Memoria difensiva avverso richiesta di risarcimento danni per infortunio in itinereInquadramentoL'INAIL si oppone al riconoscimento dell'indennizzo/rendita richiesto dal lavoratore che assumeva di aver subito un infortunio in itinere, sostenendo la mancanza dei presupposti per l'indennizzabilità in difetto di una relazione di occasionalità con la prestazione lavorativa. FormulaTRIBUNALE [1] DI .... SEZIONE LAVORO MEMORIA DIFENSIVA [2] PER INAIL, (C.F. ....) con sede legale in ...., alla via, in persona del direttore e legale rapp.te p.t. [3], residente in .... alla via .... n. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... [4] (C.F. ....) [5], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso il suo studio ...., fax .... [6], PEC: .... @ ...., giusta procura .... [7] -resistente- CONTRO il Sig. ...., nato a ....il ....e residente a ....in via ...., rappresentato e difeso come in atti -ricorrente- PREMESSO [8] 1. Con ricorso depositato in data ...., il Sig. .... adiva Codesto Tribunale affinché accertasse e dichiarasse il suo diritto alla rendita e/o indennizzo ex art. 12 d.lgs. n. 38/2000 derivante da infortunio sul lavoro in itinere e, per l'effetto, condannasse l'odierna esponente alla corresponsione in favore dell'istante dei benefici economici previsti dalla legge; 2. A tal fine esponeva il ricorrente che in data ...., alle ore ...., mentre si trovava sul treno con direzione .... che ogni giorno lo conduceva dal luogo di abitazione a quello di lavoro, all'altezza della tratta ...., veniva colpito da una pietra proveniente dall'esterno del treno ed in particolare dal lato opposto alla direzione di marcia; 3. A seguito del sinistro, l'istante riportava lesioni alla tempia ....e all'occhio ....; 4. Si costituisce con il presente atto l'INAIL, chiedendo il ricetto dell'avversa domanda, in quanto infondata in fatto e in DIRITTO Appare evidente dalla ricostruzione dei fatti come la vicenda che ci occupa attenga, essenzialmente, ad una presunta ipotesi di infortunio in itinere, cioè un infortunio subito dal lavoratore nel tragitto necessario per realizzare il luogo di lavoro. Tale fattispecie è stata introdotta dall'art. 12 della legge n. 38/2000, che ha modificato la previgente disciplina della materia di infortuni sul lavoro, dettata dal d.P.R. n. 1124/1965. La modifica, tuttavia, non ha derogato la disciplina ordinaria che, per l'indennizzabilità dell'infortunio, richiede sia la causa violenta, ossia un'aggressione esterna che danneggia l'integrità psico-fisica del lavoratore, sia l'occasione di lavoro, ricomprendendovi tutte quelle situazioni che possono verificarsi durante il lavoro e per il lavoro. Tali condizioni non sussistono nel caso di specie. Ed invero, la circostanza che .... sia stato colpito da un sasso durante il tragitto verso il luogo del lavoro, non configura infortunio “occasionato dal lavoro”, nel senso previsto dalla prevalente giurisprudenza di legittimità. L'infortunio è in itinere, cioè occasionato dal lavoro, solo quando sia occorso in ragione di eventi dannosi dipendenti dalle prestazioni lavorative svolte e a queste oggettivamente connessi. In altri termini, affinché l'infortunio sia indennizzabile, la causa violenta da cui lo stesso deriva deve inerire all'attività lavorativa o quanto meno essere occasionata dal suo esercizio. Non può invece sostenersi l'avverso orientamento, sostenuto da parte ricorrente e ormai definitivamente superato, secondo cui l'infortunio è in itinere anche quando derivante da eventi dannosi imprevedibili e atipici, realizzatisi in occasione di una mera coincidenza cronologica e topografica con l'attività lavorativa. Secondo la Corte di Cassazione pronunciatasi a Sez. Unite sul punto, sebbene la ratio della norma sia quella di tutelare il lavoratore da tutti gli eventi dannosi che siano comunque dipendenti dalle prestazioni lavorative svolte, «fino a ricomprendere nella tutela tutte le attività prodromiche e strumentali all'esecuzione della prestazione lavorativa», è comunque necessario che sussista «un vincolo obiettivamente e intrinsecamente apprezzabile» tra evento dannoso e prestazioni lavorative svolte (Cass. S.U., n. 17685/2015). Alla luce delle coordinate ermeneutiche tracciate dal Supremo Collegio, l'infortunio patito dal ricorrente non risulta indennizzabile per il solo fatto di essersi verificato nel tragitto casa-lavoro, mancando nel caso di specie ogni nesso di occasionalità tra l'evento dannoso e le prestazioni lavorative cui è addetto il Sig. .... Tanto premesso e considerato, l'INAIL, rappresentato e difeso come in epigrafe, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione, rigettare la domanda avversaria perché infondata in fatto e in diritto, con vittoria di spese e compensi. IN VIA ISTRUTTORIA [9] Chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli di prova e per i testi a fianco di ciascuno indicati: Vero che, in data ...., alle ore, ...., ...., durante il tragitto da ...., verso ...., il ricorrente veniva causalmente colpito da un sasso proveniente dall'esterno del treno – Sig. .... Vero che ....- Sig. ....; Si allega: 1. copia ricorso notificato con decreto e procura in calce 2. .... PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] A norma dell'art. 413 c.p.c. «Le controversie previste dall'articolo 409 sono in primo grado di competenza del tribunale in funzione di giudice del lavoro». [2] Ai sensi dell'art. 416 c.p.c., il convenuto deve costituirsi almeno dieci giorni prima dell'udienza, dichiarando la residenza o eleggendo domicilio nel comune in cui ha sede il giudice adito. La costituzione del convenuto si effettua mediante deposito di memoria difensiva, nella quale devono essere proposte, a pena di decadenza, le eventuali domande in via riconvenzionale e le eccezioni processuali e di merito che non siano rilevabili d'ufficio. [3] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [4] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014. [5] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. [6] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [7] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.». [8] Nella memoria di costituzione il convenuto deve prendere posizione, in maniera precisa e non limitata ad una generica contestazione, circa i fatti affermati dall'attore a fondamento della domanda e proporre tutte le sue difese in fatto e in diritto. [9] L'indicazione specifica dei mezzi istruttori di cui ci si intende avvalere e dei documenti che vanno contestualmente depositati va fatta a pena di decadenza nella memoria difensiva tempestivamente depositata (art. 416 ult. comma c.p.c.). CommentoDopo una lunga elaborazione quasi esclusivamente giurisprudenziale, l'art. 12 del d.lgs. 23 febbraio 2000, n. 38 ha espressamente ricompreso nell'assicurazione obbligatoria la fattispecie dell'infortunio “in itinere”, inserendola nell'ambito della nozione di occasione di lavoro di cui all'art. 2 del d.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124, escludendone i casi di interruzione o deviazione del tutto indipendenti dal lavoro o, comunque, non necessitate nonché gli infortuni direttamente cagionati dall'abuso di alcolici e di psicofarmaci o dall'uso non terapeutico di sostanze stupefacenti ed allucinogeni infine in caso di guida senza patente. L'infortunio in itinere è quello occorso al lavoratore nel “normale percorso” (Cass. 20221/2010) di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro, ovvero quello che collega due luoghi di lavoro, in caso di lavoratore con più rapporti di lavoro, o, ancora, di andata e ritorno dal luogo di lavoro a quello di consumazione abituale dei pasti, in mancanza di un servizio di mensa aziendale. Il “normale percorso” è di norma l'itinerario più breve dall'abitazione al lavoro (Cass. sez. lav. n. 19937/2010). Il normale percorso può subire delle interruzioni o deviazioni, rispetto alle quali il lavoratore non è tutelato quando del tutto indipendenti dal lavoro o non necessarie. Per la configurabilità di un infortunio “in itinere” occorre innanzitutto ch'esso si sia verificato nella pubblica strada e, comunque, non in luoghi identificabili in quelli di esclusiva proprietà del lavoratore assicurato o in quelli di proprietà comune, quali le scale ed i cortili condominiali, il portone di casa o i viali di complessi residenziali con le relative componenti strutturali. Deve, infatti, trattarsi di luoghi su cui il danneggiato non abbia possibilità di incidere personalmente e direttamente per escludere o ridurre i rischi di incidenti (Cass. sez. lav., n. 10028/2010). I giudici di legittimità qualificano generalmente la variazione del percorso o l'utilizzo di un'autovettura anziché del servizio metropolitano, nell'ambito del percorso che costituisce l'occasione di lavoro, come rischio elettivo, in quanto frutto di libera scelta del lavoratore (costituisce rischio elettivo la deviazione, puramente arbitraria ed animata da finalità personali, dalle normali modalità lavorative, che comporta rischi diversi da quelli inerenti le usuali modalità di esecuzione della prestazione; Cass. sez. lav., n. 1458/2013). La colpa del dipendente non esclude l'indennizzabilità dell'infortunio, a meno che non si tratti di un comportamento abnorme, idoneo a interrompere il nesso di causalità fra lavoro e infortunio ricollegandosi ad una scelta del lavoratore di correre rischi estranei alla necessità di raggiungere il posto di lavoro (Cass. sez. lav., n. 19496/2009; ma vds. anche Cass. sez. lav. n. 17655/2009 che esclude il diritto all'indennizzo in caso di comportamenti che di per sé non sono abnormi, secondo il comune sentire, ma sono comunque contrari a importanti norme di legge o di comune prudenza. Pertanto anche la violazione di norme del codice della strada, valutata in concreto nella sua gravità rispetto alla norma violata, può integrare quel rischio elettivo che esclude l'indennizzabilità dell'infortuno in itinere). I criteri normativi introdotti dal d.lgs. n. 38/2000 sono ritenuti applicabili anche alle fattispecie antecedenti alla sua entrata in vigore, tanto più che anche in precedenza, perché si verificasse l'estensione della copertura assicurativa occorreva che il comportamento del lavoratore fosse giustificato da un'esigenza funzionale alla prestazione lavorativa, tale da legarla indissolubilmente all'attività di locomozione, posto che il suddetto infortunio meritava tutela nei limiti in cui l'assicurato non avesse aggravato, per suoi particolari motivi o esigenze personali, la condotta extralavorativa connessa alla prestazione per ragioni di tempo e di luogo, interrompendo così il collegamento che giustificava la copertura assicurativa (Cass. sez. lav., n. 19047/2005). Esistono, dunque, alcune eccezioni in presenza delle quali la copertura assicurativa è operante malgrado la deviazione dal normale percorso: si tratta delle interruzioni/deviazioni effettuate in attuazione di una direttiva del datore di lavoro, quelle dovute a causa di forza maggiore (ad esempio una strada interrotta o un guasto meccanico) o per esigenze essenziali e improrogabili (ad esempio il soddisfacimento di esigenze fisiologiche o un malore) o nell'adempimento di obblighi penalmente rilevanti (esempio: prestare soccorso a vittime di incidente stradale, per adempiere a obblighi penalmente rilevanti (ad esempio, prestare soccorso, testimoniare circa un fatto delittuoso cui si è assistito lungo il percorso), le interruzioni/deviazioni “necessarie” per l'accompagnamento dei figli a scuola, per prelevare i colleghi, quando più lavoratori utilizzano un unico mezzo di trasporto privato, il cui uso è considerato necessitato, le brevi soste che non alterino le condizioni di rischio. (L'ordinanza n. 1/2005 della Corte costituzionale, richiamando l'orientamento della suprema Corte di cassazione, ha statuito che una breve sosta (la brevità va valutata anche in rapporto ai motivi del ritardo) che non alteri le condizioni di rischio per l'assicurato non realizza l'ipotesi dell'interruzione, e quindi non si pone al fuori della copertura assicurativa). Di recente si è ritenuto costituire infortunio in itinere avvenuto in occasione di lavoro, l'incidente stradale occorso al lavoratore dirigente della RSU in permesso sindacale retribuito, lungo il percorso necessario per partecipare ad una riunione promossa dal datore di lavoro, presso la propria sede ed avente ad oggetto l'organizzazione dell'attività lavorativa, sul rilievo che in siffatte circostanze, la partecipazione di un lavoratore, ancorché in permesso sindacale, ad una riunione che attiene all'attività dell'impresa, non può dirsi attinente ad interessi diversi, estranei o immeritevoli di tutela rispetto a quelli presidiati dalla tutela assicurativa (Cass. sez. lav., n. 13882/2016). La valutazione delle circostanze di fatto dell' interruzione non necessitata è compito del giudice del merito, il quale potrà adottare criteri quali il tempo della sosta in termini assoluti, o in proporzione alla durata del viaggio, purché l'interruzione non sia di durata tale da elidere il carattere finalistico che giustifica la tutela dell'infortunio “in itinere” o delle motivazioni stesse della sosta, avvalendosi delle indicazioni della giurisprudenza nazionale e, ove mancante e quale criterio meramente sussidiario, anche di quella dei Paesi comunitari. Spetta comunque al lavoratore, in caso di contestazione, provare l'inagibilità o la difficoltà di percorrere la via ordinaria. L'ammissione all'indennizzo da parte dell'assicurazione Inail degli infortuni stradali, causati cioè dalla necessità per gli assicurati di affrontare, necessariamente e per fini lavorativi, i rischi della strada, non è automatica e generalizzata poiché presuppone sempre una valutazione, caso per caso, delle cause e circostanze con cui gli eventi si sono verificati. I rischi della strada e quelli derivanti dalla circolazione stradale configurano, infatti, delle classiche ipotesi del c.d. “rischio generico”, il quale, non avendo alcuna relazione con l'attività lavorativa e professionale svolta dal soggetto, grava in maniera uguale e indiscriminata su tutti i cittadini, lavoratori e non. Il rischio (sicuramente generico) di inciampare e cadere, essere colpito da un oggetto o essere investito da un automezzo, è esattamente lo stesso per entrambi, e a nulla rileva il diverso status dei soggetti (operaio, casalinga o pensionato), né il differente motivo per cui stanno percorrendo quella strada (per andare al lavoro o a passeggio), né, tanto meno, il fatto di essere assicurati all'Inail oppure no. Ciò fa sì che gli incidenti provocati da conclamate ipotesi di rischio generico non sono qualificati e riconosciuti dall'INAIL come infortuni sul lavoro, e quindi sono esclusi da qualsivoglia tipo di tutela e indennizzo. Per stabilire l'indennizzabilità di un infortunio in itinere l'INAIL deve necessariamente dare corso a specifiche istruttorie, al fine di rinvenire l'esistenza di elementi aggravanti del rischio generico o elettivo, tali da consentire l'ammissione del caso alla tutela sociale, avvalendosi anche degli appositi “Questionari” che richiede, sia ai lavoratori infortunati che ai datori di lavoro. Una volta, poi, che sia stato riconosciuto al lavoratore il diritto alla copertura assicurativa in relazione all'incidente occorsogli, L'INAIL ha diritto di surrogarsi nei confronti del terzo responsabile per le somme pagate a titolo di indennità giornaliera, ex art. 68 d.P.R. n. 1124 del 1965, cosi come per quelle anticipate a titolo di spese di cura, ex art. 86 e ss. d.P.R. cit., perché tali indennizzi non possono essere erogati se non a fronte di fatti (l'assenza dal lavoro, la necessità di curarsi) che per la vittima costituiscono pregiudizi teoricamente risarcibili, e che di conseguenza fanno sorgere in capo ad essa il diritto ad esserne risarcita, diritto che per effetto della percezione dell'indennizzo da parte dell'assicuratore sociale si trasferisce in capo a quest'ultimo, ai sensi dell'art. 1916 c.c. A tal fine, non rileva che la vittima dell'illecito non abbia patito alcun pregiudizio alla capacità di lavoro, od altri pregiudizi patrimoniali di sorta (Cass. VI-III, ord. 3296/2018). Mezzo di trasporto Anche le modalità con cui avvengono gli spostamenti e il mezzo di cui il lavoratore si serve per compiere per fini lavorativi il tragitto casa-lavoro-casa rivestono rilievo determinante ai fini dell'ammissione all'indennizzo Inail degli infortuni in itinere. L'utilizzo di un mezzo di trasporto privato espone il lavoratore ad un rischio maggiore di infortunio: in questo caso l'assicurazione Inail opera solo se l'uso del mezzo privato sia necessario (Cass. sez. lav., n. 22759/2011; Cass. sez. lav., n. 6929/2005; Cass. sez. lav., n. 7417/2004) per mancanza di mezzi pubblici, o quando l'utilizzo di tali mezzi sia eccessivamente disagevole per il lavoratore o eccessivamente gravoso per le esigenze di vita personale o familiare (La copertura assicurativa Inail contro gli infortuni in itinere opera senz'altro quando il lavoratore ha la necessità di utilizzare un mezzo di trasporto messo a disposizione direttamente dal datore di lavoro, ma anche quando ha l'inderogabile esigenza di utilizzare un mezzo privato, vuoi perché mancano del tutto i mezzi pubblici, vuoi perché esistono, ma gli orari delle corse non sono compatibili con l'orario di lavoro. Per consolidata giurisprudenza, la valutazione di queste circostanze va fatta caso per caso con “criteri di ragionevolezza”, secondo i quali, ad esempio, il risparmio di un'ora sui tempi di viaggio con il mezzo privato, rispetto ai mezzi pubblici, è considerato ragionevole). Per la giurisprudenza prevalente le distanze fino a un chilometro possono tranquillamente essere coperte a piedi, mentre l'esistenza di mezzi di pubblico trasporto che coprono per intero il percorso da compiere ne impongono l'utilizzo, soprattutto se gli orari delle corse sono compatibili con l'orario di lavoro osservato dai lavoratori. Con la Circolare INAIL n. 14 del 25 marzo 2016, l'Istituto ha fornito delle linee guida sulla normativa dell'infortunio in itinere, come modificata in forza dei commi 4 e 5 dell'articolo 5 della l. n. 221/2015, nota anche come Collegato Ambiente alla Legge di Stabilità 2016 (“disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali”), relativamente all'uso della bicicletta nel tragitto casa – lavoro. (L'art. 5 prevede specifiche disposizioni volte ad incentivare la mobilità sostenibile anche nei percorsi casa- lavoro, incluse le iniziative di bike - pooling e di bike sharing, di riduzione del traffico, dell'inquinamento, della sosta degli autoveicoli in prossimità delle sedi di lavoro “anche al fine di contrastare i problemi derivanti dalla vita sedentaria”). L'uso del velocipede lungo il tragitto casa-lavoro deve considerarsi sempre necessitato e, pertanto, indennizzabile, ferma restando la sussistenza - secondo la normativa generale - dei requisiti richiesti per l'indennizzo dell'infortunio in itinere. Pertanto, se l'infortunio si verifica lungo il normale itinerario che il lavoratore percorre per recarsi da casa al lavoro (e viceversa), in assenza di interruzioni non necessitate e compatibilmente con gli orari di lavoro, questo sarà indennizzabile anche se il lavoratore era a bordo di un velocipede. L'infortunio in itinere a bordo della bicicletta è dunque indennizzabile a prescindere dal tratto stradale ove si verifichi (in sede protetta ovvero su strada aperta al traffico di veicoli a motore), seppure in costanza delle condizioni generali dettate per l'infortunio in itinere. Alla luce dei recenti interventi normativi, la Suprema Corte ha affermato che, in considerazione dell'elasticità della norma di cui all'art. 12 d.lgs. n. 38/2000, la valutazione di meritevolezza di tutela del lavoratore che subisca un infortunio in itinere in caso di utilizzo della bicicletta deve avvenire in relazione al costume sociale, alle normali esigenze familiari del lavoratore, alla presenza e alle modalità di organizzazione dei servizi pubblici, alla tipologia del percorso effettuato, alla conformazione dei luoghi, alle condizioni climatiche un atto, nonché alla tendenza dell'ordinamento alla incentivazione dell'uso della bicicletta (Cass. sez. lav. n. 7313/2016). Infortunio in itinere riconducibile a fatto doloso del terzo La Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 17685 del 7 settembre 2015, ha ribadito che, ai fini dell'indennizzo, non sono da ritenere in itinere tutti gli infortuni che accadono al lavoratore sul tragitto fra casa e lavoro. La nozione di «occasione di lavoro» deve essere intesa in senso stretto, con la conseguenza che in caso di fatto doloso del terzo, l'INAIL non è chiamato a risarcire laddove il collegamento con il sinistro con il tragitto casa-lavoro sia del tutto marginale. La Corte, con riguardo all'infortunio in itinere riconducibile al fatto doloso del terzo, evidenzia che una prima opzione interpretativa tende ad estendere il concetto di infortunio assicurato affermando che, pur nel regime precedente l'entrata in vigore del d.lgs. n. 38/2000, è indennizzabile l'infortunio occorso al lavoratore in itinere, ove sia derivato da eventi dannosi, anche imprevedibili ed atipici, indipendenti dalla condotta volontaria dell'assicurato, atteso che il rischio inerente al percorso fatto dal lavoratore per recarsi al lavoro è protetto in quanto ricollegabile, pur in modo indiretto, allo svolgimento dell'attività lavorativa, con il solo limite del rischio elettivo. L'opposto indirizzo (Cass. sez. lav., n. 13599/2009) ritiene invece che non sia possibile ignorare il preciso elemento normativo dell'occasione di lavoro, sicché per la configurazione dell'infortunio indennizzabile è necessario che la causa violenta sia connessa all'attività lavorativa, nel senso che inerisca alla suddetta attività o che sia almeno occasionata dal suo esercizio. Per il Supremo Collegio la soluzione del contrasto non può che rinvenirsi nel presupposto richiesto dell'occasione di lavoro, che costituisce il criterio di collegamento con l'attività lavorativa che giustifica la tutela differenziata, costituzionalmente garantita, rispetto ad altri eventi dannosi, e che, in sostanza, pur evolutosi in senso estensivo fino a ricomprendere nella tutela tutte le attività prodromiche e strumentali all'esecuzione della prestazione lavorativa e tutte le condizioni, comprese quelle ambientali e socio - economiche, in cui l'attività lavorativa si svolge e nelle quali è insito un rischio di danno per il lavoratore, indipendentemente dal fatto che tale danno provenga dall'apparato produttivo o dipenda da terzi o da fatti e situazioni proprie del lavoratore, è rimasto pur sempre ancorato ad un rapporto, seppure mediato e indiretto, comunque non assolutamente marginale tra l'evento ed il lavoro, in modo cioè che l'infortunio sia in qualche modo “occasionato” dal lavoro stesso. Il che esclude la copertura assicurativa quando venga a mancare la “occasione di lavoro” in quanto il collegamento tra l'evento e il 'normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione e quello di lavoro risulti assolutamente marginale e basato esclusivamente su una mera coincidenza cronologica e topografica. [Nel deciso, la corte territoriale aveva accertato che la donna, nonostante si trovasse sul percorso casa-azienda in orario prossimo all'inizio del lavoro, aveva subito un rischio che riguardava la sua vita personale, del tutto scollegato all'adempimento dell'obbligazione lavorativa o dal percorso per recarsi in azienda, essendo stata «aggredita e accoltellata dal proprio convivente» (come da accertamenti dell'INAIL), evento questo che aveva spezzato ogni nesso con la prestazione lavorativa]. |