Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno da emotrasfusioneInquadramentol'attore conviene in giudizio il Ministero della Salute per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale da lesione della salute derivato dal contagio del virus HCV a seguito di emotrasfusioni infette praticate nell'anno 1973. FormulaTRIBUNALE DI ... 1 ATTO DI CITAZIONE PER Il Sig. ... (C.F. ...) 2 , e ... (C.F. ...) residente in ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... 3 (C.F. ...) 4 , con domicilio eletto in ..._ alla via ... n. ... presso il suo studio ..., fax ... 5 , PEC: ...@... (presso cui dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133,134,170 comma 3 e 176 comma 2 c.p.c.), giusta procura ... 6 attore FATTO 7 1) Al Sig. ..., al momento della nascita avvenuta in data ... (prima metà degli anni '70), venivano praticate n. ... infusioni di sangue infetto; 2) In data ... (epoca posteriore al 1989, quando venne approntato il test dell'epatite Cil Sig. ... si recava presso l'ospedale ... di ... e si ricoverava per un intervento di .... In tale circostanza gli veniva incidentalmente riscontrata l'epatite C (HCV), contratta in via emotrasfusionale al momento della nascita; 3) In data ... il Sig. ... presentava la domanda di cui all'art. 1, legge 25 febbraio 92, n. 210 diretta al Ministero della Sanità Dir. Gen. Serv. Med. Sociale e volta ad ottenere l'indennizzo, ritenendo di aver subito proprio a seguito di quelle trasfusioni un danno permanente ed irreversibile, in quanto danneggiato da epatite post-trasfusionale (All. 2); 4) Nel verbale n. ... del ... della Commissione Medica Ospedaliera veniva riconosciuto e accertato il nesso causale tra la patologia e le trasfusioni di sangue effettuate al momento della nascita (All. 1); 5) Il suindicato verbale, pertanto, costituiva altresì la prova della presenza di contaminazioni virali nel sangue trasfuso, il quale non risultava essere stato dovutamente controllato. 6) Dall'epoca dell'infezione ad oggi, il Sig. ... ha subito un danno patrimoniale derivante dalle spese per le molteplici cure sanitarie richieste dalla malattia in questione, non coperte dal SSN, come da fatture allegate (All. 5); 7) Gli effetti dannosi psico-fisici della malattia epatica si sono inevitabilmente riversati anche sulla serenità e sul benessere del Sig. ... e sui componenti della sua famiglia, alterandone lo stile di vita. E invero, a causa del progressivo auto-isolamento e del pericolo di contagio, il Sig. ... è stato costretto a modificare le singole condotte della propria quotidianità, quali l'utilizzo di particolari cautele nell'uso dello spazzolino da denti, del rasoio, delle posate e della biancheria; per le medesime ragioni, ha dovuto limitare i propri contatti intimi con la moglie e rinunciare ai progetti di genitorialità. 8) In considerazione dell'entità dei pregiudizi risentiti dall'attore, cui corrisponde una pretesa risarcitoria ben superiore al limite previsto dall'art. 3 d.l. n.132/2015 convertito dalla legge 162/2015, e presentazione della domanda di adesione alla procedura transattiva 8 , non si è dato corso all'invito alla negoziazione assistita 9 . DIRITTO 10 L'art. 1 della legge n. 296 del 13 marzo 58 attribuisce al Ministero della Salute il compito fondamentale di provvedere alla tutela della salute pubblica, diritto costituzionalmente garantito dall'art. 32 Cost., nonché di vigilare sulla sicurezza delle trasfusioni di sangue e della preparazione e distribuzione degli emoderivati. Tale disciplina integra la norma primaria del neminem laedere di cui all'art. 2043 c.c. Il Ministero della Salute, in persona del Ministro pro tempore, è pertanto responsabile dell'infezione epatica post-trasfusionale contratta dall'attore, per avere colposamente omesso di vigilare sulla sicurezza della trasfusione di sangue effettuata al Sig. ... in data ..., indipendentemente da ulteriori responsabilità in capo ad altri soggetti. E' incontrovertibile che tale grave ed invalidante malattia ha provocato gravissimi danni patrimoniali, biologici e morali all'attore per il cambiamento radicale della propria vita di relazione con i familiari dovuta al sempre costante pericolo di contagio tra coniugi e parenti, nonché per la necessità di costanti controlli sanitari cui l'attore si deve ripetutamente sottoporre. Tanto non si sarebbe verificato o sarebbe stato meno rilevante in difetto di notevoli carenze nell'esercizio dei compiti di vigilanza e controllo di istituto del Ministero convenuto. Da quanto sopra esposto, dalla grave malattia infettiva il Sig. ... ha patito danni, diretti e riflessi, di natura biologica, morale, esistenziale e patrimoniale dei quali chiede il risarcimento nel quantum che risulterà specificato in corso di causa e dall'espletanda C.T.U. medico-legale. Tanto premesso, l'attore, come rappresentato e difeso, CITANO Il Ministero della Salute, in persona del Ministro pro tempore, in persona del Dirigente Sig.. ..., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ....11, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE i convenuti che:
la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;
Il Ministero della Salute, in persona del Ministro pro tempore, in persona del Dirigente Sig.. ..., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ....[11], ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE i convenuti che:
la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato; per ivi sentire accogliere le seguenti 12 CONCLUSIONI13
Voglia l'On.le Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza: Nel merito, dichiarare la esclusiva responsabilità del Ministero della Salute nella causazione delle patologie da epatite contratte dall'attore; condannare il Ministero convenuto all'integrale rifusione in favore del Sig. ... di tutti i danni diretti e riflessi dallo stesso subiti, patiti e patendi, nessuno escluso ed eccettuato, ivi compreso il danno patrimoniale, biologico, morale ed esistenziale o qualsiasi altra voce di danno comunque connessa e conseguenziale alle patologie contratte, nella misura che risulterà dall'espletanda CTU medica e contabile o nella misura maggiore o minore che il Giudice riterrà di giustizia o di equità, oltre interessi legali e rivalutazione. Con vittoria di spese, competenze ed onorari di giudizio. In via istruttoria chiede: A)disporsi CTU medico-legale sulla persona dell'attore al fine di accertare la natura e l'entità del danno alla salute (fisico/psichico/psicologico/interrelazionale) nonché il nesso causale tra l'evento trasfusionale e le patologie contratte (solo nella denegata ipotesi il giudice non ritenesse già raggiunta la prova in virtù del depositato verbale della C.M.O.) B)ammettersi prova per testi sui fatti di causa con testi da indicarsi. Ulteriori mezzi di prova riservati nei termini di cui all'art. 183 comma 6 c.p.c. compresa la richiesta di documenti ex art. 210 c.p.c. ed informazioni ex art. 213 c.p.c. Deposita 1)verbale di nesso causale della C.M.O. del...; 2)fascicolo del procedimento dell'indennizzo di cui alla l. 210/1992; 3)cartelle cliniche; 4)certificati medici: aggiornamento dello stato di salute; 5)fatture n. .... 6)verbale negativo di mediazione Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... 15 Luogo e data... Firma Avv....__ PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro cinquemila. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art.20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti). [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., nella legge 114/2014. [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà». [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: 'giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.'. [7] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni 'premesso' o 'fatto', contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 comma c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4) c.p.c.). [8] Ai sensi dell'art. 2 l. 24 dicembre 2007, n. 244. [9] L'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita costituisce condizione di procedibilità delle domande di pagamento, a qualsiasi titolo, di somme non eccedenti cinquantamila euro, ai sensi dell'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014 n. 132. [10] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione 'diritto', contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto. [11] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 120 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 150 giorni se è residente all'estero. [12] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione. [13] Le conclusioni contengono il petitum della domanda, cioè il bene della vita o la prestazione richiesta al convenuto (petitum mediato), ovvero il provvedimento giudiziale richiesto al giudice (petitum immediato). L'oggetto della domanda è previsto dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione. [14] Le conclusioni contengono il petitum della domanda, cioè il bene della vita o la prestazione richiesta al convenuto (petitum mediato), ovvero il provvedimento giudiziale richiesto al giudice (petitum immediato). L'oggetto della domanda è previsto dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione. [15] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui 'Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito'. L'art. 13, comma 6 del medesimo decreto stabilisce che 'Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...'; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. CommentoLa tutela del danneggiato da trasfusioni di sangue infette: risarcimento ed indennizzo La menomazione della salute derivante da trattamenti sanitari può determinare una (o più) delle seguenti conseguenze: a) il diritto al risarcimento pieno del danno, riconosciuto dall'art. 2043 del codice civile, in caso di comportamenti colpevoli; b) il diritto a un equo indennizzo, discendente dall'art. 32 della Costituzione in collegamento con l'art. 2, ove il danno, non derivante da fatto illecito, sia stato subìto in conseguenza dell'adempimento di un obbligo legale; c) il diritto, a norma degli artt. 38 e 2 della Costituzione, a misure di sostegno assistenziale disposte dal legislatore, nell'ambito dell'esercizio costituzionalmente legittimo dei suoi poteri discrezionali, in tutti gli altri casi. L'art. 1 della l.n. 210 del 1992 disciplina il diritto all'indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati. Le ipotesi ivi previste sono assai varie, dal punto di vista tanto del tipo di danno, quanto dei soggetti indennizzabili. Circa il danno, si tratta di menomazioni permanenti, di qualsiasi tipo, da vaccinazioni obbligatorie, di infezioni da HIV, da somministrazione di sangue e suoi derivati e da epatite post-trasfusionale. Quanto ai soggetti, si tratta, a seconda dei casi, di persone giuridicamente obbligate, semplicemente necessitate o non obbligate al trattamento medico, di persone sottoposte al trattamento o di persone entrate in contatto con soggetti infetti per qualsiasi motivo, ovvero per ragioni attinenti all'esercizio di professioni sanitarie. La disciplina apprestata dalla legge n. 210 del 1992 opera, evidentemente, su un piano diverso da quello in cui si colloca quella civilistica in tema di risarcimento del danno, compreso il cosiddetto danno biologico.Al fine di evidenziare la distanza che separa il risarcimento del danno dall'indennità prevista dalla legge denunciata, la Consulta ha osservato che, a differenza della responsabilità civile, che presuppone un rapporto tra fatto illecito e danno risarcibile e configura quest'ultimo, quanto alla sua entità, in relazione alle singole fattispecie concrete, valutabili caso per caso dal giudice, ... il diritto all'indennità sorge per il sol fatto del danno irreversibile derivante da epatite post- trafusionale, in una misura prefissata dalla legge. Ferma la possibilità per l'interessato di azionare l'ordinaria pretesa risarcitoria, il legislatore, nell'esercizio della sua discrezionalità, ha previsto una misura economica di sostegno aggiuntiva, in un caso di danno alla salute, il cui ottenimento dipende esclusivamente da ragioni obiettive facilmente determinabili, secondo parametri fissi, in modo da consentire agli interessati in tempi brevi una protezione certa nell'an e nel quantum, non subordinata all'esito di un'azione di risarcimento del danno, esito condizionato all'accertamento dell'entità e, soprattutto, alla non facile individuazione di un fatto illecito e del responsabile di questo (Corte cost. n. 423/2000). Il sistema non esclude dunque la risarcibilità del danno per l'intero e in tutte le sue componenti, quando il comportamento della pubblica amministrazione integri gli estremi del fatto illecito extracontrattuale (ex art. 2043 c.c., ovvero ex art. 2050 c.c.) come da tempo riconosciuto dalla stessa giurisprudenza costituzionale (sentenza 24 aprile 1996 n. 118) e altresì dalla giurisprudenza comune (Cass. n. 11302/2011; Trib. Milano, 17 luglio 2013), che ha escluso il rapporto di specialità tra l'indennizzo di cui alla legge n. 210 del 1992 e la disciplina generale in tema di fatto illecito, sussistendo il quale pertanto la pubblica amministrazione sarà tenuta all'integrale risarcimento del danno (Cass. VIn. 17403/2014). La responsabilità aquiliana del Ministero della Salute Con le note sentenze dell'11 gennaio 2008 (nn. 576, 577, 581, 584), le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno risolto numerose questioni problematiche postesi nell'ambito di controversie promosse da soggetti che avevano contratto infezioni a seguito di emotrasfusioni o di assunzione di prodotti emoderivati infetti. E' stato in particolare affermato che il Ministero della salute è tenuto ad esercitare un'attività di controllo e di vigilanza in ordine (anche) alla pratica terapeutica della trasfusione del sangue e dell'uso degli emoderivati, e risponde ex art. 2043 c.c., per omessa vigilanza, dei danni conseguenti ad epatite e ad infezione da HIV contratte da soggetti emotrasfusi. La responsabilità del Ministero della Salute, in ipotesi di contagio di epatite B o C o del virus HIV tramite emotrasfusioni, trova dunque il proprio fondamento in un comportamento omissivo e, cioè, nell'inosservanza colposa dei doveri istituzionali di sorveglianza, di direttive e di autorizzazione in materia di produzione e commercializzazione di sangue umano ed emoderivati, che competevano al Ministero da epoca anteriore all'entrata in vigore della legge n. 107/1990 contenente la disciplina delle attività trasfusionali e la produzione di emoderivati), in forza di un quadro normativo di carattere generale e specifico (cfr. artt. 1, 10, 21, 22 l. n. 592/1967, d.P.R. n. 1256/1971, l. n. 519/1973, l. n. 833/1978, d.l. n. 443/1987; d.m. Sanità 15 settembre 1972), funzionale all'eliminazione o quanto meno alla riduzione del rischio delle infezioni virali notoriamente insite nella pratica terapeutica delle trasfusioni di sangue e dell'uso di emoderivati; e ciò indipendentemente da eventuali profili ascrivibili ad altri enti nella loro attività di effettiva distribuzione e somministrazione dei suddetti prodotti (cfr. Cass. III, n. 11609/2005). La colpa della P.A. rimane al riguardo integrata in ragione della violazione dei comportamenti dovuti di vigilanza e controllo, imposti dalle fonti normative più sopra richiamate, costituenti limiti esterni all'attività discrezionale ed integranti la norma primaria del neminem laedere di cui all'art. 2043 c.c., in base alle quali essa è tenuta ad un comportamento di vigilanza, sicurezza ed attivo controllo in ordine all'effettiva attuazione da parte delle strutture sanitarie addette al servizio di emotrasfusione di quanto loro prescritto al fine di prevenire ed impedire la trasmissione di malattie mediante il sangue infetto (cfr. Cass. n. 20765/2009, e, da ultimo, Cass. n. 11301/2011), non potendo considerarsi invero esaustiva delle incombenze alla medesima in materia attribuite la quand'anche assolta mera attività di normazione (emanazione di decreti, circolari, ecc.). Lo snodo principale del ragionamento dei giudici di legittimità, ormai recepito dalla giurisprudenza di merito maggioritaria, è rappresentato dalla questione concernente il nesso di causalità, che si traduce nell'interrogativo se all'epoca del trattamento sanitario l'evento infettivo fosse prevedibile dalla pubblica amministrazione e conseguentemente evitabile attraverso l'espletamento degli obblighi di vigilanza imposti dalla legge e colpevolmente disattesi. Ed infatti, dinanzi ad un'ipotesi di responsabilità extracontrattuale colposa i profili che devono formare di oggetto di accertamento giudiziale attengono agli elementi costitutivi dell'illecito aquiliano e, segnatamente, al nesso eziologico tra la condotta omissiva e l'evento lesivo nonché alla colpevolezza, espressa in termini di prevedibilità dell'evento. Gli arresti più recenti (Cass. VI, n. 2232/2016; Cass. III, n. 17685/2011; Cass. III, n. 9315/2010; contra, Cass. III, n. 10291/2015), prendendo consapevolmente le distanze dalle pronunce (Cass. III, n. 11609/2005) che valorizzavano, ai fini della prevedibilità e prevenibilità del rischio di contagio e dunque della sussistenza del nesso eziologico tra omissione colposa del Ministero e danno, il momento in cui la comunità scientifica aveva acquisito conoscenza dei virus HBV, HIV e HCV e dei relativi test identificazione (databile rispettivamente agli anni 1978, 1985 e 1988), e fornendo una rilettura della delle decisioni delle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 581/2008) (a proposito dell'unicità dell'evento lesivo dell'integrità fisica, di cui il contagio dei due virus isolati successivamente alla scoperta dell'HBV da parte della comunità scientifica costituirebbero mere forme di manifestazione patogena), hanno osservato, proprio alla luce delle innumerevoli disposizioni normative impositive di compiti di vigilanza e controllo in ordine alla sicurezza della preparazione e utilizzazione di emoderivati, e della giurisprudenza di merito in materia, come fosse già ben noto, sin dalla fine degli anni '60 e dunque non eccezionale o imprevedibile, il rischio di trasmissione di epatite virale, atteso che la rilevazione (indiretta) del virus era già all'epoca possibile mediante la determinazione delle transaminasi ALT ed il metodo dell'Anti-HbcAg, ... e come sin dalla (seconda) metà degli anni '60 fossero esclusi dalla possibilità di donare il sangue coloro i cui valori delle transaminasi e delle OPT - indicatori della funzionalità epatica - fossero alterati rispetto ai limiti prescritti. Tanto è vero che lo stesso Ministero, con sue circolari n. 1188 del 30 giugno 1971, 17 febbraio e 15 settembre 1972, ha poi disposto la ricerca sistematica dell'Antigene Australia nei donatori e con circolare n. 68/1978 ha reso obbligatoria la ricerca della presenza dell'antigene dell'epatite B in ogni singolo campione di sangue o plasma. E' pertanto irrilevante, al fine di escludere la responsabilità del convenuto, la circostanza che, all'epoca della trasfusione (eseguita dopo la metà degli anni '60), non esistessero i markers specifici per l'HCV (vds. ancora Cass. n. 18520/2018; Cass. n. 18521/2018). Alla stregua dei criteri di accertamento del nesso causale dettati dagli artt. 40 e 41 c.p., mitigati dal criterio c.d. della causalità adeguata e applicati secondo la regola della preponderanza dell'evidenza o del 'più probabile che non', una volta accertata l'omissione, da parte del Ministero, delle attività doverose con riferimento alle cognizioni scientifiche esistenti all'epoca di produzione del preparato, ed accertata l'esistenza di una patologia da virus HIV, HBV o HCV in soggetto emotrasfuso o assuntore di emoderivati, può ritenersi, in assenza di altri fattori alternativi, che tale omissione sia stata causa dell'insorgenza della malattia e che, per converso, la condotta doverosa del Ministero, se fosse stata tenuta, avrebbe impedito il verificarsi dell'evento' (Cass. n. 8430/2011 cit.). Questioni in tema di prescrizione dell'azione risarcitoria La responsabilità del Ministero della salute per i danni conseguenti ad infezioni da virus HBV, HIV e HCV contratte da soggetti emotrasfusi è, dunque, di natura extracontrattuale non configurandosi un contatto sociale tra il Ministero e i singoli individui sottoposti a trasfusione, ma, al più, tra questi e le singole strutture in cui la trasfusione è stata operata (e che, eventualmente, potrebbero risponderne a titolo contrattuale), né essendo ipotizzabili figure di reato (epidemia colposa o lesioni colpose plurime) i cui elementi materiali non risultano integrati in tali fattispecie; ne consegue che il diritto al risarcimento del danno da parte di chi assume di aver contratto tali patologie per fatto doloso o colposo di un terzo è soggetto al termine di prescrizione quinquennale (ai sensi dell'art. 2947 comma 3 c.c.) (ex multis, Cass. n. 20882/2018; Cass. n. 6213/2016 è invece soggetta al più elevato termine previsto per il reato di omicidio colposo di cui all'art. 589 c.p. l'azione risarcitoria promossa, iure proprio, dai congiunti della persona deceduta a causa delle patologie contratte in occasione dell'infusione di sangue ed emoderivati. Il dies a quo coincide in tal caso col decesso della vittima). Tale termine decorre poi, a norma degli artt. 2935 e 2947 primo comma c.c. non dal giorno in cui il terzo determina la modificazione causativa del danno o dal momento in cui la malattia si manifesta all'esterno (trattasi peraltro di malattie lungo latenti o paucisintomatiche), bensì da quello in cui tale malattia viene percepita o può essere percepita, quale danno ingiusto conseguente al comportamento del terzo, usando l'ordinaria diligenza e tenendo conto della diffusione delle conoscenze scientifiche(principio c.d. della rapportabilità causale), a tal fine coincidente di norma, non con la comunicazione del responso della Commissione medica ospedaliera di cui all'art. 4 legge 210/92, bensì al più tardi con la proposizione della relativa domanda amministrativa (Cass. S.U, n. 576/2008; Cass. III, n. 11301/2011 e 11302/2011; Cass. III, n. 19997/2013; Cass. VI n. 17403/2014; Cass. III, n. 8645/2016). Il termine di presentazione della domanda di indennizzo costituisce dunque quello ultimo preclusivo, più favorevole al danneggiato, essendo evidente che a quella data si è conseguito un apprezzabile grado di consapevolezza (non essendo richiesta la certezza) sugli elementi costitutivi della fattispecie risarcitoria, cioè il danno, l'evento produttivo di esso e il nesso causale, oltre alla colpa dell'amministrazione, che può essere prefigurata alla stessa stregua del quadro patologico riferito alla somministrazione di sangue infetto. La prescrizione può tuttavia decorrere anche da un momento antecedente alla presentazione della domanda di indennizzo ove sia positivamente provato che il danneggiato abbia avuto anteriormente una chiara e completa consapevolezza degli elementi costitutivi dell'illecito, sufficiente per intraprendere l'azione risarcitoria (Cass. VI, 17403/2014, cit.), o abbia comunque avuto la possibilità di acquisire, con l'uso dell'ordinaria diligenza, tutte le informazioni necessarie a tutelare la propria posizione, sia direttamente, sia per il tramite dei sanitari che lo hanno avuto in cura (Cass. VI, ord. n. 16550/2013). Lo scomputo dell'indennizzo ex lege n. 210/1992 Si è ormai affermato l'indirizzo giurisprudenziale che ammette lo scomputo integrale dell'indennizzo corrisposto al danneggiato ai sensi della legge 210/92 dalle somme al medesimo liquidabili a titolo risarcitorio dei danni per il contagio del virus epatico, posto che, in caso contrario, la vittima si avvantaggerebbe di un ingiustificato arricchimento godendo, in relazione al fatto lesivo del medesimo interesse tutelato, di due diverse attribuzioni patrimoniali dovute dallo stesso soggetto (il Ministero della Salute) e aventi causa dal medesimo fatto (trasfusione di sangue o somministrazione di derivati) cui direttamente si riferisce la responsabilità del soggetto tenuto al pagamento (Cass. S.U. n. 584/2008; Cass. III, n. 6573/2013). A tal fine occorre accertare se siano state fornite al danneggiato informazioni idonee a consentirgli il collegamento con la causa della patologia e se lo stesso sia stato quindi posto in condizione di assumere tali conoscenze (Cass. 6-3, ord. n. 33169/2018; Cass. 6-3, ord. 24164/2019). Lo scomputo dell'indennizzo ex lege n. 210/1992 Con la sentenza n. 4309/2019, la terza sezione civile della Suprema Corte ha ribadito il principio predicativo dell'operatività della compensatio fra indennizzo ex lege 210/92 e risarcimento, anche laddove non sussista apparente coincidenza tra responsabile del danno e soggetto erogatore dell'indennizzo, allorquando possa comunque escludersi che, per effetto dello scomputo, si determini un ingiusto vantaggio per il responsabile benché la l. n. 210/1992 non preveda un meccanismo di surroga e rivalsa in favore di chi ha erogato l'indennizzo. Ed infatti, sebbene l'erogazione dell'indennizzo, originariamente gravante sul Ministro, sia stata successivamente demandata alle Regioni per effetto dell'art. 114 d.lgs. n. 112/1998, le Regioni operano nell'ambito delle funzioni di tutela pubblica della salute che sono proprie del SSN di cui costituiscono articolazioni anche le Aziende sanitarie locali, alimentate con finanziamenti che dallo Stato vengono trasferiti alle Regioni stesse. Non sussiste, pertanto, quella situazione di “alterità” tra soggetto danneggiante e soggetto erogante la provvidenza che nell'ottica delle pronunce delle Sezioni Unite del 2018 (Cass. S.U. n. 12564/2018 , Cass. S.U., n. 12565/2018, Cass. S.U., n. 12566/2018, Cass. S.U., n. 12567/2018) giustifica la necessità di un meccanismo di surroga o rivalsa volto a neutralizzare un indebito vantaggio in favore del terzo responsabile. La compensatio lucri cum damno presuppone tuttavia che l'indennizzo sia già stato corrisposto o sia quanto meno determinato, in base agli atti di causa, nel suo preciso ammontare, posto che l'astratta spettanza di una somma suscettibile di essere compresa tra un minimo e un massimo, a seconda della patologia riconosciuta, non equivale alla sua corresponsione e non fornisce elementi per individuarne l'esatto ammontare, né il carattere predeterminato delle tabelle consente di individuare, in mancanza di dati specifici a cui è onerato chi eccepisce (Cass. VI, n. 20119/2014) il lucrum, il preciso importo da portare in decurtazione del risarcimento (Cass. VI, n. 14932/2013). |