Concordato in continuità e collocazione al chirografo del credito IVA da rivalsa

23 Gennaio 2018

Collocazione al rango chirografo del credito IVA da rivalsa vantato dal fornitore nei confronti del debitore ammesso alla procedura di concordato preventivo in continuità diretta; il debitore ha predisposto l'attestazione speciale ex art. 160, comma 2, l. fall. rivolta a degradare suddetti debiti per rivalsa IVA da privilegiati generali mobiliari a chirografario. Ora si chiede come dovrà essere trattato il debito IVA conseguente alle note di variazione ex art. 26 dpr 633/72 che il fornitore invierà alla società in concordato preventivo in continuità diretta, cioè se il debito IVA che scaturirà nelle liquidazioni periodiche diverranno debiti esigibili dal fisco in prededuzione oppure, come nel caso di fallimento o concordato liquidatorio suddette note di variazione per sola IVA non avranno effetto sulla cassa della società.

Collocazione al rango chirografo del credito IVA da rivalsa vantato dal fornitore nei confronti del debitore ammesso alla procedura di concordato preventivo in continuità diretta; il debitore ha predisposto l'attestazione speciale ex art. 160, comma 2, l. fall. rivolta a degradare suddetti debiti per rivalsa IVA da privilegiati generali mobiliari a chirografario. Ora si chiede come dovrà essere trattato il debito IVA conseguente alle note di variazione ex art. 26 dpr 633/72 che il fornitore invierà alla società in concordato preventivo in continuità diretta, cioè se il debito IVA che scaturirà nelle liquidazioni periodiche diverranno debiti esigibili dal fisco in prededuzione oppure, come nel caso di fallimento o concordato liquidatorio suddette note di variazione per sola IVA non avranno effetto sulla cassa della società.

Come noto, la Legge di Bilancio 2017 ha eliminato le previsioni introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 (L. n. 208/2015) che avevano anticipato per il cedente/prestatore rimasto insoddisfatto, con valenza per le procedure concorsuali dichiarate dal 1° gennaio 2017, il momento dal quale poter emettere la nota di variazione, provvedendo inoltre a sopprimere lo specifico passaggio dell'art. 26, comma 5, 2° periodo, che consentiva al cessionario o committente fallito, in liquidazione coatta amministrativa ed in concordato preventivo, di non effettuare la corrispondente variazione in rettifica della detrazione originariamente operata. Per effetto di tale soppressione, dal 1° gennaio 2017, anche nelle procedure concorsuali è fatto obbligo al cessionario/committente (debitore fallito o in procedura) di registrare a debito l'imposta risultante dalle note di variazione emesse dai cedenti/prestatori.

Per quanto premesso, è quindi lecito domandarsi se da tale registrazione possa scaturire un obbligo per la società in concordato di riversare l'IVA a debito indicata nelle note di variazione che dovesse eventualmente ricevere.

Sull'argomento rilevano specifiche indicazioni dell'Agenzia delle Entrate che escludono il versamento dell'IVA annotata in note di variazione ricevute nella procedura di fallimento (Ris. n. 155/2001 e Circ. n. 8/E del 07 aprile 2017) e nel concordato preventivo (Ris. n. 161/E del 17 ottobre 2001, nel caso di specie interessante procedura di concordato preventivo liquidatoria).

In ambito IVA (d.P.R. 633/1972), diversamente dalle imposte dirette (rif. all'art. 88 del T.U.I.R.), non rilevano distinzioni tra concordato liquidatorio e di “risanamento” che possano far ritenere che vi sia un diverso trattamento delle note di variazione IVA per i concordati in continuità aziendale rispetto a quelli di carattere liquidatorio. Per quanto precede, in assenza di diverse previsioni normative, la risposta al quesito non può pertanto che trarsi dalle motivazioni dall'amministrazione finanziaria riportate nella Ris. n. 161/E del 2001, ad avviso di chi scrive, perfettamente applicabile anche alla procedura di concordato preventivo con continuità aziendale, dato che “la nota di variazione è afferente all'IVA non riscossa dal creditore, per un debito sorto prima dell'avvio della procedura concorsuale”. Come puntualmente argomentato dall'Agenzia delle Entrate nella citatarisoluzione, “la registrazione della predetta nota non comporta, per il debitore concordatario, l'obbligo di rispondere verso l'Erario di un debito sul quale si sono già prodotti gli effetti estintivi del concordato preventivo. Diversamente, si avrebbe una deroga all'efficacia liberatoria della procedura, da ritenersi ingiustificata in relazione alle norme che dispongono l'estinzione di ogni debito sorto anteriormente all'inizio della procedura medesima (… omissis …) ”con la conseguenza che “la medesima società non è obbligata a riversare l'IVA a debito indicata nelle note di variazione che dovesse eventualmente ricevere.”

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