Opposizione avverso decreto ingiuntivo sulla cui base era stata iscritta ipoteca giudiziale su beni immobili di valore sproporzionato rispetto al credito.

Andrea Penta
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Si ha abuso del diritto alla garanzia patrimoniale quando il creditore, in danno del debitore, iscrive ipoteca per un valore sproporzionato rispetto alla cautela. La Cass. n. 6533/2016, ha superato il tradizionale indirizzo giurisprudenziale negativo e ha ammesso che l'iscrizione ipotecaria per una somma esorbitante o su beni eccedenti l'importo del credito vantato comporta la responsabilità aggravata dell'art. 96, comma 2, c.p.c. del creditore. Facendo leva sul nuovo orientamento, il debitore, in un caso in cui un istituto di credito aveva iscritto ipoteca giudiziale sull'intero suo patrimonio immobiliare, avente un valore economico di molto superiore rispetto al credito ex adverso vantato, propone opposizione avverso il d.i. provvisoriamente esecutivo notificatogli, deducendo che si è al cospetto di una chiara ipotesi di abuso del diritto, in quanto il diritto era stato esercitato con modalità contrastanti con i canoni di buona fede, solidarietà, correttezza, reciprocità e proporzionalità.

Formula

TRIBUNALE DI.... [1]

ATTO DI CITAZIONE [2] IN OPPOSIZIONE A DECRETO INGIUNTIVO

Il Sig. .... nato a .... il .... residente in .... alla via .... n. ...., C.F. .... elettivamente domiciliato in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. .... C.F. [3] .... che lo rappresenta e difende in virtù di procura in calce del presente atto [4], il quale dichiara di voler ricevere le comunicazioni al n. di fax [5] .... o all'indirizzo di posta elettronica ....@.... [6], espone quanto segue.

- opponente

CONTRO

la Banca .... s.p.a., P.I..... in persona del proprio rappresentante p.t., rappresentata e difesa dall'Avv. .....

- opposta

PREMESSO CHE

In data .... la Banca ....[7] s.p.a. notificava al Sig. .... [8] il decreto ingiuntivo n. .... emesso dal Tribunale di .... in data .... con il quale si ingiungeva allo stesso, con formula provvisoriamente esecutiva, il pagamento della somma di Euro .... a titolo di .... oltre interessi e spese della procedura.

In data .... inoltre, l'istituto di credito iscriveva ipoteca giudiziale per Euro .... sull'intero patrimonio immobiliare del debitore.

L'illegittima iscrizione di ipoteca su tutti i beni del debitore impediva al Sig. .... la stipula del contratto definitivo di compravendita, avente ad oggetto l'immobile sito in .... alla via.... con conseguente obbligo di ripetizione in favore del promissario acquirente del somma di Euro.... cioè del doppio di quanto ricevuto a titolo di caparra al momento della stipula del preliminare.

Con il presente atto, .... come in epigrafe rappresentato e difeso, propone opposizione ex art. 645 c.p.c. avverso il d.i. n..... R.G.N..... di cui chiede la revoca per i seguenti motivi di

IN DIRITTO

1) SULLA INESISTENZA DEL CREDITO

Il decreto ingiuntivo è illegittimo e deve essere revocato, in quanto emesso in violazione dei requisiti prescritti dalla legge.

Ed invero, il presunto credito esercitato dalla Banca in sede monitoria non è esistente, in quanto .....

2) SULL'ABUSO DEL DIRITTO DEL CREDITORE ALLA GARANZIA PATRIMONIALE.

La giurisprudenza di legittimità ha riconosciuto recentemente che la condotta del creditore che iscrive ipoteca su beni di valore sproporzionato rispetto al credito garantito, con conseguente eccedenza del valore dei beni rispetto alla cautela e abuso del diritto della garanzia patrimoniale, rientra nell'ipotesi di responsabilità di cui all'art. 96, comma 2, c.p.c.

Ed invero, afferma la Corte che “nell'ipotesi in cui risulta accertata l'inesistenza del diritto per cui è stata iscritta ipoteca giudiziale e la normale imprudenza del creditore nel procedere all'iscrizione di ipoteca giudiziale, è configurabile in capo al suddetto creditore la responsabilità ex art. 96 c.p.c., comma 2, quando non ha usato la nomale diligenza nell'iscrivere ipoteca sui beni per un valore proporzionato rispetto al credito garantito, secondo i parametri individuati nella legge (artt. 2875 e 2876 c.c.), così ponendo in essere, mediante l'eccedenza del valore dei beni rispetto alla cautela, un abuso del diritto della garanzia patrimoniale in danno del debitore“ (Cass. n. 6533/2016).

Tale pronuncia si colloca nel solco dell'ormai consolidato orientamento giurisprudenziale secondo il quale il principio del divieto di abuso del diritto è un principio trasversale del nostro ordinamento giuridico, che trova applicazione anche in tema di responsabilità patrimoniale e di garanzie.

E' stato, pertanto, superato il precedente orientamento della giurisprudenza di legittimità, secondo cui “il creditore che abbia iscritto ipoteca per una somma esorbitante o su beni eccedenti l'importo del credito vantato non può essere chiamato, per ciò solo, a rispondere a titolo di responsabilità aggravata ai sensi dell'art. 96 c.p.c., comma 2; restando possibile, peraltro, configurare a carico del medesimo una responsabilità processuale a norma dell'art. 96, primo comma c.p.c., solo qualora egli abbia resistito alla domanda di riduzione dell'ipoteca con dolo o colpa grave” (da ultimo, Cass. n. 17902/2010).

Tale tesi, invero, si basava su una lettura rigorosa degli artt. 2740,2827 e 2828 c.c. per i quali, da un lato, il debitore risponde nei confronti del creditore con tutti i suoi beni presenti e futuri; dall'altro, il creditore ha il diritto di iscrivere ipoteca su qualunque bene immobile appartenente al debitore, salva la possibilità di ridurre l'ipoteca, qualora iscritta per un valore eccedente al credito.

Pertanto, secondo l'impostazione in passato prevalente, sulla base delle disposizioni menzionate non era possibile escludere la sproporzione tra il bene oggetto di ipoteca e il credito garantito, con la conseguenza che l'iscrizione di ipoteca per un bene con valore maggiore del credito garantito non costituiva abuso del diritto.

Sulla base di tale circostanza, nonché della convinzione che, in caso di iscrizione di ipoteca per un credito eccessivo, al creditore non potesse applicarsi la responsabilità prevista dal secondo comma dell'art. 96 c.p.c., la giurisprudenza concludeva per la condanna del creditore ex art. 96, comma 1, c.p.c., ferma restando la sussistenza del dolo o della colpa grave.

A partire dalla sentenza n. 6533/2016, la Suprema Corte si è discostata totalmente dalla precedente impostazione, dando una lettura nuova e costituzionalmente orientata delle norme citate.

L'art. 111 Cost. impone, infatti, oltre al rispetto della ragionevole durata del processo, anche la giustizia dello stesso, nel senso che nel processo non può trovare tutela alcuna forma di abuso del diritto, con la conseguenza che gli artt. 2740,2827 e 2828 c.c. non possono essere interpretati in senso troppo stringente e sfavorevole al debitore.

Come ogni diritto, anche il diritto di garanzia e il diritto di iscrivere ipoteca vanno esercitati nel rispetto dei principi di solidarietà e utilità sociale ex art. 2 e 41 Cost., con la conseguenza che è vero che l'ordinamento riconosce la responsabilità patrimoniale generica e la possibilità di iscrivere ipoteca su qualunque bene e di ridurre l'ipoteca, ma sempre nei limiti dei principi di solidarietà e buona fede.

Alla luce di tali coordinate, da un lato, la garanzia generale del creditore di cui all'art. 2740 c.c. deve sempre incontrare il limite dell'abuso del diritto, dall'altro l'art. 2828 c.c. conferisce al creditore il diritto di iscrivere ipoteca su qualsiasi immobile del debitore, ma non su tutti gli immobili.

Pertanto, l'iscrizione di ipoteca per un valore superiore di un terzo rispetto a quello del credito garantito (limite previsto dagli artt. 2875 e 2876 c.c.) integra un comportamento abusivo del creditore che va sanzionato ai sensi dell'art. 96, comma 2, c.p.c., in quanto il creditore, utilizzando lo strumento processuale per uno scopo diverso da quello previsto dal legislatore, ha determinato un danno per il debitore.

Nel caso di specie, la condotta della Banca .... s.p.a., che ha iscritto ipoteca su tutti gli immobili del debitore ed ha esercitato un diritto di credito inesistente, rappresenta una chiara ipotesi di abuso del diritto, in quanto il diritto viene esercitato con modalità contrastanti con i canoni di buona fede, solidarietà, correttezza, reciprocità e proporzionalità.

La condotta abusiva della Banca, pertanto, come riconosciuto dalla giurisprudenza, configura un'ipotesi di responsabilità processuale aggravataex art. 96, comma 2, c.p.c.

Da tale condotta è derivato per l'attore un pregiudizio di tipo patrimoniale, in quanto, a causa dell'iscrizione abusiva di ipoteca sull'immobile sito in .... alla via.... già oggetto di contratto preliminare, l'opponente si è trovato a dover restituire il doppio della caparra ricevuta, stante l'impossibilità di addivenire alla stipula del definitivo.

Pertanto, il pregiudizio economico patito dal Sig..... va quantificato nella somma di Euro.... a titolo di danno emergente, nonché nella somma di Euro.... a titolo di lucro cessante derivante dall'impossibilità di percepire il corrispettivo della vendita.

Tanto premesso e considerato, la parte opponente come rappresentata e difesa,

CITA

la Banca .... S.p.a., P.I. .... nella persona del proprio rapp.te legale p.t., a comparire innanzi al Tribunale di .... nell'udienza del .... ora di rito, dinanzi al Giudice Istruttore che sarà designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con l'invito a costituirsi nel termine di almeno venti giorni prima della suddetta udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 167 e 38 c.p.c. e che, in difetto di costituzione, si procederà in sua contumacia, per sentir accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione:

1) revocare e porre nel nulla, nonché dichiarare privo di ogni effetto giuridico, il decreto ingiuntivo n. .... emesso dal Tribunale di .... per i motivi esposti in narrativa;

2) accertare e dichiarare la responsabilità dell'oppostaex art. 96, comma 2, c.p.c. e, per l'effetto, condannare l'opposta a corrispondere, in favore dell'opponente, la somma di Euro....;

3) con vittoria di spese, competenze e onorari di causa.

IN VIA ISTRUTTORIA

Formulando sin d'ora ogni più ampia riserva di articolazione dei mezzi istruttori [9], nei termini di cui all'art. 183, co. 6, nn. 2 e 3, c.p.c., si offrono in comunicazione, mediante deposito, i seguenti documenti:

1) D.I. n..... notificato in data....;

2) atto di comunicazione di iscrizione ipotecaria;

3) contratto preliminare di vendita del....;

4) quietanza di pagamento della somma di Euro.... consistente nel doppio della caparra.

Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore del presente procedimento è di Euro ....... [10]

Luogo e data....

Firma Avv. .......

PROCURA

Io sottoscritto.... nato a.... il.... conferisco procura all'Avv. .... affichè mi rappresenti e difenda nel giudizio di imputazione di cui al presente atto.

Dichiaro altresì di avere ricevuto informativa exd.lgs. n. 28/2010, così come novellato a seguito della conversione del d.l. n. 69/2013, relativamente ai procedimenti per i quali è obbligatorio esperire il tentativo di mediazione e relativamente ai benefici fiscali connessi con tale procedimento, nonché di aver ricevuto l'informativa ai sensi degli artt. 2 e ss. del d.l. 13 settembre 2014, n. 132, convertito con modifiche dalla l. 10 novembre 2014 n. 162, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati disciplinata dagli art. 2 e ss. del suddetto d.l.

Eleggo domicilio, ai fini del presente giudizio, presso il suo studio professionale in.... alla via.... e gli conferisco, altresì, ogni più ampia facoltà di legge.

Acconsento, infine, al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito, ai sensi del d.lgs. n. 196/2003.

Luogo e data....

Firma....

E' vera ed autentica la firma del Sig. ....

Firma Avv....

La riforma del codice di procedura ha riguardato solo marginalmente il giudizio di opposizione al decreto ingiuntivo: con il d. lgs. 149/2022 si è intervenuti unicamente sulla mediazione (prevedendo all'art. 7 di introdurre l'art. 5 bis al decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28), sostanzialmente prevedendo di onerare il creditore opposto di procedere alla mediazione obbligatoria. Rispetto al passato quest'ultimo passaggio è dal 30 giugno 2023 condizione di procedibilità della fase di opposizione stessa e può essere svolta solo dopo che il giudice ha deciso sulla provvisoria esecuzione del decreto stesso. Ai sensi dell'art. 645 c.p.c. l'opposizione si propone davanti all'ufficio giudiziario al quale appartiene il giudice che ha emesso il decreto ingiuntivo.

[2] Sempre ai sensi dell'art. 645 c.p.c. l'opposizione a decreto ingiuntivo si propone con atto di citazione, notificato al ricorrente nei luoghi di cui all'art. 638 c.p.c.

[3] L'indicazione del CF dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

[4] La procura può essere apposta in calce o a margine del ricorso (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura.

[5] L'art. 125 c.p.c. prevede che il difensore deve indicare in epigrafe il numero di fax. L'omessa indicazione, come previsto dalla legge 111/2011, modificata dalla legge 114/2014, comporta l'aumento del contributo unificato della metà.

[6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014.

[7] Indicare il nome dell'opposta.

[8] Indicare il nome dell'opponente.

[9] L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, comma 6, n. 2), c.p.c.

[10] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui “Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito”. Orbene, l'art. 13, comma 6 del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore, affermando che “Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...”; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

Commento

Responsabilità del creditore per iscrizione di ipoteca per valore eccedente il valore del credito

Superando il risalente orientamento in base al quale il creditore che abbia iscritto ipoteca su beni eccedenti l'importo del credito vantato non può mai essere chiamato a rispondere nei confronti del debitore per danni da illecito aquiliano ex art. 2043 c.c., essendo possibile configurare a carico del creditore procedente solamente la responsabilità processuale ex art. 96 c.p.c., comma 1, qualora quest'ultimo - convenuto per la riduzione dell'ipoteca - resista in giudizio con mala fede o colpa grave (v. Cass., n. 17523/2011Cass., n. 6597/2011Cass., , n. 22267/2010), la Corte di Cassazione è recentemente pervenuta a diversamente affermare che il creditore il quale, senza adoperare la normale diligenza, iscriva ipoteca su beni per un valore sproporzionato rispetto al credito garantito secondo i parametri previsti dagli artt. 2875 e 2876 c.c., incorre, qualora sia accertata l'inesistenza del diritto per cui è stata iscritta l'ipoteca giudiziale medesima, nella responsabilità prevista dall'art. 96 c.p.c., comma 2, configurandosi un abuso della garanzia patrimoniale in danno del debitore (Cass., n. 6533/2016).

Gli argomenti posti a fondamento della negazione dell'ammissibilità dell'azione di risarcimento danni ex art. 2043 c.c., per eccesso di iscrizione ipotecaria, elaborati già nella vigenza della precedente codificazione, si sostanziano: a) nel silenzio della legge in tema di riduzione delle ipoteche circa la responsabilità per atto illecito di colui che iscriva ipoteca giudiziale in maniera esuberante; b) nel diritto riconosciuto al creditore di estendere l'ipoteca anche al di là del fine della garanzia, come si evince da una serie di disposizioni (artt. 2740,2828,2877 c.c. del 1942, e già dagli artt. 1948,1986,2028 c.c. del 1865); c) nell'obbligo del debitore di adempiere con tutti i suoi beni presenti e futuri; d) nell'ampia facoltà conferita al creditore di cautelarsi mediante l'ipoteca giudiziale su qualunque dei beni immobili appartenenti al debitore; e) nell'onere delle spese della riduzione poste sempre a carico del debitore in caso di eccedenza del valore dei beni rispetto alla cautela da somministrare.

A tali argomenti si è opposto che l'eccezione alla responsabilità per atto illecito deve inequivocabilmente risultare dal sistema della legge laddove nessuna delle richiamate disposizioni depone invero in tal senso: non la norma di cui all'art. 2740 c.c., concernente la garanzia generica costituita da tutti i beni del debitore e non quella specifica della garanzia ipotecaria; non la disposizione dell'art. 2828 c.c., che si limita a riconoscere la facoltà di iscrivere l'ipoteca giudiziale su qualunque bene del debitore senza nulla stabilire circa l'ambito dell'iscrizione; non le norme concernenti la riduzione delle ipoteche, tra cui è ricompresa quella dell'art. 2877 c.c., poiché esse si limitano unicamente a regolare la procedura di riduzione.

Si è al riguardo sostenuto non potersi ammettere una responsabilità per danni in favore del debitore, essendo la stessa legge a stabilire espressamente che persino le spese della procedura di riduzione devono essere sostenute dal debitore e restare a suo carico, sicché deve evincersene che in caso di iscrizione di ipoteca su una quantità di beni eccedenti la cautela da somministrarsi il legislatore ha inteso attribuire al debitore esclusivamente il diritto di ottenere a sue spese la riduzione dell'iscrizione ad una parte soltanto dei beni (Cass., n. 10771/1999).

Si è ulteriormente posto in rilievo che (come pure in dottrina sottolineato) l'art. 2828 c.c., si limita invero a riconoscere la facoltà per il creditore di iscrivere ipoteca su qualunque immobile - presente e sopravvenuto - del debitore, e quindi di scegliere su quanti e quali immobili iscrivere ipoteca, senza tuttavia alcunché indicare in ordine all'ambito dell'iscrizione (Cass., n. 6533/2016).

A tale stregua, dalla natura accessoria e strumentale rispetto a crediti determinati della garanzia reale discende che l'attribuzione al creditore della libertà di scelta tra quali immobili iscrivere ipoteca non possa invero prescindere dalla necessaria correlazione tra credito, importo iscritto e valore dei beni, dovendo conseguentemente procedersi all'iscrizione di ipoteca sui beni immobili del debitore in ragione del rapporto del valore degli stessi con la cautela riconosciuta.

L'esigenza di correlazione tra valore degli immobili (seppur liberamente scelti) su cui iscrivere la garanzia e valore dei medesimi risulta invero confermato, e non già smentito, dalla stessa disciplina dettata in tema di riduzione delle ipoteche (artt. 2872 c.c. e segg.).

Le ipoteche giudiziali debbono infatti ex artt. 2874 e 2875 c.c., ridursi; a) qualora i beni compresi nell'iscrizione abbiano un valore superiore ad un terzo dei crediti iscritti, accresciuto dagli accessori ovvero; b) se la somma determinata dal creditore nell'iscrizione ecceda di un quinto quella che l'autorità giudiziaria dichiara dovuta (Cass., n. 6533/2016).

Orbene, atteso che la responsabilità generale ex art. 2043 c.c., è stata in realtà ritenuta applicabile (proprio argomentando dall'art. 2877 c.c., comma 1) in ipotesi di iscrizione di ipoteca giudiziale per somma esorbitante da parte del creditore a seguito di sentenza a prestazione ancora illiquida (Cass., n. 10771/1999), l'esigenza di raccordarne l'applicabilità con la speciale responsabilità processuale ex art. 96 c.p.c., emerge invero in termini generali, ivi ricompresa pertanto l'ipotesi della iscrizione su una massa di beni maggiore del necessario, quand'anche non esorbitante.

L'art. 96 c.p.c., disciplina la responsabilità processuale, quale ipotesi di responsabilità extracontrattuale per atti e comportamenti processuali, che ha natura speciale rispetto alla generale responsabilità extracontrattuale ex art. 2043 c.c..

Trattasi di responsabilità in capo al soccombente da illecito processuale, per aver abusato del diritto di agire o resistere in giudizio (la cui regolamentazione ha visto recentemente l'introduzione da parte del legislatore di una norma generale per lite temeraria (art. 96 c.p.c., comma 3, come novellato dalla L. n. 69 del 2009, art. 45, comma 12) fondata sull'abuso del processo: v. Cass., 5/4/2016, n. 6533), in cui incorre colui che senza la normale prudenza chieda l'esecuzione di un provvedimento cautelare o abbia trascritto una domanda giudiziale o iscritto ipoteca giudiziale o agito in via esecutiva per la tutela o realizzazione di un diritto di cui sia accertata l'inesistenza (art. 96 c.p.c., comma 2), ovvero chi, pur in ipotesi di esistenza del diritto, abbia agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave nel giudizio di riduzione proposto dal debitore (art. 96 c.p.c., comma 1) (Cass., n. 8711/2015).

Siffatta speciale responsabilità processuale è volta a tutelare l'interesse del soggetto a non subire turbative processuali infondate, in considerazione della gravità delle possibili conseguenze (anche) in termini di disponibilità dei beni e di discredito sociale e commerciale.

A tale stregua, il soggetto è tenuto ad utilizzare gli strumenti processuali mantenendo un comportamento improntato alla normale diligenza e comunque in base a buona fede o correttezza, perché gli stessi non si tramutino in uno strumento di danno.

Non sono pertanto consentiti atti a tutela di un diritto sostanziale inesistente (art. 96 c.p.c., comma 2) né, trattandosi di diritto esistente, il mantenimento di un comportamento non improntato alla prudenza e alla diligenza dovute in relazione al caso concreto (art. (art. 96 c.p.c., comma 1), nonché contrario a buona fede o correttezza (art. 1175 c.c.).

Non può infatti affermarsi che al di fuori dell'ipotesi del credito inesistente il creditore non risponda in ipotesi di ipoteca iscritta su una quantità di beni di valore esorbitante il credito.

Diversamente da quanto pure dalla Corte di Cassazione in passato sostenuto (in tal senso v. Cass., n. 17523/2011), deve negarsi che la previsione della speciale responsabilità processuale ex art. 96 c.p.c., escluda la possibilità di un concorso - in quanto compatibile - con la disciplina generale dell'illecito civile ex art. 2043 c.c. (cfr., con riferimento alla trascrizione illegittima, Cass., Sez. Un., n. 6597/2011).

La condotta prudente e diligente nonché informata al rispetto del principio di buona fede o correttezza va dal creditore mantenuta non solo in caso di ricorso a rimedi processuali (dovendo astenersi dal proporre in particolare istanze (es., di fallimento) o richieste di provvedimenti cautelari o dal proporre domande infondate), bensì, ancor prima e a prescindere, nell'esercizio dei propri diritti contrattuali o negoziali e in termini generali nell'ambito dei comuni rapporti della vita di relazione, essendo il titolare di diritti, poteri e facoltà tenuto ad esercitarli senza abusarne (Cass., n. 17642/2012).

Senz'altro non condivisibile è allora l'orientamento in base al quale non è ipotizzabile alcuna responsabilità a carico del creditore il quale esercita una sua facoltà, giacché la previsione di un potere o di una facoltà non preclude ma anzi presuppone che il titolare li eserciti con diligenza, prudenza e buona fede o correttezza, evitando di abusarne.

Con particolare riferimento al diritto di garanzia, il titolare deve goderne in termini consentanei con la relativa funzione di mezzo volto a creare una situazione di preferenza rispetto agli altri creditori, e non anche a determinare situazioni di discredito sociale e professionale e, conseguentemente, di blocco del patrimonio e dell'attività del debitore.

Il principio di universalità della responsabilità patrimoniale (art. 2740 c.c.) va infatti riguardato alla stregua dei principi di proporzionalità ed adeguatezza in relazione all'interesse specifico di garanzia che gli stessi sono nel caso concreto funzionalmente volti a realizzare.

Il patrimonio deve garantire il soddisfacimento - anche coattivo - dei debiti del relativo titolare, nei limiti peraltro del valore dell'interesse creditorio.

La previsione del diritto (potestativo) del debitore di fare ricorso - in presenza dei presupposti di legge (artt. 2874,2875 c.c.) - allo specifico rimedio della riduzione dell'ipoteca certamente non vale a deporre, oltre che per la liceità di un uso abusivo del processo (art. 96 c.p.c.) in violazione dell'interesse sostanziale che fonda la potestas agendi (cfr., con riferimento alla violazione dei canoni generali di correttezza e buona fede e dei principi di lealtà processuale e del giusto processo, si utilizzano strumenti processuali per perseguire finalità eccedenti o deviate rispetto a quelle per le quali l'ordinamento li ha predisposti, (Cass., n. 8982/2021), a legittimare una condotta imprudente o negligente o contraria a buona fede o correttezza o abusiva del creditore, già anteriormente al processo, sul piano dei sostanziali rapporti della vita comune di relazione, non potendo pertanto escludersi la possibilità per il debitore di fare ricorso al rimedio di carattere generale ex art. 2043 c.c.

In caso di eccedenza da lui abusivamente determinata dei beni ipotecati in riferimento al valore del credito tutelato, al di là della riduzione dell'ipoteca al ricorrere dei relativi presupposti di legge, il debitore è allora tenuto a far luogo alla riduzione volontaria della medesima già in base a prudenza, diligenza e correttezza.

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