Il silenzio può integrare il delitto di truffa contrattuale?

17 Gennaio 2018

La pronuncia in commento attiene alla configurabilità del delitto di truffa mediante un comportamento concretantesi nel silenzio su circostanze rilevanti ai fini della determinazione all'effettuazione delle reciproche prestazioni da parte del soggetto in capo al quale incombe il dovere di farle conoscere. Ci si chiede se tale omissione di conoscenza possa rientrare nell'alveo del raggiro idoneo ad influire sulla volontà negoziale del soggetto passivo tale da integrare il delitto di truffa ex art. 640 c.p.
Massima

La fattispecie di truffa contrattuale sussiste anche laddove l'agente abbia serbato un silenzio malizioso sulle circostanze determinanti nella valutazione delle reciproche prestazioni da parte del soggetto passivo.

Il caso

Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Bari, confermava la sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto pronunziata il 29 aprile 2014 dal tribunale di Bari in favore di A.D , al quale era stato contestato il delitto di truffa in danno dei coniugi M.F. e F.M.R. per avere stipulato un contratto preliminare di vendita di un appartamento da costruirsi, ricevendo quale corrispettivo la somma complessiva di euro 22.500, inducendo in errore le controparti con artifizi, consistiti in particolare nell'avere falsamente dichiarato di essere il proprietario del terreno su cui doveva essere realizzato l'immobile ed aver omesso di comunicare che il contratto di acquisto del terreno era stato stipulato con riserva di proprietà in favore dell'alienante, ed era subordinato alla condizione sospensiva del rilascio delle autorizzazioni da parte del Comune, sicché, al momento della sottoscrizione della prenotazione di alloggio in favore dei coniugi costituite parti civili, l'imputato non aveva ancora acquistato la proprietà del suolo.

La questione

La pronuncia in commento attiene alla configurabilità del delitto di truffa mediante un comportamento concretantesi nel silenzio su circostanze rilevanti ai fini della determinazione all'effettuazione delle reciproche prestazioni da parte del soggetto in capo al quale incombe il dovere di farle conoscere.

Ci si chiede se tale omissione di conoscenza possa rientrare nell'alveo del raggiro idoneo ad influire sulla volontà negoziale del soggetto passivo tale da integrare il delitto di truffa ex art. 640 c.p.

Le soluzioni giuridiche

La seconda sezione penale della Corte di cassazione, uniformandosi a un orientamento oramai consolidato, nella sentenza in esame ritiene che anche il silenzio, maliziosamente serbato su circostanze rilevanti ai fini della valutazione delle reciproche prestazioni da parte di colui che abbia il dovere di farle conoscere, integra l'elemento del raggiro, idoneo ad influire sulla volontà negoziale del soggetto passivo.

Osservazioni

È oramai pacifico come, al fine di integrare il delitto di truffa, il silenzio su circostanze rilevanti integri il delitto di truffa contrattuale.

Si ritiene che anche il silenzio serbato dall'agente in ordine a fatti che ha l'obbligo giuridico di rendere noti può costituire un artifizio o un raggiro idoneo ad integrare il delitto di truffa, in quanto idoneo a trarre in inganno la vittima in ordine alla loro effettiva sussistenza.

In tale direzione, in tema di truffa contrattuale, la Cassazione è costante nell'affermare che integra gli estremi della truffa contrattuale la condotta di chi ponga in essere artifizi o raggiri consistenti nel tacere o nel dissimulare fatti o circostanze tali che, ove conosciuti, avrebbero indotto l'altro contraente ad astenersi dal concludere il contratto.

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