L’amministratore “testa di legno” può essere condannato se conosce lo stato delle scritture
20 Febbraio 2018
L'amministratore “testa di legno” deve essere consapevole dello stato delle scritture per poter essere condannato per bancarotta documentale. Così i Supremi Giudici della Corte di Cassazione con la sentenza del 16 febbraio 2018 n. 7742 . Nella vicenda, gli imputati erano due amministratori di una S.r.l., uomo e donna, condannati in appello per bancarotta fraudolenta documentale in forma distrattiva.
Secondo i Giudici di merito, uno dei due amministratori aveva convinto l'imputata a ricoprire un ruolo meramente formale di amministratore, per farle sottoscrivere atti dell'amministrazione societaria ma mantenendo il controllo assoluto della gestione aziendale. «La responsabilità della ricorrente per il delitto di bancarotta documentale – si legge in sentenza – è stata ritenuta essendo sufficiente la qualifica formale di amministratore di diritto».
La Corte territoriale aveva più volte citato il principio in riguardo al quale per la bancarotta documentale per sottrazione o per omessa tenuta delle scritture contabili, anche il soggetto solo formalmente investito dell'amministrazione dell'impresa fallita, può ritenersi responsabile. «Tuttavia – si legge ancora in sentenza – il principio si riferisce alla sottrazione della contabilità o alla sua omessa tenuta in frode ai creditori mentre nella fattispecie in esame l'addebito mosso all'imputata è stato di irregolare tenuta della contabilità. Per tale ipotesi di reato è pacificamente richiesto il dolo generico».
Per l'amministratore prestanome, è stato più volte ricordato che esiste una responsabilità di vigilanza e controllo; responsabilità che deriva dall'accettazione della carica. Va però dimostrata la consapevolezza dello stato delle scritture: per questo motivo i giudici hanno accolto il ricorso dell'imputata, rimandando la causa alla Corte di Appello per un nuovo esame. |