Comparsa di risposta avverso richiesta di risarcimento per la responsabilità della banca per l'esercizio del recesso da apertura di creditoInquadramentoL'istituto bancario contesta l'azione risarcitoria proposta dal cliente, volta a far dichiarare l'illegittimità della revoca dell'affidamento, adducendo una giusta causa di recesso consistente nella sofferenza registratasi rispetto al contratto di mutuo intrattenuto dall'attrice con la stessa comparente. FormulaTRIBUNALE DI .... R.G. N. .... G.I. DOTT. .... COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA [1] La Banca ...., C.F. ...., in persona del legale rapp.te p.t. Sig. ...., con sede legale in .... alla via ...., n. ...., rappresentata e difesa, come da procura in calce, dall'Avv. .... (C.F. .... [2] ), con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [3], ovvero al seguente indirizzo di PEC: ....@ .... [4]. -convenuta- CONTRO La Sig.ra .... n. q. di titolare dell'omonima impresa, rappresentata e difesa dall'avv. .... ed elettivamente domiciliati presso il suo studio in ....; -attrice- FATTO — In data .... la Sig.ra ...., titolare dell'impresa ...., stipulava con la Banca .... un contratto di fido bancario n ....; — Il suddetto contratto veniva stipulato a tempo indeterminato; — L' istituto di credito si riservava (vds. l'art. .... delle condizioni generali del contratto di apertura di credito; doc. .... ) la possibilità di recedere dal contratto di fido con un preavviso da inviare almeno 30 giorni prima al cliente con lettere raccomandata a.r.; — In data .... l'istituto bancario inviava lettera raccomandata a.r. con la quale palesava alla Sig.ra .... la volontà di recedere dal contratto di affidamento a seguito della sofferenza registratasi nel pagamento di un mutuo contratto in precedenza dall'attrice con l'istituto odierno comparente; — L'odierna attrice, ritenendo illegittima la suddetta revoca, con atto di citazione notificato il ...., citava in giudizio la .... per vederla condannata al risarcimento dei danni subiti a seguito dell'illegittima revoca dell'affidamento; Con il presente atto la .... si costituisce in giudizio in persona del legale rapp.te p.t. al fine di resistere alle avverse domande, in quanto infondate, come emergerà anche dai seguenti MOTIVI L'avversa domanda attorea è del tutto destituita di fondamento, dato che l'odierna comparente ha rispettato tutti i termini contrattuali e tutti i principi di buona fede. Nel caso di specie, infatti, il contratto di affidamento bancario era a tempo indeterminato, e la banca, (così come il cliente) poteva recedere in qualsiasi momento, previo preavviso scritto nel termine stabilito nel contratto. Nel caso di specie, la Banca ha preannunciato alla Sig.ra ...., con lettera raccomandata a.r. del ...., la revoca del contratto di fido nei 30 giorni antecedenti l'effettiva revoca dell'affidamento. Inoltre, la Giurisprudenza è consolidata sull' opinione che la revoca dell'affidamento sia legittima nel caso in cui il comportamento della banca non si concretizzi in un abuso del suo potere di recesso. Nella circostanza specifica, la Banca .... non ha abusato del suo potere di recesso e tantomeno ha assunto un comportamento tale da non rispettare i principi di buona fede. Difatti, la revoca del contratto di fido è conseguita ad una segnalazione della banca dati di una difficoltà della Sig.ra a pagare diverse rate del mutuo n .... stipulato con l'istituto di credito oggi comparente in data ....per un importo di Euro .... Può altresì affermarsi che la Banca .... S.p.A. già in precedenza aveva revocato contratti di affidamento bancario con altri clienti, a dimostrazione del fatto che l'odierna comparente si è limitata a rispettare le direttive del CdA che con deliberazione del .... statuiva che anche solo a seguito di una segnalazione di sofferenza nei pagamenti dei clienti, venissero revocati i contratti stipulati con gli stessi. Per quanto sopra, la Banca ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto CONCLUDE Affinché l'On.le Tribunale adito voglia: 1. Accertare e dichiarare l'assenza di responsabilità in capo alla Banca .... per i danni per cui è causa e per l'effetto rigettare l'avversa domanda risarcitoria in danno dell'odierno comparente per i motivi tutti di cui al presente atto; 2. Con vittoria della spese di lite. Con riserva di formulare le istanze istruttorie nei termini di cui all'art. 183 comma 6, c.p.c.[5], che sin d'ora si richiedono. Si depositano i seguenti documenti in copia: 1) Atto di citazione notificato in data ....; 2) Lettera raccomandata del ....; 3) Contratto di apertura di credito in c/c del ....; 4) Segnalazione sofferenza relativa al contratto di mutuo n. .... Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il presente atto non contiene domande riconvenzionali né istanze di chiamata di terzi in causa, onde non sconta alcun contributo unificato. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA AD LITEM [6] Il Sig. .... legale rapp.te p.t. della .... Ass.ni (P.I.: .... ), con sede legale in .... alla Via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. .... ) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di ...., ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla via ...., n. .... Luogo e data .... Sig. .... n.q. rapp.te legale p.t. È autentica Firma Avv. .... Il contenuto della comparsa di costituzione e di risposta è disciplinato dall'art. 167 c.p.c. Per le indicazioni da effettuare nel corpo della comparsa deve farsi riferimento all'art. 125 c.p.c. Il convenuto deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, depositando in cancelleria il proprio fascicolo contenente la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione. Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall' art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197 , che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti" Il convenuto che intenda chiamare in causa un terzo in causa, proporre domande riconvenzionali o sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio deve, a pena di decadenza, costituirsi a mezzo del procuratore o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza fissata nell'atto di citazione, depositando il proprio fascicolo contenente la comparsa di risposta di cui all'art. 167 c.p.c., con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti offerti in comunicazione. [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [3] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis: «ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [4] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore, è sufficiente l'indicazione del numero di fax, poiché l'indirizzo PEC è un dato ormai acquisito nei rapporti con la cancelleria: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dalla l. 114/2014. [5] Il momento preclusivo finale per l'indicazione dei mezzi di prova e le produzioni documentali è rappresentato dal secondo termine assegnato dal Giudice ai sensi dell'art. 183 comma 6 c.p.c. [6] La procura può essere generale o speciale (art. 83 c.p.c.). Nel caso di procura generale alle liti, redatta per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, dovranno esserne indicati gli estremi. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine del ricorso. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico del ricorso (art. 16-bis, comma 1-bis, d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente ricorso ai sensi dell'art. 83, comma 3, c.p.c.». [7] Cass. I, n. 2642/2003 aveva espressamente stabilito che nel contratto di apertura di credito bancario a tempo indeterminato, il termine previsto per il preavviso di recesso dall'art. 1845 c.c. potesse essere convenzionalmente stabilito dalle parti e - anteriormente alla introduzione della disciplina sui contratti del consumatore, avvenuta ad opera dell'art. 25 della legge 6 febbraio 1996, n. 52 - potesse essere fissato in un solo giorno, salvo il rispetto della buona fede in executivis. CommentoIl diritto di recesso della banca dal rapporto di apertura di credito Dal punto di vista giuridico, l'apertura di credito bancario (art. 1842 c.c.) è un contratto a prestazioni corrispettive col quale la banca si obbliga a tenere a disposizione del cliente - per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato - una somma di denaro che l'affidato può utilizzare secondo le proprie esigenze e ripristinare attraverso successivi versamenti. L'esercizio del recesso dal contratto è disciplinato dall'art. 1845 c.c., ai sensi del quale se l'apertura di credito è a tempo indeterminato, ciascuna delle parti può recederne mediante preavviso nel termine stabilito dagli usi, dal contratto o in mancanza in quello di quindici giorni. Nel caso in cui l'apertura di credito sia a tempo determinato, la banca non può recedere dal contratto prima del termine se non per giusta causa, salvo patto contrario. La derogabilità convenzionale della disciplina legale ha fatto si che frequentemente venissero inserite, nelle condizioni generali dei contratti di apertura di credito, disposizioni pattizie di diverso tenore, che consentono il recesso della banca senza necessità di giusta causa anche dai rapporti a tempo determinato e che esonerano l'istituto affidante da ogni obbligo di preavviso. In simili situazioni, tuttavia, l'impossibilità di mettere in discussione il diritto di recesso della banca sotto il profilo dell'inesistenza di una giusta causa, stante la validità della pattuizione derogatoria [7], «non implica la totale insindacabilità del modo di esercizio del potestativo della banca. Resta, infatti, pur sempre da rispettare il fondamentale principio dell'esecuzione dei contratti secondo buona fede (art. 1375 c.c.), alla stregua del quale non può escludersi che, anche se pattiziamente consentito in difetto di giusta causa, il recesso di una banca dal rapporto di apertura di credito sia da considerare illegittimo, ove in concreto esso assuma connotati del tutto imprevisti ed arbitrari; connotati cioè tali da contrastare la ragionevole aspettativa di chi, in base ai comportamenti tenuti dalla banca e all'assoluta normalità commerciale dei rapporti in atto, abbia fatto conto di poter disporre della provvista creditizia per il tempo previsto, e non potrebbe perciò pretendersi (che) sia pronto in qualsiasi momento alla restituzione delle somme utilizzate, se non a patto di svuotare le ragioni stesse per le quali un'apertura di credito viene normalmente convenuta» (Cass. I, n. 9538/1997). La buona fede nell'esecuzione del contratto e l'abuso del diritto Di pari passo con l'elaborazione giurisprudenziale caratterizzata dalla progressiva valorizzazione degli obblighi di correttezza e buona fede contrattuale in diversi settori dell'ordinamento e dall'affermazione della figura dell'”abuso del diritto” quale limite di meritevolezza rispetto alle modalità di esercizio di facoltà, diritti e prerogative riconosciute dalla legge o dal contratto, si è affermato, con specifico riguardo al sindacato giudiziale sull'esercizio del diritto di recesso contrattualmente previsto, il principio che esso deve essere valutato «nel complessivo contesto dei rapporti intercorrenti tra le parti, onde accertare se sia stato o meno esercitato con modalità e tempi che non rispondono ad un interesse del titolare meritevole di tutela, ma soltanto allo scopo di arrecare danno all'altra parte», in violazione dell'obbligo di buona fede che, inteso in senso oggettivo, enuncia un dovere di solidarietà fondato sull'art. 2 Cost. I principi di correttezza e buona fede rilevano sia sul piano dell'individuazione degli obblighi contrattuali, sia su quello del bilanciamento dei contrapposti interessi delle parti; sotto il primo profilo essi impongono alle parti di adempiere obblighi anche non espressamente previsti dal contratto, ove ciò sia necessario per salvaguardare l'utilità del contratto per la controparte; sotto il secondo profilo consentono al giudice di intervenire anche in senso modificativo su contenuto del contratto, qualora ciò sia necessario per garantire l'equo contemperamento degli interessi delle parti e prevenire o reprimere l'abuso del diritto. Si ha, pertanto, “abuso del diritto” quando un potere o una facoltà, attribuiti ad uno dei contraenti, vengano esercitati con modalità non necessarie ed irrispettose del dovere di correttezza e buona fede, con uno sproporzionato ed ingiustificato sacrificio della controparte e al fine di conseguire risultati diversi ed ulteriori rispetto a quelli per i quali quei poteri o facoltà furono attribuiti (Cass. III, n. 20106/2009). Di qui la costante individuazione del canone della buona fede quale parametro di valutazione del comportamento della banca nei confronti del cliente, alla stregua del quale si è ripetutamente ritenuto che non sia sufficiente il riscontro, nel caso concreto, dell'esistenza di una giusta causa tipizzata nel medesimo contratto a giustificare l'esercizio del recesso ad opera della banca, dovendosi sempre valutare se tale comportamento, pur astrattamente corrispondente al verificarsi di una circostanza contemplata in contratto come giusta causa di “revoca” dell'affidamento, non tradisca in concreto, ingiustificatamente, il dovere di protezione dell'altro contraente che inerisce a qualsiasi rapporto negoziale, rappresentando una reazione sproporzionata rispetto a quanto in concreto accaduto e al contemperamento degli interessi sottostante alla stessa astratta previsione contrattuale (Cass. I, n. 6923/2005). Non possono, pertanto, integrare la giusta causa legittimante il prematuro recesso dal rapporto, motivazioni generiche quali l'aver acquisito notizie preoccupanti circa le condizioni economiche dell'impresa, la scarsa mobilitazione del conto affidato, l'asserita scarsa solvibilità del cliente, ove non accompagnate da gravi indici rivelatori di una situazione di dissesto economico - finanziario o comunque di una difficoltà seria e non transitoria di rientro dall'esposizione, come i protesti cambiari o di assegni, la pendenza di istanze di fallimento o procedure esecutive, il mancato pagamento delle retribuzioni dei dipendenti. La giurisprudenza di merito ha sovente ravvisato la giusta causa del recesso nel serio pericolo di insolvenza dell'affidato (Trib. Viterbo 31 luglio 2001), intendendo l'insolvenza come incapacità di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni, secondo il significato attribuitole dall'art. 5 L.F., e consistente anche in una situazione (evidentemente meno radicale) che, «in considerazione della liquidità del soggetto, delle sue condizioni finanziarie complessive, della sua capacità produttiva e/o reddituale, della situazione contingente del mercato in cui opera, dell'importo del credito accordato, dell'ammontare complessivo del credito ottenuto dal sistema creditizio e/o finanziario ovvero di altri dati indicativi, induca a ritenere la riscossione del credito “a rischio”, ossia dalle probabilità di successo non elevate» (Trib. Alessandria, 20 ottobre 2000; Trib. Palermo 4 novembre 2002). Di recente, la Suprema Corte (Cass. I, n. 17291/2016), chiamata a pronunciarsi sulla questione se sia legittimo il recesso dal contratto di apertura di credito allorché non ricorra l'insolvenza del cliente e prima che sia stata verificata l'insolvenza dei garanti e se qualsiasi atto dispositivo del debitore e dei garanti comportino per ciò solo una diminuzione delle garanzie tale da legittimare il recesso, si è posta chiaramente in continuità con il richiamato indirizzo incline a sindacare la revoca dell'affidamento alla stregua del principio per cui il contratto dev'essere eseguito secondo buona fede e a giudicarlo illegittimo ove esercitato con modalità impreviste ed arbitrarie. Non basta, dunque, un qualsiasi atto di disposizione patrimoniale perché il creditore bancario possa dirsi, a giusto titolo, allarmato dal comportamento del debitore e, tuttavia, grava sul debitore l'onere di allegare e dimostrare l'irragionevolezza delle giustificazioni date dall'istituto di credito a sostegno del proprio recesso, provando la propria residua capienza e la correttezza del proprio comportamento contrattuale (Cass. S.U., n. 13533/2001). Inoltre, nel dubbio sulla valutazione del patrimonio residuo dell'affidato e in mancanza di ulteriori segnali di allarme circa la solvibilità del debitore, il Giudice dovrebbe quanto meno approfondire, anche attraverso indagini tecniche d'ufficio, di carattere estimativo, l'esistenza di indici apprezzabili relativi al comportamento arbitrario del creditore istituzionale. Il danno risarcibile La violazione dell'obbligo di buona fede nell'esecuzione del contratto costituisce di per sé inadempimento e può comportare l'obbligo di risarcire il danno che ne sia derivato (Cass. n. 2855/2005). Ricorrendone i presupposti, pertanto, è consentito al Giudice di merito di dichiarare inefficaci gli atti compiuti in violazione del divieto di abuso del diritto oppure condannare l'autore della condotta al risarcimento del danno in favore della controparte contrattuale, a prescindere dall'esistenza di una specifica volontà di nuocere (Cass. III, n. 20106/2009, cit.). Il problema della quantificazione del danno nelle ipotesi di responsabilità della banca per interruzione brutale del credito risente delle difficoltà derivanti dalla esatta individuazione delle conseguenze di tale condotta illegittima della banca sul patrimonio del debitore. Più frequentemente il danno consisterà soprattutto nel mancato guadagno derivante dalla impossibilità o dalla difficoltà di portare avanti l'attività commerciale a seguito della revoca illegittima delle linee di credito da parte della banca; ma potrebbe trattarsi anche del danno emergente costituito dai maggiori esborsi sopportati per ripristinare l'affidamento o reperire altre linee di credito presso altre banche. Può inoltre venire in rilievo il fallimento quale evento conseguente all'attività abusiva della banca e al danno cagionato al patrimonio del debitore (si pensi al caso della revoca improvvisa di un affidamento che impedisca all'impresa la prosecuzione di un appalto determinandone il fallimento a causa del mancato introito del corrispettivo dell'appalto). In un simile caso potrebbe anzi prospettarsi la legittimazione ad agire del curatore fallimentare per far valere la pretesa al risarcimento del danno. Non è infine esclusa l'ipotizzabilità di un danno non patrimoniale - da liquidarsi in via necessariamente equitativa tenendo conto di tutte le circostanze del caso concreto e dell'effettività della lesione subita - quale conseguenza della lesione del diritto di reputazione commerciale e della libertà di iniziativa economica dell'impresa correntista (Sul punto è sufficiente richiamare i principi affermati dalle Sezioni Unite nelle pronunce gemelle dell'11 novembre 2008 e, in particolare nella sentenza n. 26972, secondo cui Il danno non patrimoniale, quando ricorrano le ipotesi espressamente previste dalla legge, o sia stato leso in modo grave un diritto della persona tutelato dalla Costituzione, è risarcibile sia quando derivi da un fatto illecito, sia quando scaturisca da un inadempimento contrattuale). |