Conferimento del mandato alle liti da parte di cittadino extra Unione Europea

10 Gennaio 2018

La Corte di cassazione, nella pronuncia in commento, ha esaminato la questione del conferimento del mandato alle liti da parte di un cittadino extra Unione Europea.
Massima

La necessità del rilascio davanti a un funzionario della rappresentanza diplomatica della procura a ricorrere avverso il decreto di espulsione sussiste nel solo caso in cui il ricorrente si trovi all'estero.

Il caso

Tizio, cittadino extra Unione Europea proponeva opposizione avverso il decreto prefettizio di espulsione, ma il giudice di pace adito ne dichiarava l'inammissibilità per difetto di procura.

Avverso tale decisione Tizio ricorreva per cassazione, lamentando la violazione dell'art. 18, comma 3, del d.lgs. n. 150/2011, atteso che tale disposizione prevede che la procura speciale al difensore venga conferita dinanzi all'autorità consolare solo nel caso in cui la parte sia all'estero.

La questione

La questione in esame è la seguente: il conferimento del mandato alle liti da parte di un cittadino extra Unione Europea prevede sempre il rispetto delle particolari formalità di cui all'art. 18 d.lgs. n. 150/2011, oppure queste sono applicabili nel solo caso in cui il conferente sia fuori dal territorio nazionale?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di cassazione, con la decisione in commento, accoglieva il ricorso di Tizio.

La questione giuridica deve essere letta alla luce sia della disciplina speciale, richiamata nella sentenza, sia di quella generale sulla procura alle liti.

Effettivamente l'art. 18 del cd. decreto “taglia riti” prevede, in ragione di un evidente favore verso lo straniero destinatario di un provvedimento di espulsione che si trovi all'estero, la possibilità anche di stare in giudizio personalmente – usufruendo peraltro di un termine più lungo per l'impugnazione, vale a dire sessanta giorni dalla notificazione del provvedimento – sia spedendo il ricorso a mezzo del servizio postale, sia per il tramite della rappresentanza diplomatica o consolare italiana, che deve provvedere ad autenticare la sottoscrizione, nonché ad inoltrare il medesimo atto all'autorità giudiziaria italiana. Inoltre la disposizione conclude prescrivendo che tutte le comunicazioni tra l'autorità giudiziaria e la parte avvengano presso la medesima rappresentanza.

Dunque, il legislatore per assicurare allo straniero la possibilità di un effettivo esercizio del diritto costituzionale alla difesa, ha avuto cura di prevedere in suo favore le speciali previsioni, idonee a rendere agevole l'interlocuzione con l'autorità giurisdizionale italiana.

Nel caso in cui invece lo straniero, che si trovi all'estero, intenda usufruire della difesa tecnica e dunque farsi rappresentare da un avvocato – abilitato al patrocinio in Italia –, la procura speciale deve essere rilasciata dinanzi all'autorità consolare, in deroga alla previsione di carattere generale, in base alla quale l'avvocato raccoglie direttamente il mandato del cliente e ne certifica l'autografia della sottoscrizione.

La deroga appena illustrata trova giustificazione nella cd. territorialità del potere pubblico attribuito al difensore italiano di certificare l'autografia della sottoscrizione del mandato e dunque la volontà della parte di conferirgli i poteri di rappresentanza processuale, nonché tutti quelli spettanti ex art. 84 c.p.c..

Naturalmente la procedura aggravata dovrà essere applicata solo nel caso in cui lo straniero si trovi all'estero: in tal caso, al fine di assicurare da una parte l'esercizio del diritto alla difesa e dall'altra al giudice e alla controparte di verificare la certezza e la conoscibilità del potere rappresentativo del difensore che agisce per la parte, sarà necessario che il conferimento del mandato avvenga alla presenza della rappresentanza diplomatica o consolare.

L'autorità diplomatica italiana è in grado supplire alla distanza territoriale che separa la parte dall'avvocato e al contempo di certificare l'autografia della sottoscrizione, che a sua volta dimostra la chiara volontà del mandante di farsi rappresentare in giudizio.

Come detto il potere di certificazione dell'autenticità della sottoscrizione apposta dal cliente in calce o a margine della procura ad litem da parte dell'avvocato è limitato all'interno del territorio italiano.

Difatti l'art. 2703 c.c., che disciplina in generale l'istituto dell'autenticazione, avverte come questa consista «nell'attestazione da parte del pubblico ufficiale che la sottoscrizione è stata apposta in sua presenza. Il pubblico ufficiale deve previamente accertare l'identità della persona che la sottoscrive».

Dunque elementi indispensabili della fattispecie sono la contestuale presenza del soggetto che sottoscrive e del pubblico ufficiale, nonché l'accertamento dell'identità personale da parte del pubblico ufficiale quanto alla persona che sottoscrive.

In assenza di tali elementi costitutivi non è possibile procedere all'autenticazione: pertanto qualora il mandante si trovi in un luogo diverso da quello del difensore, questi non potrà giovarsi del potere di cui all'art. 83 c.p.c., ma dovrà ricorrere alla disciplina speciale.

Oltre al disposto di cui all'art. 18, d.lgs. n. 150/2011, l'art. 12 della l. 31 maggio 1995, n. 218, stabilisce che «il processo civile che si svolge in Italia è regolato dalla legge italiana», per cui la procura alle liti, rilasciata all'estero, ma utilizzata in un giudizio in Italia è disciplinata dalla legge processuale italiana (Cass. civ., Sez. Un. nn. 3410/2008, 16296/2007, 10312/2006), sicché in tali evenienze la validità del mandato deve essere riscontrata, quanto alla forma, alla stregua della lex loci.

La legge processuale italiana consente l'utilizzazione di un atto pubblico o di una scrittura privata autenticata, a condizione che il diritto straniero disciplini tali forme in maniera non contrastante con le linee fondamentali che lo caratterizzano nell'ordinamento italiano e che consistono, per la scrittura privata autenticata, nella dichiarazione del pubblico ufficiale che il documento è stato firmato in sua presenza e nel preventivo accertamento dell'identità del sottoscrittore.

Naturalmente il documento proveniente da autorità straniera dovrà essere legalizzato, ex art. 1, comma 1, lettera l) del d.P.R. n. 445/2000, oppure, dove applicabile la Convenzione dell'Aia del 5 ottobre 1961, munito di apostilla. Tale forma semplificata di legalizzazione afferisce agli atti pubblici stranieri, vale a dire quelli che promanano dall'autorità statale o comunque da un funzionario investito dell'autorità dello Stato, compresi i pubblici ministeri, cancellieri e ufficiali giudiziari, i documenti amministrativi, gli atti notarili, le dichiarazioni ufficiali quali la menzione della registrazione, e concernenti la data certa e le scritture private autenticate, escludendo da tale novero i documenti compilati dagli agenti diplomatici o consolari ed i documenti amministrativi concernenti direttamente un'operazione commerciale o doganale.

Per effetto della convenzione dell'Aja la procura notarile, e comunque altro atto proveniente da pubblico ufficiale estero, non deve essere più necessariamente legalizzata dalle autorità diplomatiche o consolari italiane all'estero, ma è sufficiente che venga munita di "Apostille", rilasciata dall'autorità competente dello Stato e attestante, ai sensi dell'art. 3, comma 1, della Convenzione medesima, l'autenticità della firma, la qualità dei firmatari. La Apostilla deve naturalmente rispondere ad una rigida standardizzazione quanto ai contenuti e alla lingua di redazione, in modo da rendere agevolmente riconoscibile un atto formato come pubblico da parte delle amministrazioni di altro ordinamento.

Non a caso la giurisprudenza di legittimità sulla efficacia processuale della procura alle liti rilasciata all'estero richiede oltre alla legalizzazione o apposizione di apostille, anche che venga autenticata da notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato dalla legge dello Stato estero ad attribuirle pubblica fede; essa, pertanto, non può essere autenticata dal difensore italiano della parte, giacché tale potere di autenticazione non si estende oltre i limiti del territorio nazionale (Cass. civ., n. 2728/2008).

Laddove lo straniero, destinatario di un provvedimento di espulsione, sia comunque all'interno del territorio nazionale, potrà conferire il mandato alle liti secondo la disciplina generale, di cui all'art. 83 c.p.c..

Tale disposizione stabilisce che la procura può essere generale o speciale e deve essere conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata.

Solo la procura speciale – che si presume conferita soltanto per un determinato grado del processo, quando nell'atto non è espressa volontà diversa – può essere anche apposta in calce o a margine della citazione, del ricorso, del controricorso, della comparsa di risposta o d'intervento, del precetto o della domanda d'intervento nell'esecuzione, e in tali casi l'autografia della sottoscrizione della parte deve essere certificata dal difensore.

Con la procura alle liti la parte conferisce al suo difensore tutti i poteri processuali di cui all'art. 84 c.p.c., essa pertanto afferisce agli interessi privati sottesi alla scelta del professionista abilitato ad esercitare la difesa e ritenuto capace di svolgerla, però è da aggiungere che il conferimento dello ius postulandi comporta che la parte assuma su di sé gli effetti degli atti processuali che il difensore è legittimato a compiere: il mandato è destinato a dispiegare i suoi effetti nell'ambito del processo, tanto da attribuire al potere del difensore – di certificare l'autografia della sottoscrizione della parte – natura pubblicistica. Il difensore, con l'autentica della procura e la sottoscrizione dell'atto processuale, compie un negozio di diritto pubblico e riveste la qualità di pubblico ufficiale: per tale ragione tale certificazione può essere contestata soltanto con la querela di falso. Sul punto l'orientamento della giurisprudenza di legittimità è granitico (ex multis Cass. civ., Sez. Un., n. 25032/2005).

Il potere così attribuito al difensore è condizionato dal conferimento della procura in calce o a margine di uno degli atti indicati dalla norma o su di un foglio separato ma allegato all'atto che faccia corpo con esso, nel caso in cui la procura sia conferita con separata scrittura privata, l'autenticazione della firma del mandante può essere compiuta soltanto dal notaio, pubblico ufficiale competente a certificare l'autografia delle sottoscrizioni delle scritture private (TAR Napoli 2 maggio 2011, n. 2414).

Proprio al fine di ampliare le possibilità di sanatoria dei possibili difetti di rappresentanza (legale, volontaria, organica e tecnica), assistenza e autorizzazione, il legislatore del 2009 ha modificato l'art. 182 c.p.c. prevedendo il dovere del giudice di concedere alle parti un termine perentorio per la sanatoria dei vizi sulla capacità processuale o assistenza tecnica (una ipotesi di procura nulla è proprio quella rilasciata all'estero priva di un'autenticazione conforme a quella richiesta dall'ordinamento italiano, Cass. civ., Sez. Un. n. 16296/2007) e disponendo altresì che l'osservanza del termine abbia un effetto sanante fin dal momento della prima notificazione.

Il carattere doveroso della concessione del termine per la sanatoria ha portato la giurisprudenza di legittimità a ritenere che il giudice sia tenuto - ove rilevi un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione ovvero un vizio che determina la nullità della procura al difensore - a provvedere alla sanatoria di tale vizio, dovendosi equiparare la nullità della procura ad litem al difetto di rappresentanza processuale (Cass. civ., Sez. Un., n. 28337/2011).

Osservazioni

Come correttamente statuito dalla Suprema Corte, il meccanismo generale di conferimento del mandato alle liti, si applica anche allo straniero che sia presente nel territorio italiano: questi difatti potrà conferire la procura speciale al difensore, mediante atto pubblico o scrittura privata autentica, oppure semplicemente apponendo la propria firma in calce ad un atto defensionale, in tal caso l'attestazione dell'autografia, e dunque della volontà di conferire i poteri defensionali, è rimessa al difensore, quale pubblico ufficiale.

Nel caso in cui invece lo straniero sia all'estero potrà conferire il mandato alle liti secondo le formalità previste nell'ordinamento di appartenenza, curando poi che questo venga legalizzato ex art. 1, comma 1, lettera l) del d.P.R. n. 445/2000, oppure, dove applicabile la Convenzione dell'Aia del 5 ottobre 1961, munito di apostilla.

Nelle sole ipotesi in cui lo straniero sia destinatario di un provvedimento di espulsione potrà, ove non si trovi nel territorio italiano, usufruire della speciale disciplina di favore di cui all'art. 18, d.lgs. n. 150/2011: dunque difendersi in proprio, previa autenticazione della sottoscrizione a cura della rappresentanza diplomatica o consolare italiana e interloquendo con l'autorità giudiziaria italiana mediante la stessa rappresentanza, oppure facendosi rappresentare da un difensore abilitato e in tale caso dovrà rilasciare la procura speciale dinanzi all'autorità consolare.

L'orientamento espressa dalla Corte di cassazione, con la sentenza in commento, si inserisce in una serie di pronunce tutte conformi e del tutto rispondenti alla ratio della disciplina speciale, la cui finalità è garantire un agevole accesso alla difesa del destinatario di un provvedimento particolarmente incisivo come quello dell'espulsione dallo stato (v. Cass. civ., n. 18124/2017; n. 3675/2012; n. 14267/2014).

La decisione di primo grado che ha necessitato il ricorso alla suprema Corte, si presenta erronea anche sotto il profilo di cui all'art. 182 c.p.c., a mente del quale il giudice prima di dichiarare la nullità della procura deve assegnare alle parti un termine perentorio per il rilascio della procura alle liti o per la rinnovazione della stessa; l'osservanza del termine sana i vizi, e gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono fin dal momento della prima notificazione.

Il giudice di pace di Ragusa, invece, si limitava a dichiarare inammissibile il ricorso di primo grado, per un presunto difetto di procura, senza ricorrere al rimedio di cui all'art. 182 c.p.c..

Guida all'approfondimento
  • Andrioli, Diritto processuale civile, Milano, 1979, 400;
  • Annunziata, Sulla procura speciale al difensore per il giudizio di cassazione, in GC, 1998, 1235;
  • Balena, La nuova pseudo-riforma del processo civile, in Giusto processo civ., 2009;
  • Barel – Pasqualis, L'efficacia degli atti stranieri, in La condizione di reciprocità. La riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato - Aspetti di interesse notarile (Quaderni del Notariato, diretta da P. Rescigno, F. Galgano, M. Leva), Milano, 2001;
  • Brunelli, Le dichiarazioni sostitutive degli stranieri e le dichiarazioni sostitutive redatte all'estero, Consiglio Nazionale del Notariato - Studio n. 6/2006/A;
  • Calò, Brevi considerazioni In tema di legalizzazione, Corriere Giur., 2003, 4, 457;
  • Campeis e De Pauli, La procedura civile internazionale, Padova, 1996, 11;
  • Carpi, L'efficacia delle sentenze ed atti stranieri, in Riforma (La) del sistema di diritto internazionale privato e processuale (Seminario Milano 16 dicembre 1995), Milano, 1996;
  • Consolo, Il processo di primo grado e le impugnazioni, Padova, 2009;
  • Ferrato, Autenticazione di firme di scritture private, in Arch. Civ., 1986, 117;
  • Lapenna, Forma degli atti (dir. Internaz.), in Enc. Dir., XVII, Milano, 1968;
  • Lascialfari, Procura alle liti rilasciata all'estero mediante scrittura privata. Legalizzazione della firma ed «Apostille», Giur. It., 1997, 9;
  • Mandrioli, Sulla procura al difensore in giudizio d'appello stesa in copia della sentenza impugnata, in GI, 1964, I, 2, 489;
  • Migliazza, voce «Forma degli atti», II, in Enc. Giur., XIV, Roma, 1990, 5;
  • Satta, Commentario al codice di procedura civile, I, Milano, 1966, 282;
  • Starace e De Bellis, voce «Rappresentanza (dir. int. priv.)», in Enc. Dir., XXXVIII, Milano, 1990, 499;
  • Tommaseo, Commento agli artt. 2702 e 2703, in Commentario al Codice Civile, diretto da Cendon, VI, Torino, 1991, 172;
  • Valentini, voce «Legalizzazione», in Enc. Dir., XXIII, Milano, 1970, 703;
  • Verde, voce «Legalizzazione», in Noviss. Dig. It., IX, Torino, 1963, 581; voce «Autenticazione», in Falsone-Alibrandi, Dizionario Enciclopedico del Notariato, Roma, I, 1973, 246 e ss..

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario