Atto di appello in tema di surroga INAIL nei diritti del danneggiato per il calcolo “per poste complessive”InquadramentoNell'ambito di un giudizio risarcitorio instaurato dalla vittima di un incidente stradale nei confronti del responsabile civile e della compagnia assicuratrice dell'auto condotta da quest'ultimo, interviene l'INAIL e, all'esito del primo grado, propone appello avverso la sentenza, deducendo che il giudice di prime cure avrebbe dovuto determinare il danno differenziale sottraendo dall'importo del danno complessivo liquidato secondo i principi ed i criteri di cui agli artt. 1223 e ss. e 2056 ss. c.c. quello delle prestazioni da esso istituto liquidate, nel loro complesso, in base a valori come attualizzati alla data della decisione. FormulaCORTE D'APPELLO DI ... 1 ATTO DI APPELLO 2 Per l'INAIL, con sede in ..., alla via ... n. ...., C.F. .... 3, elettivamente domiciliato in ...., alla via ....n. ..., presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. ..., che lo rappresenta e difende in virtù di procura apposta a margine/in calce del presente atto, con dichiarazione di voler ricevere le comunicazioni al fax n. ... o all'indirizzo di PEC .... 4, - appellante CONTRO Società ..., P.I ..., con sede legale in ... via .... n. ..., in persona dell'Amministratore Unico Dott. ..., difesa dall'Avv. ....; - appellata E Sig. ..., residente in ..., alla via ... n. ....; - appellato avverso la sentenza n.... emessa in data ....dal Tribunale di ..., Giudice Dott. ..., e pubblicata il .... PREMESSO CHE Con atto di citazione notificato in data ..., il Sig. ..., ha convenuto in giudizio, innanzi al Tribunale di ..., il Sig. ....e la compagnia assicuratrice della sua autovettura ..., per far dichiarare ... e far condannare gli stessi, in solido, al risarcimento dei danni subìti in conseguenza di un incidente stradale. Nel corso del giudizio, l'INAIL interveniva volontariamente, deducendo: 1. di aver trattato l'infortunio sul lavoro occorso all'attore, in qualità di dipendente con mansioni di autista di una società cooperativa; 2. di avergli corrisposto l'indennizzo sotto forma di rendita, in relazione ad un'invalidità permanente accertata nel ....% (pari o superiore al 16%), con IT di .... giorni; tanto dedotto, indirizzava la propria pretesa risarcitoria, in via surrogatoria 5, nei confronti del conducente-proprietario antagonista, di cui sosteneva l'integrale ed esclusiva responsabilità in ordine al sinistro, chiedendone la condanna al rimborso di quanto corrisposto. Il giudice di primo grado, dopo aver ritenuto che la responsabilità del sinistro fosse attribuibile all'attore nella percentuale del ....%, liquidava in suo favore i danni non patrimoniali e patrimoniali da parziale perdita della capacità lavorativa, considerata la quota di corresponsabilità, in Euro _ ....; poi detraeva gli acconti già corrisposti al medesimo e calcolava il danno differenziale rispetto a quanto già versato da INAIL, accertando una diminuzione non totale della capacità lavorativa specifica, ma in misura del ....%, ed escludendo il danno pensionistico, stante l'erogazione della rendita INAIL a vita. Accoglieva, infine, la domanda di surroga di INAIL per Euro .... (di cui Euro .... a titolo di danno patrimoniale e Euro .... a titolo di danno non patrimoniale), liquidando residui Euro .... al danneggiato a carico solidale dei convenuti. La sentenza è ingiusta, con riferimento al capo concernente l'estensione della surroga, per i seguenti: MOTIVI Si denuncia l'erronea l'interpretazione degli artt. 13 del d.lgs. n. 38/2000, 1916 c.c. e 142Cod. ass., dovendosi affermare la facoltà dell'INAIL di surrogarsi su tutti gli importi unitariamente liquidati al danneggiato e dare una lettura omnicomprensiva del danno biologico, in termini di lesione all'integrità psico-fisica del danneggiato. In particolare, è maggiormente aderente al principio surrogatorio di cui all'art. 1916 c.c. l'orientamento per cui l'Ente subentra nell'identica posizione del danneggiato e può pretendere i medesimi importi a questi spettanti civilisticamente nei confronti dei responsabili civili del sinistro. La sentenza va censurata per aver motivato in contraddizione con la premessa data dall'affermazione della omnicomprensività del danno alla salute. In definitiva, non può essere operata distinzione fra le singole poste di danno e, per l'effetto, il raffronto fra indennizzo INAIL e danno civilistico si deve effettuare unitariamente e non per singole poste, in coerenza con lo spirito della riforma di cui al d.lgs. n. 38/2000 (che ha voluto che l'oggetto della tutela assicurativa fosse costituito dall'integrità psico-fisica del lavoratore, con conseguente omogeneità delle tutele e delle tabelle medico-legali richiamate dalle normative, in ambedue i casi ormai volte ad una valutazione unitaria del danno biologico comprensiva anche degli aspetti dinamici). Il giudice di prime cure avrebbe, pertanto, dovuto determinare il danno differenziale sottraendo dall'importo del danno complessivo liquidato secondo i principi ed i criteri di cui agli artt. 1223 ss. e 2056 ss. c.c. quello delle prestazioni liquidate da INAIL, nel loro complesso, in base a valori come attualizzati alla data della decisione. Si invoca, pertanto, l'applicazione del principio indicato dalla S.C. con la sentenza del Cass. n. 10035/2004, secondo cui il risarcimento spettante all'infortunato sul lavoro o ai suoi aventi causa è dovuto solo nella misura differenziale derivante dal raffronto fra l'ammontare complessivo del risarcimento e quello delle indennità liquidate da INAIL in dipendenza dell'infortunio, al fine di evitare un'indebita locupletazione in favore degli aventi diritto, i quali, altrimenti, percepirebbero in relazione al medesimo infortunio sia l'intero danno che le indennità. Tanto premesso, l'INAIL ..., come sopra rappresentato e difeso, CITA La Società ..., P.I. ..., in persona dell'Amministratore Unico dott. ..., elettivamente domiciliato presso l'Avv. ..., C.F. ..., con studio in ....via ... n. ..., ed il Sig. ..., elettivamente domiciliato presso l'Avv. ..., C.F. ... con studio in ....via ... n. ..., a voler comparire dinanzi a codesta Eccellentissima Corte d'Appello…all'udienza del…., ore e locali soliti, Sezione e Consigliere Relatore designandi, con l'invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c. e a comparire all'udienza indicata innanzi al Collegio o al Consigliere Relatore nominati, con l'avvertimento
ciò al fine di ivi sentir accogliere, anche nella loro contumacia, le seguenti CONCLUSIONI Voglia la Corte d'Appello adita, disattesa ogni contraria istanza, in riforma della sentenza n. ... del Tribunale di ..., condannare i convenuti in solido al pagamento, a titolo di risarcimento dei danni, della maggior somma di Euro ..., oltre interessi e rivalutazione. Con vittoria di spese e compensi del doppio grado di giudizio. Si allegano i seguenti documenti. 1) Sentenza n. ....; 2) ....; Si dichiara che il valore della causa è di Euro.... Luogo e data.... Firma Avv. .... PROCURA ALLE LITI Se non apposta a margine [1] Una causa di surrogazione dell'INAIL contro il terzo responsabile civile per infortunio sul lavoro non può essere qualificata come previdenziale e, perciò, di competenza per materia del giudice del lavoro ex art. 444 c.p.c., qualora tra il preteso terzo responsabile e l'infortunato non sussisteva rapporto di lavoro subordinato e, pertanto, non siano applicabili gli artt. 10 e 11 d.P.R. 30 giugno 1965 n. 1124 (Cass. III, n. 794/1981). [2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111). [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla legge n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla legge n. 24/2010. [4] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [5] La surrogazione può avvenire solo se vi è un diritto di credito; con la surrogazione il diritto di credito passa dal danneggiato all'assicuratore; se l'assicuratore risarcisce, in quanto obbligato dalla legge, un pregiudizio non patito (dal punto di vista civilistico) dalla vittima, per detto importo la surrogazione non può esservi; infine il credito si riduce con il differenziale, solo e nella misura in cui la vittima abbia ricevuto dall'assicuratore sociale indennizzi destinati a ristorare danni che dal punto di vista civilistico possano dirsi effettivamente patiti. CommentoPremessa In ipotesi di infortunio sul lavoro ovvero di infortunio in itinere è astrattamente configurabile il cd. danno differenziale. Ad ogni modo, in tema di infortunio in itinere, non integra il rischio elettivo, che esclude l'occasione di lavoro, la prestazione di soccorso a terzi da parte del lavoratore, trattandosi di attività che, seppur estranea all'attività lavorativa strettamente intesa, ma pur sempre posta in essere nelle fasi a quella correlate, costituisce estrinsecazione dei doveri minimali di solidarietà umana la cui omissione potrebbe assumere rilevanza penale (Cass. n. 6716/2024, nella specie, la S.C. ha corretto la motivazione della sentenza impugnata la quale aveva ravvisato un rischio elettivo nella condotta dei lavoratori che erano scesi dal mezzo sul quale viaggiavano al fine di verificare se fosse necessario prestare soccorso agli occupanti di una auto, rimasta precedentemente coinvolta in un sinistro, ed erano stati così improvvisamente investiti da altra autovettura mentre percorrevano il ciglio della strada). L'art. 13 del d.lgs. 23 febbraio 2000, n. 38, stabilisce un indennizzo del danno biologico conseguente ad infortunio o malattia professionale, purché la menomazione sia di grado pari o superiore al 6%, prevedendo una corresponsione di denaro in capitale per le menomazioni ricomprese tra un 6% ed un 16% e l'erogazione di una rendita per le menomazioni superiori al 16%; stabilisce, altresì, una rendita per indennizzare le conseguenze patrimoniali derivanti da menomazioni di grado pari o superiori al 16%. In sintesi, l'art. 13 abolisce la rendita per inabilità permanente e, al suo posto, prevede: * nessun indennizzo per gradi di menomazione inferiori al 6% (franchigia); * un indennizzo in capitale del solo danno biologico per gradi di menomazioni pari o superiori al 6% ed inferiori al 16%; * un indennizzo in rendita per gradi di menomazione pari o superiori al 16%, di cui una quota per danno biologico ed una ulteriore quota aggiuntiva per conseguenze patrimoniali delle menomazioni. In definitiva, gli infortunati con postumi di grado pari o superiore al 16% hanno diritto primariamente all'indennizzo del danno biologico e, in aggiunta, ad un ulteriore indennizzo per le conseguenze patrimoniali della menomazione (che viene calcolato moltiplicando la retribuzione, determinata con le modalità e i criteri del Testo Unico, per il coefficiente di cui alla “tabella dei coefficienti” - costruita dal legislatore con criteri che prescindono dalle specifiche e contingenti peculiarità delle effettive modalità di svolgimento dell'attività lavorativa -, nonchè delle concrete condizioni socio-economiche del mercato del lavoro e per il grado percentuale di menomazione). Entrambi gli indennizzi sono corrisposti in forma di rendita vitalizia che, pur essendo unitaria, è composta di due quote in relazione alla diversa natura e alle conseguenti differenze delle modalità di calcolo. Il danno patrimoniale per perdita della capacità lavorativa specifica non sembra essere proprio contemplato nell'indennizzo INAIL nell'ipotesi di postumi inferiori al 16%, atteso che l'Ente ristora soltanto la riduzione della capacità lavorativa generica (recte, il danno patrimoniale collegato alla riduzione della capacità lavorativa generica) ed il danno biologico (ovviamente nell'accezione Inail, la quale applica tabelle medico-legali diverse da quelle usate in ambito di responsabilità civile). Dunque, con riguardo a tale voce di danno non si avrebbero implicazioni in punto di risarcimento del danno differenziale, ricorrendo piuttosto una fattispecie di danno complementare (tale definizione, coniata dalla dottrina, riguarda le voci di danno non coperte dall'assicurazione obbligatoria; parte della giurisprudenza di merito – Trib. Pinerolo 27 aprile 2004 - definisce il danno complementare come “danno differenziale qualitativo”). La Tabella contiene una predeterminazione dei coefficienti in relazione a fasce di gradi di menomazione: Fascia A (menomazione dal 16% al 25%), «la menomazione non pregiudica gravemente né l'attività svolta né quelle della categoria di appartenenza»; Fascia B (menomazione da 26% a 50%), «la menomazione pregiudica gravemente o impedisce l'attività svolta, ma consente comunque altre attività della categoria di appartenenza anche mediante interventi di supporto e ricorso a servizi di sostegno»; Fascia C (menomazione da 51% ad 85%), «la menomazione consente soltanto lo svolgimento di attività lavorative diverse da quella svolta e da quelle della categoria di appartenenza, compatibili con le residue capacità psicofisiche anche mediante interventi di supporto e ricorso a servizi di sostegno»; Fascia D (menomazione da 86% a 100%), «la menomazione impedisce qualunque attività lavorativa, o consente il reimpiego solo in attività che necessitano di intervento assistenziale permanente, continuativo e globale». Questa suddivisione in fasce sottende la presunzione che, con il crescere della menomazione, aumenti l'incidenza della stessa sulla capacità dell'infortunato di produrre reddito. E' opportuno evidenziare che l'indennizzo INAIL non copre l'intero danno biologico - diversamente dal risarcimento, che presuppone la commissione di un illecito contrattuale od aquiliano - e, quindi, non può essere liquidato, ai fini di tale assicurazione, con gli stessi criteri valevoli in ambito civilistico, in considerazione della sua natura assistenziale e nonostante la menomazione dell'integrità psico-fisica, alla quale fa riferimento l'art. 13 d.lgs. n. 38/2000, sia la medesima, dovendo siffatta menomazione, per assumere rilievo in ambito previdenziale, essere valutabile secondo le tabelle di cui al d.m. 12 luglio 2000 del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale. Pertanto, va escluso a carico dell'INAIL l'indennizzo per il danno da "perdita del diritto alla vita", atteso che, venendo in questione un bene, quale la vita, diverso dalla salute, non ricorre la nozione di danno biologico recepita dal citato art. 13. Tuttavia per il ristoro del danno biologico cd. differenziale, vale a dire di quella parte del danno biologico non coperta dall'assicurazione obbligatoria, si può proporre azione risarcitoria autonoma e distinta nei confronti del datore di lavoro, ove ne ricorrano le condizioni di legge (Cass. 24474/2020) . Il calcolo del danno differenziale Occorre domandarsi se il calcolo del danno differenziale debba avvenire per differenza tra l'ammontare complessivo del risarcimento dovuto e l'importo complessivo dell'indennizzo sociale erogato ovvero separatamente per ciascuno dei titoli di danno oggetto della tutela sociale. Si rinvia, per una più approfondita disamina, alla formula dedicata al danno differenziale non patrimoniale. Le differenti regole ed i diversi criteri che presiedono al riconoscimento ed alla quantificazione dell'indennizzo sociale e del risarcimento del danno ben potrebbero determinare, infatti, che per un titolo di danno l'indennizzo sia inferiore al risarcimento e per l'altro sia superiore. Risulta evidente che in tali fattispecie, tutt'altro che rare, il calcolo del danno differenziale effettuato separatamente per ciascun titolo (metodo cd. “posta per posta”) si tradurrebbe nel riconoscimento, in favore del danneggiato, di un ristoro superiore all'ammontare del danno effettivamente patito. Ed appunto con la precipua finalità di evitare una ingiustificata locupletazione da parte del lavoratore infortunato ed un corrispondente ingiustificato aggravio degli obbligati, la Corte di Cassazione ha più volte (cfr. Cass. n. 10035/2004; Cass. n. 604/2003) ribadito che il danno "differenziale" deve essere determinato “sottraendo dall'importo del danno complessivo (liquidato dal giudice secondo i principi ed i criteri di cui agli art. 1223 ss., 2056 ss., c.c.) quello delle prestazioni liquidate dall'INAIL. Il meccanismo di calcolo “per poste complessive” è l'unico a poggiare su basi normative di rango costituzionale (Trib. Vicenza II, 29 aprile 2014, n. 1231), ma non mancano nella nza di merito (Trib. Treviso I, 20 gennaio 2009) voci di segno contrario (che seguono il criterio dello scomputo per poste, rilevante specie ai fini della risarcibilità del danno morale - dunque senza coinvolgere quest'ultima posta risarcitoria nel computo del «danno differenziale», essendo pacifico che l'INAIL non ristora tale voce di danno). Almeno nel regime successivo al 2000, con riguardo alle invalidità tra il 6% ed il 16%, il danno patrimoniale deve essere risarcito in sede civile, se provato, ed all'importo riconosciuto non dovrebbe detrarsi l'indennizzo INAIL, in quanto non afferente tale voce di danno (si sarebbe, cioè, al cospetto di un “danno complementare”); con riferimento, invece, alle invalidità superiori al 16%, occorrerà distinguere nella rendita liquidata dall'INAIL le due poste risarcitorie, quella relativa al danno biologico e quella relativa al danno patrimoniale (rispetto al quale potrà operare la surroga dell'INAIL nei confronti del responsabile), al fine di operare il calcolo del danno differenziale, che, pertanto, dovrà necessariamente avvenire o posta per posta (calcolato il danno patrimoniale per perdita o riduzione della capacità lavorativa specifica, andrà detratto l'importo capitalizzato della rendita ed i ratei già versati; calcolato il danno biologico, andrà detratto l'importo capitalizzato della rendita relativo ed i ratei già versati) o complessivamente. Anche nella giurisprudenza di merito prevale il metodo di calcolo per poste complessive: all'ammontare monetario complessivo del danno biologico (calcolato secondo le tabelle in uso del Tribunale) e del danno patrimoniale per la riduzione della capacità lavorativa, viene sottratto – ai fini del calcolo del “danno differenziale” spettante al lavoratore - la somma del valore capitale complessivo della rendita riconosciuta dall'INAIL e dei ratei di rendita erogati. Il detto orientamento si fonda innanzitutto sul dato formale dell'art. 10, comma 7, del d.P.R. n. 1124/1965, il quale dispone che “quando si faccia luogo a risarcimento, questo è dovuto solo per la parte che eccede le indennità liquidate a norma dell'art. 66 e ss.”. Poiché, a seguito della riforma del 2000, nella copertura indennitaria a carico dell'Ente previdenziale è entrato il danno biologico, unitamente al danno patrimoniale, non è propriamente corretto parlare di “danno biologico differenziale” e di “danno patrimoniale differenziale” nei casi di infortunio su lavoro, bensì di “danno differenziale complessivo (biologico e patrimoniale). Ovviamente, rimangono fuori dal calcolo del danno differenziale quelle voci di danno (biologico al di sotto del 6% di invalidità, biologico c.d. “temporaneo”, danno morale, altre voci di danno) che non rientrano nella copertura degli indennizzi dell'INAIL (Trib. Bassano del Grappa, sez. lav., 24 gennaio 2006, n. 59; Trib. Rovereto, sez. lav., 10 maggio 2005, n. 18; Trib. Milano II 10 maggio 2005, n. 5298). Di recente, la S.C. ha ribadito che le somme liquidate dall'INAIL in favore del danneggiato da sinistro stradale a titolo di rendita vanno detratte, in base al principio indennitario, dall'ammontare del risarcimento dovuto al danneggiato da parte del terzo responsabile". Siffatto indirizzo (espresso da Cass. III, n. 3806/1998, Rv. 514496-01; Cass. III, n. 15022/2005, Rv. 584722-01, e ribadito, da ultimo, da Cass. III, n. 25733/2014, Rv. 633738-01) "si fonda sui seguenti argomenti: il valore capitale della rendita INAIL corrisponde a valore patrimoniale già risarcito, non ulteriormente computabile a favore del danneggiato, onde evitare duplicazioni di risarcimento sia in favore del danneggiato che a carico del responsabile o del suo assicuratore; nelle assicurazioni sociali, quando l'istituto comunica al terzo responsabile che il caso è stato ammesso all'assistenza prevista dalla legge ed agli indennizzi e lo preavverte della volontà di esercitare il diritto di surroga, la certezza e l'automatismo delle successive prestazioni sono elementi sufficienti per integrare i presupposti richiesti dall'art. 1916 c.c. e determinano l'impossibilità, per il terzo responsabile, di opporre eventuali successivi accordi intervenuti con il danneggiato; in caso di esercizio da parte dell'INAIL dell'azione di surroga (che rappresenta una peculiare forma di successione a titolo particolare nel diritto di credito del danneggiato) nei confronti del responsabile del danno, il credito del leso si trasferisce all'istituto previdenziale per la quota corrispondente all'indennizzo assicurativo da questo corrisposto, con la conseguenza che l'infortunato perde, entro tale limite, la legittimazione all'azione risarcitoria, conservando il diritto ad ottenere nei confronti del responsabile il residuo risarcimento ove il danno sia solo in parte coperto dalla detta prestazione assicurativa (cfr. Cass. III n. 14362/2019). |