Memoria difensiva avverso richiesta di risarcimento per infortunio sul lavoro per fatto illecito di terzi

Giovanna Nozzetti
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Costituendosi in giudizio per resistere all'azione risarcitoria del proprio dipendente, aggredito durante lo svolgimento del servizio di vigilanza, la società datrice di lavoro contesta la propria responsabilità sostenendo l'ascrivibilità dell'evento lesivo al fatto illecito ed imprevedibile di terzi

Formula

TRIBUNALE 1 DI ...

SEZIONE LAVORO

MEMORIA DIFENSIVA 2

Per la Società ... (C.F./P.I. ...) 3 , in persona dell'amministratore e legale rappresentante pro tempore, sig. ..., (C.F....) residente in ... alla Via ... n. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... 4 (C.F. ...) 5 , con domicilio eletto in ... alla Via ... n. ... presso il suo studio ..., fax ... 6 , PEC: ...@..., giusta procura ... 7

-resistente

CONTRO

il Sig. ..., nato a ... il ...e residente a ... in via ..., rappresentato e difeso come in atti

-ricorrente

PREMESSO 8

1. Con ricorso depositato in data..., il Sig.... adiva Codesto Tribunale affinchè accertasse e dichiarasse la responsabilità ex art. 2087 c.c. della ... e, per l'effetto, la condannasse al risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non da questi patiti a seguito dell'infortunio subito nello svolgimento del proprio lavoro.

2. A tal fine, esponeva il ricorrente, che in data ..., alle ore.../..., mentre svolgeva il servizio notturno di vigilanza e pattugliamento al quale era addetto, nella zona di..., dove si stava svolgendo la festa di..., veniva aggredito e malmenato da alcuni giovani i quali, in precedenza, avevano speronato l'auto di servizio su cui si trovata, costringendolo a fermarsi.

3. A seguito delle percosse, il ricorrente deduceva di aver riportato lesioni ... nella misura del ... per danno biologico, con ... giorni di invalidità totale e ... di invalidità parziale; di essersi visto riconoscere l'indennizzo di Euro ... da parte dell'INAIL per un'inabilità dell'...%, di aver diritto al risarcimento del danno differenziale e delle voci di danno non coperte dall'assicurazione sociale.

4. Con il presente si costituisce la..., chiedendo il rigetto dell'avversa domanda, in quanto infondata in fatto e in

DIRITTO

L'art. 2087 c.c., in quale fa carico al datore di lavoro di adottare le misure necessarie a tutelare l'integrità del dipendente, introduce un dovere che trova fonte immediata e diretta nel rapporto di lavoro e la cui inosservanza, ove sia stata causa di danno, può essere fatta valere con azione risarcitoria.

Secondo giurisprudenza costante, detta norma non configura una ipotesi di responsabilità oggettiva del datore di lavoro, richiedendo sempre che siano ravvisabili, nella condotta dello stesso, profili di colpa cui far risalire il danno all'integrità fisica patito dal dipendente (infra alios, Cass., sez. lav., n. 1477/2014; Cass, sez. lav., n. 14192/2012)

Pertanto, ancorché non sia necessaria la violazione di regole tecniche specifiche, è sempre necessaria la colpa del datore di lavoro, che può semplicemente consistere nel difetto di diligenza per l'omessa predisposizione di tutte le misure idonee a preservare l'integrità psico-fisica dei lavatori.

Ne deriva che, il datore di lavoro è tenuto a risarcire il danno subito dal lavoratore salvo che provi di aver adottato ogni cautela per evitare il danno, oppure che la lesione si è verificata per una causa a lui non imputabile ( Cass. sez. lav., n. 12089/2013).

Nel caso di specie, sussistono entrambe le circostanze.

Non solo, infatti, l'infortunio riportato da..., è derivato esclusivamente dal fatto illecito ed imprevedibile di terzi, quale è certamente l'aggressione realizzata in suo danno da un gruppo di giovani, ma il datore di lavoro ha anche adottato tutte le misure necessarie ad impedire eventi dannosi, dotando il proprio lavoratore di arma di servizio e apparecchio autoradio ed inoltre ...

Ne deriva che la condotta dei terzi costituisce causa esclusiva dell'infortunio subito da... e che pertanto nessun addebito di responsabilità ex art. 2087 c.c. può essere mosso al datore di lavoro.

Tanto premesso e considerato, ..., rappresentata e difesa come in epigrafe, rassegna le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione, rigettare la domanda avversaria perché infondata in fatto e in diritto, con vittoria di spese e compensi 9 .

IN VIA ISTRUTTORIA 10 :

Si oppone all'ammissione dei mezzi istruttori da controparte in quanto ...

In via gradata, nella ipotesi di ammissione dei mezzi istruttori articolati da controparte, si chiede l'ammissione dell'interrogatorio formale del ricorrente e la prova per testi sui seguenti capitoli di prova con i testi Sigg.ri...

1)Vero che la ... forniva al Sig....arma di servizio;

2)Vero che l'automobile di vigilanza era dotata di apparecchiatura radio;

3)Vero è che non si erano mai verificati episodi analoghi nella stessa zona;

4)Vero è che quella sera si era verificato che ...

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA AD LITEM

(se non a margine o su documento informatico separato)

[1] A norma dell'art. 413 c.p.c. “Le controversie previste dall'articolo 409 sono in primo grado di competenza del tribunale in funzione di giudice del lavoro”. La Riforma Cartabia ha inciso anche sul mondo giuslavoristico aprendo la negoziazione assistita alle controversie che coinvolgono i rapporti di lavoro elencati nell'art. 409 c.p.c., vale a dire ad ogni controversia di competenza del giudice del lavoro. Non è una condizione di procedibilità per adire all'autorità giudiziaria, ma un ulteriore strumento deflattivo del contenzioso offerto per tentare di definire bonariamente una lite, la cui regia, per la prima volta, è stata assegnata agli avvocati. La particolarità della negoziazione in materia lavoristica è la facoltà della parte di essere assistita, oltre che da un avvocato, anche da un consulente del lavoro, professionalità essenziale per questa tipologia di controversie, soprattutto quando terreno di scontro sono differenze retributive o aspetti contributivi, previdenziali e/o fiscali.Nel disciplinare la negoziazione assistita in materia lavoristica il legislatore ha voluto espressamente fare salva la possibilità delle parti di conciliare le controversie anche presso le sedi sindacali e con le modalità previste dai contratti collettivi sottoscritti dalle associazioni sindacali maggiormente rappresentative, ai sensi dell'art. 412-ter c.p.c.: la negoziazione assistita dunque non sostituisce la conciliazione sindacale ma si aggiunge ad essa, offrendo alle parti un'ulteriore modalità per concludere accordi transattivi non impugnabili ai sensi dell'art. 2113 c.c. E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 264 dell’11 novembre 2024 il D. Lgs. n. 164 del 31 ottobre 2024, contenente disposizioni integrative e correttive al D. Lgs. 149/2022 (Riforma Cartabia), il quale apporta modifiche al Codice civile, al Codice di procedura civile e alle relative disposizioni di attuazione, nonché ad alcune leggi speciali (anche noto come correttivo Cartabia): quanto al rito del lavoro, vengono modificati gli artt. 127-ter e 128 c.p.c., esplicitando la possibilità di sostituire l’udienza di discussione con lo scambio cartolare, salva l’opposizione anche di una sola parte; inoltre, il provvedimento del Giudice depositato il giorno successivo alla scadenza del termine per le note scritte, vale come lettura in udienza

[2] Ai sensi dell'art. 416 c.p.c., il convenuto deve costituirsi almeno dieci giorni prima dell'udienza, dichiarando la residenza o eleggendo domicilio nel comune in cui ha sede il giudice adito. La costituzione del convenuto si effettua mediante deposito di memoria difensiva, nella quale devono essere proposte, a pena di decadenza, le eventuali domande in via riconvenzionale e le eccezioni processuali e di merito che non siano rilevabili d'ufficio

[3] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

[4] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014.

[5] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c..

[6] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà».

[7] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: 'giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.'.

[8] Nella memoria di costituzione il convenuto deve prendere posizione, in maniera precisa e non limitata ad una generica contestazione, circa i fatti affermati dall'attore a fondamento della domanda e proporre tutte le sue difese in fatto e in diritto

[9] La disciplina delle spese di giudizio segue quella ordinaria prevista dall'art. 91 c.p.c., secondo cui vanno poste a carico della parte soccombente o comunque di quella che ha dato causa alla lite.

[10] L'indicazione specifica dei mezzi istruttori di cui ci si intende avvalere e dei documenti che vanno contestualmente depositati va fatta a pena di decadenza nella memoria difensiva tempestivamente depositata (art. 416 ult. comma c.p.c.)

Commento

In ipotesi di lesioni occorse al dipendente durante lo svolgimento del suo lavoro, è sufficiente che questi dimostri l'esistenza del rapporto di lavoro, il danno subito ed il nesso causale con le mansioni svolte (oltre, ove necessario, le regole di condotta che assume essere state violate, Cass. n. 3622/2003; Cass. n. 14469/2000), mentre grava sul datore di lavoro la prova di aver adottato le misure idonee, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, a tutelare l'integrità fisica e morale del prestatore di lavoro (art. 2087 c.c.).

Tuttavia, tale norma non prevede un'ipotesi di responsabilità oggettiva, presupponendo sempre una colpa del datore di lavoro (ex plurimis, Cass. n. 14192/2012; Cass. n. 13956/2012; Cass. n. 6002/2012; Cass. n. 3785/2009).

Pertanto, l'indennizzabilità del danno da parte dell'ente previdenziale, in considerazione della riconosciuta dipendenza dell'infortunio da causa (recte, occasione) di lavoro, ossia per l'esposizione del prestatore di lavoro ad un rischio specifico (ad un rischio, cioè, che per derivare dalle condizioni particolari in cui la prestazione lavorativa viene espletata, finisce per gravare, in misura esclusiva o in misura maggiore rispetto a qualsiasi altra persona, sull'assicurato) non implica anche, automaticamente, la responsabilità civile del datore di lavoro.

E' stata, infatti, ravvisata l'occasione di lavoro ai fini del riconoscimento della copertura assicurativa nelle seguenti fattispecie: nel caso di un custode di condominio morto a seguito di colpi di arma da fuoco sparatigli da ignoti durante lo svolgimento della sua attività lavorativa ( Cass. sez. lav., n. 1014/1989); nelle lesioni subite dal lavoratore in caso di aggressione sul posto di lavoro da parte di estranei sulla base della sola coincidenza temporale e spaziale tra l'episodio e l'attività lavorativa, in mancanza di prove che riconducano l'episodio a fattori strettamente personali (Cass. sez. lav., n. 3747/1998); nelle lesioni subite da un lavoratore italiano all'estero durante un attentato terroristico: nella specie è stato ritenuto che le condizioni di pericolosità ambientale esistenti in alcuni paesi stranieri in determinate contingenze storico-politiche assumono per i lavoratori italiani all'estero la natura di rischio specifico improprio e possono determinare l'indennizzabilità dei conseguenti eventi dannosi (Cass. sez. lav. n. 9801/1998); è stata parimenti riconosciuta la rendita ai superstiti nel caso di un autista di un furgone scortato da una guardia giurata armata, deceduto a seguito della ferita d'arma da fuoco procurata gli dalla condotta colposa del collega nell'uso dell'arma medesima (Cass. sez. lav., n. 13296/1999).

Avverte, infatti, la Suprema Corte (Cass. sez. lav., n. 12089/2013; Cass. sez. lav., n. 15350/2001) che, con riferimento alla tutela dell'integrità fisiopsichica dei lavoratori dipendenti dalle aggressioni conseguenti all'attività criminosa di terzi, l'ampio ambito applicativo dell'art. 2087 c.c. non può essere dilatato fino a comprendervi ogni ipotesi di danno, sull'assunto che comunque il rischio non si sarebbe verificato in presenza di ulteriori accorgimenti di valido contrasto, perché in tal modo si verserebbe in una ipotesi di responsabilità oggettiva ancorata al presupposto teorico secondo cui il verificarsi dell'evento costituisce circostanza che assurge in ogni caso ad inequivoca riprova del mancato uso dei mezzi tecnici più evoluti del momento, atteso il superamento criminoso di quelli in concreto apprestati dal datore di lavoro (conforme Cass. sez. lav., n. 7405/2015).

Se è dunque vero che può sussistere la responsabilità del datore di lavoro, ex art. 2087 c.c., anche laddove l'evento dannoso sia derivato dall'azione, anche delittuosa, di terzi, è altrettanto vero che il fondamento della responsabilità è sempre stato ravvisato in un comportamento colposo (Cass. n. 25883/2008) di questi, ossia nell'inosservanza da parte sua dell'obbligo di apprestare le misure precauzionali idonee ad annientare o quanto meno a contenere il rischio specifico (prevedibile ed evitabile) cui il dipendente è esposto nello svolgimento dell'attività lavorativa, in considerazione del fatto che l'ampio ambito applicativo dell'art. 2087 c.c., rende necessario l'apprestamento di adeguati mezzi di tutela dell'integrità fisiopsichica dei lavoratori nei confronti dell'attività criminosa di terzi nei casi in cui la prevedibilità del verificarsi di episodi di aggressione a scopo di lucro sia insita nella tipologia di attività esercitata (per tale ragione, con riferimento all'attività di un ufficio postale, Cass. sez. lav., n. 7405/2015, cit., ha ravvisato la sussistenza del nesso di causalità tra la verificazione degli eventi criminosi e la mancata adozione di qualsivoglia misura specificamente diretta ad impedire, prevenire o comunque rendere più difficoltoso il realizzarsi di rapine ai danni di un ufficio postale di ridotte dimensioni, presso il quale non vi era alcun sistema di allarme rivolto all'esterno, ma solo una protezione del banco cassa con vetro antisfondamento, e ciò nonostante la movimentazione, pur contenuta, di somme di denaro, nonché delle plurime reiterazioni di rapine in un determinato arco temporale; cfr. anche Cass. sez. lav., n. 21479/2005; Cass. sez. lav., n. 8230/2003).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario