per i Giudici di seconde cure, benché il contenuto delle missive in contestazione corrispondesse al vero, risultava essere diffamatorio in quanto violava il diritto alla riservatezza del condomino, raffigurandolo “come soggetto inadempiente alle suddette obbligazioni pecuniarie, ledendo il proprio grado di affidabilità commerciale". Invero, trattavasi di lettere indirizzata a soggetti, quali il Sindaco del comune ed il Presidente della Regione, resi edotti della morosità del condomino, con l’evidente intento di screditare la società dipingendola come soggetto inadempiente alle obbligazioni pecuniarie.).

La tutela inibitoria ed il risarcimento del danno.

Il condomino leso nel proprio diritto alla riservatezza può, innanzitutto, ottenere una tutela in forma specifica, richiedendo (anche in via di urgenza) che sia vietata l'esposizione in bacheca della situazione contabile dei condomini.

Laddove, poi, abbia subito un danno in conseguenza dell'illecita diffusione dei dati personali, potrà ottenerne il ristoro per equivalente.

L'art. 15 del codice della Privacy stabilisce che “chiunque cagiona danno ad altri per effetto del trattamento di dati personali è tenuto al risarcimento ai sensi dell'art. 2050 del codice civile”: il danno causalmente connesso al trattamento dovrà essere provato nell'an e nel quantum (sopperendo, per quest'ultimo, aspetto la liquidazione equitativa); potrà ad es. allegarsi una lesione della reputazione derivante dalla diffusione del dato e consistita nel discredito, personale e professionale, subito dal condomino in conseguenza della conoscenza delle proprie difficoltà economiche da parte di soggetti estranei al condominio, ma aventi rapporti economici con il condomino moroso, ovvero una lesione dell'onore derivante dall'apprensione della notizia da parte di persona estranea al contesto condominiale, ma legata affettivamente al condomino moroso. In quest'ottica, una volta allegata la lesione al valore fondamentale della persona costituzionalmente tutelato (come tale passibile di risarcimento del danno non patrimoniale: tra le altre v. Cass. S.U., n. 26972/2008), soccorreranno, ai fini della prova, le presunzioni. Di poi, ai fini della quantificazione, in sede di liquidazione equitativa assumerà rilievo la durata della diffusione del dato ovvero le circostanze del caso concreto (quale ad es. la rottura del portone condominiale idonea ad influire sulla potenziale maggiore diffusività del dato personale).

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