Atto di citazione per risarcimento del danno per responsabilità del vettoreInquadramentoIl contratto di trasporto è disciplinato dall'art. 1678 c.c. che lo definisce quale il contratto con il quale “il vettore si obbliga verso corrispettivo a trasferire persone o cose da un luogo ad un altro”. Si tratta di un contratto consensuale ( salvo quello ferroviario, di natura reale in quanto si perfeziona con la consegna della merce alla società ferroviaria), naturalmente oneroso e solitamente a forma libera, distinto solitamente tra trasporto terrestre, marittimo ed aereo ( per queste due ultime forme si veda la Formula “Atto di citazione per risarcimento del danno per responsabilità del vettore”. La disciplina del trasporto terrestre è disciplina generale nel senso che, in ordine alle due altre tipologie, soccorre in caso di difetto di regolamentazione della legislazione speciale ( codice della navigazione). Per il trasporto ferroviario interno vigono le Condizioni Generali di Trenitalia s.p.a., mentre per il trasporto ferroviario internazionale la Convenzione di Berna e ratificata in Italia con legge del 2 marzo 1963. Quanto al profilo specifico della responsabilità del vettore nella tipologia del trasporto terrestre, meritano di essere selezionati distintamente gli aspetti più rilevanti in tema di trasporto di persone e di cose, anche con riguardo alle polizze assicurative frequentemente sottoscritte in occasione del trasporto. Nel presente atto di citazione, l'attore che aveva concluso un contratto di trasporto con un vettore su strada per il raggiungimento della destinazione desiderata, evoca il giudizio quest'ultimo per ottenere il risarcimento dei danni alla persona subiti a causa di un incidente stradale del mezzo sui cui era trasportato. In particolare, invocando il combinato disposto degli art. 1681 c.c. e 1218 c.c., una volta provato il fatto dannoso e il danno subito, sulla scorta natura presuntiva della responsabilità del vettore, rappresenta l'estrema difficoltà di controparte nell'offrire la prova liberatoria ( aver posto in essere tutte le condotte idonee ad evitare l'evento dannoso), stante l'evidenza dei fatti come provati anche dai documenti prodotti, e la naturale spettanza del ristoro richiesto. FormulaGIUDICE DI PACE DI .... [1] ATTO DI CITAZIONE [2] Per il Sig. .... nato a .... il .... residente in .... alla via .... n. .... C.F. .... [3], elettivamente domiciliato in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. .... C.F. .... [4] [5] che lo rappresenta e difende in virtù di procura in calce del presente atto, il quale dichiara di voler ricevere le comunicazioni al n. di fax .... o all'indirizzo di posta elettronica ....@.... [6]espongo quanto segue FATTO [7] In data ..../..../...., alle ore .... circa, il Sig. .... acquistava un titolo di viaggio dal sito internet della ....; La .... è una compagnia di trasporti su gomma che ha in dotazione diversi bus che collegano .... a ....; Durante il viaggio ed in particolare all'altezza di .... Nord dell'autostrada A .... il suddetto bus su cui viaggiava il Sig..... a causa dell'alta velocità ed il mancato rispetto della distanza di sicurezza, tamponava un'autovettura ed perdendo il controllo della strada, terminava la sua corsa urtando il guard rail; Contestualmente all'impatto il Sig. .... urtava violentemente il cranio contro il finestrino del veicolo; A seguito del sinistro, il Sig..... fu trasportato presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale di .... ove venivano riscontrate diverse lesioni e traumi con conseguente ricovero presso la stessa struttura ospedaliera per .... giorni; In data .... il Sig. .... veniva sottoposto a perizia medico-legale da parte del Dott. .... il quale dichiarava che il Sig. .... a causa dell'incidente aveva subito un "........", una inabilità temporanea totale di .... giorni e una inabilità temporanea parziale di .... giorni"; Il Sig. .... pertanto, ha riportato i danni fisici di seguito quantificati in Euro.... e segnatamente: Tabella di riferimento: 2016-2017 Età del danneggiato: .... anni Percentuale di invalidità permanente: ....% Danno biologico permanente Euro .... Giorni di invalidità temporanea totale: .... Giorni di invalidità temporanea parziale al 50%: .... Stante la suddetta dinamica del sinistro, peraltro risultante da rapporto della polizia stradale intervenuta sul luogo, appare inconfutabile la responsabilità esclusiva del vettore nella causazione del sinistro. Con lettera raccomandata a/r del ..../..../.... ricevuta il ..../..../...., inoltre, l'attore provvedeva a invitare la .... al procedimento di negoziazione assistita [8]; la richiesta, tuttavia, rimaneva inevasa. Alla luce di quanto esposto, sussiste la responsabilità della .... per i danni subiti dall'attore sulla scorta dei seguenti motivi in DIRITTO Nel caso di specie e, dunque neltrasporto di persone, l'obbligazione assunta dal vettore (tipicamente di risultato), consiste nel trasportare il viaggiatore (committente) alla destinazione scelta nei tempi prestabiliti e a garantirgli durante il trasporto l'indennità da eventuali danni alla sua persona.; Pertanto, in caso di danni cagionati durante il trasporto, per ottenere il risarcimento, il viaggiatore potrà agire sia a titolo diresponsabilità contrattualeex art. 1218 c.c. e art. 1681 c.c. sia a titolo diresponsabilità extracontrattualeex art 2043 c.c. Infatti, non solo vige in capo al vettore una responsabilità di tipo contrattuale ordinaria ex art. 1218 c.c. e ss. che si configura in caso diinadempimento totale o parziale dell'obbligazione di trasportoa cui lo stesso è contrattualmente tenuto (dunque, per mancata esecuzione del trasporto o ritardo e incompletezza dello stesso), ma taleresponsabilità è cumulabile con quella prevista nello specifico dall'art 1681 c.c. in caso di sinistrocon conseguenti danni alla persona del viaggiatore. L'art. 1681 al comma 1 stabilisce infatti che:"Salva la responsabilità per il ritardo e per l'inadempimento nell'esecuzione del trasporto, il vettore risponde dei sinistri che colpiscono la persona del viaggiatore durante il viaggio e della perdita o dell'avaria delle cose che il viaggiatore porta con sé, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno." La responsabilità prevista in questo caso in capo al vettore, dunque, è unaresponsabilità aggravata per colpa presunta, è perciò ritenuto in via presuntivaresponsabile dei danni cagionati alle personedurante il trasporto a meno che non dimostri di aver predisposto e adottato tutte le misure idonee a garantire la sicurezza e l'incolumità del passeggero durante lo stesso e ad evitare il verificarsi del danno, fattispecie non verificatasi dato che la colpa del sinistro è ascrivibile al conducente del bus della ..... Per quanto sopra, il Sig. .... come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto CITA La .... (C.F. ....), in persona del legale p.t. con sede legale in .... alla Via .... n. ...., a comparire dinanzi al Giudice di Pace di .... Sez. e Giudice designandi, all'udienza che ivi sarà tenuta il giorno .... ore di rito, con l'invito a costituirsi, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., con avvertenza che la costituzione oltre il suddetto termine implica la decadenza di cui all'art. 167 c.p.c. e, inoltre, con avviso che in caso di mancata costituzione si procederà in sua contumacia per ivi sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'On.le Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza: Dichiarare la esclusiva responsabilità della ....srl nella causazione del sinistro per cui è causa e, per l'effetto, condannare la .... srl, al risarcimento integrale dei danni subiti dal Sig..... complessivamente quantificato in Euro ........, oltre interessi legali e rivalutazione. Con vittoria di spese, competenze ed onorari di giudizio. In via istruttoria chiede: ammettersi prova per testi sui fatti di causa con testi da indicarsi. Ulteriori mezzi di prova riservati con salvezza dei termini e delle deduzioni di cui agli artt. 183 e 184 c.p.c. compresa la richiesta di documenti ex art. 210 c.p.c. ed informazioni ex art. 213 c.p.c. Deposita: 1) rapporto della polizia stradale; 2) perizia medico legale del....; 3) raccomandata a/r del ..../..../.... di invito alla negoziazione assistita; 4) titolo di viaggio del ....; Luogo e data.... Firma Avv. .... Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... PROCURA AD LITEM Il sottoscritto Sig. .... (C.F.: ....), nato a .... il .... e residente in .... alla Via .... informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla via .... n. ..... Luogo e data .... Sig. .... È autentica Firma Avv. .... [1] In tema di competenza per territorio, ai fini della determinazione dei fori facoltativi alternativamente previsti dall'art. 20 c.p.c. (forum contractus e forum destinatae solutionis), va intesa come 'obbligazione dedotta in giudizio' l'obbligazione nascente dal controverso contratto, sia che di essa si chieda l'adempimento o l'accertamento, quale petitum della domanda giudiziale, sia che di essa venga prospettato l'inadempimento come causa petendi della domanda, mirante a conseguire, per effetto dell'inadempimento stesso, la risoluzione contrattuale ed il risarcimento dei danni. Parimenti, nell'ipotesi di sola richiesta di risarcimento del danno da inadempimento contrattuale, per la determinazione del foro competente deve farsi riferimento non già al luogo ove si è verificato l'inadempimento, ma a quello in cui si sarebbe dovuta eseguire la prestazione rimasta inadempiuta o non esattamente adempiuta, della quale il risarcimento è sostitutivo (vale a dire, quella originaria e primaria rimasta inadempiuta, non quella derivata e sostitutiva), e ciò anche quando il convenuto contesti in radice l'esistenza della obbligazione stessa. Pertanto, per giudice del luogo dove è sorta l'obbligazione non deve intendersi quello del luogo in cui, verificandosi il danno, è sorto il relativo diritto al risarcimento. [2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111). L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla l. n. 24/2010. [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla legge n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla legge n. 24/2010. [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata. [5] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c. [6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45 bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45 bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». 6L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c [7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c. [8] È obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 Euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 Euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia, se si fa eccezione per il risarcimento del danno derivante da responsabilità medica. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 l. n. 162/2014). CommentoNatura della responsabilità del vettore. Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno derivato da avaria al traghetto; concorso di azione contrattuale ed extracontrattuale Nel trasporto terreste si applicano in via generale le regole vigenti in materia di responsabilità contrattuale, ed in primis, l'art. 1218 c.c. in materia di inadempimento e di ritardo nell'adempimento. In forza di tali principi, il viaggiatore non sarà tenuto alla dimostrazione della colpa del vettore, che si presume, ma il danno subito ed il nesso di causalità tra il sinistro e la condotta del vettore, consistendo la prova liberatoria di quest'ultimo, l'impiego di tutte le energie e le misure per tentare di evitare il danno. Il trasporto di cose o persone fa nascere sia obblighi di protezione a carico del vettore, sia crea situazioni dalle quali – anche al di fuori del contratto ed esorbitando da esso – nasce il diritto del trasportato o del titolare delle cose trasportate di essere preservato erga omnes: di qui l'alternatività dell'azione contrattuale ed extracontrattuale ( cfr. Cass. S.U., n. 3785/1956; Cass. III, n. 8656/1996; Cass. III, n. 4205/2017). La tematica è trattata più approfonditamente nella formula Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno derivato da avaria al traghetto; concorso di azione contrattuale ed extracontrattuale. Responsabilità del vettore terrestre nel trasporto di persone. La responsabilità del vettore nel trasporto terrestre di persone è regolato dall'art. 1681 c.c. e 1682 c.c.. Tale norma recita l'assunto per cui, oltre all'applicazione delle regole sulla responsabilità contrattuale per inadempimento o per ritardo ( cfr. l'incipit “Salva...”), il vettore risponde dei sinistri che colpiscono la persona del viaggiatore durante il viaggio e della perdita ed avaria delle cose che il viaggiatore porta con sé, se non prova di aver usato tutte le misure idonee ad evitare il danno. Intanto, va chiarito che la norma in questione non può essere estesa ai cd. viaggiatori abusivi, ovvero a coloro che viaggiano contro la volontà del vettore o a sua insaputa mentre quanto a estensione temporale della speciale responsabilità del vettore, è stato dalla giurisprudenza puntualizzato che essa non è circoscritta al lasso di tempo tra la partenza e l'arrivo, includendo anche i tempi relativi a tutte le attività preparatorie e accessorie e le soste e le fermate ( cfr. Cass. III, n. 1802/1973; Cass. III, n. 11194/2003; Cass. III, n. 2496/2004 per cui “In tema di trasporto di persone su di un veicolo, in particolare su un di filobus o (come nel caso di specie) su di un tram, la nozione di viaggio include anche le soste effettuate dal veicolo stesso durante l'interruzione del movimento (soste necessarie per consentire la discesa o la salita dei passeggeri), sicché, nel caso di trasporto a pagamento, il conducente del tram o del filobus dovrà comunque adottare tutte le misure di cautela necessarie per la sicurezza e l'incolumità dei passeggeri che, nelle fermate a richiesta, discendano o salgano dagli appositi passaggi. Nei confronti del vettore risulta altresì applicabile la disciplina di cui all'art. 1681 c.c., che lo onera della prova di avere adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno, così vincendo la presunzione di responsabilità a suo carico sancita dalla norma predetta”). Il principio vale per tutte le tipologie di trasporto inquadrabili nel trasporto di persone: ad esempio, l'utilizzo dell'impianto di risalita si inquadra nel contratto di trasporto di persone di cui all'art. 1681 c.c., con conseguente presunzione di colpa a carico del vettore (Trib. Trento, 2 novembre 2015, n. 1018), tanto che esso “ingenera la responsabilità del vettore per tutti gli infortuni che colpiscono durante il viaggio la persona del viaggiatore se non prova di aver adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno, e ciò non soltanto allorché il sinistro sia avvenuto a causa, ma anche quando esso si sia verificato semplicemente in occasione del trasporto, cioè durante il viaggio e quindi anche per i sinistri verificatisi durante le operazioni preparatorie e accessorie, quali la risalita e la discesa dal mezzo, ma a condizione che sussista un nesso di causalità tra dette operazioni e l'evento”( T.A.R. Piemonte, 4 marzo 2015, n. 404). Fa eccezione all'applicazione della norma in commento, invece, il trasporto di militari che è effettuato alla pubblica amministrazione senza fine utilitaristico e per imprescindibile necessità di interesse collettivo ( cfr. Cass. III, 16574/2002), nonché la perdita o l'avaria del bagaglio consegnato al vettore per la quale si applica l'art. 1693 c.c. (Cass. III, n. 508/1966). Come anticipato l'onere della prova gravante sul viaggiatore riguarda il danno subito ed il nesso di causalità con la condotta del vettore (Cass. III, n. 16893/2010), tale nesso essendo escluso ove sia provata la grave negligenza oi imprudenza del viaggiatore ( cfr. Cass. III, 13635/2001; Cass. III, n. 9593/2011 riguardante il caso in cui l'utente del servizio pubblico di autotrasporto aveva bussato alle porte del mezzo per farle aprire e sosteneva, quindi, di esser stato urtato dalla fiancata dello stesso autobus). Ove il viaggiatore assolva al proprio incombente probatorio, per andare esente da colpa presunta il vettore, sia quello terrestre che quello marittimo ed aereo, è tenuto a provare di essere stato in grado di “predisporre e ad adottare tutte quelle misure che di volta in volta si presentano necessarie per assicurare, secondo una normale diligenza e prudenza, la piena incolumità dei viaggiatori o passeggeri, per modo che la sua responsabilità viene meno soltanto quando rimanga accertata la mancanza del nesso causale con l'evento dannoso” ( cfr. Cass. III, n. 24348/2014), gravando su quest'ultimo i danni da cd. causa ignota (cfr. Cass. II, n. 9811/2018 ” Nel contratto di trasporto di persone, il viaggiatore che abbia subito danni "a causa" del trasporto (quando cioè il sinistro è posto in diretta, e non occasionale, derivazione causale rispetto all'attività di trasporto), ha l'onere di provare il nesso eziologico esistente tra l'evento dannoso ed il trasporto medesimo (dovendo considerarsi verificatisi "durante il viaggio" anche i sinistri occorsi durante le operazioni preparatorie o accessorie, in genere del trasporto e durante le fermate), essendo egli tenuto ad indicare la causa specifica di verificazione dell'evento; incombe, invece, al vettore, al fine di liberarsi della presunzione di responsabilità a suo carico gravante ex art. 1681 c.c., l'onere di provare che l'evento dannoso costituisce fatto imprevedibile e non evitabile con la normale diligenza”). Altra causa di esenzione da responsabilità del vettore è il fatto del terzo ( cfr. Cass. III, n. 12694/2008), mentre nel caso in cui si accerti che il viaggiatore sia venuto meno all'onere di proteggere la sua incolumità la responsabilità può essere ripartita tra le parti ai sensi dell'art. 1227 c.c. La tipologia di responsabilità presunta del vettore si estende anche al trasporto gratuito, a differenza del trasporto “amichevole o di cortesia” per il quale la fonte di eventuale responsabilità per danni al viaggiatore è extracontrattuale ( nel qual caso, dunque, devono essere accertati in concreto sia il dolo che la colpa, quali elementi costitutivi dell'illecito, ricorrendo la seconda ogni qualvolta il vettore abbia tenuto un comportamento non improntato ai canoni oggettivi della perizia e della diligenza: cfr. Cass. III, n. 21389/2009). Sono, infine, nulle le clausole limitative della responsabilità del vettore per sinistri che coinvolgano le persone, mentre è possibile concordarne con riguardo alla perdita ed avaria delle cose trasportare con sé dal viaggiatore. Nelle ipotesi di trasporto cumulativo di persone ( contratto unitario nell'ambito del quale più vettori assumono l'obbligo di trasportare il viaggiatore ciascuno per una tratta del percorso), a differenza che nell'ipotesi di trasporto di cose ( art. 1700 c.c.), il primo comma dell'art. 1682 c.c. deroga all'ipotesi della responsabilità solidale tra i vettori, assumendo la norma che ciascuno dei vettori rimane responsabile dei fatti occorsi nella tratta che lo hanno interessato, rinvenendosi la ratio della differente soluzione nella possibilità durante l'intero percorso da parte del trasportato di controllarne l'esecuzione. Responsabilità del vettore ferroviario per il trasporto di persone. Merita alcune considerazioni autonome – per peculiarità delle controversie insorte – il trasporto ferroviario di persone. In primis, consta una recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che in tema di responsabilità da ritardo del vettore ferroviario ha chiarito che “il danno alla persona del viaggiatore da ritardi o interruzioni è risarcibile - in deroga all'art. 1681 c.c. (ed in forza di quanto previsto dal precedente art. 1680) - alle condizioni stabilite dall'art. 11, paragrafo quarto, del r.d.l. 11 ottobre 1934, n. 1948, convertito nella legge 4 aprile 1935, n. 911, norma ancora oggi applicabile in forza di quanto stabilito dall'art. 3, comma 1 bis, lett. e), del d.l. 22 dicembre 2008, n. 200, convertito in legge 18 febbraio 2009, n. 9, e dal d.lgs. 1 dicembre 2009, n. 179. Ne consegue che il risarcimento - limitato al danno derivato al viaggiatore dal ritardo, dalla soppressione del treno, da mancata coincidenza o da interruzioni del servizio - deve avvenire alle condizioni previste dagli artt. 9 e 10 del medesimo r.d.l. n. 1948 del 1934, e, dunque, mediante diritto di valersi di un treno successivo per l'effettuazione o la prosecuzione del viaggio o attraverso il rimborso del prezzo corrisposto” (Cass. III, n. 9312/2015). Quanto, poi, alla tipologia del danno risarcibile esso è limitato al danno conseguente ad un'anomalia del servizio, quale irregolare funzionamento strutturale del mezzo tecnico con cui debba essere eseguita la prestazione del vettore, a cui sia eziologicamente ricollegabile il danno subito dal viaggiatore, non potendo quest'ultimo lamentare generici danni esistenziali dovuti alla mancata fruizione del servizio di trasporto ( cfr. Cass. III, n. 9312/2015), ed essendo esclusa ove il vettore ferroviario riesca a dimostrare che sia dipeso da fattori ad esso non imputabili (Cass. III, n. 9409/2011) in base all'art. 1 l. n. 754/1977. Quanto, infine, allo specifico riparto dell'onere della prova, “Ai sensi dell'art. 11 delle condizioni e tariffe per il trasporto di persone sulle Ferrovie dello Stato, approvate con r.d.l. 11 ottobre 1934 n. 1948, convertito nella l. 4 aprile 1935 n. 911, la responsabilità dell'amministrazione ferroviaria per danno alla persona del viaggiatore sussiste quando tale danno sia stato determinato, sotto il profilo eziologico, da una "anormalità del servizio", ossia da un fatto che - ricollegabile a cause varie, come lo stato del materiale, il funzionamento dei mezzi adoperati e l'attività del personale addetto, contraria alle norme regolamentari o di comune prudenza - costituisca, nella sua obiettività, una deviazione rispetto all'ordinato e regolare svolgimento del servizio stesso. Pertanto, mentre, in eccezione alle regole sulla responsabilità contrattuale, grava sul viaggiatore la prova (soddisfatta dalla dimostrazione che il danno gli è derivato dal mezzo di trasporto e durante il viaggio) della anormalità del servizio, che dà origine ad una presunzione di colpa a carico dell'amministrazione, ricade poi su quest'ultima la dimostrazione liberatoria che il sinistro è avvenuto per caso fortuito o per forza maggiore o per comportamento del sinistrato o di un terzo. (Nella specie, è stata ravvisata l'anormalità del servizio nella rottura del vetro del finestrino di uno scompartimento, i cui frammenti avevano ferito agli occhi una viaggiatrice, ed è stata ritenuta insufficiente, ai fini della prova liberatoria, la circostanza che a provocare tale rottura fosse stata una pietra, in mancanza dell'ulteriore dimostrazione delle modalità, eventualmente riconducibili ad una delle esimenti sopraindicate, attraverso cui la pietra stessa aveva potuto raggiungere e rompere il vetro)” ( cfr. Cass. I, n. 2487/1996). Responsabilità del vettore terrestre nel trasporto di cose. Il contratto di trasporto di cose – come detto di natura consensuale, salvo che per il trasporto ferroviario – può essere a viaggio o a tempo ( cd. contratto di abbonamento), rinvenendosi quest'ultima tipologia allorquando sia pattuita una serie di prestazioni con una determinata zona, con determinate modalità e per un certo tempo. Una volta consegnate le cose al vettore da parte del mittente ( che può anche corrispondere alla figura del destinatario), il primo assume la qualifica di detentore. Il prezzo del trasporto è definito “porto”, ed esso è “affrancato” quando è stabilito che sia pagato dal mittente all'atto della spedizione, e “assegnato” quello da pagarsi dal destinatario all'atto della riconsegna, ed il suo pagamento è condizione proprio per la stessa. Quando il destinatario del contratto di trasporto di cose sia diverso dal mittente si ritiene in via prevalente che il contratto sia assimilabile ad un contratto a favore del terzo, sia pure con particolarità connesse alla posizione del beneficiario (cfr. Cass. III, n. 19451/2008 per cui “In tema di contratto di trasporto di cose - che si configura come contratto a favore di terzi - il destinatario, dopo che abbia chiesto o comunque ricevuto la consegna della merce, acquista tutti i diritti nascenti dal contratto, compreso quello al risarcimento del danno subito dal carico, a prescindere dal pagamento dei crediti relativi al trasporto”). Passando alla responsabilità nel trasporto di cose, in primis, va rammentato che a differenza che nel trasporto delle persone, ex art. 1693 c.c. il vettore è responsabile della perdita e dell'avaria delle cose consegnategli per il trasporto, dal momento in cui le riceve a quello in cui le consegna al destinatario, se non prova che la perdita e l'avaria è derivata dal caso fortuito, dalla natura o dai vizi delle cose stesse e del loro imballaggio o dal fatto del mittente o da quello del destinatario. La perdita consiste nella mancata riconsegna ( o la consegna a persona diversa del destinatario), viceversa per avaria si intende qualsiasi mutamento della qualità interna o esterna della stessa, tale da farla diminuire di valore. In conformità al riparto dell'onere della prova in materia di inadempimento contrattuale, si ritiene comunemente che, mentre spetti al destinatario la prova dell'avaria, non così in caso di prova della perdita. Il debito per la perdita o l'avaria delle cose avendo natura risarcitoria, è qualificato debito di valore ( Cass. I, n. 5269/1980). Con riguardo ai limiti del risarcimento, inizialmente vi erano sottoposti per legge solo il trasporto marittimo ed aereo ( cfr. artt. 423 c.n. e art.952 c.n.), mentre nulla era previsto per il trasporto terrestre. Successivamente il risarcimento danni per perdita o avaria delle cose trasportate è stato regolato dall'art. 2, legge 22 agosto 1985, n. 450 (modificato dall'art. 7, d.l. n. 82/1993 ed ancora dopo dal D.lgs. n. 286/2005). L'articolo limita l'entità del risarcimento a £ 12.000 ( euro 6,19) per kg lordo nel caso in cui si tratti di trasporti soggetti all'obbligo delle "tariffe a forcella" e ciò indipendentemente dalla prova dell'effettiva qualità e del valore della merce perduta. La tipologia di tariffe indicata si applica nei contratti di trasporto per conto terzi e consiste in un sistema di calcolo approvato dalle autorità competenti. In particolare le tariffe a forcella oscillano tra un limite massimo e un limite minimo; lo scarto fra detti limiti costituisce appunto l'"apertura" della forcella. I prezzi per un trasporto vengono quindi liberamente fissati tra il limite massimo e il limite minimo della tariffa a forcella corrispondente. In un sistema di questo tipo il risarcimento è soggetto all'art. 2 della citata legge 450/85, a meno che le parti abbiano deciso di calcolarne diversamente l'entità con accordo scritto, oppure nel caso in cui la responsabilità del vettore per perdita o avaria sia dovuta a dolo o colpa grave. In simili ipotesi è onere del mittente - in conformità con gli ordinari criteri in tema di onere della prova stabiliti dall'art. 2697 c.c. - dimostrare la sussistenza delle circostanze indicate (accordo scritto e/o dolo o colpa grave del vettore) per ottenere il pieno risarcimento oltre i limiti di cui all'art. 2 indicato (cfr. Cass. III, n. 20896/2013 per cui “In tema di trasposto di merci su strada soggetto all'obbligo di tariffe a forcella, l'ammontare del risarcimento danni da perdita o avaria delle cose trasportate ai sensi dell'art. 2, comma 1, l. n. 450/1985 (modificato dall'art. 7, d.l. n. 82/1993, convertito nella l. n. 162/1993) è contenuto entro i limiti di valore stabiliti da detta norma, salvo patto contrario stabilito dalle parti per iscritto e a meno che la perdita o l'avaria delle cose trasportate sia dovuta a colpa grave o dolo del vettore”). Ciò dimostra che le norme in materia di responsabilità del vettore – salvo il caso dei pubblici trasporti sottoposti all'obbligo legale della parità di trattamento: cfr. art. 1679 c.c. – sono derogabili nei limiti generali degli artt. 1229 e 2698 c.c. Come si evince dalla plana lettura della norma, più ampia è la prova liberatoria del vettore di cose rispetto a quello di persone, anche se subordinata all'accertamento della causa dei danni. Invero, “dalla responsabilità "ex recepto" il vettore può liberarsi solo con la specifica prova positiva che il danno è dovuto ad un evento non solo sicuramente individuato, ma a lui estraneo e tale da non potergli essere imputato, in quanto non ricollegabile al suo inadempimento o alla sua negligenza. Allorquando la prova non risulta in alcun modo fornita, ma anzi le risultanze di causa permettono di individuare le cause dei danni patiti per lo smarrimento nell'inadempimento del vettore che, pur professionalmente qualificato, non ha saputo giustificare in alcun modo le cause dello smarrimento della merce oggetto del trasporto di cui è causa, va dichiarata la responsabilità del vettore”( cfr. Trib. Milano, XI, 25 giugno 2009, n. 8322; Cass. III, n. 641/1990; Cass. III, n. 2699/1988). Rimangono in capo al vettore, dunque, le conseguenze delle cause ignote. Con riguardo ad esempio alle ipotesi – frequenti nella casistica- di furto, la giurisprudenza in più occasioni ha chiarito che non integra il caso fortuito il furto in sé, occorrendo la prova che la sottrazione delle cose sia avvenuta in modo violento e in circostanze di tempo e di luogo non prevedibili ( cfr. Cass. I, n. 16554/2015; Cass. III, n. 17398/2007 per cui “Al fine di escludere la responsabilità "ex recepto" del vettore non è sufficiente la prova della perdita del carico a causa di un furto, se il fatto è avvenuto con modalità tali da evidenziare l'omessa adozione di cautele idonee ad evitarlo, essendo necessario accertare che i fatti, ancorché riconducibili ad un reato, si siano svolti con modalità talmente atipiche ed abnormi da doversi ritenere del tutto imprevedibili ed inevitabili anche mediante l'assunzione di misure di prevenzione adeguate”; con riguardo alla non prevedibilità del furto e della rapina quale causa esimente: cfr. Cass. III, n. 4236/2001). La stessa impostazione è stata accolta in caso di incendio del mezzo o delle cose in esso contenute: “A norma dell'art. 1693 c.c. l'incendio doloso delle cose trasportate provocato da persone rimaste sconosciute non esonera il vettore da responsabilità se costui non prova l'inevitabilità dell'evento da parte sua per essere stata l'azione compiuta con violenza o minaccia ovvero in circostanze di tempo e di luogo tali da non poter essere comunque impedita” ( cfr. Cass. III, n. 5708/1981). Tra i fatti del mittente tali da esimere da responsabilità il vettore, sono ricompresi l'inesatta indicazione circa la natura delle cose da trasportare o la mancata indicazione del valore delle cose ( cfr. Cass. III, n. 1712/2000). Legittimato passivo dell'azione ex art. 1693 c.c. è solo il vettore, e non per esempio il conducente del mezzo di trasporto, tanto che diversi nei confronti di quest'ultimo saranno i presupposti per l'accoglimento della domanda ( cfr. Cass. III, n. 1935/2003). La perdita o l'avaria – che il destinatario ha diritto di far accertare a sue spese prima della riconsegna: cfr. art. 1697 – salvo diverse pattuizioni, possono essere accertate con il procedimento cautelare dell'accertamento tecnico preventivo ai sensi dell'art. 696 c.p.c. Il ricevimento senza riserve della merce preclude la possibilità per il destinatario di adire il Giudice ai sensi dell'art. 1693 c.c., salvo il caso di danni cagionati per dolo o colpa grave, o di quelli non riconoscibili al momento della riconsegna, per i quali è previsto un onere di denuncia a pena di decadenza nei successivi 8 giorni dal ricevimento ( art. 1698 c.c.). In particolare, in caso di merci stivate in "containers" riempiti e sigillati dei caricatore, ossia con le modalità a cui si riferisce la clausola FCL/FCL, il vettore si libera da responsabilità con la prova dell'integrità dei sigilli apposti al contenitore alla partenza. Inoltre, se nella polizza di carico non risulta alcuna convenzione particolare che autorizzi il vettore a consegnare e depositare le merci presso un'impresa di sbarco senza l'intervento del ricevitore, la consegna non può intendersi avvenuta che al momento del ritiro delle stesse, non essendo prima possibile al ricevitore la constatazione del loro effettivo stato ( cfr. Trib. Salerno, III, 3 dicembre 2007, n. 2726). Sempre in tema di contratto di trasporto di merci, il vettore che, obbligatosi ad eseguire il trasporto delle cose dal luogo di consegna a quello di destinazione in contratto, si avvale dell'opera di altro vettore, con il quale conclude in nome e per conto proprio, risponde della regolarità dell'intero trasporto nei confronti del caricatore e del mittente, restando obbligato anche per il ritardo, la perdita o l'avaria imputabili al subvettore. Poiché, peraltro, nell'ambito dello stipulato contratto di subtrasporto, egli assume la qualità di submittente in caso di perdita delle cose, egli può far valere la responsabilità risarcitoria del subvettore indipendentemente dal fatto che il mittente abbia esperito o meno azione di danni nei suoi confronti (Tribunale Pistoia, 12/02/2020, n.140). Come anticipato, poi, per il trasporto cumulativo di cose ( ma non nel caso di utilizzo di subvettore: cfr. Cass. III, n. 20756/2009) vige il criterio della solidarietà tra i vari vettori dal luogo di partenza al luogo di destinazione, salvo il regresso contro gli altri vettori singolarmente o cumulativamente, da parte del soggetto che ha pagato ma che risulti all'esito degli accertamenti estraneo al fatto dannoso. Invero, la figura del contratto di trasporto cumulativo (che si distingue da quelle del contratto di trasporto con subtrasporto e del contratto con spedizione), disciplinata dall'art. 1700 c.c., ricorre allorché più vettori si obbligano verso il mittente, con unico contratto (mediante manifestazione di volontà negoziale contestuale od anche successiva, purché chiaramente diretta ad inserirsi nel rapporto contrattuale già costituito), a trasportare le cose fino al luogo di destinazione, curando ciascuno il trasporto per un tratto dell'intero percorso, con obbligo solidale di tutti per l'esecuzione del contratto (Cass. III, n. 2529/2006). Contratti assicurativi a tutela delle cose trasportate. Frequente è il caso che la persona del viaggiatore o che il mittente o il destinatario delle cose trasportate contraggano un'assicurazione per tutelare gli esiti del viaggio. Quanto alla forma, essendo prevista come è nota la forma ad probationem, “ne consegue che per determinare il contenuto oggettivo della polizza il Giudice può fare utilmente riferimento anche alle indicazioni contenute nelle “ricevute provvisorie” rilasciate, a fronte del pagamento del premio, dall'agente munito del potere di rappresentanza” ( cfr. Cass. III, n. 1875/2000). Con riguardo, invece, al soggetto legittimato a richiedere l'indennizzo e, dunque, all'identificazione dell'assicurato, “Nell'ipotesi di assicurazione contro la perdita e le avarie di merci trasportate, per stabilire la titolarità del diritto all'indennizzo occorre considerare l'incidenza del pregiudizio conseguente alla perdita ovvero al deterioramento delle cose trasportate, per cui la legittimazione del destinatario sussiste, ai sensi dell'art. 1689 c.c., solo dal momento in cui, arrivate le cose a destinazione o scaduto il termine in cui sarebbero dovute arrivare, lo stesso ne abbia richiesto la riconsegna al vettore. (In applicazione dell'enunciato principio, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata con cui si è riconosciuta la qualifica di "assicurato" ex art. 1904 c.c. al mittente della merce, atteso che il "subentro" del destinatario nella posizione del mittente non si era verificato, perché la merce non era mai arrivata destinazione per essere stata oggetto di furto)” (Cass. III, n. 15107/2013; Cass. III, n. 2094/2008). Non è infrequente che sia il vettore a stipulare l'assicurazione per la tutela della merce per conto del destinatario. In questi casi si ravvisa la fattispecie dell'art. 1891 c.c., tanto che “la legittimazione ad esigere l'indennizzo assicurativo compete al soggetto sul quale incombeva la titolarità del rischio assicurato nel momento in cui si è verificato il sinistro incidente sulla merce trasportata” (App. Genova, 4 luglio 2008). In concreto, la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che “Se il venditore di una merce di genere da piazza a piazza stipula un contratto di assicurazione del trasporto per conto di chi spetta (art. 1891 c.c.), la proprietà del carico si trasferisce al destinatario nel momento della consegna al vettore (art. 1378 e 1510 c.c.) e pertanto, nel caso di sinistro durante il trasporto, il venditore non è legittimato ad agire nei confronti dell'assicurazione” (Cass. III, 20 gennaio 1998, n. 484). La fattispecie, però, non è completamente assimilabile al contratto a favore del terzo, stante la sua natura indennitaria: invero la Suprema Corte a Sezioni Unite n. 5556/2002 ha chiarito che “All'assicurazione per conto di chi spetta, pur considerata un contratto a favore di terzo, non è applicabile l'art. 1411, comma 3, c.c., secondo cui in caso di rifiuto del terzo di profittare della stipulazione la prestazione rimane a beneficio dello stipulante. Infatti, il principio indennitario esclude che la prestazione possa essere effettuata a favore del contraente, essendo questi soggetto diverso dall'assicurato”. Ne consegue che, nel caso in cui il contratto di assicurazione sia stato stipulato dal vettore in favore del proprietario delle cose trasportate per garantirle da qualsiasi danno che possa incidere sul loro valore economico, ha diritto all'indennità solo colui che al momento dell'evento dannoso risulti essere proprietario del bene e, quindi, titolare dell'interesse tutelato da detta forma di assicurazione, ancorché l'assicurato non abbia profittato dell'assicurazione, avendo preferito chiedere il risarcimento del danno al vettore”. L'assicurazione del vettore non deve risarcire i danni ove non sussista almeno una corresponsabilità del vettore. In altre parole, la responsabilità dell'assicurazione non è una responsabilità oggettiva, ma una responsabilità per colpa (anche presunta) del vettore. Una volta accertato l'an della responsabilità del vettore, non occorre accertare quale sia la misura di responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti, dovendo comunque l'assicuratore del vettore risarcire in toto il trasportato, salva eventuale rivalsa verso l'assicuratore di altro corresponsabile o di altri corresponsabili della causazione del sinistro, Cass. III, n.25864/2020. È legittimato il vettore/contraente ad azionare il contratto di assicurazione, solo se l'assicurato presta il suo consenso: “In tema di assicurazione, la disposizione di cui all'art. 1891 c.c., nella parte in cui consente al contraente di agire personalmente, in luogo dell'assicurato, se questi abbia, all'uopo, prestato il proprio consenso, è applicabile anche alla ipotesi in cui l'assicurazione per conto di chi spetta sia stata stipulata dal vettore a copertura del rischio che le cose consegnategli per il trasporto subiscano un'avaria”( cfr. Cass. III, n. 12823/1999). Una volta eseguita la sua prestazione, l'assicuratore ha diritto di rivalersi sul danneggiante, salvo che le parti abbiano concordato in senso contrario ( Trib. di Verona 18 gennaio 1994) Sui presupposti dell'azione surrogatoria, si veda Cass. III, n. 6644/1998 per cui “Nell'ipotesi di contratto di assicurazione per conto di chi spetta (art. 1891 c.c.) di cose mobili da trasportare da un luogo ad un altro, presupposto per l'esercizio da parte dell'assicuratore dell'azione surrogatoria ex art. 1916 c.c., è il versamento dell'indennizzo da parte dell'assicuratore al titolare dell'interesse tutelato dalla garanzia assicurativa. Tale titolarità, nell'ipotesi di perdita delle cose consegnate al vettore, va ravvisata in capo all'acquirente destinatario della merce e non in capo al mittente venditore, in applicazione dell'art. 1510 c.c., in forza del quale il venditore mittente rimettendo al vettore o allo spedizioniere le cose oggetto della vendita non solo si libera dell'obbligazione della loro consegna e dei rischi connessi al loro perimento, ma trasferisce all'acquirente, salvo patto contrario, anche la loro proprietà, con la conseguenza che la qualità di assicurato con detta consegna si trasferisce dal venditore all'acquirente”. Per esercitare il suo diritto di surrogazione l'assicuratore ha l'onere di provare di aver pagato l'indennità all'avente diritto, potendo il responsabile del danno convenuto in giudizio dall'assicuratore eccepire che l' indennità sia stata versata a soggetto non legittimato e che, quindi, non esiste il presupposto per la surrogazione ( cfr. Cass. III, n. 6455/1994). Trasporto marittimo ed aereo - Trasporto di cose - Responsabilità del vettore per perdita o avaria del bagaglio --- In genere. In tema di trasporto internazionale marittimo, alla stregua della disciplina desumibile sia dalla Convenzione di Bruxelles del 25 agosto 1924, sia dall'artt. 422 c.n., le operazioni di caricamento e stivaggio della merce riguardano attività accessorie al trasporto e rientrano nella sfera di rischio, costo e responsabilità del vettore, potendo eventuali clausole derogatrici (quali, nella specie, quella "free in and out") incidere sulle spese - e non sulla responsabilità - di quest'ultimo; ne consegue che, quando quelle attività vengano rese da un soggetto qualificabile come suo ausiliario, l'azione risarcitoria esercitabile dal destinatario della merce, per i danni dalla stessa subiti per effetto di negligenza o colpa nel loro svolgimento, è soggetta al termine di prescrizione annuale sancito dall'art. 438 c.n. e dall'art. VI, comma 4, della citata Convenzione, restando, invece, inapplicabile la corrispondente normativa riguardante l'appalto di servizi. |