Riparto finale ed assegnazione dei crediti fiscali

02 Gennaio 2018

L'art. 117, comma 3, l. fall. dispone che il giudice delegato, in sede di ripartizione finale delle somme disponibili, può disporre – nel rispetto delle legittime cause di prelazione – che a singoli creditori concorsuali che vi acconsentano, siano assegnati, in luogo delle somme liquide loro spettanti, crediti d'imposta di titolarità del debitore fallito non ancora rimborsati.

L'art. 117, comma 3, l. fall. dispone che il giudice delegato, in sede di ripartizione finale delle somme disponibili, può disporre – nel rispetto delle legittime cause di prelazione – che a singoli creditori concorsuali che vi acconsentano, siano assegnati, in luogo delle somme liquide loro spettanti, crediti d'imposta di titolarità del debitore fallito non ancora rimborsati.

La ratio di tale norma risiede nell'interesse collettivo al più rapido svolgimento delle operazioni di chiusura della procedura fallimentare.

La gestione da parte della curatela dell'iter volto all'incasso dei crediti fiscali chiesti a rimborso impone di procrastinare oltremodo la chiusura del fallimento.

D'altra parte, la scelta di cedere tali crediti si scontra con la necessità di ridurre oltremisura – con nocumento per i creditori concorsuali – il prezzo di cessione al fine di trovare, in tempi ragionevolmente rapidi, collocazione sul mercato degli operatori specialistici.

In questo contesto, l'assegnazione consente, contestualmente, il massimo realizzo del credito sotto il profilo del quantum e del quando.

L'assegnazione, al pari della cessione, può avere ad oggetto crediti tributari anche condizionali, non liquidi, né esigibili: l'art. 117, comma 3, l. fall. pone, quale unico limite, che il credito sia non ancora rimborsato.

Sotto altro aspetto, non sarebbe possibile assegnare un credito fiscale contestato (oggetto di contenzioso), almeno sotto un profilo sostanziale, considerata l'incertezza del rapporto d'imposta sottostante, e ciò anche ai fini della determinazione del valore d'assegnazione.

A questo proposito, in una prospettiva più generale: a che valore il credito fiscale viene assegnato in sede di ripartizione finale?

Il valore d'assegnazione deve tener conto, apprezzandoli economicamente, degli aspetti d'incertezza, specifici e/o “endemici” (es., tempi di rimborso), legati alla riscossione del credito?

Riteniamo che occorra muoversi dalla seguente constatazione: non può esservi assegnazione di crediti fiscali senza un espresso consenso da parte del creditore assegnatario (ovvero dei creditori assegnatari, con cessione – in questo caso – pro-quota del credito).

In sede di formazione del progetto di ripartizione finale si apre una sorta di sub-procedimento, dalla natura anche negoziale, per quanto ancorato a requisiti di legge (rispetto delle cause di prelazione), che vede attori, da una parte, la curatela, dall'altra, il creditore assegnatario.

Nell'ambito di tale fase – che potrà essere accompagnata da colloqui “istruttori” con l'Amministrazione finanziaria –, uno degli aspetti determinanti diventa l'analisi del rapporto giuridico che ha dato origine al credito fiscale oggetto d'assegnazione.

La curatela avrà cura di “ponderare” il grado di certezza ed esigibilità del credito tributario, tenuto anche conto degli interessi in corso di maturazione, in modo da attribuire al credito un valore finale d'assegnazione oggettivo e “motivato”.

Ciò anche attraverso l'ausilio di un consulente tecnico eventualmente nominato dal GD, che possa rendere, sul valore d'assegnazione, una relazione ricognitiva/estimativa ad hoc.

Valore che dovrà poi essere “condiviso” dal possibile assegnatario, che dovrà esprimere il proprio intendimento d'accettare l'assegnazione, prima che il credito sia inserito nel piano di riparto ai fini dell'iter che porterà al decreto d'esecutività.

Del resto, senza una preventiva accettazione da parte dell'assegnatario, un piano di ripartizione che includesse una semplice “ipotesi” d'assegnazione (ancora, dunque, incerta) si configurerebbe quale piano “condizionale”, che non potrebbe essere, come tale, reso esecutivo dal GD.

L'art. 117, comma 3, l. fall. menziona, esclusivamente, i “crediti di imposta del fallito”.

Ciò potrebbe indurre a ritenere che possano essere oggetto d'assegnazione i soli crediti fiscali maturati in capo all'imprenditore ante fallimento, e non anche i crediti fiscali maturati in corso di procedura.

Riteniamo che la locuzione “crediti di imposta del fallito” debba piuttosto essere interpretata in senso estensivo, includendovi ogni credito fiscale, anche futuro, facente parte del patrimonio dell'impresa sottoposta a fallimento.

Quanto sopra, considerata la sostanziale assimilazione dell'istituto dell'assegnazione a quello della cessione; la finalità dell'art. 117, comma 3, l. fall. è, del resto, quella di accelerare le operazioni di chiusura della procedura.

Il credito fiscale viene assegnato al creditore concorsuale secondo lo schema pro-soluto: qualora il credito si rilevi insussistente, l'assegnatario, una volta chiusa la procedura, non potrà che rivalersi sull'imprenditore tornato in bonis.

Resta ferma ogni facoltà di verifica e controllo da parte dell'Amministrazione finanziaria in ordine al credito oggetto d'assegnazione: ove l'ente impositore ne contesti il fondamento, definito il relativo procedimento, potrà richiedere quanto indebitamente rimborsato anche al soggetto assegnatario.

L'assegnazione dei crediti fiscali deve rispettare l'ordine delle legittime cause di prelazione: il relativo trasferimento sarà dunque effettuato a favore di coloro che siano muniti dei gradi di prelazione poziori, in proporzione ai rispettivi crediti.

Il trasferimento del credito tributario tramite assegnazione è oggetto di specifico provvedimento che il GD andrà a rendere nell'ambito del decreto che dichiari esecutivo il piano di ripartizione finale, con immediato effetto traslativo.

Sotto il profilo operativo, il piano di ripartizione – ed il correlato decreto d'esecutività – dovranno prevedere un mandato ad un istituto di credito a favore dell'assegnatario ai fini dell'incasso del credito.

Peraltro, l'assegnazione comporta l'immediato trasferimento del credito, operando, il mandato all'incasso, quale mero strumento volto alla riscossione dello stesso.

Sono, infine, applicabili alle assegnazioni dei crediti erariali le norme che disciplinano l'obbligo di notifica, come per la cessione, all'ente impositore ed all'agente della riscossione: il curatore avrà così cura di notificare agli uffici finanziari il piano di ripartizione finale recante il provvedimento di esecutività emesso dal giudice delegato.

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