I compensi per attività professionale nell’ambito di una procedura fallimentare revocata

La Redazione
16 Febbraio 2018

Pur nella diversità del ruolo del difensore officiato dalla curatela rispetto all'incarico svolto dal curatore, la natura onerosa dell'incarico del difensore della curatela non può che comportare - in assenza di responsabilità di una parte privata - l'attribuzione dell'onere del pagamento in capo all'Erario quale spesa del fallimento al pari del compenso del curatore, sia pure nell'ambito di un procedimento contenzioso, essendo cessati gli organi del fallimento.

Pur nella diversità del ruolo del difensore officiato dalla curatela rispetto all'incarico svolto dal curatore, la natura onerosa dell'incarico del difensore della curatela non può che comportare - in assenza di responsabilità di una parte privata - l'attribuzione dell'onere del pagamento in capo all'Erario quale spesa del fallimento al pari del compenso del curatore, sia pure nell'ambito di un procedimento contenzioso, essendo cessati gli organi del fallimento.

L'art. 147 d.P.R. n. 115/2002 va inteso, alla luce dell'interpretazione fatta propria dalla Corte costituzionale in tema di fallimento privo di fondi ai sensi dell'art. 146 d.P.R. n. 115/2002 (Corte Cost., n. 174/2006), nonché del diritto vivente che estende il diritto del curatore a percepire dall'Erario il compenso anche in caso di fallimento revocato, nel senso che in assenza di una responsabilità di una parte privata nella revoca del fallimento, i compensi del difensore del fallimento vanno posti a carico dell'Erario.

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