Definizione del processo per incapacità irreversibile dell'imputato. Prime applicazioni pratiche

Cristina Ingrao
04 Gennaio 2018

Se, a seguito degli accertamenti disposti ai sensi dell'art. 70 c.p.p., l'imputato non è in condizione di partecipare coscientemente al procedimento penale ...
Abstract

All'esito dell'udienza preliminare il Gip del Tribunale di Palermo ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di C.E., in ordine al delitto a lui ascritto, per incapacità irreversibile dell'imputato, ex artt. 72-bis e 425 c.p.p.

Prime applicazioni pratiche. La sentenza del Gip di Palermo

Lo scorso 17 ottobre il Gip del Tribunale di Palermo ha emesso sentenza di non luogo a procedere in applicazione dell'istituto di cui all'art. 72-bis c.p.p., rubricato Definizione del procedimento per incapacità irreversibile dell'imputato, introdotto dalla recente legge di riforma 103/2017.

In particolare, tale norma stabilisce che, se, a seguito degli accertamenti disposti ai sensi dell'art. 70 c.p.p., l'imputato non è in condizione di partecipare coscientemente al procedimento penale e di esercitare i diritti che gli competono in tale ambito, per infermità ed incapacità di intendere e di volere, sopravvenuta al fatto, e si accerta che tale stato non è reversibile, il giudice può pronunciare direttamente sentenza di non luogo o di non doversi procedere, previa revoca dell'eventuale ordinanza di sospensione.

In relazione al caso di specie, in particolare, l'incapacità veniva accertata attraverso la sollecitazione dell'esame del difetto di capacità prospettata dalla difesa e mediante la perizia di ufficio.

L'oggetto di tale perizia era costituito dalla incapacità di partecipare coscientemente al processo, dalla irreversibilità della condizione patologica che determina l'incapacità, nonché dalla peculiarità della patologia accertata.

Nella fase degli atti preliminari dell'udienza preliminare il difensore produceva una consulenza tecnica di parte, dalla quale emergeva l'incapacità dell'imputato a partecipare coscientemente al processo a causa di gravi patologie neuropsichiatriche invalidanti, croniche ed irreversibili.

Dunque, sentito il pubblico ministero, il giudice disponeva perizia, dalla quale emergeva che l'imputato era affetto sin dal 2011 da PSP – paralisi sopranucleare progressiva –, patologia ostativa della capacità di partecipare consapevolmente al processo, caratterizzata da connotazioni di irreversibilità, non sussistendo trattamenti terapeutici utili a rallentarne il processo evolutivo in pejus.

Alla luce di quanto accertato, il Gip adottava, quindi, sentenza di non luogo a procedere per incapacità irreversibile dell'imputato.

La questione

La questione affrontata dalla pronuncia in esame concerne l'operatività dell'istituto di cui al nuovo art. 72-bis c.p.p., inerente alla definizione del procedimento per incapacità irreversibile dell'imputato di partecipare allo stesso. La norma, come accennato, è stata introdotta dalla legge di riforma c.d. Orlando, al fine di superare i problemi connessi alla capacità dell'imputato di partecipare al processo derivanti dal sistema precedente, che non disciplinava compiutamente la posizione di alcune categorie di soggetti, quali i c.d. “eterni giudicabili”.

Il sistema ante-riforma e il problema degli “eterni giudicabili”

Il sistema relativo alla capacità dell'imputato di partecipare al processo, vigente prima della riforma attuata con la legge 103/2017, ruotava intorno agli artt. 70,Accertamenti sulla capacità dell'imputato”, 71, Sospensione del procedimento per incapacità dell'imputato”, e 72 c.p.p., Revoca dell'ordinanza di sospensione”.

Mentre gli artt. 70 e 72 c.p.p. sono rimasti immutati dopo la riforma, l'art. 71 c.p.p. è stato leggermente modificato.

In particolare, tale ultima norma, nella sua previgente formulazione, prevedeva che «se, a seguito degli accertamenti previsti dall'art. 70, risulta che lo stato mentale dell'imputato è tale da impedirne la cosciente partecipazione al procedimento, il giudice dispone con ordinanza che questo sia sospeso, sempre che non debba essere pronunciata sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere.

Con l'ordinanza di sospensione il giudice nomina all'imputato un curatore speciale, designando di preferenza l'eventuale rappresentante legale.

Contro l'ordinanza possono ricorrere per cassazione il pubblico ministero, l'imputato e il suo difensore nonché il curatore speciale nominato all'imputato.

La sospensione non impedisce al giudice di assumere prove, alle condizioni e nei limiti stabiliti dall'art. 70, comma 2. A tale assunzione il giudice procede anche a richiesta del curatore speciale, che in ogni caso ha facoltà di assistere agli atti disposti sulla persona dell'imputato, nonché agli atti cui questi ha facoltà di assistere.

Se la sospensione interviene nel corso delle indagini preliminari, si applicano le disposizioni previste dall'art. 70, comma 3.

Nel caso di sospensione, non si applica la disposizione dell'art. 75, comma 3».

In generale, il sistema si caratterizzava per la natura provvisoria del provvedimento di sospensione del procedimento e la sua revocabilità ex art. 72 c.p.p.

Inoltre, per come era impostato, esso lasciava irrisolta la problematica dei c.d. eterni giudicabili, cioè dei soggetti deboli che non erano ritenuti inizialmente capaci di partecipare al procedimento penale che li riguardava e che, nondimeno, venivano sottoposti ugualmente al processo mediante continui accertamenti peritali, ripetuti nel tempo, finalizzati a verificare la persistenza della loro incapacità a partecipare al procedimento stesso, dando luogo a innumerevoli rinvii delle udienze e a una consistente e irragionevole dilatazione dei termini procedimentali, in violazione della ragionevole durata, senza che si potesse terminare e concludere la loro vicenda processuale.

Il nuovo art. 72-bis c.p.p.

Il Legislatore della riforma ha messo fine a tale situazione, attraverso l'introduzione di una causa di definizione del procedimento per incapacità irreversibile, tramite sentenza, proprio con il citato art. 72-bis c.p.p.

La nuova norma, in particolare, prevede quale eventuale la precedente emissione di ordinanza di sospensione e il giudice, su sollecitazione delle parti, potrà:

  • emettere ordinanza di sospensione e procedere ad un nuovo accertamento peritale dopo sei mesi, ex art. 72 c.p.p., e, quindi, revocata la sospensione, ove confermata la condizione di incapacità irreversibile, emettere sentenza di non luogo a procedere (all'udienza preliminare) o non doversi procedere (in sede dibattimentale);
  • emettere direttamente la sentenza di n.l.p. o n.d.p. per incapacità irreversibile, come inequivocabilmente risultante dalla perizia, revocata l'eventuale ordinanza di sospensione del procedimento.

Nel primo caso, però, è obbligatoria la revoca della ordinanza di sospensione. Tale provvedimento deve ritenersi anche implicitamente ricavabile dalla emissione della sentenza di n.l.p. o n.d.p. a seguito di precedente ordinanza di sospensione.

Da quanto esposto emerge, pertanto, che l'unico requisito richiesto dalla legge per la pronuncia delle suddette sentenze è che l'incapacità dell'imputato sia irreversibile e, dunque, deve accadere che, al momento della richiesta degli accertamenti peritali, di cui all'art. 70 c.p.p., al perito nominato dal giudice sia richiesto direttamente di stabilire, oltre che se lo stato mentale dell'imputato gli impedisca di partecipare coscientemente al procedimento penale che lo riguarda, anche se tale condizione sia irreversibile, consentendo, dunque, di definire il procedimento penale una volta per tutte in caso di positiva risposta ad entrambi i quesiti.

La definizione del procedimento penale per incapacità irreversibile non pregiudica il successivo esercizio dell'azione per il medesimo fatto di reato nei confronti dell'imputato, qualora questi abbia riacquistato la capacità di intendere e di volere, a fronte di un mutamento della situazione di fatto e al proposito vale il sistema introdotto dal nuovo comma secondo dell'art. 345 c.p.p.

Il sistema delle impugnazioni della sentenza di non luogo a procedere emessa dal Gip e di non doversi procedere emessa dal giudice

Per quanto attiene alle impugnazioni ammesse avverso la sentenza del Gip, deve ritenersi essere ammesso l'appello, ai sensi del nuovo testo dell'art. 428 c.p.p.

Le parti legittimate a proporlo sono il pubblico ministero, l'imputato e la parte offesa, quest'ultima solo per le nullità derivanti dall'omessa convocazione.

Per quanto attiene, in particolare, al contenuto dell'appello del P.M. avverso la sentenza che dichiari n.l.p. o n.d.p, vi è l'obbligo per quest'ultimo di contestare le conclusioni cui è pervenuto il giudice circa l'accertata incapacità irreversibile, facendo eventualmente riferimento a conclusioni differenti sullo stato di capacità, risultanti da altri atti dello stesso procedimento (consulenze di parte, certificati medici acquisiti, esiti di altri procedimenti, etc.).

A seguito dell'appello avverso la sentenza emessa dal Gip, la Corte d'appello potrà in primo luogo confermare la sentenza di n.l.p. In questo caso, il P.G. potrà ricorrere per cassazione ma solo per violazioni di legge, secondo quanto previsto dalla nuova disciplina dettata dall'art. 428, comma 3 bis, c.p.p., così come riformulato dalla legge n. 103/2017, che prevede, appunto, la limitazione al solo vizio di violazione di legge dei vizi deducibili in caso di doppia conforme di proscioglimento.

La sentenza di n.l.p. per incapacità irreversibile può, però, anche essere riformata in sede di appello. Alla riforma si può pervenire pure in forza di un nuovo accertamento peritale svolto nel giudizio di secondo grado. In tali casi, verrà emesso il decreto che dispone il giudizio.

L'eventuale provvedimento con il quale si dispone il decreto di citazione a giudizio, in quanto provvedimento meramente interinale e non conclusivo, non è impugnabile in cassazione da parte dell'imputato.

Anche nel caso di sentenza di n.d.p. per incapacità irreversibile, pronunciata all'esito del giudizio di primo grado, è ammesso l'appello del P.M.

Nell'ipotesi, poi, di conferma in appello della suddetta sentenza è ammesso ricorso per cassazione dal parte del P.G. solo per violazione di legge, in virtù della modifica, operata dalla citata legge di riforma del 2017, dell'art. 608 c.p.p. e l'introduzione del comma 1-bis, applicabile anche in relazione a questo caso.

Altro strumento di impugnazione previsto avverso la sentenza di n.l.p. o n.d.p. è il ricorso per saltum, ex art. 569 c.p.p. Si tratta del ricorso diretto per cassazione solo per violazione di legge.

Si può, infine, configurare un'altra ipotesi, cioè l'accertamento della incapacità irreversibile in sede di appello.

Al proposito si è stabilito che la definizione del giudizio di appello, ai sensi dell'art. 599, comma 4, c.p.p. non esime il giudice dalla verifica della imputabilità del soggetto, e cioè della sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto, nonché quello della sua capacità di partecipare coscientemente al processo, ex art. 70 c.p.p., qualora le parti alleghino elementi concreti su tale aspetto ovvero essi emergano ictu oculi dagli atti, offrendo al giudice ragione di ritenere la sussistenza della incapacità (Cass. pen., Sez. VI, 1 marzo 2007, n. 16544).

Ne deriva che l'incapacità irreversibile può essere accertata anche in fase di appello, a seguito dell'impugnazione di una sentenza di condanna da parte dell'imputato o di proscioglimento da parte del P.M., e, in tal caso, il giudice di appello deve dare conto dell'accertamento disposto e delle conclusioni peritali. Ove, infatti, la sentenza di n.d.p. per incapacità irreversibile intervenga in secondo grado, a fronte di una pronuncia di condanna di primo grado, l'impugnazione in cassazione del P.G. potrà essere proposta per tutti i motivi di cui all'art. 606 c.p.p., ivi compresa il difetto di motivazione, non vigendo il limite della doppia conforme di proscioglimento, di cui al nuovo comma 1-bis dell'art. 608 c.p.p.

Il nuovo art. 345, comma 2, c.p.p. e la definitività “provvisoria” della sentenza di proscioglimento per incapacità irreversibile

Il comma 2 dell'art. 345 c.p.p. è stato modificato dalla recente legge di riforma 103/2017; secondo il nuovo testo del suddetto secondo comma la sentenza di non luogo a procedere pronunciata a norma dell'art. 72-bis c.p.p., non impedisce l'esercizio dell'azione penale per il medesimo fatto e contro la medesima persona se lo stato di incapacità dell'imputato viene meno o si accerta che è stato erroneamente dichiarato.

È stata così estesa anche alle sentenze pronunciate a norma dell'art. 72-bis c.p.p. la possibilità di un nuovo esercizio dell'azione penale quando lo stato di incapacità dell'imputato viene meno o si accerta che è stato erroneamente dichiarato.

Da ciò emerge una differenza di regime: in caso di definitività del procedimento nel corso del quale si è accertata l'incapacità irreversibile dell'imputato, l'unico rimedio all'accertamento del venire meno del presupposto è il nuovo esercizio dell'azione penale da parte del P.M. Anche nel caso in cui si accerti esservi stato errore nel giudizio che si sia concluso con la declaratoria di incapacità irreversibile, in caso di definitività della pronuncia, il procedimento deve ricominciare da capo.

Presupposto di operatività dell'istituto in esame è un nuovo accertamento sulla capacità, che dovrà essere svolto previa iscrizione dell'imputato nel registro indagati per la stessa notizia criminis.

In conclusione

La soluzione adottata dal Legislatore della riforma, attraverso l'introduzione dell'istituto di cui all'art. 72-bis c.p.p., per affrontare i problemi connessi alla capacità dell'imputato di partecipare al processo e ai casi dei c.d. eterni giudicabili, appare condivisibile, in quanto consente al giudice interessato di pronunciare sentenza di n.l.p. o di n.d.p. qualora venga accertata l'irreversibilità dell'incapacità dell'imputato di partecipare al procedimento penale, a seguito degli accertamenti di cui all'art. 70 c.p.p., e di concludere il procedimento, evitando ulteriori sofferenze ai soggetti più deboli, ed, al contempo, i ritardi nella definizione del procedimento stesso, che ne allungavano in maniera irragionevole ed intollerabile la durata.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario