Atto di citazione per il risarcimento dei danni da vacanza rovinata.InquadramentoLa disciplina relativi ai “servizi turistici” e, in particolare, ai “pacchetti turistici”, è stata dapprima inserita nel d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206 (Codice del consumo, a norma dell'art. 7 della l. 29 luglio 2003, n. 229) e poi contenuta nel d.lgs. 23 maggio 2011, n. 79 (Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'art. 14 della l. 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio). Il contratto di viaggio turistico viene disciplinato, per la prima volta, con la Convenzione di Bruxelles relativa al contratto di viaggio del 23 aprile 1970, ratificata con la l. 27 dicembre 1977 n. 1084. La legge di ratifica ed esecuzione del trattato internazionale ha, tuttavia, limitato la portata della stessa ai soli viaggi internazionali. A livello europeo la disciplina di riferimento, relativa ai viaggi, vacanze e circuiti tutto compreso, è contenuta nella direttiva CEE 90/314/CEE del 13 giugno 1990, recepita nell'ordinamento nazionale con il d.lgs. 17 marzo 1995 n. 111. Tale normativa è confluita dapprima nel Codice del Consumo (d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206), artt. 82-100, e, successivamente, nel Codice del Turismo (d.lgs. 23 maggio 2011, n. 79). Negli ultimi anni, a seguito del recepimento di direttive comunitarie e dell'applicazione di Regolamenti europei ed internazionali, la tutela offerta al turista dalla legislazione italiana si è ampliata in modo consistente. Basti pensare: a) alla Direttiva UE n. 90/314 sui pacchetti turistici (integrata nel “Codice del Consumo”, introdotto con d.lgs. 06/09/2005, n. 206); b) alla Convenzione per l'unificazione di alcune regole relative al trasporto aereo internazionale, firmata a Montreal il 28 maggio 1999; c) al Regolamento CE n. 2027/1997 del Consiglio, recante norme sulla responsabilità del vettore aereo con riferimento al trasporto aereo dei passeggeri e dei loro bagagli, come modificato dal Regolamento CE n. 889/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio; d) al Regolamento CE n. 261/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, ancora sul trasporto aereo, istitutivo di regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato. Quanto alla responsabilità del vettore aereo e marittimo, si rinvia alla specifica formula. Il Governo italiano ha lavorato alla realizzazione di un consolidamento del settore turistico, sulla stessa idea progettuale che nel 2005 aveva portato alla realizzazione del Codice del Consumo, ed ha così emanato il Codice del Turismo, sostitutivo in parte delle norme del primo, e che tuttavia, a sua volta, è stato oggetto di intervento della Corte Costituzionale (sentenza n. 80 del 2 aprile 2012), con conseguente abrogazione di molti articoli. L'art. 34 del d.lgs. 79/2011 contiene una puntuale definizione del pacchetto turistico, secondo cui: “I pacchetti turistici hanno ad oggetto i viaggi, le vacanze, i circuiti tutto compreso, le crociere turistiche, risultanti dalla combinazione, da chiunque ed in qualunque modo realizzata, di almeno due degli elementi di seguito indicati, venduti od offerti in vendita ad un prezzo forfetario: a) trasporto; b) alloggio; c) servizi turistici non accessori al trasporto o all'alloggio di cui all'articolo 36, che costituiscano, per la soddisfazione delle esigenze ricreative del turista, parte significativa del pacchetto turistico” (si pensi alle visite guidate, alle attività ricreative, agli spettacoli, ecc.). Il recente decreto legislativo (d.lgs. 21 maggio 2018 n. 62 — G.U. 6 giugno 2018, n. 129) in tema di turismo e servizi collegati, le cui disposizioni sono entrate in vigore il 1° luglio 2018 e si applicano ai contratti conclusi a decorrere da tale data, ha attuato la direttiva europea sui contratti del turismo organizzato, con particolare riferimento ad ogni fase del rapporto riguardante la stipula ed esecuzione del contratto di pacchetto turistico, compresa l'osservanza degli obblighi di informazione prima e durante lo svolgimento del rapporto, e la correlata tutela sanzionatoria e risarcitoria , che ha reso necessaria la modifica delle norme di riferimento contenute nel codice del consumo. Il legislatore ha prestato particolare attenzione anche ai più importanti aspetti riguardanti la patologia del rapporto, come quella del risarcimento del danno da vacanza rovinata e l'avere stabilito gli obblighi di protezione in caso d'insolvenza o fallimento dell'operatore commerciale, compresa la responsabilità del venditore, anche in caso di errore di prenotazione, la prescrizione del diritto al risarcimento del danno, il diritto ad azioni di regresso e di surrogazione, e l'inderogabilità della disciplina relativa ai diritti del viaggiatore. Per avere un pacchetto turistico non è necessaria la presenza del trasporto, per cui sono da considerarsi un pacchetto turistico anche quelle combinazioni che offrono i villaggi turistici che comprendono alloggio e visite guidate, oppure attività sportive e di animazione. Secondo la giurisprudenza, tale nozione deve essere interpretata alla luce “della ratio di tutela del consumatore, che ispira la normativa, nell'ambito dell'obiettivo dell'avvicinamento delle legislazioni degli Stati membri della Comunità europea”, nonché della causa concreta del contratto, costituita dalla “finalità turistica”. Tali parametri sono fondamentali, in particolare, per stabilire se gli altri servizi, diversi dall'alloggio o dal trasporto, abbiano o meno natura accessoria rispetto a quest'ultimi. Proprio la causa concreta del contratto impedisce di considerare “accessori” all'alloggio, altri servizi, strettamente funzionali alla finalità turistica, aggiuntivi rispetto alla ospitalità e ai tradizionali accessori; la ratio di tutela del consumatore e le altre disposizioni dello stesso d.lgs. citato comportano che, ai fini della “prefissata combinazione” e della vendita a un “prezzo forfetario” dell'alloggio e degli altri servizi, non rileva che la fruizione di tali altri servizi sia subordinata all'acquisto presso il villaggio di una tessera club, né il prezzo della stessa, quando tali altri servizi siano contenuti nel depliant e l'acquisto della tessera sia obbligatorio (Cass. civ., sez. III, sentenza 2 febbraio 2012, n. 3256). Nel contratto di organizzazione di viaggio concluso dal viaggiatore tramite un intermediario, sulla base di un programma predisposto da un organizzatore, vengono in campo tre distinti rapporti: - un primo rapporto di mandato tra organizzatore di viaggi e intermediario; -un secondo rapporto di mandato tra il viaggiatore e l'intermediario; -un terzo rapporto tra organizzatore e viaggiatore che deriva dal contratto concluso tra il viaggiatore e l'intermediario. Qualunque contratto stipulato dall'intermediario di viaggi con un organizzatore di viaggi è considerato come se fosse stato concluso dal viaggiatore e, pertanto, è costitutivo di un rapporto diretto tra viaggiatore e organizzatore di viaggi (tour operator). Due coniugi, che avevano acquistato presso un'agenzia di viaggi un pacchetto turistico del tipo “tutto compreso”, chiedono il ristoro dei danni, patrimoniali e non, subìti a causa ed in conseguenza dei notevoli e numerosi inconvenienti e disservizi verificatisi nel corso della permanenza presso la struttura alberghiera. FormulaTRIBUNALE DI .... 1 ATTO DI CITAZIONE 2 PER I Coniugi Sigg. ...., nato a .... il .... (C.F. ....), e Sig.ra ...., nata a .... il .... (C.F. ....), entrambi residenti in .... via/piazza .... n. .... ed elettivamente domiciliati in .... via .... n. ...., presso lo studio dell'Avv. 3 ...., C.F. .... 4, Fax ....5, che li rappresenta e difende in forza di procura alle liti ........ 6 PREMESSO IN FATTO - In data .... il Sig. .... acquistava, a favore suo e della Sig.ra ...._, un pacchetto turistico del tipo “tutto compreso” presso l'agenzia di viaggi .... al costo di € ..... - Il pacchetto turistico prevedeva viaggio in aereo A/R e soggiorno per due persone presso la località .... nella struttura alberghiera .... per il periodo dal .... al .... con trattamento all inclusive (all. 1); - Durante il viaggio e durante la permanenza presso la struttura alberghiera gli attori sono stati, loro malgrado, vittime di una serie di inconvenienti e disservizi di seguito elencati: A) ........; B) ........; C) ........; - Le richieste di cambio di resort, fatte sia alla agenzia di viaggi .... che al tour operator .... per via e-mail e a mezzo telefonate, sono rimaste prive di riscontro; - Altresì privo di riscontro è rimasto il reclamo 7 che gli attori hanno presentato, entro dieci giorni come per legge, a mezzo raccomandata A/R n. .... del .... indirizzata alle società .... e .... una volta rientrati nel loro Comune di residenza, con il quale chiedevano la somma di Euro .... a titolo di risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti; - Nello specifico, il danno patrimoniale subito deriva da .... ed è quantificabile in Euro ....; il danno non patrimoniale, invece, è connesso al pregiudizio sostanziatosi nel disagio e nell'afflizione di non aver potuto godere pienamente della vacanza come occasione di piacere, di svago o di riposo, ed al fatto che gli attori sono stati costretti a soffrire i disagi psicologici derivanti dalla mancata realizzazione, in tutto o in parte, della loro programmata vacanza, quantificabile, avuto riguardo al tempo di vacanza inutilmente trascorso ed alla irripetibilità dell'occasione perduta, in Euro ..... - La raccomandata A.R. n .... del .... inviata all'odierna società convenuta, avente ad oggetto l'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita ai sensi del d.l. n. 132/2014 in ordine alla presente controversia, è rimasta priva di riscontro 8. PREMESSO IN DIRITTO Nel caso di specie, appare evidente la responsabilità del tour operator9 convenuto, il quale ha mancato di adempiere e/o, comunque, ha adempiuto in modo inesatto alle obbligazioni assunte con la vendita del pacchetto turistico ed indicate nel contratto. Né vale ad escludere la responsabilità dell'agenzia la circostanza che l'inadempimento sia stato causato dalla compagnia aerea o dalla struttura alberghiera, in quanto l'art. 42 del d.lgs. n. 79/2011, come sostituito dall'art. 1, comma 1, del d.lgs. 21 maggio 2018, n. 62, a decorrere dal 1° luglio 2018, prevede espressamente che “L'organizzatore e' responsabile dell'esecuzione dei servizi turistici previsti dal contratto di pacchetto turistico, indipendentemente dal fatto che tali servizi turistici devono essere prestati dall'organizzatore stesso, dai suoi ausiliari o preposti quando agiscono nell'esercizio delle loro funzioni, dai terzi della cui opera si avvale o da altri fornitori di servizi turistici, ai sensi dell'articolo 1228 del codice civile.”. Emerge in modo palese, dai fatti riportati, l'inadempimento o l'inesatta esecuzione di non scarsa importanza delle prestazioni che formavano oggetto del pacchetto turistico. Deve, pertanto, trovare applicazione il disposto di cui all'art. 43 del predetto d.lgs. n. 79/2011, come sostituito dall'art. 1, comma 1, del d.lgs. 21 maggio 2018, n. 62, a decorrere dal 1° luglio 2018, secondo cui “Il viaggiatore ha diritto di ricevere dall'organizzatore, senza ingiustificato ritardo, il risarcimento adeguato per qualunque danno che può aver subito in conseguenza di un difetto di conformità”. TUTTO QUESTO PREMESSO I coniugi .... come sopra rappresentati, difesi e domiciliati, CITANO La Società .... C.F..... in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede legale in .... alla via .... n. .... a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... 10, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE il convenuto che:
per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI - accertare e dichiarare il mancato od inesatto adempimento della società .... delle obbligazioni derivanti dal contratto di vendita di pacchetto turistico con trattamento all inclusive indicato in premessa, e, per l'effetto, - condannare la stessa al risarcimento di tutti i danni conseguenti al predetto mancato o inesatto adempimento, nell'importo complessivo che qui è dichiarato e quantificato, con riferimento al Sig. .... in Euro .... a titolo di danno patrimoniale ed Euro .... a titolo di danno non patrimoniale, e con riferimento alla Sig.ra .... in Euro .... a titolo di danno patrimoniale ed Euro .... a titolo di danno non patrimoniale, ovvero negli importi diversi minori o maggiori ritenuti di giustizia, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge. Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. In via istruttoria, si chiede volersi ammettere prova testimoniale con il Sig..... residente in.... alla Via.... n°....; Il Sig..... residente in.... alla Via.... n°.... sui seguenti capitoli di prova: a) “Vero che...”; b) “Vero che...”; c) “Vero che...”. Si fa riserva di formulare ulteriori richieste istruttorie e di produrre altri documenti anche in conseguenza del comportamento processuale di controparte. Infine, si offrono in comunicazione, mediante deposito in cancelleria, i seguenti atti e documenti: 1) Contratto di compravendita di pacchetto turistico; 2) Richieste di cambio resort effettuate a mezzo e-mail del ....; 3) Lettera Racc. A/R n..... del .... di reclamo indirizzata alla società ....; 4) Lettera Racc. A/R n. .... del .... avente ad oggetto l'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita, a firma dell'Avv..... ed indirizzata alla società ..... Ai sensi dell'art. 14 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ..... Pertanto l'importo del contributo unificato è di Euro ..... Data e luogo .... Firma Avv. .... PROCURA I sottoscritti Sig. .... nato a .... il .... C.F. (....) e Sig.ra .... nata a .... il .... C.F. (....), entrambi residenti in .... via/piazza .... in proprio e nella qualità di esercenti la responsabilità genitoriale sul minore .... nato a .... il .... C.F. (....), informati ai sensi dell'art. 4, 3° comma, del d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28 e succ. modif. della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo d.lgs., come da atto allegato, nonché dei casi in cui l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale, delegano a rappresentarli, assisterli e difenderli nella presente procedura e in ogni sua fase e grado, comprese le fasi di merito e quella esecutiva, l'Avv. ...._ del Foro di .... conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, compreso il potere di conciliare, transigere, rinunciare agli atti ed accettare la rinuncia, incassare somme dalla controparte, quietanzare, chiamare in causa terzi, nominare sostituti in udienza. Dichiarano di essere stati informati, ai sensi dell'art. 2, co. 7, d.l. n. 132/2014, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati disciplinata dagli artt. 2 e ss. del suddetto decreto legge e dei casi in cui la stessa costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziaria. Eleggono domicilio presso lo Studio dello stesso Avvocato in .... via .... n. ..... Dichiarano, inoltre, di aver ricevuto le informative di cui agli artt. 7 e 13 del d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196 e prestano consenso al trattamento dei dati personali, nei limiti e nelle forme di cui a tale d.lgs., per l'espletamento del mandato conferito. I deleganti ...._ ...._ .... lì.... Visto per autentica Avv. ...._ [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro cinquemila. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo di residenza o di domicilio del consumatore. [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014. [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: “giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.”.
[7] Il turista deve contestare tempestivamente ogni mancanza nell'esecuzione del contratto, affinché l'organizzatore, il suo rappresentante locale o l'accompagnatore vi pongano tempestivamente rimedio (art. 49, comma 1, d.lgs. n. 79/2011). Il turista è altresì tenuto a sporgere reclamo, mediante l'invio di raccomandata o di altri mezzi che garantiscono la prova dell'avvenuto ricevimento, all'organizzatore o all'intermediario, entro dieci giorni lavorativi dalla data di rientro nel luogo di partenza. La mancata presentazione del reclamo può essere valutata dal giudice come fatto colposo del creditore che ha concorso a cagionare il danno da vacanza rovinata (art. 49, commi 2 e 3), con conseguente diminuzione del risarcimento ex art. 1227 c.c. L'art. 44 del Codice del Turismo, intitolato “Responsabilità per danni alla persona”, chiarisce altresì che il diritto al risarcimento per il danno derivante alla persona dall'inadempimento o dall'inesatta esecuzione delle prestazioni che formano oggetto del pacchetto turistico si prescrive in tre anni dalla data del rientro del turista nel luogo di partenza, salvo il termine di diciotto o dodici mesi per quanto attiene all'inadempimento di prestazioni di trasporto comprese nel pacchetto turistico, per le quali si applica l'art. 2951 c.c. Se, però, l'inadempimento riguarda prestazioni di trasporto comprese nel pacchetto turistico, e non già, ad esempio, altre prestazioni come quella alberghiera o di ristorazione, il termine per richiedere il risarcimento è ridotto, ed in particolare: a) se il trasporto inizia e finisce entro i confini europei, il consumatore dovrà chiedere il risarcimento entro 12 mesi dalla data di rientro nel luogo di partenza; b) se il trasporto inizia e finisce fuori dall'Europa, il consumatore dovrà chiedere il risarcimento entro 18 mesi dalla data di rientro nel luogo di partenza. [8] L'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita è obbligatorio per le domande di pagamento, a qualsiasi titolo, di somme non eccedenti cinquantamila euro, ai sensi dell'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014, n. 132. [9] Nell'ambito del contratto di viaggio pacchetto turistico “tutto compreso” non è ascrivibile alcun tipo di inadempimento all'agenzia di viaggi, in quanto la stessa riveste il ruolo di intermediario e non di organizzatore, figura questa ricoperta dal tour operator (Trib. Roma 20 gennaio 2017). Il tour operator e l'intermediario sono due figure completamente differenti. Quest'ultimo, come da definizione normativa, è il soggetto che anche non professionalmente e senza scopo di lucro, vende, o si obbliga a procurare a terzi, pacchetti turistici realizzati ai sensi dell'art. 34 verso un corrispettivo forfettario ovvero singoli servizi turistici disaggregati. Invero, nel contratto di intermediazione di viaggio è da ravvisare un mandato conferito dal viaggiatore all'agenzia di viaggio (Cass. n. 696/2010; Cass. n. 21388/2009; Cass. n. 16868/2002); ne discende che la responsabilità dell'intermediario è limitata all'adempimento del mandato ricevuto dal consumatore, non rispondendo egli delle obbligazioni nascenti dall'organizzazione del viaggio che, invece, competono al tour operator. [10] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 120 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 150 giorni se è residente all'estero. CommentoIl danno da vacanza rovinata Il danno derivante dall'impossibilità di vivere un sereno periodo di vacanza perché rovinato da imprevisti, difficoltà e ritardi, se talvolta è stato considerato un danno di origine per così dire biologica (definito “emotional distress”), altre volte, invece, è stato inquadrato come perdita di chance di godere di un periodo di svago e riposo non ripetibile. Il danno da vacanza rovinata è suddivisibile in due voci: 1) danno patrimoniale per gli esborsi economici sostenuti, che corrisponde al prezzo del viaggio acquistato in caso di mancato godimento della vacanza o in una riduzione del prezzo nel caso in cui il consumatore non abbia potuto godere pienamente della vacanza in quanto rovinata da contrattempi, disservizi o altri disguidi; 2) danno non patrimoniale di tipo esistenziale o morale causato dalla delusione e dallo stress subiti a causa del disservizio. Tale ultima tipologia di danno è di più difficile quantificazione, ed è generalmente liquidata in via equitativa. Per una parte della giurisprudenza di merito il danno “da vacanza rovinata” va inquadrato nell'ambito del danno esistenziale: si tratta di un pregiudizio al benessere psicologico che ogni persona ricerca nell'intraprendere un periodo di vacanza, pregiudizio che impedisce al turista di conseguire quegli obiettivi di svago e riposo che si era prefissato al momento dell'acquisto del pacchetto turistico. Il minor godimento della vacanza, infatti, incide direttamente sulla sfera di realizzazione della personalità dell'individuo, cagionando non solo un peggioramento obiettivo delle aspettative del turista intenzionato a trascorrere un periodo di relax, ma peggiorando anche il rientro alla vita quotidiana di quest'ultimo, essendosi la vacanza trasformata da periodo di svago a periodo di nervosismo ed, in alcuni casi, di patimento. Dunque, si è al cospetto di un pregiudizio al benessere che in concreto consiste nel non aver ottenuto dalla vacanza l'obiettivo prefissato: ovvero, non si tratta tanto di una sofferenza subita, bensì piuttosto di un "mancato guadagno" sul piano del benessere e della qualità della vita, cioè la mancata acquisizione degli effetti di qualità della vita che avrebbe dovuto apportare la vacanza (Trib. Bologna, sez. II, 7 giugno 2007). La possibilità del risarcimento del danno non patrimoniale da vacanza rovinata è stata al centro di un lungo dibattito dottrinale e giurisprudenziale, cui ha posto termine in modo definitivo l'art. 47 del d.lgs. n. 79/2011, secondo cui “nel caso in cui l'inadempimento o inesatta esecuzione delle prestazioni che formano oggetto del pacchetto turistico non sia di scarsa importanza ai sensi dell'articolo 1455 del codice civile, il turista può chiedere, oltre ed indipendentemente dalla risoluzione del contratto, un risarcimento del danno correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso ed all'irripetibilità dell'occasione perduta”. Peraltro, anche a voler ritenere che non si sia al cospetto di un diritto inviolabile, tale danno rientra nelle ipotesi di lesione di valori umani tutelati da leggi speciali o da norme imperative (fattispecie che comunque rientrano nell'alveo dell'art.2059 c.c., il quale prevede il risarcimento del danno non patrimoniale nei casi previsti dalla legge), in quanto ha il suo fondamento normativo negli artt. 13, 15 e 16 della Convenzione sul contratto di viaggio (d.lgs. n.111/1995, attuativo della direttiva Cee n.90/314). In particolare, l'art. 2059 c.c. è stato, spesso, letto, anche in sede giurisprudenziale, in combinato disposto con l'art. 13 della Convenzione Internazionale relativa al contratto di viaggio (CCV) del 23 aprile 1970, ratificata, nel nostro ordinamento, con la legge 27 dicembre 1977, n. 1084, espressamente richiamata dall'art. 95, comma 3, cod. cons. (d.lgs. 6 settembre 2005 n. 206; articolo dal quale si trae la regola della risarcibilità di ogni pregiudizio "diverso dal danno alla persona" derivante dall'inadempimento delle obbligazioni contrattuali gravanti sull'operatore turistico), ai sensi del quale "in assenza di specifica pattuizione, il risarcimento del danno è ammesso nei limiti previsti dall'art. 13 della Convenzione internazionale relativa al contratto di viaggio (CCV), firmata a Bruxelles il 23 aprile 1970, resa esecutiva dalla legge 27 dicembre 1977, n. 1084". Secondo altro orientamento, il danno da vacanza rovinata sarebbebbe comunque un vero e proprio danno morale, che può essere risarcito in quanto trattasi di danno arrecato in violazione del diritto costituzionalmente garantito (ai sensi dell'art. 2 Cost.) ad esplicare la propria personalità anche in vacanza (Trib. Marsala 14 aprile 2007). In quest'ottica, nel caso in cui il viaggiatore non riesca a fruire, in tutto o in parte, della vacanza per inadempimento del tour operator, quest'ultimo è tenuto, oltre alla rifusione delle spese sostenute dal viaggiatore, anche al risarcimento del danno non patrimoniale da vacanza rovinata, il quale costituirebbe una ipotesi di danno morale da inadempimento, eccezionalmente risarcibile alla luce del diritto comunitario, come interpretato dalla Corte di giustizia (artt. 1218,1226 c.c.; d.lgs. 17 marzo 1995 n. 111; Trib. Roma 26 novembre 2003; cfr. altresì CGCE, 12 marzo 2002, C-168/2000, nel cd. caso “Laitner”). Secondo un terzo indirizzo, il danno da vacanza rovinata costituirebbe, invece, un pregiudizio ulteriore rispetto al danno morale (inteso quale sofferenza contingente e turbamento d'animo transeunte): «nel nostro sistema il cosiddetto danno da vacanza rovinata viene ormai ricompreso nell'ipotesi di danno non patrimoniale ulteriore rispetto a quello morale» (Cass. III, n. 24044/2009). In ogni caso, la giurisprudenza prevalente già da tempo consentiva il risarcimento del danno da vacanza motivata in virtù del combinato disposto degli art. 2059 c.c. e 32 Cost., considerando la natura del pregiudizio che deriva dalla lesione dell'interesse del turista di godere pienamente del viaggio organizzato come occasione di piacere e di riposo, tanto più grave ove si tratti di viaggio di nozze e come tale di occasione irripetibile (Trib. Reggio Emilia 23 febbraio 2013, n. 279). Il danno da vacanza rovinata è risarcibile anche al di fuori delle ipotesi di inadempimento degli obblighi gravanti sull'organizzatore o sul venditore di un pacchetto turistico (Cass. n. 26142/2023, nella specie, la Suprema Corte ha confermato la sentenza di appello che aveva condannato la società proprietaria di un campeggio al risarcimento del danno da vacanza rovinata, cagionato al campeggiatore dall'incendio sviluppatosi in fondo limitrofo e propagatosi all'interno dello stesso campeggio). La disposizione di cui all'art. 44, d.lgs. 23 maggio 2011, n. 79 (che fissa in tre anni il termine prescrizionale per “il danno derivante alla persona dall'inadempimento o dall'inesatta esecuzione delle prestazioni che formano oggetto del pacchetto turistico”) deve essere interpretata nel senso che tra i danni alla persona sono compresi quelli di carattere non patrimoniale, di cui all'art. 2059 c.c., come categoria ampia ed unitaria concernente la lesione di interessi inerenti alla persona. A chiarirlo è la Cassazione con sentenza 20 febbraio 2023, n. 5271 . Un dato, comunque, dovrebbe essere indiscutibile: come sancito sia dalla Corte di Giustizia (CGCE, 12 marzo 2002, n. C-168/00) che dalla Dir. 90/314/CEE (e, quindi, dagli artt. 44 e 45 del Codice del Turismo), occorre distinguere fra «danni alla persona» e «danni diversi da quelli alla persona», tra i quali si colloca anche il danno da vacanza rovinata (cfr. Trib. Bari 9 settembre 2014 e Trib. Livorno 12 marzo 2014). Tendenzialmente, la liquidazione del danno morale subito dal turista deluso avverrà in maniera equitativa, utilizzando criteri presuntivi, tenendo conto di fattori quali l'irripetibilità del viaggio, il valore soggettivo attribuito alla vacanza dal consumatore e lo stress subito a causa dei disservizi. Vi è chi sostiene che il risarcimento del danno non patrimoniale subìto dall'acquirente del pacchetto turistico per non avere fruito del soggiorno acquistato possa liquidarsi in via equitativa in misura pari al doppio del prezzo del pacchetto medesimo (Trib. Napoli 22 febbraio 2006). Ovviamente tale criterio giammai potrebbe essere applicato nel caso in cui il turista, pur dolendosi di un disservizio, avesse sostanzialmente beneficiato degli altri servizi garantiti dalla crociera o nell'evenienza in cui l'organizzazione avesse comunque risolto, sia pure con mezzi di fortuna, il disagio lamentato (si pensi alla mancanza di maniglioni nel bagno o all'inadeguatezza dei servizi igienici per un soggetto portatore di handicap). Il pregiudizio deve presumersi, sia pure iuris tantum, aggravato in alcune evenienze, quali il viaggio di nozze. Senza dubbio in caso di inadempimento del contratto di viaggio da parte del tour operator, è illegittimo costituzionalmente l'art. 15 del d.lgs. 17 marzo 1995, n. 111 (Attuazione della direttiva n. 90/314/CEE concernente i viaggi, le vacanze ed i circuiti “tutto compreso”) nella parte in cui, limitatamente alla responsabilità per danni alla persona, pone come limite all'obbligo di ristoro dei danni quello indicato dalla Convenzione internazionale relativa al contratto di viaggio, firmata a Bruxelles il 23 aprile 1970, ratificata con la legge 27 dicembre 1977, n. 1084 (Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale relativa al contratto di viaggio – CVV -; Corte cost. 30 marzo 2012, n. 75). Anche nel caso di vacanza rovinata da una rapina, con aggressione fisica, subita dal turista in una struttura individuata dal tour operator, quest'ultimo è responsabile sia per il danno patrimoniale subito dal cliente, sia per il danno non patrimoniale connesso al mancato godimento delle ferie (Cass. n. 6830/2017; contra, ma in un caso in cui la rapina non era avvenuta in una struttura protetta come può essere un villaggio turistico, bensì per strada ad opera di una banda di rapinatori, essendo stato considerato questo evento alla stregua di una caso fortuito, idoneo ad escludere la responsabilità del tour operator, Trib. Milano 18 ottobre 2007). Il recente d.lgs. 21 maggio 2018, n. 62, ha introdotto alcune significative modifiche, prevedendo, tra l'altro, all'art. 46, che, nel caso in cui l'inadempimento delle prestazioni che formano oggetto del pacchetto non è di scarsa importanza ai sensi dell'art. 1455 c.c., il viaggiatore può chiedere all'organizzatore o al venditore, secondo la responsabilità derivante dalla violazione dei rispettivi obblighi assunti con il contratto di vendita di pacchetto turistico, oltre e indipendentemente dalla risoluzione del contratto, un risarcimento del danno correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso e all'irripetibilità dell'occasione perduta. Il diritto al risarcimento si prescrive in tre anni, ovvero nel più lungo periodo per il risarcimento del danno alla persona previsto dalle disposizioni che regolano i servizi compresi nel pacchetto, a decorrere dalla data del rientro del viaggiatore nel luogo di partenza. Il solo rimborso della mera differenza di prezzo tra quanto promesso e quanto effettivamente ottenuto e delle spese sostenute per rimediare al disservizio occorso non costituirebbe certo ristoro adeguato per il pregiudizio sofferto dal turista. Né potrebbe considerarsi soddisfacente il rimedio della risoluzione del contratto per inadempimento, con conseguente riduzione o restituzione del prezzo pagato. Nel caso di inconvenienti o di disagi non di scarsa importanza, occorre riconoscere al turista (ora viaggiatore) altresì il danno morale (o, comunque, extracontrattuale). L'irripetibilità della vacanza va vagliata anche in considerazione del suo costo e del periodo di ferie usufruito, dovendosi, ad esempio, utilizzare un differente metro per un lavoratore dipendente con periodi di ferie limitati rispetto ad un pensionato che dispone di lunghi periodi di vacanza. L'organizzatore o venditore di un pacchetto turistico, secondo quanto stabilito nell'art. 14, comma 2, del d.lgs. n. 111 del 1995, emanato in attuazione della direttiva n. 90/314/CEE ed applicabile ai rapporti sorti anteriormente all'entrata in vigore del d.lgs. n. 206 del 2005, è tenuto a risarcire il danno subito dal consumatore, anche quando la responsabilità sia ascrivibile esclusivamente ai terzi, della cui opera si sia avvalso per fornire la complessiva prestazione, salvo il diritto a rivalersi nei confronti di questi ultimi (Cass. III, n. 17724/2018, cit.). Quanto alla ripartizione di responsabilità tra l'intermediario e l'”organizzatore” la Suprema Corte con sentenza Cass. VI, n. 3150/2022, ha avuto l'occasione per chiarire che, in tema di pacchetto turistico "tutto compreso", l'art. 43 comma 1, d. lgs. n. 79 del 2011 (nel testo applicabile "ratione temporis" e cioè anteriore alle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 62 del 2018) stabiliva che "l'organizzatore e l'intermediario sono tenuti al risarcimento del danno, secondo le rispettive responsabilità", ciò significando che l'intermediario di viaggi vacanza (anche detto venditore o agenzia di viaggi) risponde delle obbligazioni tipiche del mandatario o venditore, come ad esempio, della scelta dell'organizzatore, mentre quest'ultimo (anche detto "tour operator") risponde della non corrispondenza dei servizi promessi e pubblicizzati rispetto a quelli offerti, salvo che il viaggiatore o il turista non dimostri che l'intermediario, tenuto conto degli inadempimenti lamentati, conosceva o avrebbe dovuto conoscere ex art. 1176 c.c. la non affidabilità dell'organizzatore prescelto . Ancor più chiarificatore è stato l'intervento di Cass., sez. III, 18 gennaio 2023, n. 1417, che è tornata a pronunziarsi sulla questione della responsabilità dell'agenzia di viaggi e del tour operator nel caso di cd. pacchetto turistico tutto compreso, distinguendolo dal caso di contratto di intermediazione o di organizzazione del viaggio. Il contratto di viaggio vacanza “tutto compreso” si distingue dal contratto di intermediazione di viaggio di cui alla Convenzione di Bruxelles del 1970 (resa esecutiva in Italia con l. n. 1084/1977), in quanto spicca la finalità turistica, che ne permea e connota la causa concreta (Cass., sez. III, 2 marzo 2012, n. 3256; Cass., sez. III, 24 aprile 2008, n. 10651; Cass., sez. III, 24 luglio 2007, n. 16315). Tutte le attività e i servizi strumentali alla realizzazione dello scopo vacanziero sono essenziali e qualificano la causa e il contratto all inclusive. Così si evidenzia la differenza dal contratto di organizzazione o di intermediazione di viaggio, in base al quale un operatore turistico professionale si obbliga verso corrispettivo a procurare uno o più servizi di base (trasporto, albergo, etc.) per l'effettuazione di un viaggio o di un soggiorno. Rispetto a quest'ultimo, le prestazioni ed i servizi si profilano come separati e vengono in rilievo diversi tipi di rapporto. Nel contratto di viaggio vacanza all inclusive, invece, la pluralità di servizi ed accessori connota proprio la finalità turistica del contratto nella loro unitarietà funzionale. Si tratta di un'obbligazione di risultato. Rispondono ex artt. 1228 e 2049 c.c. anche per il mancato o inesatto adempimento delle obbligazioni effettuate dai prestatori di servizio di cui si avvalgono, fermo il diritto di rivalsa. L'intermediario (o venditore), invece, non è responsabile degli inadempimenti dell'organizzatore o della non rispondenza dei servizi effettivamente offerti a quelli promessi e pubblicizzati, a meno che il viaggiatore o il turista non dimostri che l'intermediario, tenuto conto della natura degli inadempimenti lamentati, conosceva o avrebbe dovuto conoscere, facendo uso della diligenza da lui esigibile in base all'attività esercitata (art. 1176, comma 2, c.c.), l'inaffidabilità del tour operator cui si era rivolto, oppure la non rispondenza alla realtà delle prestazioni da quello promesse e pubblicizzate» . La prova del danno non patrimoniale da vacanza rovinata Costituisce principio ormai consolidato nella giurisprudenza quello per cui la prova dell'inadempimento e/o inesatto adempimento delle obbligazioni contenute nel contratto turistico costituisce anche prova sufficiente del verificarsi del danno non patrimoniale. Secondo la Suprema Corte, in tema di danno non patrimoniale "da vacanza rovinata", inteso come disagio psicofisico conseguente alla mancata realizzazione in tutto o in parte della vacanza programmata, la raggiunta prova dell'inadempimento esaurisce in sé la prova anche del verificarsi del danno, atteso che gli stati psichici interiori dell'attore, per un verso, non possono formare oggetto di prova diretta e, per altro verso, sono desumibili dalla mancata realizzazione della "finalità turistica" (che qualifica il contratto) e dalla concreta regolamentazione contrattuale delle diverse attività e dei diversi servizi, in ragione della loro essenzialità alla realizzazione dello scopo vacanziero (Cass. III, n. 7256/2012; in senso conforme Trib. Teramo 14 gennaio 2015, n. 33; App. Milano IV, 19 giugno 2015, n. 2624). Al fine di accertare il presupposto del danno di cui si tratta, è sufficiente allora la prova fornita dai turisti circa l'inadempimento dell'operatore turistico. Sarebbe, infatti, assai difficoltoso per il turista danneggiato dimostrare lo stress subito a causa della vacanza non andata in porto o, pur se usufruita, diversa da come proposta: perciò tale danno si presume. Per la prova di tale specifica voce di danno sono sufficienti le “presunzioni”, in quanto diversamente il viaggiatore si troverebbe nella quasi impossibilità di dimostrare il danno realmente subito. D'altra parte, la gravità della lesione e della serietà del pregiudizio patito dal turista deve essere compatibile con il principio di tolleranza delle lesioni minime (Trib. Bologna, II, 7 giugno 2007; Cass. n. 3462/2007; Trib. Roma 11 maggio 2012 n. 7256; Cass. III, n. 25410/2013; Trib. Como, 18 luglio 2014 n. 1304; App. Milano, III, 4 maggio 2015 n. 1914; Trib. Lamezia Terme, 14 luglio 2015 n. 14662). L'emergenza Coronavirus Nel contesto delle misure per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, si inserisce il d.l. 17 marzo 2020, n. 18. L'eccezionalità della situazione, specificamente gestita attraverso le misure di sicurezza dettate dal Governo italiano, per il tramite di provvedimenti specifici, rappresenta una causa di “forza maggiore”, che fa venir meno l'operatività delle ordinarie regole di rimborso. Le situazioni ipotizzabili sono principalmente tre: a) la cancellazione da parte delle Autorità (il Coronavirus, integrando, come detto, gli estremi della “forza maggiore”, determina, nell'ipotesi in cui l'annullamento sia deciso d'imperio dalle autorità statali – come, ad esempio, il blocco dei voli aerei per la Cina e le gite scolastiche, l'obbligo, in capo a chi abbia raccolto la prenotazione, di rimborsare quanto è stato già versato dal consumatore, a prescindere dalle regole in ambito di disdetta che il singolo servizio prevedeva; ciò a prescindere dall'acquisto del biglietto in modalità rimborsabile o meno); b) l'annullamento del viaggio viene deciso per scopi precauzionali dal tour operator (nel qual caso il rimborso ricade interamente sull'organizzatore); c) la disdetta in autonomia da parte del consumatore (nel qual caso quest'ultimo potrà contare soltanto sulla eventuale previsione del rimborso, nei termini e condizioni afferenti al singolo servizio; ad esempio, potrebbe essere stata prevista la cancellazione della prenotazione senza penale). Il Codice del Turismo (All. 1 del d.lgs. 23 maggio 2011, n. 79, modificato dal d.lgs. 21 maggio 2018, n. 62, che ha recepito la direttiva UE 2015/2302), prevede che, seppur il pacchetto turistico non sia stato cancellato dall'organizzatore, il consumatore vanta comunque il diritto ad esercitare la disdetta ai sensi dell'articolo 41: • “In caso di circostanze inevitabili e straordinarie verificatesi nel luogo di destinazione o nelle sue immediate vicinanze e che hanno un'incidenza sostanziale sull'esecuzione del pacchetto o sul trasporto di passeggeri verso la destinazione, il viaggiatore ha diritto di recedere dal contratto, prima dell'inizio del pacchetto, senza corrispondere spese di recesso, ed al rimborso integrale dei pagamenti effettuati per il pacchetto, ma non ha diritto a un indennizzo supplementare” (comma 4); • “L'organizzatore procede a tutti i rimborsi prescritti a norma dei commi 4 e 5 (…) senza ingiustificato ritardo e in ogni caso entro quattordici giorni dal recesso. Nei casi di cui ai commi 4 e 5, si determina la risoluzione dei contratti funzionalmente collegati stipulati con terzi” (comma 6). In quest'ottica, l'epidemia rappresenta infatti una circostanza straordinaria, sicchè il consumatore può contare sul rimborso integrale degli importi anticipati, ma a condizione che si siano verificate le circostanze esplicitate dalle norme, nel luogo di destinazione ovvero nelle sue immediate vicinanze. |