Ricorso al tribunale amministrativo regionale per il risarcimento danni per illecito in concorso pubblicoInquadramentoCon il ricorso dinanzi al Tar un dipendente pubblico danneggiato dall'intervenuta declaratoria di illegittimità, con sentenza passata in giudicato, di una procedura selettiva interna chiede il risarcimento dei danni da lesione professionale per perdita di chance e dei danni non patrimoniali nei confronti dell'Azienda Sanitaria Locale presso la quale si era tenuta la procedura dichiarata illegittima. FormulaTRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE PER .... [1] RICORSO PER Sig.ra ...., nata a ...., il ...., C.F. [2]...., residente in ...., rapp.ta e difesa, con mandato a margine/ in calce al presente atto, dall'Avv. ...., C.F. ...., con il quale elett.te domicilia in ...., via .... Si dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax ...., ovvero all'indirizzo PEC .... [3], CONTRO Azienda Sanitaria Locale ...., in persona del legale rapp.te p.t., dom.to per la carica in ...., via ...., PER IL RISARCIMENTO di tutti i danni subiti in conseguenza dell'annullamento della delibera del ...., n. ...., con la quale venivano approvati gli atti del concorso interno ex art. 78 d.P.R. n. 384/1990 per la copertura di n .... posti di dirigente di primo livello, fascia A. FATTO La ricorrente, assistente di fascia ...., primo livello dirigenziale, presso la ASL ...., presentava domanda di partecipazione al concorso interno per titoli ed esami riservato al personale per la copertura di n .... posti di dirigente di primo livello, bandito con delibera della ASL ....del ....n ....(doc. 1). Dichiarata da parte dei commissari l'insussistenza di cause di incompatibilità, e valutati i titoli, nonché le prove scritte, sostenute in data .... e pratiche in data ...., veniva formata la graduatoria in cui la ricorrente si classificava al settimo posto (doc. 2). Con delibera dell'ASL .... n. .... gli atti del concorso venivano approvati confermandosi la collocazione della ricorrente al primo posto non utile. La ricorrente impugnava il provvedimento innanzi al TAR Campania, deducendo nove motivi dei quali, il primo attinente al profilo della incompatibilità di un membro della commissione d'esame con uno dei due concorrenti, ed altri otto in cui veniva dimostrata analiticamente l'erronea valutazione dei titoli vantati dalla ricorrente (documento 4). La Quarta Sezione del TAR ...., con sentenza n. ...., successivamente passata in giudicato perché non appellata, accoglieva il ricorso per violazione del principio di imparzialità dell'azione amministrativa e conseguentemente annullava i predetti atti. In particolare, il Tribunale amministrativo riteneva fondata la censura formulata dalla ricorrente circa l'esistenza di una evidente situazione di incompatibilità tra un componente della commissione esaminatrice ed uno dei candidati, gestori entrambi, da tempo, di un medesimo studio medico associato. Nel merito, il Tribunale amministrativo rilevava che la valutazione dei titoli della ricorrente era stata formulata in maniera illegittima, in quanto non le erano stati attribuiti tutti i punti cui aveva diritto. Inoltre, alla ricorrente non era stato riconosciuto il periodo di servizio presso altro Ente dalla data ...., alla data .... Altresì, alla ricorrente non era stato riconosciuto il punteggio relativo a varie pubblicazioni. A seguito dell'annullamento della procedura di gara, l'ASL di ....non pubblicava nuovo bando di concorso. Sussiste pertanto il diritto della ricorrente al risarcimento di tutti i danni subiti in conseguenza della pronuncia di illegittimità dei provvedimenti relativi al concorso interno ex d.P.R. n. 384/1990, art. 78 indetto per la copertura di n. 6 posti di dirigente di primo livello, fascia A, per le seguenti ragioni in DIRITTO INDIVIDUAZIONE DELLA GIURISDIZIONE 1. La l. n. 205/2000, dispone che il tribunale amministrativo regionale, nell'ambito della sua giurisdizione, conosce anche di tutte le questioni relative all'eventuale risarcimento del danno, anche attraverso la reintegrazione in forma specifica, e agli altri diritti patrimoniali consequenziali. Il C.P.A., art. 30, ultimo comma, prevede che di ogni domanda di condanna al risarcimento di danni per lesioni di interessi legittimi o, nelle materie di giurisdizione esclusiva, di diritti soggettivi conosce esclusivamente il giudice amministrativo. Inoltre, per giurisprudenza pacifica i concorsi c.d. interni, interamente riservati al personale dipendente ma finalizzati all'accesso del personale a qualifiche superiori, sono annoverabili tra le procedure concorsuali per le quali il d.lgs. n. 165/2001, art. 63, comma 4, riconosce la giurisdizione del giudice amministrativo. [4] Di tal che, la giurisdizione del Tribunale adito. PRESUPPOSTI DELLA RESPONSABILITÀ 2. La lesione dell'interesse legittimo è condizione necessaria, ma non sufficiente per accedere alla tutela risarcitoria di cui all'art. 2043 c.c., poiché occorre, altresì, essere leso, per effetto dell'attività illegittima e colpevole della P.A., l'interesse al bene della vita al quale l'interesse legittimo si correla, e che il detto interesse al bene risulti meritevole di tutela alla luce dell'ordinamento positivo. Orbene, in relazione al caso in esame, evidenti sono le violazioni dei principi costituzionali sanciti dalla Costituzione: artt. 2, 3, 35, 51 e 97 Cost. La illegittimità degli atti concorsuali de quibus, infatti, evidenziano inequivocabilmente la violazione del diritto di ogni cittadino a che l'attività amministrativa sia espletata in modo che se ne assicuri il buon andamento e l'imparzialità (art. 97 Cost.), che, per quanto attiene specificamente la materia concorsuale, è finalizzata a garantire la selezione di personale particolarmente qualificato. Risulta, altresì, violata la Costituzione, art. 35, che tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni che nel settore del pubblico impiego si attualizzano con il riconoscimento in favore di tutti i cittadini della possibilità di accedere alle selezioni concorsuali per l'assunzione in impiego in condizioni di eguaglianza (art. 51 Cost.). In sede di esame di una domanda di risarcimento dei danni per lesione di interessi legittimi, per la dimostrazione del necessario presupposto della colpa della P.A., il privato danneggiato può invocare l'illegittimità del provvedimento quale indice presuntivo della colpa. In relazione al caso in esame, chiarissima è la responsabilità della Amministrazione convenuta. L'illegittimità colpevole dell'attività amministrativa de qua ha di fatto impedito alla ricorrente, la concreta possibilità non solo di ricoprire il posto di dirigente di primo livello, fascia A, messo a concorso, atteso che coloro che furono dichiarati vincitori hanno in sostanza occupato tale posizione, con tutte le conseguenze giuridiche ed economiche, ma ha impedito alla stessa qualsivoglia sviluppo professionale e progressione di carriera, con grave danno patrimoniale e non patrimoniale. Ne consegue, che ad oggi le pronunce di annullamento degli atti concorsuali appaiono concretamente inefficaci in termine di risarcimento, in quanto non attribuiscono alla ricorrente quell'effettivo ristoro idoneo a soddisfare la relativa posizione giuridica. È evidente, quindi che tali danni sono una conseguenza diretta ed immediata dell'illegittima attività posta in essere dall'Amministrazione convenuta. VOCI DI DANNO RISARCIBILI. A) In relazione al caso in esame, è possibile configurare il danno c.d. professionale, tutelato dalla Costituzione, artt. 2, 35 e 41 Cost. , nonché dall'art. 2103 c.c. Invero, la illegittimità della procedura concorsuale, dalla quale era scaturita la illegittima esclusione della ricorrente, integra una lesione del diritto fondamentale alla libera esplicazione della personalità del lavoratore anche nel luogo di lavoro, determinando un pregiudizio che incide sulla vita professionale e di relazione dell'interessato. B) È altresì risarcibile il danno da perdita di chance, consistente nella concreta possibilità di conseguire vantaggi economici. Invero, la illegittimità della procedura ha di fatto impedito alla ricorrente di espletare i normali compiti relativi alla qualifica di dirigente, primo livello, fascia A, nonostante fosse in possesso di tutti i relativi requisiti personali e professionali, ed ha conseguentemente precluso alla stessa qualsivoglia possibilità di carriera, alla luce anche dell'età della Dott.ssa ...., quarantenne, al momento in cui è iniziato il comportamento illegittimo dell'Amministrazione convenuta. Il pregiudizio risulta ancora più grave se si tiene conto che l'attività medico - chirurgica è caratterizzata da continua evoluzione e da vantaggi connessi all'esperienza professionale destinati a venire meno in conseguenza del mancato esercizio per un apprezzabile periodo di tempo. Le voci di danno di cui alle lettere A) e B) vanno determinate in via equitativa tenendo conto dell'età del danneggiato, dell'attività espletata delle condizioni sociali e familiari della ricorrente, della gravità della lesione e della durata della lesione C) Inoltre, l'illegittimità dell'attività posta in essere dall'Amministrazione convenuta, che ha ritenuto non idonea la ricorrente ed ha di fatto impedito alla stessa di occupare il posto di dirigente primo livello, fascia A, disciplina ostetricia e ginecologia, ha sicuramente realizzato un grave pregiudizio patrimoniale individuabile nell'impoverimento della capacità professionale e dal mancato arricchimento di detta capacità. Invero, la ricorrente ad oggi sta ancora percependo lo stipendio riferibile alla qualifica di assistente di fascia B, primo livello dirigenziale. In particolare, la stessa non ha percepito, in tutti questi anni, la retribuzione che gli sarebbe spettata se la procedura concorsuale de qua fosse stata espletata correttamente e se gli fossero stati attribuiti, così come si è appena evidenziato, i punti che legittimamente gli spettavano. A ciò si aggiunga tutta l'attività connessa alla qualifica di dirigente primo livello, fascia A, e le relative indennità mai percepite. Alla luce di quanto detto, il danno patrimoniale derivante dall'impoverimento della capacità professionale può essere quantificato in Euro ...., pari alle differenze retributive tra la qualifica messa a concorso di dirigente di primo livello, fascia A, e quella posseduta dalla ricorrente di assistente di fascia B, primo livello dirigenziale. CONCLUSIONI Voglia l'Ecc.mo Tribunale adito così provvedere: 1.- accertare e dichiarare la esclusiva responsabilità della Azienda Sanitaria Locale .... per danni subiti dalla ricorrente e conseguenti alla illegittimità degli atti della suddetta procedura concorsuale; 2.- per l'effetto condannare l'Azienda Sanitaria Locale al risarcimento in favore della ricorrente delle voci di danno come sopra individuate e quantificate, oltre interessi e rivalutazione. IN VIA ISTRUTTORIA si chiede, inoltre, di essere ammesso alle prove per testimoni sulle circostanze indicate (in premessa/in punto di fatto) ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che .... ”) .... A tal fine si indicano come testimoni i Sigg.ri: 1) Sig. ...., residente in .... ; 2) Sig. ...., residente in .... Si deposita copia dei seguenti documenti, con riserva di ulteriori produzioni ed articolazioni di richieste istruttorie: 1) .... ; 2) ....; 3) .... In via istruttoria si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nel presente atto. Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002, e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro .... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA ISTANZA NOTIFICA [1] Dal 1° gennaio 2017 è entrato in vigore il processo amministrativo telematico. A norma del CPA art. 136 tutti i procedimenti iscritti a ruolo dal 1 gennaio 2017 dovranno essere obbligatoriamente depositati in telematico. [2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, con modif., dalla l. n. 111/2011). L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla l. n. 24/2010. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [3] Azione di condanna (art. 30 c.p.a.). L'azione di condanna può essere proposta contestualmente ad altra azione o, nei soli casi di giurisdizione esclusiva e nei casi di cui al presente articolo, anche in via autonoma. La domanda di risarcimento per lesione di interessi legittimi è proposta entro il termine di decadenza di centoventi giorni decorrente dal giorno in cui il fatto si è verificato ovvero dalla conoscenza del provvedimento se il danno deriva direttamente da questo. [4] Cass. S.U., n. 10401/2013. CommentoFondamento e nozioni Il risarcimento dei danni per illegittimità pattizia della P.A. attiene a tutte le conseguenze negative, di natura patrimoniale e non, comunque suscettibili di valutazione economica, che siano causalmente riconducibili ad atti e provvedimenti della P.A. illegittimi ed incidenti su un interesse del privato giuridicamente rilevante. Il fondamento dell'istituto risarcitorio in oggetto si rinviene nell'esigenza avvertita dall'ordinamento giuridico di apprestare tutela, anche in termini riparatori e per equivalente, alle lesioni di quelle situazioni giuridiche soggettive che, a prescindere dalla loro qualificazione formale, assumono rilevanza per il diritto positivo. Quanto alla natura giuridica della connessa responsabilità della P.A. per i pregiudizi cagionati a soggetti privati dalla propria attività amministrativa illegittima, la stessa deve ritenersi di natura aquiliana ex art. 2043 c.c., con l'ovvia conseguenza che, per la sua concreta configurabilità, occorre siano presenti tutti i presupposti di cui alla citata norma (la sussistenza di un evento dannoso, la sua qualificazione in temini di danno ingiusto, la sua riferibilità ad una condotta della P.A. e la sua imputabilità a quest'ultima a titolo di dolo o colpa. Sul punto, v. infra). L'obbligazione risarcitoria derivante da attività illegittima della P.A. ha natura di debito di valore, attesa la funzione riparatoria del sistema della responsabilità aquiliana, come tale tendente alla reintegrazione del patrimonio della parte lesa nella situazione in cui si sarebbe trovata se non si fosse verificato l'evento dannoso (Cfr., ex multis, Cass. n. 3229/1995). La risarcibilità dei cd. “interessi legittimi” è stata per la prima volta sancita dalla storica sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, n. 500/1999. Con tale pronuncia, la Suprema Corte ha ricondotto la lesione degli interessi legittimi nell'alveo della disposizione di cui all'art. 2043 c.c., in tal modo sostenendo che la normativa sulla responsabilità aquiliana ex art. 2043 c.c. ha la funzione di consentire il risarcimento del danno ingiusto, ovvero del danno inferto in assenza di una causa giustificativa, che si risolva in una lesione di un interesse rilevante per l'ordinamento, a prescindere dalla sua qualificazione formale, ed in particolare, senza che assuma rilievo la qualificazione dello stesso in termini di diritto soggettivo. Ne deriva che anche la lesione di un interesse legittimo, al pari di quella di un diritto soggettivo o di altro interesse (non di mero fatto ma) giuridicamente rilevante, può essere fonte di responsabilità aquiliana, e quindi dar luogo al risarcimento del danno ingiusto, a condizione che risulti leso, per effetto dell'attività illegittima (e colpevole) della P.A., l'interesse al bene della vita al quale l'interesse legittimo si correla, e che il detto interesse al bene risulti meritevole di tutela alla luce del diritto positivo. Successivamente a tale autorevole arresto, la ristorabilità delle lesioni prodotte da atti e provvedimenti illegittimi della P.A. ha trovato positiva previsione nella l. 21 luglio 2000, n. 205, che ha espressamente introdotto la tutela risarcitoria contro l'agire illegittimo della P.A., statuendo che la stessa spetti al giudice ordinario solo quando costituisca reazione alla lesione di diritti incomprimibili, come la salute o l'integrità personale; qualora la posizione soggettiva del privato si presenti, invece, come connessa ad un provvedimento amministrativo, anche in precedenza annullato, la tutela risarcitoria va domandata al giudice amministrativo, in sede di giurisdizione esclusiva (cfr., ex multis, Cass. S.U., n. 9322/2007). Da ultimo, la materia ha ricevuto disciplina positiva all'art. 30, d.lgs. n. 104/2010. La disposizione, al comma 2, sancisce la possibilità di chiedere la condanna al risarcimento dei danni ingiusti derivanti dall'illegittimo esercizio dell'attività amministrativa o dal mancato esercizio di quella obbligatoria (cd. danni da lesione di interessi legittimi). Inoltre, nei casi di giurisdizione esclusiva può, altresì, essere chiesto il risarcimento del danno da lesione di diritti soggettivi. In punto di giurisdizione, il comma 6 della disposizione in commento stabilisce che di ogni domanda di condanna al risarcimento di danni per lesioni di interessi legittimi o, nelle materie di giurisdizione esclusiva, di diritti soggettivi conosce esclusivamente il giudice amministrativo. La proponibilità dell'azione risarcitoria è, nella specie, soggetta ad un temine decadenziale di centoventi giorni, decorrenti dal momento in cui il fatto si é verificato, ovvero dalla conoscenza del provvedimento, se il danno deriva direttamente da questo (comma 3). Inoltre, nel caso di azione di annullamento, la domanda risarcitoria può proporsi nel corso del relativo giudizio o, comunque, sino a centoventi giorni dal passaggio in giudicato della sentenza che definisce lo stesso (comma 5). Presupposti per il risarcimento danni ai fini della configurabilità della responsabilità risarcitoria della P.A. conseguente ad episodi di illegittimità pattizia della medesima, occorre verificare, in primo luogo, l'elemento oggettivo dell'illecito, ovverosia l'illegittimo esercizio dell'azione amministrativa o il mancato esercizio di quella obbligatoria. Con più specifico riguardo alla materia concorsuale, l'illegittimità dell'attività amministrativa può derivare, con tutta evidenza, dalla pronuncia di annullamento giurisdizionale degli atti della procedura concorsuale, i quali avevano illegittimamente valutato la posizione di un concorrente, escludendolo dalla procedura selettiva e dalla relativa graduatoria dei vincitori (Cons. St. VI, n. 4310/2013). In generale, per quanto attiene l'illegittimità degli atti concorsuali, si evidenzia che la stessa può derivare dalla violazione dei principi costituzionali di imparzialità e buon andamento dell'amministrazione (art. 97, Cost.), principi i quali, in relazione alla materia concorsuale, impongono la selezione di personale particolarmente qualificato. Inoltre, assume precipuo rilievo anche l'art. 35, Cost., ed il principio della tutela del lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, ivi sancito, e quello del riconoscimento in favore di tutti i cittadini della possibilità di accedere alle selezioni concorsuali per l'assunzione in impiego in condizioni di eguaglianza (art. 51, comma 1, Cost.). Sempre in tema di presupposti per la risarcibilità di interessi lesi da attività amministrativa illegittima, occorre, altresì, che l'operato della P.A., riconosciuto e dichiarato illegittimo, si connoti con i caratteri dell'ingiustizia, in quanto, dall'adozione di atti, poi annullati perché riconosciuti illegittimi dal giudice, sia derivata una lesione all'interesse al bene della vita al quale la posizione giuridica soggettiva del concorrente si correla. Restando in tema di risarcimento danni da illegittima selezione concorsuale, l'interesse al bene della vita, meritevole di tutela alla luce dell'ordinamento giuridico, leso dagli atti illegittimi della procedura concorsuale, e quindi ristorabile per equivalente, può identificarsi nel legittimo e tutelato interesse al conseguimento del posto messo a concorso e nei connessi benefici in temini economici e di progressione di carriera, con tutti i riverberi positivi sullo sviluppo e sull'accrescimento delle competenze, personali e professionali. Invero, sul punto, si è osservato che il lavoro costituisce non solo un mezzo di guadagno, ma anche un mezzo di estrinsecazione della personalità di ciascun cittadino, per cui la violazione di tale diritto del lavoratore all'esecuzione della propria prestazione è fonte di responsabilità risarcitoria per il datore di lavoro (Cass. III, n. 14729/2006). In altri termini, riferendosi il diritto al lavoro ad uno degli ambienti in cui si esplica la personalità dell'individuo, la relativa violazione integra un'ipotesi di danno come lesione di interessi costituzionalmente protetti, in quanto idonea ad incidere sulla dignità personale e la vita di relazione del lavoratore nell'ambiente di lavoro ed in quello socio - familiare. Va, al riguardo, precisato che, in tema di responsabilità della pubblica amministrazione, l'ingiustizia del danno non può considerarsi sussistente in re ipsa, quale conseguenza della illegittimità dell'esercizio della funzione amministrativa o pubblica in generale, dovendo in realtà il giudice procedere ad accertare: che sussista un evento dannoso; che il danno sia qualificabile come ingiusto (in relazione alla sua incidenza su un interesse rilevante per l'ordinamento); che l'evento dannoso sia riferibile, sotto il profilo causale, ad una condotta della pubblica amministrazione; che l'evento dannoso sia imputabile a responsabilità della pubblica amministrazione, anche sotto il profilo soggettivo del dolo o della colpa (c.f.r., ex plurimis, Cons. St. V, n. 2388/2013). Orbene, nell'ambito delle procedure concorsuali per l'accesso ai pubblici impieghi, il nesso di riferibilità causale tra condotta illegittima della P.A. ed evento dannosopuò ritenersi ricorrente tutte le volte in cui dall'illegittima esclusione del concorrente da una procedura siano derivate a quest'ultimo delle conseguenze negative, economiche e sulla carriera, derivanti dalla mancata assegnazione allo stesso del posto messo a concorso e dal mancato svolgimento della relativa attività di servizio. Quanto all'elemento soggettivo (ovverosia la colpa della P.A.), un consolidato orientamento giurisprudenziale è nel senso di affermare che al privato, il quale assuma di essere stato danneggiato da un provvedimento illegittimo dell'Amministrazione, non sia richiesto un particolare impegno per dimostrare la colpa della stessa, potendo egli limitarsi ad allegare l'illegittimità dell'atto dovendosi per il resto farsi applicazione, al fine della prova dell'elemento soggettivo, delle regole di comune esperienza e della presunzione semplice di cui all'art. 2727 c.c. Assolto il detto onere di allegazione, spetta all'Amministrazione dimostrare, se del caso, che si è verificato un errore scusabile, il quale è configurabile in caso di contrasti giurisprudenziali sull'interpretazione di una norma, di formulazione incerta di norme da poco entrate in vigore, di rilevante complessità del fatto, d'influenza determinante di comportamenti di altri soggetti o di illegittimità derivante da una successiva dichiarazione d'incostituzionalità della norma applicata (Cfr., ex plurimis, Cons. St. V, n. 798/2013; Cons. St., n. 5846/2012; Cons. St. IV, n. 482/2012). Circa il quantum del risarcimento danni, nella specie, occorre segnalare la previsione di cui all'art. 30, comma 3, secondo periodo, d.lgs. n. 104/2010, per la quale, nel determinare il risarcimento, il giudice deve valutare tutte le circostanze di fatto e il comportamento complessivo delle parti e, comunque, deve escludere il risarcimento dei danni che si sarebbero potuti evitare usando l'ordinaria diligenza, anche attraverso l'esperimento degli strumenti di tutela previsti. Tale norma assume, altresì, precipua rilevanza anche ai fini della valutazione del nesso causale tra condotta lesiva ed evento dannoso. Infatti, in proposito, l'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 3 del 22 marzo 2011, ha chiarito che il comma 3 dell'art. 30 in oggetto, pur non evocando in modo esplicito il disposto dell'art. 1227, c.c., afferma che l'omessa attivazione degli strumenti di tutela previsti costituisce, nel quadro del comportamento complessivo delle parti, dato valutabile, alla stregua del canone di buona fede e del principio di solidarietà, ai fini dell'esclusione o della mitigazione del danno che sarebbe stato evitabile con l'ordinaria diligenza. Da ciò emerge la rilevanza sostanziale, sul versante prettamente causale, dell'omessa o tardiva impugnazione quale fatto preclusivo della risarcibilità di danni che sarebbero stati, presumibilmente, evitati in caso di rituale utilizzazione dello strumento di tutela specifica predisposto dall'ordinamento a protezione delle posizioni di interesse legittimo onde evitare la consolidazione di effetti dannosi. La sentenza in esame ha, poi, precisato che il principio della non risarcibilità dei danni che si sarebbero potuti evitare con l'impugnazione del provvedimento e con la diligente utilizzazione e degli altri strumenti di tutela previsti dall'ordinamento, sancito espressamente all'art. 30, comma 3, d.lgs. n. 104/2010, poteva già desumersi da un'interpretazione evolutiva del capoverso dell'articolo 1227 c.c., il cui secondo comma stabilisce, appunto, che alcun risarcimento è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza. Ne deriva l'applicabilità del principio in parola anche alle azioni risarcitorie proposte prima dell'entrata in vigore del menzionato d.lgs. n. 104/2010, essendo espressione, sul piano teleologico, dei più generali principi di correttezza e buona fede nei rapporti bilaterali. Dunque, la scelta della parte di non avvalersi di - o di non azionare tempestivamente - tutte le forme di tutela della propria posizione giuridica soggettiva apprestate dall'ordinamento processuale, le quali, con ogni probabilità, avrebbero evitato, ovvero ridotto, il danno, integra violazione dell'obbligo di diligente cooperazione, idonea ad interrompere il nesso causale tra la condotta illegittima della P.A. e l'evento dannoso e, per l'effetto, atta ad impedire, in tutto o in parte, il risarcimento di quei pregiudizi che, con l'esperimento delle richiamate azioni, si sarebbero potuti evitare. Le tipologie di danni risarcibili In riferimento alle voci di danno risarcibili per effetto di un comportamento illegittimo della P.A. (nel caso di specie per le illiceità - illegittimità nei concorsi pubblici), viene, in primo luogo, in rilievo un pregiudizio di carattere patrimoniale, in termini di perdita per il mancato accrescimento della capacità professionale, che lo svolgimento dell'attività connessa al posto messo a concorso avrebbe comportato. Quanto ai parametri per la determinazione di tale voce di danno, si può fare riferimento alle retribuzioni ed alle connesse indennità che sarebbero spettate se il soggetto avesse occupato il posto oggetto di procedura selettiva. Una particolare categoria di danno a carattere patrimoniale che può trovare risarcimento in caso di illegittimità attizia della P.A., è costituita dal cd. “danno da perdita di chance”. Nell'ipotesi di danno da perdita di chance, il soggetto leso, a causa del verificarsi dell'inadempimento e dell'illecito, perde la possibilità, concretamente esistente, di ottenere un vantaggio economico, un'utilità consistente nel mancato conseguimento di un determinato bene o risultato positivo. Tale voce di danno, anche in presenza di un atto amministrativo illegittimo, deve essere ancorata ad indefettibili presupposti di certezza, o di elevata probabilità, circa il conseguimento del bene della vita, e non alla sua mera eventualità. Infatti, è stato, in proposito, concordemente affermato che l'accoglimento della domanda di risarcimento da perdita di chance, provocati dall'illegittimo esercizio del potere amministrativo, esige la prova, anche presuntiva, degli elementi costitutivi del danno, tra cui la prova del nesso eziologico con gli atti dichiarati illegittimi e dell'entità del danno oltre che della c.d. spettanza del bene della vita. In particolare, con riguardo alla materia concorsuale, la prova della spettanza del bene della vita preteso implica la dimostrazione della certezza della nomina in assenza dell'attività illegittima dell'Amministrazione, ovvero, quantomeno, la ragionevole probabilità di conseguirla secondo un criterio di normalità (c.f.r., ex multis, Cons. St. III, n. 6017/2013; Cons. St. IV, n. 6598/2011; Cons. St. V, n. 2819/2010). Risultano, altresì, ristorabili i pregiudizi a carattere non patrimoniale, consistenti nella grave violazione dei diritti fondamentali di dignità e professionalità del lavoratore e di quello alla libera esplicazione della propria personalità sul luogo di lavoro (artt. 2, 35, comma 1, e 36, comma 1, Cost.). Per conseguire il risarcimento del danno non patrimoniale, il richiedente è tenuto ad allegare e provare in termini reali, sia nell'an che nel quantum, il pregiudizio subito, anche se collegato a valori riconosciuti a livello costituzionale, e ciò perché la categoria del danno non patrimoniale ex art. 2059, c.c., pur nei casi in cui la sua applicazione consegua alla violazione di diritti inviolabili della persona, costituisce pur sempre un'ipotesi di danno-conseguenza, il cui ristoro è in concreto possibile solo a seguito dell'integrale allegazione e prova in ordine alla sua consistenza materiale ed in ordine alla sua riferibilità eziologica alla condotta del soggetto asseritamente danni. |