Atto di citazione per risarcimento del danno da contatto sociale

Andrea Penta
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

La responsabilità da contatto sociale è una particolare forma di responsabilità latamente contrattuale, che discende da un rapporto giuridico intercorrente tra due soggetti, uno dei quali riveste una particolare qualifica professionale, come quella di medico o di insegnante, che gli impone di comportarsi secondo buona fede e di garantire l'affidamento che la parte con cui entra in contatto pone in essere nei suoi confronti proprio in ragione di detto status.

Secondo quanto sostenuto da parte della dottrina e ormai recepito dalla prevalente giurisprudenza di legittimità, il rapporto contrattuale intervenuto tra questi due soggetti e, in particolare, l'affidamento che l'uno riponga nell'altrui adempimento del dovere di diligenza professionale, costituisce un fatto idoneo ex art. 1173 c.c. a produrre obbligazioni.

Il contenuto di tali obbligazioni, cc.dd. obblighi di protezione, si sostanzia nell'utilizzo da parte del soggetto che riveste la qualifica professionale di un'adeguata diligenza nell'espletamento della propria attività, tali da evitare il verificarsi di pregiudizi in capo al soggetto con cui sia venuto in contatto.

Ciò posto, in assenza di un espresso regolamento contrattuale, la giurisprudenza si è in passato interrogata sulla sussumibilità della responsabilità ‘contattuale' nel genus della responsabilità aquiliana ex art. 2043 c.c., ovvero nel genus della responsabilità da inadempimento ex art. 1218 c.c.

Dopo una iniziale qualificazione in termini di responsabilità extracontrattuale, la giurisprudenza di legittimità ormai prevalente ha affermato che al contatto sociale, pur in assenza di un regolamento contrattuale, deve applicarsi il regime di responsabilità da inadempimento ex art. 1218 c.c.

In tal senso deve evidenziarsi che il capo terzo del titolo primo del libro IV dedicato alla responsabilità contrattuale non è intitolato “dell'inadempimento del contratto”, ma “dell'inadempimento delle obbligazioni”, con la conseguenza che, affinché sia applicabile lo speciale regime probatorio previsto dall'art. 1218 c.c., non è necessario che sussista un contratto, ma è sufficiente che sussista una preesistente obbligazione giuridica.

La dicotomia, al fine dell'applicazione dell'art. 1218 c.c., non è tra contratto e assenza di contratto, ma tra obbligazione preesistente e assenza di obbligazione.

Il problema, allora, non è la fonte contrattuale dell'obbligazione inadempiuta, ma l'esistenza di un'obbligazione inadempiuta di qualsiasi fonte.

Sulla scorta di tali considerazioni teoriche, per poter individuare il regime applicabile ad eventuali responsabilità derivanti da un fatto illecito, in mancanza di regolamento contrattuale, occorre stabilire, nel caso concreto, se la relazione intercorsa tra i soggetti sia qualificabile in termini di contatto sociale.

Devono cioè sussistere, come evidenziato per la prima volta dalla Corte di cassazione, con sentenza Cass. n. 589/1999, pronunciatasi in tema di contatto sociale tra medico e paziente, requisiti analoghi a quelli che normalmente caratterizzano il rapporto obbligatorio: il rapporto deve intercorrere tra soggetti determinati; deve sussistere una condotta specifica di tipo attivo cui il debitore-professionista è tenuto in forza del contatto, e non solo un dovere generico di non arrecare pregiudizi ad altri; deve sussistere la funzionalizzazione della condotta del debitore al perseguimento dell'interesse anche non patrimoniale del creditore ex art. 1174 c.c.

La responsabilità da contatto sociale è una particolare forma di responsabilità da inadempimento ex art. 1218 c.c., che, tuttavia, non nasce da un contratto, ma da un contatto sociale, ovvero da un rapporto che si instaura tra due soggetti determinati dal quale discendono specifici obblighi di protezione. Facendo valere la stessa, i genitori di un'alunna minorenne, che aveva riportato lesioni personali a causa di una caduta su pavimento bagnato nel corso delle lezioni, chiedono il risarcimento dei danni, inquadrando la responsabilità in quella cd. da contatto sociale qualificato.

Formula

TRIBUNALE DI .... 1

ATTO DI CITAZIONE

Per il Sig. ...., C.F. ...., nato a .... il ...., e ...., C.F. .... nato a .... il ...., entrambi residenti in ...., alla via ...., n ...., 2 in proprio e nella qualità di esercenti la potestà sulla minore ...., nata a ...., il giorno ...., elettivamente domiciliati in ...., alla via ...., n ...., presso lo studio dell'Avv. .... C.F. 3...., fax n .... 4, indirizzo PEC .... 5, che li rappresenta e difende giusta procura in calce al presente atto 6.

PREMESSO CHE

1) In data ...., la minore ...., alunna della scuola .... (doc.1), alle ore ...., ...., durante la lezione di educazione fisica, mentre era negli spogliatoi accingendosi a vestirsi, perdeva l'equilibrio e rovinava al suolo a causa del pavimento bagnato;

2) nel cadere, .... urtava il viso sul pavimento e riportava la frattura di alcuni denti, in particolare ...., con postumi invalidanti pari al ...., come da perizia medico legale versata in atti (doc. 2);

3) delle suddette lesioni è responsabile il docente di educazione fisica, il quale al momento dell'incidente ...., nonché l'istituto scolastico, il cui personale aveva omesso di ispezionare gli spogliatoi prima dell'ingresso dei minori;

4) il danno biologico patito dalla minore, alla luce delle lesioni occorse e secondo quanto previsto in base alle Tabelle di Milano 2016, è quantificato nella somma di Euro ....;

5) in seguito alle lesioni la minore veniva sottoposta a cure di tipo odontotecnico, per un periodo di ...., sostenendo una spesa totale di ...., come da fatture allegate (doc. 3)

6) con lettera raccomandata a.r. del .... (doc. 4), e con lettera raccomandata a.r. del .... (doc. 5), gli istanti invitavano, rispettivamente, il Prof. .... e la scuola ...., al procedimento di negoziazione assistita 7; ma la richiesta restava da entrambi inevasa.

IN DIRITTO

1. SULLA RESPONSABILITÀ CONTRATTUALE DELL'ISTITUTO SCOLASTICO

In primo luogo, dai fatti come sopra descritti, emerge chiaramente la responsabilità contrattuale dell'istituto scolastico per le autolesioni riportate dalla minore durante le ore di lezione.

Come è noto, infatti, l'iscrizione dell'alunno presso l'istituto scolastico costituisce sempre la conclusione di un vero e proprio contratto, in base al quale l'istituto è tenuto a fornire la dovuta istruzione.

Tale attività, tuttavia, non esaurisce i doveri dell'istituto, giacché al contratto così formatosi va riconosciuta natura protettiva di altri interessi coinvolti dalla relativa causa, tra i quali certamente quelli alla salute e all'incolumità.

L'impartire l'educazione didattica, che è causa del contratto, implica, infatti, necessariamente il prendere in custodia gli alunni per il tempo necessario, con la conseguenza che l'istituto scolastico diviene responsabile per tutto ciò che accade loro in detto arco temporale, compreso, quindi, per le lesioni che gli allievi si siano autoprocurati.

Secondo giurisprudenza ormai costante “l'accoglimento della domanda di iscrizione determina l'instaurazione di un vincolo negoziale, dal quale sorge l'obbligo di vigilare sulla sicurezza e sull'incolumità del discepolo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni” (Cass. III, n. 3680/2011; Cass. III, n. 3695/2016).

Di conseguenza, la scuola è tenuta a predisporre tutti gli accorgimenti necessari alla tutela dell'incolumità dei minori, compresa la ispezione lei luoghi antecedente all'accesso degli alunni, in quanto “l'obbligo di custodia dei minori comprende anche la garanzia dell'idoneità dei locali messi a disposizione dell'istituto scolastico” (Cass. III, n. 3695/2016).

Nel caso di specie, il personale scolastico ometteva di ispezionare gli spogliatoi prima dell'ingresso degli studenti, con conseguente lesione dell'incolumità della minore, realizzando così l'inadempimento di un'obbligazione cui l'istituto è tenuto in forza del contratto di istruzione.

Essendo l'obbligazione inadempiuta pacificamente discendente dal contratto, il regime probatorio applicabile alla responsabilità è quello previsto dall'art. 1218 c.c..

Ne deriva che, in caso di danno da lesioni conseguente a sinistro avvenuto nei locali e nelle pertinenze scolastiche, l'attore dovrà soltanto provare che il fatto si è verificato nel corso dello svolgimento del rapporto, mentre sarà onere dell'istituto scolastico dimostrare che l'evento dannoso è stato determinato da causa non imputabile (Cass. III, n. 5067/2010).

L'istituto scolastico, quindi, dovrà provare di aver adottato, in relazione alle condizioni della cosa e alla sua funzione, tutte le misure idonee ad evitare il danno occorso alla minore ...., e che tale danno si è verificato per un evento non prevedibile e non evitabile in base alle circostanze del caso concreto (Cass. S.U. n. 9346/2002).

Né la circostanza che la caduta sia occasionata dal pavimento bagnato costituisce un evento eccezionale, e quindi tale da costituire prova liberatoria per la scuola convenuta, in quanto, stante il luogo dell'incidente, cioè lo spogliatoio, la circostanza che il pavimento fosse bagnato può considerarsi situazione prevedibile e, quindi, da evitarsi facendo buon uso della ordinaria diligenza.

2. SULLA RESPONSABILITÀ DA INADEMPIMENTO CONTATTUALE DEL DOCENTE

Ferma la sussistenza della responsabilità da inadempimento contrattuale dell'istituto scolastico, deve evidenziarsi che le lesioni patite dalla minore sono direttamente imputabili al docente a titolo di inadempimento “contrattuale”, cui si applica la disciplina prevista dall'art. 1218 c.c.

Invero, la giurisprudenza di legittimità ha ritenuto qualificabile, in termini di contatto sociale qualificato, anche il rapporto intercorrente tra insegnate e discepolo.

In particolare, ha sostenuto la Corte che, in caso di danno cagionato dall'alunno a sè stesso, la responsabilità dell'insegnante ha natura contrattuale, atteso che “tra insegnante e allievo si instaura, per contatto sociale, un rapporto giuridico nell'ambito del quale il primo assume anche uno specifico obbligo di protezione e vigilanza, onde evitare che l'alunno si procuri da solo un danno alla persona” (cfr. Cass. S.U., n. 9346/2002; Cass. III, n. 9325/2010; Cass. III, n. 3695/2016).

Qualora l'insegnante ometta di vigilare sugli alunni, con conseguente autolesione di questi ultimi, tale condotta integra un inadempimento “contrattuale”, fonte di responsabilità ex art. 1218 c.c.

Ne deriva allora che, mentre gli attori dovranno limitarsi a dar prova che l'evento lesivo si sia prodotto durante lo svolgimento delle ore scolastiche e ad allegare l'inadempimento, il docente dovrà fornire prova liberatoria, consistente nella dimostrazione di aver adempiuto, ovvero della non imputabilità dell'inadempimento per forza maggiore o cause analoghe.

Nel caso di specie, .... si allontanava dagli spogliatoi per recarsi a ...., prima che il suono della campanella segnasse la fine della lezione, lasciando di fatto gli alunni privi di adeguata vigilanza e protezione.

Ne deriva che le autolesioni patite dalla minore .... in seguito alla caduta nello spogliatoio sono imputabili direttamente al docente, la cui responsabilità si affianca a quella contrattuale dell'istituto scolastico.

Tanto premesso e considerato, in fatto e in diritto, i Sigg.ri .... e ...., in proprio e in qualità di esercenti la potestà genitoriale sulla minore ...., come in epigrafe rappresentati, difesi e domiciliati,

CITANO

La Scuola ...., corrente in ...., alla via ...., n ...., P.I. ...., in persona del proprio legale rappresentante p.t. .... ; nonché il Prof. ...., (C.F. .... residente in .... via .... n .... 8 , a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... , ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis,

AVVERTE

il convenuto che:

  • la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c.,
  • la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 c.p.c. o da leggi speciali,
  • la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

per ivi sentire accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, accertare la responsabilità della Scuola ...., nonché del Prof ...., in relazione al sinistro avvenuto in data .... e, per l'effetto, condannarli, in solido tra loro o ciascuno in ragione delle rispettive responsabilità, a corrispondere agli attori, a titolo di risarcimento di tutti i danni patiti e quantificabili nella somma di Euro .... (di cui .... a titolo di danno non patrimoniale patito dalla minore e .... a titolo di danno patrimoniale subito dagli istanti), nonché alla refusione delle spese giudiziarie, oltre competenze ed onorari di causa.

IN VIA ISTRUTTORIA

Chiede ammettersi prova testimoniale 9 sui seguenti capitoli di prova e con i testi a fianco di ciascuno indicati:

1) «Vero che la minore ...., in data ...., alle ore ...., durante l'ora di educazione fisica, scivolava nello spogliatoio» - Sig. ....

2) «Vero che il Prof ...., alle ore...., 00, prima della fine della sua lezione si trovava al ....» - Sig. ....

3) «Vero che in data ...., prima dell'accesso dei minori allo spogliatoio, nessuna ispezione veniva effettuata dal personale scolastico» - Sig. ....

4) «Vero che ....» - Sig. .... 10

Si allegano:

1. certificato di iscrizione di ....presso la scuola ....;

2. referto medico a firma del Dott ....dell'Asl di ....;

3. relazione tecnica di parte sullo stato dei luoghi ove è occorso il sinistro;

4. fatture delle spese odontotecniche sostenute;

5. lett. racc. a.r. del ....; lett. racc. a.r. del ....

6. .... 11

Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore del presente procedimento è di Euro .... 12

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA AD LITEM

Nella qualità, conferiamo il potere di rappresentanza e difesa, in ogni fase, stato e grado del giudizio ed atti inerenti, conseguenti e successivi, ivi compresa l'eventuale fase esecutiva ed il giudizio di opposizione, all'Avv ...., ivi compreso il potere di proporre domande riconvenzionali, chiedere provvedimenti cautelari, chiamare terzi in causa, farsi sostituire, transigere, conciliare, abbandonare il giudizio e rilasciare quietanze.

L'autorizziamo, ai sensi dell'art. 13 d.l. 196/03, ad utilizzare i dati personali per la difesa dei miei diritti e per il perseguimento delle finalità di cui al mandato, nonché a comunicare ai Colleghi i dati con l'obbligo di rispettare il segreto professionale e di diffonderli esclusivamente nei limiti strettamente pertinenti all'incarico conferitoLe.

Ratifichiamo sin d'ora il Suo operato e quello di eventuali Suoi sostituti.

Eleggiamo domicilio presso il Suo studio in ....(indicare la città),via ....n ....

Dichiariamo di essere stato informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, come da specifico atto separato.

Luogo e data ....

Firma ....

La firma è autentica ed è stata apposta in mia presenza

Firma Avv. ....

[1] [1] La competenza si determina ai sensi dell'art. 18 c.p.c., che prevede come foro generale quello in cui il convenuto ha il domicilio, la residenza o la dimora, ovvero, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., che prevede come foro alternativo e speciale quello del luogo in cui l'obbligazione è sorta.

[2] [2] L'indicazione delle generalità degli attori e delle persone che li rappresentano o assistono è requisito previsto a pena di nullità dell'atto di citazione ex art. 164 c.p.c.

[3] [3] L'indicazione del C.F. dell'Avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

[4] [4] L'art. 125 c.p.c. prevede che il difensore deve indicare in epigrafe il numero di fax. L'omessa indicazione, come previsto dalla legge 111/2011, modificata dalla legge n. 114/2014, comporta l'aumento del contributo unificato della metà.

[5] [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014.

[6] [6] La procura può essere apposta in calce o a margine del ricorso (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura.

[7] [7] È obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 Euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 Euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia, se si fa eccezione per il risarcimento del danno derivante da responsabilità medica. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 l. n. 162/2014).

[8]  L'indicazione delle generalità dei convenuti (nome, cognome, codice fiscale, residenza o domicilio o, in caso di persona giuridica, denominazione o ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio) è richiesta dall'art. 163 n. 2 c.p.c. e prevista, dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità.

[9] [9] L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, comma 6, n. 2), c.p.c.

[10] [10] Articolare eventuali ed ulteriori capitoli di prova

[11] [11] Specificare ulteriori documenti

[12] [12] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui “Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito”. Orbene, l'art. 13, comma 6 del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore, affermando che “Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...”; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

Commento

La casistica

Nel panorama giurisdizionale, si profila ormai l'istituto del "contatto sociale" tra le parti che, in quanto dà adito ad un reciproco affidamento dei contraenti, è "qualificato" dall'obbligo di "buona fede" e dai correlati "obblighi di informazione e di protezione", del resto positivamente sanciti dagli artt. 1175, 1375, 1337 e 1338 c.c. Viene, per tale via, ad esistenza la figura di un rapporto obbligatorio connotato, non da obblighi di prestazione, come accade nelle obbligazioni che trovano la loro causa in un contratto, bensì da obblighi di protezione, egualmente riconducibili, sebbene manchi un atto negoziale, ad una responsabilità diversa da quella aquiliana e prossima a quella contrattuale, poiché ancorabili a quei fatti ed atti idonei a produrli, costituente la terza fonte delle obbligazioni menzionata dall'art. 1173 c.c.

L'inquadramento sul piano dogmatico ha degli importanti riflessi dal punto di vista pratico. Invero, la responsabilità contrattuale è sottoposta dall'ordinamento ad una più pregnante ed efficace forma di tutela, rispetto a quella aquiliana, essendo connotata dalla prescrizione decennale, dalla inversione dell'onere della prova a favore del danneggiato, dalla maggiore estensione del danno risarcibile (stante l'applicabilità solo a quella contrattuale del disposto di cui all'art. 1225 c.c.), laddove, nel caso di responsabilità extracontrattuale, la prova dell'esistenza e dell'ammontare del danno, nonché del dolo o della colpa del danneggiante, è a carico del danneggiato ed il termine di prescrizione del diritto azionato è quinquennale.

È possibile passare in rapida rassegna i principali settori nei quali si è inquadrata la fattispecie nell'ambito della responsabilità contrattuale da “contatto sociale qualificato”.

In tema di incidenti scolastici, la responsabilità dell'istituto scolastico e dell'insegnante, per il danno cagionato dall'alunno a sè stesso, è stata configurata come responsabilità, non extracontrattuale, bensì contrattuale, fondata, per il primo, sul vincolo negoziale che si determina per effetto dell'accoglimento, da parte della scuola, della domanda di iscrizione dell'aspirante alunno, e, per il secondo, sul "contatto sociale" che si instaura tra precettore ed allievo. Tra tali soggetti viene, difatti, in essere un rapporto giuridico, nell'ambito del quale l'insegnante assume, nel quadro del complessivo obbligo di istruire ed educare, anche uno specifico obbligo di protezione e vigilanza, onde evitare che l'allievo si procuri da solo un danno alla persona. Ne discende l'applicabilità, in subiecta materia, delle norme sull'onere della prova e sulla prescrizione, dettate dagli artt. 1218 e 2946 c.c. (cfr. ex plurimis, Cass. S.U., n. 9346/2002; Cass. n. 8397/2003; Cass. n. 24456/2005; Cass. n. 5067/2010; Cass. n. 2559/2011; Cass. n. 2413/2014; Cass. n. 3695/2016).

Del pari, in tema di responsabilità del sanitario, la Suprema Corte ha affermato che il rapporto che si instaura tra paziente e casa di cura (o ente ospedaliero) ha la sua fonte in un atipico contratto a prestazioni corrispettive con effetti protettivi nei confronti del terzo, da cui, a fronte dell'obbligazione al pagamento del corrispettivo (che ben può essere adempiuta dal paziente, dall'assicuratore, dal servizio sanitario nazionale o da altro ente), insorgono a carico della casa di cura (o dell'ente), accanto a quelli di tipo lato sensu alberghieri, obblighi di messa a disposizioni del personale medico ausiliario, del personale paramedico e dell'apprestamento di tutte le attrezzature necessarie, anche in vista di eventuali complicazioni od emergenze (Cass. n. 13953/2007; Cass. n. 18610/2015). Nei confronti del medico dipendente, invece, la responsabilità, ove non tragga origine da un contratto di prestazione d'opera professionale (qualora sia lo stesso paziente a rivolgersi ad un determinato professionista), viene a radicarsi in un "contatto sociale qualificato", che si instaura per effetto della "presa in carico" del paziente da parte del sanitario operante presso la casa di cura o l'ente ospedaliero, e dal quale scaturiscono obblighi di protezione che comportano, in caso di loro violazione, una responsabilità di tipo contrattuale del sanitario, ai sensi dell'art. 1218 c.c. (cfr. Cass. S.U. n. 577/2008; Cass. n. Cass. n. 1538/2010; Cass. n. 20904/2013; Cass. n. 27855/2013; Cass. n. 20547/2014; Cass. n. 21177/2015).

Nella specifica materia della responsabilità della banca negoziatrice per avere consentito, in violazione delle specifiche regole poste dall'art. 43 legge assegni (r.d. 21 dicembre 1933, n. 1736), l'incasso di un assegno bancario, di traenza o circolare, munito di clausola di non trasferibilità, a persona diversa dal beneficiario del titolo, le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno, poi, affermato che la responsabilità dell'istituto di credito - nei confronti di tutti i soggetti nel cui interesse quelle regole sono dettate e che, per la violazione di esse, abbiano sofferto un danno - ha natura contrattuale e non aquiliana. La banca ha, difatti, un "obbligo professionale di protezione (obbligo preesistente, specifico e volontariamente assunto)", operante nei confronti di tutti i soggetti interessati al buon fine della sottostante operazione, di far sì che il titolo stesso sia introdotto nel circuito di pagamento bancario in conformità alle regole che ne presidiano la circolazione e l'incasso (Cass. S.U., n. 14712/2007; in senso conforme, cfr. Cass. n. 7618/2010; Cass. n. 10534/2015).

Importanti affermazioni in tema di responsabilità da contatto sociale qualificato si ritrovano, ancora, nella giurisprudenza, sia dei giudici ordinari che di quelli amministrativi, concernente la violazioni degli obblighi procedimentali assunti dall'amministrazione nei confronti dei privati, in conseguenza dell'instaurazione di un procedimento amministrativo.

Ed invero, la Suprema Corte ha, in proposito, da tempo affermato che, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 241/1990, la responsabilità della p.a. per la lesione degli interessi procedimentali del privato si radica nella violazione dei canoni contrattuali di correttezza e di buona fede (Cass. n. 157/2003). Sicché, nella vigenza della legge su citata, deve distinguersi tra la lesione dell'interesse oppositivo o pretensivo, o anche della mera integrità patrimoniale del cittadino (quando l'interesse sia soddisfatto, seppure in modo illegittimo), dovuta all'esercizio illegittimo o al mancato esercizio (silenzio inadempimento o rifiuto) dell'attività amministrativa, talché risulti danneggiato, per effetto dell'attività illegittima della p.a., l'interesse al bene della vita al quale la suddetta posizione soggettiva del privato si correla, che dà luogo a responsabilità aquiliana ex art. 2043 c.c. (cfr. la fondamentale Cass. S.U., n. 500/1999; conf., da ultimo, Cass. n. 23170/2014; Cass. n. 11794/2015; Cass. S.U., n. 17586/2015), dal danno derivante dalla violazione delle regole procedimentali dell'attività amministrativa medesima. La lesione di tali regole è, pertanto, inquadrabile - stante il contatto qualificato che viene ad instaurarsi tra il privato e l'amministrazione nel procedimento - nella fattispecie della responsabilità di tipo contrattuale ex art. 1218 c.c. (Cass. n. 24382/2010).

Nella medesima prospettiva si è posta, peraltro, la giurisprudenza amministrativa, secondo la quale il danno da illecito provvedimentale, ossia da provvedimento o comportamento (silenzio) illegittimo della p.a., che abbia leso un interesse legittimo del privato con incidenza sul bene della vita finale, rientra nello schema della responsabilità extracontrattuale disciplinata dall'art. 2043 c.c., giacché, con la domanda di ristoro del danno subito, il cittadino non si duole dell'ottemperanza ad uno o più obblighi gravanti a carico della P.A., bensì dello scorretto esercizio del potere amministrativo (cfr., ex plurimis, Cons. St. n. 1833/2013; Cons. St. n. 6450/2014; Cons. St. n. 675/2015; Cons. St. n. 284/2016). Per converso, la relazione che viene ad instaurarsi tra il privato e l'amministrazione nel procedimento amministrativo è ricostruibile in termini di "contatto sociale qualificato". Ne deriva che il diritto al risarcimento dell'eventuale danno subìto dal cittadino presenta, nella fattispecie in parola, una fisionomia sui generis, non riconducibile al mero modello aquiliano ex art. 2043 c.c., essendo connotata dal rilievo di alcuni tratti della responsabilità precontrattuale e della responsabilità per inadempimento delle obbligazioni, con conseguente applicabilità delle norme in materia di responsabilità contrattuale, concernenti la prescrizione del diritto, l'onere della prova e l'area del danno risarcibile (cfr., ex plurimis, Cons. St. n. 4461/2005; Cons. St. n. 1467/2010; Cons. St. n. 6421/2014).

Di recente, in tema di contratti conclusi con la p.a., è stato affermato (Cass. I, n. 14188/2016), in contrasto con quello che ormai era l'orientamento maggioritario, che l'eventuale responsabilità di quest'ultima, in pendenza dell'approvazione ministeriale, deve qualificarsi come precontrattuale (alla cui specifica formula si rinvia), ai sensi degli artt. 1337 e 1338 c.c., ed è inquadrabile nella responsabilità di tipo contrattuale da "contatto sociale qualificato", inteso come fatto idoneo a produrre obbligazioni, ex art. 1173 c.c., e dal quale derivano, a carico delle parti, non obblighi di prestazione ai sensi dell'art. 1174 c.c., bensì reciproci obblighi di buona fede, di protezione e di informazione, giusta gli artt. 1175 e 1375 c.c., con conseguente applicabilità del termine decennale di prescrizione sancito dall'art. 2946 c.c.

Da ultimo, nell'affermare la validità del cd. preliminare di preliminare, ove sia configurabile un interesse delle parti, meritevole di tutela, ad una formazione progressiva del contratto, le Sezioni Unite hanno osservato che, in relazione alle "puntuazioni" che, pur non dando luogo ad un vero e proprio contratto preliminare sono, tuttavia, vincolanti in relazione ai profili sui quali si è raggiunto un accordo irrevocabile, "la violazione di queste intese, perpetrata in una fase successiva rimettendo in discussione questi obblighi in itinere che erano già determinati, dà luogo a responsabilità contrattuale da inadempimento di un'obbligazione specifica sorta nel corso della formazione del contratto, riconducibile alla terza delle categorie considerate nell'art. 1173 c.c., cioè alle obbligazioni derivanti da ogni fatto o atto idoneo a produrle in conformità dell'ordinamento giuridico" (Cass. S.U. n. 4628/2015; cfr. altresì Cass. S.U., n. 24906/2011).

Conclusioni

Alla stregua delle riflessioni che precedono e della diffusività ormai assunta dalla teorica della responsabilità da "contatto sociale qualificato", la responsabilità per il danno cagionato da una parte all'altra, in quanto ha la sua derivazione nella violazione di specifici obblighi (buona fede, protezione, informazione) precedenti quelli che deriveranno dal contratto, se ed allorquando verrà concluso, e non del generico dovere del neminem laedere, non può che essere qualificata come responsabilità contrattuale. Ovviamente, il contatto sociale tra sfere giuridiche diverse deve essere "qualificato", ossia connotato da uno "scopo" che, per il suo tramite, le parti intendano perseguire.

In virtù di tale relazione qualificata, una persona - al fine di conseguire un obiettivo determinato (stipulare un contratto non svantaggioso, evitare eventi pregiudizievoli alla persona o al patrimonio, assicurarsi il corretto esercizio dell'azione amministrativa) - affida i propri beni della vita alla correttezza, all'influenza ed alla professionalità di un'altra persona. Per il che non si verte in un'ipotesi di mero contatto sociale, bensì di un contatto sociale pregnante che diventa fonte di responsabilità - concretando un fatto idoneo a produrre obbligazioni ai sensi dell'art. 1173 c.c. -, in virtù di un affidamento reciproco delle parti e della conseguente insorgenza di specifici, e reciproci, obblighi di buona fede, di protezione e di informazione.

Viceversa, il "non rapporto" caratterizza, pertanto, la responsabilità civile aquiliana, nella quale la rilevanza giuridica del contatto semplice tra soggetti viene alla luce solo nel momento della lesione, generando l'obbligo del risarcimento, laddove nella relazione da "contatto sociale qualificato" sussiste un rapporto connotato da obblighi già a monte della lesione, ancorché non si tratti di obblighi di prestazione (art. 1174 c.c.), bensì di obblighi di protezione correlati all'obbligo di buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.).

Significative in tal senso si rivelano le decisioni nelle quali la Suprema Corte ha affermato che il principio di correttezza e buona fede nell'esecuzione del contratto, espressione del dovere di solidarietà fondato sull'art. 2 della Costituzione, impone a ciascuna delle parti del rapporto obbligatorio di agire in modo da preservare gli interessi dell'altra e costituisce un dovere giuridico autonomo a carico di entrambe, a prescindere dall'esistenza di specifici obblighi contrattuali o di quanto espressamente stabilito da norme di legge. Ne discende che la violazione di tale principio "costituisce di per sé inadempimento" e può comportare l'obbligo di risarcire il danno che ne sia derivato a titolo di responsabilità contrattuale (cfr., tra le tante, Cass. n. 21250/2008; Cass. n. 1618/2009; Cass. n. 22819/2010; cfr. altresì Cass. n. 11437/2002).

In quest'ottica, la tutela meno incisiva ed efficace garantita dalla responsabilità extracontrattuale ex art. 2043 c.c. resta limitata al solo ambito nel quale si riscontrino lesioni ab extrinseco a beni o interessi altrui, al di fuori di qualsiasi rapporto preesistente che si ponga come fonte di obblighi di vario genere (di prestazione e/o di protezione), tali da radicare una responsabilità di tipo contrattuale.

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