Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno per responsabilità della banca per informazioni erronee o inesatte

Giovanna Nozzetti
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Con l'atto di citazione un cliente chiede di essere risarcito dei danni subiti a causa della condotta dell'istituto bancario per l'illegittima segnalazione del proprio nominativo presso il sistema di allarme interbancario, in violazione degli obblighi di diligenza e correttezza professionale e dell'obbligo di fornire informazioni veritiere e corrette.

Formula

TRIBUNALE DI ...

ATTO DI CITAZIONE 1

PER

Il Sig. ... (C.F. ... 2 ), nato a ... il .../.../19..., residente in ... alla via ... n. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... (C.F. ...), con domicilio eletto in ..._ alla via ... n. ... presso lo studio dell'Avv. ......, giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax ..., ovvero al seguente indirizzo PEC: ...@... 3 , espone in

FATTO 4

-In data ... il Sig. ... stipulava contratto di apertura di credito in conto corrente presso la Banca ... S.p.A. (all. n. 1);

-A seguito del suddetto contratto, al Sig.... veniva concessa una carta di credito n. ... ;

-In data .../.../... il Sig. ... decideva di estinguere il conto corrente e conseguentemente di non voler più utilizzare la carta di credito;

-Da accordi raggiunti via email con la Banca ... S.p.A., il Sig. ... consegnava la carta di credito presso una filiale del gruppo appartenente al medesimo gruppo della ... S.p.A.;

-Alla data ... in cui l'odierno attore consegnava la carta di credito ed estingueva il conto corrente, residuava un debito di Euro... e stesso presso la filiale concordava con detta Agenzia un rimborso rateale di Euro ... al mese, da effettuare con versamento a mezzo bollettino postale;

-A seguito dei regolari pagamenti avvenuti nei mesi di ..., ..., ..., in data ... la Banca ... S.p.A. inviava al cliente una prima lettera di sollecito con la quale si preannunciava l'iscrizione in CAI in quanto 'per il terzo mese consecutivo gli addebiti RID relativi agli estratti conto della carta sono stati respinti;

-Con successiva lettera del .../.../..., la banca comunicava la decadenza dal beneficio del termine ed invitava a regolare il debito pari a euro ... preannunciando l'iscrizione del cliente 'in uno o più sistemi di informazioni creditizie';

-Con lettera raccomandata a.r. del .../.../... (all. n. 2), il Sig. ... contestava i comportamenti sopra descritti, in particolare asseriva di avere fatto i pagamenti secondo le modalità concordate, ma da un controllo complessivo effettuato rilevava e lamentava la mancata contabilizzazione di versamenti complessivi per Euro .... In particolare non sarebbero stati contabilizzati sette versamenti di Euro ... cadauno;

-La banca avrebbe quindi omesso di contabilizzare i menzionati pagamenti per un totale di Euro ... per cause non ascrivibili all'odierno ricorrente ma per problemi nel sistema dell'istituto di credito;

-Nell'occasione il ricorrente diffidava la banca dall'effettuare l'inserimento del nominativo in CAI, CRIF o in qualsivoglia elenco di cattivi pagatori, riservandosi il diritto di richiedere il risarcimento danni;

-La banca ... S.p.A., non ottemperando alla diffida dell'odierno attore, procedeva alla segnalazione del Sig. ... come 'cattivo pagatore';

-In conseguenza di tale inesatta informazione, in data .../.../... la banca ... spa respingeva la richiesta di mutuo per l'acquisto di prima casa formulata dall'istante.

-Alla luce di quanto esposto, sussiste la responsabilità della banca ... S.p.A. per informazioni erronee o inesatte e conseguentemente per i danni subiti dall'attore sulla scorta dei seguenti motivi in

DIRITTO 5

Nel caso di specie è palese la mala fede della banca perché è di palmare evidenza che l'attore ha adempiuto ai pagamenti concordati con il direttore della filiale per estinguere il debito che residuava e solo a causa di problemi nel sistema bancario l'odierno attore risultava inadempiente.

E' dunque evidente il successivo comportamento scorretto della banca nei confronti del debitore, dato che è normativamente previsto che le banche debbano segnalare tutte le posizioni di credito dei propri clienti ma che, per non incorrere nel rischio di fornire "false informazioni", devono rispettare due obblighi principali discendenti dalle istruzioni della Banca d'Italia ovvero:

1) comunicare dati corretti e completi (ad esempio esatto importo della rata, esatta indicazione del mese dell'insoluto, esatta indicazione del finanziamento rimasto insoluto etc...);

2) esaminare approfonditamente la posizione finanziaria del cliente quando vanno effettuate segnalazioni particolari come quelle di "sofferenza, perdita, incaglio". In tali casi, infatti, la banca non deve controllare soltanto la correttezza di dati numerici, ma è tenuta a compiere una "valutazione" discrezionale.

Ad esempio la segnalazione del cliente a sofferenza, che la banca effettua dopo ripetuti eventi di insolvenza, è legittima quando la banca ha compiuto un esame sulla complessiva situazione finanziaria del cliente e non del solo rapporto negoziale dal quale è derivata l'esposizione, altrimenti si rischierebbe di essere segnalati a sofferenza semplicemente nel caso di ripetuti ritardi di pagamenti delle rate di un mutuo.

In particolare la Cassazione ha spiegato che le Banche, quando segnalano un cliente a sofferenza, non devono eseguire una valutazione simile a quella che compiono i tribunali quando verificano se vi sono i presupposti per dichiarare il fallimento di un impresa/imprenditore, perché tale valutazione sarebbe troppo rigorosa.

Deve dunque trattarsi di una situazione molto grave, valutata nel suo complesso, che fa presumere che ci possa essere un futuro dissesto finanziario, sebbene l'impresa sia ancora nelle condizioni di adempiere ad alcune delle sue obbligazioni pecuniarie.

Ciò in quanto la segnalazione alla Centrale Rischi, è appunto una segnalazione di "rischio" che serve a mettere in allerta il sistema bancario, prima che l'impresa/imprenditore o anche il privato non sia più in condizioni di adempiere in alcun modo.

Di contro tale segnalazione non può essere eccessivamente preventiva.

E quindi, ad esempio sono state ritenute illegittime le segnalazioni effettuate dalle Banche allorquando lo stato di "sofferenza" veniva desunto esclusivamente da una singola esposizione (come nel caso di specie).

Ne consegue, a parere dello scrivente, che il comportamento della ... S.p.A. si pone in contrasto con le regole di correttezza e di buona fede, che devono presiedere l'attuazione dei rapporti contrattuali.

Com'è noto, il dovere di correttezza, inteso ormai pacificamente come sinonimo di buona fede, è una fonte integrativa cogente del contratto, la quale fa sorgere obblighi secondari di tutela e di cooperazione con la controparte nell'adempimento dell'obbligazione principale.

Si tratta di un principio generale dell'ordinamento che riguarda sia la fase delle trattative (art. 1337 c.c.), sia l'interpretazione (art. 1366 c.c.), che la fase dell'esecuzione del contratto (art. 1375 c.c.).

Ed invero, il dovere di correttezza, imposto dall'art. 1175 c.c., è operante in ogni forma di responsabilità, e, quindi, segnatamente anche in tema di responsabilità contrattuale. La dottrina, infatti, ritiene che l'art. 1375 c.c. altro non sia che l'applicazione in materia contrattuale del più generale principio di cui all'art. 1175 c.c..

In tema di esecuzione del contratto, la buona fede si atteggia come un impegno od obbligo di solidarietà, che impone a ciascuna parte di tenere quei comportamenti che, a prescindere da specifici obblighi contrattuali e dal dovere extracontrattuale del neminem laedere, senza rappresentare un apprezzabile sacrificio a suo carico, siano idonei a preservare gli interessi dell'altra parte (Cass. n. 2503/1991).

In presenza di un rapporto contrattuale, come nel caso di specie, le informazioni inesatte fondano chiaramente una responsabilità contrattuale, ove esse abbiano impedito alla controparte di determinarsi liberamente nell'esercizio di un diritto contrattualmente previsto o, più in generale, abbiano causato un danno.

Nei rapporti contrattuali, infatti, lo status di imprenditore bancario, per l'affidamento che crea nella controparte, impone al primo di comportarsi secondo le regole della trasparenza, della corretta gestione del credito e degli elementari canoni di diligenza, schiettezza e solidarietà.

Sennonché, una volta ritenuto che la violazione del dovere di comportarsi con correttezza e buona fede da parte della banca dà luogo a responsabilità contrattuale della stessa, la conseguenza di ciò non è l'inefficacia del contratto che lega il soggetto alla banca, ma l'obbligo del risarcimento del danno a carico della banca ed a favore dell'altro contraente, secondo i principi generali che regolano la responsabilità contrattuale.

È, dunque, pacifico in giurisprudenza (sent. n. 26724 e 26725 delle Sezioni Unite del 19 dicembre 2007) che la violazione dell'obbligo di comportamento secondo buona fede di cui all'art. 1375 c.c. dà luogo ad una responsabilità contrattuale, e conseguentemente all'obbligo di risarcimento del danno.

Nel caso di specie, l'attore, a seguito della sua erronea iscrizione nel Registro dei 'cattivi pagatori', vedeva successivamente rigettare la richiesta di mutuo presentata alla Banca... S.p.A., proprio a causa della segnalazione del cliente ' a sofferenza' (All. n. 4).

Per quanto sopra, il Sig. ..., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto

CITA

La Banca ... S.p.A.(C.F. ...), in persona del legale rapp.te p.t. Dott. ... a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ...., ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis,

AVVERTE

la convenuta che:

  • la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c.,
  • la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 c.p.c. o da leggi speciali,
  • la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

per ivi sentire accogliere le seguenti:

CONCLUSIONI 6

1)accertare e dichiarare la responsabilità da inadempimento della Banca ...S.p.A. per le ragioni tutte di cui al presente atto, nei confronti del Sig. ... per i danni subiti quale conseguenza immediata e diretta del suo inadempimento;

2)per l'effetto, condannare la Banca ... al risarcimento dei danni sofferti dal Sig. ..., quale conseguenza immediata e diretta del dedotto inadempimento, che si quantificano in complessivi Euro... , oltre interessi, ovvero in via subordinata, condannare la convenuta al pagamento in favore del Sig. ... di quella diversa somma che il Tribunale adito dovesse ritenere comunque dovuta ed accertata a titolo di risarcimento del danno, se del caso anche a mezzo CTU estimativa ovvero, in via di estremo subordine, in via equitativa;

3)condannare, infine, la Banca...S.p.A. alla refusione delle spese e competenze del presente giudizio, oltre accessori nella misura di legge.

IN VIA ISTRUTTORIA 7

Con riserva di formulare le istanze istruttorie nei termini di cui all'art. 183 VI comma c.p.c., che sin d'ora si richiedono.

Si offrono in comunicazione, mediante deposito in cancelleria, i seguenti atti e documenti:

1)contratto di apertura conto corrente n. ...;

2)lettera raccomandata a/r n. ... del .../.../...;

3)fideiussione bancaria n. ...;

4)comunicazione di rigetto della domanda di mutuo.

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ...

Luogo e data...

Firma Avv.......

PROCURA AD LITEM

Il sottoscritto Sig. ... (C.F.: ...), nato a ... il ... e residente in ... alla Via ..., informato ai sensi dell'art. 4, 3° comma, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. ... (C.F.: ...) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di ..., ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ... alla via ..., n. ....

..., lì ...

Sig. ...

E' autentica

Firma Avv. ...

[1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 281 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia . In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111).

[2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla legge n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla legge n. 24/2010.

[3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà».

[4] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni 'premesso' o 'fatto', contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 comma c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4) c.p.c.).

[5] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione 'diritto', contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto.

[6] Le conclusioni contengono il petitum della domanda, cioè il bene della vita o la prestazione richiesta al convenuto (petitum mediato), ovvero il provvedimento giudiziale richiesto al giudice (petitum immediato). L'oggetto della domanda è previsto dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione.

[7] L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, c.p.c.

Commento

Obblighi informativi in fase precontrattuale e nel corso del rapporto per le comuni operazioni bancarie

Il testo unico bancario (d.lgs. 1 settembre 1993, n. 385) nel Titolo VI, rubricato «Trasparenza delle condizioni contrattuali», contiene una specifica disciplina della c.d. trasparenza bancaria.

Fin dalla sua introduzione, si è osservato che la disciplina della trasparenza bancaria veniva a costituire una vera e propria disciplina generale dei contratti bancari.

In tal modo, si è colmata l'estrema lacunosità della disciplina speciale dei contratti bancari contenuta nel codice civile.

Tra le novità introdotte dal TUB, l'art. 116 d.lgs. n. 385/1993 - TUB, prevede l'obbligo delle banche e degli intermediari finanziari di rendere noti in modo chiaro ai clienti e nel dettaglio la propria offerta contrattuale.

La disposizione richiamata ha l'obiettivo di consentire l'affermazione dei principi di mercato anche in ambito bancario, con l'abbandono del precedente sistema di oligopolio amministrato instaurato dalla legge bancaria del 1936.

L'obbligo di pubblicità sancito dall'art. 116 TUB, inoltre, rappresenta una misura specifica volta a colmare l'asimmetria informativa sussistente tra banca e cliente.

Il legislatore, infatti, preso atto dell'esistenza di un forte potere di mercato da parte delle banche, ha introdotto diverse cautele di carattere formale al fine di contrastare i possibili abusi nei confronti della clientela.

La medesima ratio si rinviene nel successivo art. 117 TUB, il quale introduce l'obbligo di forma scritta per i contratti, a pena di nullità, nonché l'obbligo di consegnare un esemplare di contratto ai clienti.

Si tratta di obblighi volti a compensare le particolari caratteristiche strutturali della relazione banca-cliente, caratterizzata da rilevanti asimmetrie informative ed economiche fra gli intermediari e la generalità dei clienti.

Pertanto, la normativa in esame assolve una duplice funzione, in quanto vi sono prescrizioni aventi funzione informativa, volte cioè ad innescare meccanismi concorrenziali nel mercato bancario, e prescrizioni aventi funzione 'riequilibratrice', cioè volte a tutelare la clientela dal potere di mercato delle banche.

Coerentemente con la finalità protezionistica della parte debole sottesa alla disciplina in esame, l'art. 127 n. 1 dispone che le disposizioni in questione sono derogabili solo in senso favorevole al cliente.

L'art. 127 n. 2, inoltre, riconosce che la nullità del contratto per violazione dell'obbligo di forma scritta del contratto opera soltanto a favore del cliente e può essere rilevata d'ufficio dal giudice (cd. nullità di protezione).

Al fine di assicurare un'idonea protezione al cliente, la legge prevede un sistema di informazione che spiega i suoi effetti protettivi tanto nella fase precontrattuale quanto in quella esecutiva.

Ed invero, con riguardo alla fase precontrattuale, l'art. 124 TUB pone in capo al finanziatore o all'intermediario del credito un obbligo di trasparenza, imponendogli di fornire al consumatore, prima che sia vincolato, le informazioni necessarie per consentire il confronto delle diverse offerte di credito sul mercato, al fine di tutelare la ponderatezza del consenso e la libertà negoziale.

Viene in rilievo, quindi, una nuova nozione di forma, non più intesa come "contenitore" del contratto, intesa cioè come solennità dell'atto, ma come "contenuto" dello stesso, in quanto la legge individua quali informazioni l'atto deve necessariamente contenere.

L'eventuale violazione degli obblighi informativi ex art. 124 d.lgs. n. 385/1993-TUB è fonte di responsabilità precontrattuale del finanziatore, per violazione dell'obbligo di buona fede durante la fase delle trattative ex art. 1337 c.c., di cui l'art. 124 TUB rappresenta una species.

Il sistema di informazione precontrattuale non è sufficiente a garantire un'idonea protezione al cliente, in quanto relativo alla sola fase genetica del rapporto bancario. E' necessario, infatti, garantire la medesima esigenza di trasparenza anche nella fase funzionale del contratto, fino alla sua estinzione.

Tale esigenza viene soddisfatta dall'art. 119 TUB, il quale dispone che nei contratti di durata la banca è tenuta a fornire al cliente una chiara comunicazione scritta, o su supporto durevole previamente accettato dall'interessato, in ordine al loro svolgimento; essa va fatta almeno una volta all'anno e, comunque, alla chiusura del rapporto, e deve avere ad oggetto tutte le informazioni in merito all'operatività negoziale in essere fra banca e cliente.

L'art. 119 richiede una «comunicazione chiara in merito allo svolgimento del rapporto», il che dimostra che è necessario fornire al cliente ogni informazione finalizzata alla piena comprensione dell'andamento del contratto.

In particolare, la comunicazione richiesta dalla legge impone alle banche un obbligo di rendiconto verso la clientela, che può non essere esaurito mediante il solo invio degli estratti conto, dato che in essi non è riportata una descrizione completa delle operazioni compiute, né la loro giustificazione.

La necessaria trasparenza nei rapporti fra banca e cliente richiama per ambo le parti del rapporto il dovere reciproco di comportarsi con correttezza e in buona fede, il quale rappresenta ormai pacificamente non solo un canone di comportamento ma anche una fonte integrativa cogente del rapporto obbligatorio.

Obblighi informativi dell'intermediario finanziario.

In materia di intermediazione finanziaria, in maniera non dissimile da quanto avviene per le comuni operazioni bancarie, sussistono obblighi di comportamento, di correttezza e di professionalità, nonché di trasparenza.

Ed invero, l'art. 21 d.lgs. n. 58/1998- TUF stabilisce che l'intermediario finanziario, nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento, deve comportarsi secondo diligenza, correttezza e professionalità.

La medesima norma pone un obbligo di pubblicità in capo all'intermediario finanziario, consistente nell'acquisizione di informazioni necessarie dai clienti e nell'operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati, utilizzando comunicazioni pubblicitarie corrette, chiare e non fuorvianti.

Al pari di quanto avviene in materia di comuni operazioni bancarie, la ratio della disciplina degli obblighi di trasparenza è quella di garantire un'idonea protezione del cliente, tanto nel momento genetico quanto in quello funzionale del rapporto.

La medesima ratio di protezione del cliente è evidente nell'art. 23 TUF, in forza del quale i contratti relativi alla prestazione dei servizi di investimento sono redatti per iscritto e un esemplare è consegnato ai clienti.

Nei casi di inosservanza della forma prescritta, il contratto è nullo e tale nullità può essere fatta valere solo dal cliente.

In passato la dottrina e la giurisprudenza si sono a lungo interrogati sulle tecniche di tutela del risparmiatore nell'ipotesi in cui l'intermediario finanziario violi le regole di condotte imposte dall'art. 21 TUF.

Nel dibattito sono intervenute le Sezioni Unite della Corte di Cassazione con le note sentenze n. 26724 e 26725 del 2007, le quali hanno stabilito che alla violazione di una regola di comportamento si può ricondurre solo una tutela risarcitoria e, quindi, il contratto non può sanzionarsi con una nullità 'virtuale'.

La Suprema Corte riconosce, infatti, che le norme di comportamento degli intermediari finanziari sono norme imperative, in quanto volte a tutela sia del cliente che dell'integrità dei mercati finanziari, come espressamente riconosciuto dall'art. 23 tuf; tuttavia, la loro violazione non è causa di nullità, proprio perché si tratta di norme di comportamento, e non di norme che prevedono requisiti di validità dell'atto.

Giova sul punto rilevare che le norme di comportamento in questione si collocano sia nella fase della stipula del contratto di intermediazione finanziaria (cd. contratto quadro), sia nella fase delle singole operazioni successive.

Ne consegue che la violazione, da parte dell'intermediario, degli obblighi di comportamento e correttezza posti a suo carico della specifica normativa in materia, può comportare una responsabilitàresponsabilità

I Giudici di legittimità hanno riconosciuto, inoltre, che la prova del collegamento causale tra inadempimento della banca

Nel giudizio di risarcimento del danno proposto da un risparmiatore, il giudice di merito, per assolvere l'intermediario finanziario dalla responsabilità

Concorso di colpa del cliente

La giurisprudenza di legittimità ha in più occasioni ammesso che la condotta del risparmiatore possa rilevare, ai fini del concorso di colpa, al fine di ridurre o escludere la responsabilità del promotore finanziario.

Ed invero, la Suprema Corte, a partire dalla sentenza n. 13529 del 2009, ha stabilito che «in tema di intermediazione mobiliare, la violazione da parte del promotore finanziario degli obblighi di comportamento che la legge pone a suo carico non esclude la configurabilità di un concorso di colpa dell'investitore, e la correlata proporzionale riduzione della responsabilità dell'intermediario autorizzato, qualora il comportamento del cliente presenti delle anomalie significative, ovvero questi, pur essendo perfettamente a conoscenza (per personale e pluriennale esperienza) del complesso "iter" funzionale alla sottoscrizione dei programmi di investimento, ometta di adottare l'ordinaria diligenza, ponendo in essere direttamente comportamenti o avallando comportamenti del promotore devianti rispetto alle ordinarie regole del rapporto professionale tra cliente e promotore, contravvenendo alle regole concernenti le modalità di affidamento dei capitali da investire, espressamente indicate nelle proposte di sottoscrizione di valori mobiliari, o in altro modo contribuendo al verificarsi dell'evento dannoso, attraverso la violazione dei più elementari canoni di prudenza ed oneri di cooperazione nel compimento dell'attività d'investimento» (ribadito da Cass. n. 27925/ 2013).

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