Codice di Procedura Penale art. 537 bis - Indegnità a succedere 1

Donatella Perna

Indegnità a succedere1

1. Quando pronuncia sentenza di condanna per uno dei fatti previsti dall'articolo 463 del codice civile, il giudice dichiara l'indegnità dell'imputato a succedere.

Inquadramento

L’art. 463 c.c. dispone che colui il quale sia stato condannato per omicidio o per tentato omicidio, non può concorrere alla successione della sua vittima, sempre che non ricorra alcuna delle cause che escludono la punibilità a norma della legge penale. L'indegnità può essere conseguenza civile del solo omicidio volontario (ne sono dunque esclusi l'omicidio colposo e l’omicidio  preterintenzionale), sicchè non è ravvisabile indegnità, allorché venga esclusa l'imputabilità dell'attentatore: quest’ultima infatti costituisce il presupposto della volontarietà del fatto lesivo, la cui realizzazione determina l'indegnità a succedere.

La giurisprudenza (Cass. II, n. 7266/2006) precisa che l'indegnità è una sorta di sanzione civile che opera come causa di esclusione dall'eredità in virtù di sentenza costitutiva, e la relativa azione è soggetta al termine di prescrizione ordinario, decorrente dalla data di apertura della successione. Legittimati ad agire sono tutti coloro che abbiano un interesse, anche non patrimoniale, ma la relativa azione è riservata a chi sia stato chiamato all'eredità e possa ancora accettare.

L’indegnità a succedere pronunciata dal giudice penale

L'art. 5, comma 2, l. n. 4/2018, ha inserito nel c.p.p. l'art. 537-bis, il quale attribuisce alla competenza del giudice penale in sede di condanna  il compito di dichiarare l'indegnità a succedere (analoga previsione è contenuta nel comma 3 della norma cit. per il caso di patteggiamento della pena),.

Come emerge dalla relazione illustrativa alla proposta di legge, si vuole evitare con tale previsione che gli altri eredi debbano promuovere un'azione civile per ottenere lo stesso risultato, ovvero la dichiarazione di indegnità a succedere. A tal fine, il giudice penale, quando pronuncia sentenza di condanna per uno dei fatti per i quali l'art. 463 c.c. prevede l'indegnità, la dichiara esso stesso d'ufficio.

Bibliografia

Cordero, Procedura penale, Milano, 2012.

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