Ex moglie in pensione e comproprietaria di alcuni immobili: sì all'assegno divorzile

Redazione Scientifica
29 Gennaio 2018

La Corte d'appello di Brescia ha riconosciuto la sussistenza in capo all'ex moglie, insegnante in pensione e comproprietaria con l'ex marito di alcuni immobili, del diritto a percepire un assegno divorzile.

Tizio ha impugnato dinanzi alla Corte d'appello di Brescia la sentenza non definitiva con cui il Tribunale di Mantova, dichiarata la cessazione degli effetti civili del matrimonio celebrato con Caia, aveva previsto a favore di quest'ultima un assegno divorzile a suo carico dell'importo di 2500 euro.

Richiamando la sentenza Cass. civ., n. 11504/2017, la Corte d'appello di Brescia ritiene che per determinare la sussistenza del diritto della parte appellata all'assegno divorzile, il concetto di adeguatezza dei mezzi a disposizione del coniuge richiedente vada parametrato alla possibilità di poter o meno condurre, tramite gli stessi, un'esistenza libera e dignitosa in modo da impedire «rendite di posizione fondate su un rapporto coniugale non più esistente» e tutelare i fondamentali obblighi di solidarietà sociale che il legislatore ha comunque voluto conservare anche dopo la definitiva soluzione del vincolo coniugale.

Nella fattispecie in esame, la Corte territoriale ritiene che l'ex moglie, che fruisce come introito mensile certo di una pensione di circa 1200 euro ed è comproprietaria con l'ex coniuge di alcuni immobili, non si trovi in una situazione economica tale da consentirle di condurre un'esistenza libera e dignitosa e che non sia neppure in grado di procurarsi mezzi adeguati a tal fine per ragioni oggettive di età (70 anni).

Riconosce, pertanto, il diritto della richiedente a percepire l'assegno divorzile.

Quanto all'ammontare, considerato l'apporto, diretto e indiretto, fornito dall'appellata alla formazione del patrimonio comune nonostante il preponderante contributo del marito, libero professionista, sul piano economico, l'aiuto dato dalla stessa a quest'ultimo per il conseguimento del proprio successo professionale e l'esistenza di un notevole divario tra le posizioni reddituali e la capacità economica di ciascuna delle parti, la Corte d'appello conferma la misura dell'assegno stabilita dal Giudice di primo grado.

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