Decreto legislativo - 31/12/1992 - n. 546 art. 16 bis - Comunicazioni, notificazioni e depositi telematici 1 2 3 41. Le comunicazioni sono effettuate mediante posta elettronica certificata ai sensi del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni. Tra le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 2, comma 2, del predetto decreto legislativo, le comunicazioni sono effettuate anche ai sensi dell'articolo 76 del medesimo decreto. L'indirizzo di posta elettronica certificata del difensore o delle parti è indicato nel ricorso o nel primo atto difensivo. È onere del difensore comunicare ogni variazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata a quelli delle altre parti costituite e alla segreteria la quale, in difetto, non è tenuta a cercare il nuovo indirizzo del difensore né ad effettuargli la comunicazione mediante deposito in segreteria. In caso di pluralità di difensori di una parte costituita, la comunicazione è perfezionata se ricevuta da almeno uno di essi, cui spetta informarne gli altri5. 2. Nelle ipotesi di mancata indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata del difensore o della parte ed ove lo stesso non sia reperibile da pubblici elenchi, ovvero nelle ipotesi di mancata consegna del messaggio di posta elettronica certificata per cause imputabili al destinatario, le comunicazioni sono eseguite esclusivamente mediante deposito in segreteria della corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado. Nei casi di cui al periodo precedente le notificazioni sono eseguite ai sensi dell'articolo 16 6. 3. Le parti, i consulenti e gli organi tecnici di cui all'articolo 7, comma 2, depositano gli atti processuali, i documenti e i provvedimenti giurisdizionali notificati esclusivamente con le modalità telematiche previste dalle vigenti norme tecniche del processo tributario telematico, salva la possibilità, nelle ipotesi di cui all'articolo 79, di effettuare le notificazioni ai sensi dell'articolo 167.8 [3-bis. I soggetti che stanno in giudizio senza assistenza tecnica ai sensi dell'articolo 12, comma 2, hanno facolta' di utilizzare, per le notifiche e i depositi, le modalita' telematiche indicate nel comma 3, previa indicazione nel ricorso o nel primo atto difensivo dell'indirizzo di posta elettronica certificata al quale ricevere le comunicazioni e le notificazioni.]9 4. L'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata valevole per le comunicazioni e le notificazioni equivale alla comunicazione del domicilio eletto. 4-bis. La violazione delle disposizioni dei commi da 1 a 3, nonché delle vigenti norme tecniche del processo tributario telematico, non costituisce causa di invalidità del deposito, salvo l'obbligo di regolarizzarlo nel termine perentorio stabilito dal giudice10. [1] Per l'abrogazione del presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 130, comma 1, lettera d), del D.Lgs. 14 novembre 2024, n. 175. Vedi, anche, l'articolo 130, comma 3, del D.Lgs. 175/2024 medesimo. [2] Per le nuove disposizioni legislative in materia di giustizia tributaria, di cui al presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 61 del D.Lgs. 14 novembre 2024, n. 175. [3] Articolo inserito dall'articolo 9, comma 1, lettera h), del D.lgs. 24 settembre 2015, n. 156, a decorrere dal 1° gennaio 2016. [4] Rubrica sostituita dall'articolo 16, comma 1, lettera a), numero 1), del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito con modificazioni dalla Legge 17 dicembre 2018, n. 136. [5] Comma modificato dall'articolo 16, comma 1, lettera a), numero 2), del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito con modificazioni dalla Legge 17 dicembre 2018, n. 136e successivamente sostituito dall'articolo 1, comma 1, lettera g), del D.Lgs. 30 dicembre 2023, n.220.Per l'applicazione vedi l'articolo 4, comma 2, del D.Lgs. 220/2023 medesimo. [6] Comma sostituito dall'articolo 16, comma 1, lettera a), numero 3), del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito con modificazioni dalla Legge 17 dicembre 2018, n. 136e successivamente modificato dall'articolo 4, comma 1, lettera a), della Legge 31 agosto 2022, n.130. [7] Comma sostituito dall'articolo 16, comma 1, lettera a), numero 4), del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito con modificazioni dalla Legge 17 dicembre 2018, n. 136, modificato dall'articolo 4, comma 1, lettera a), della Legge 31 agosto 2022, n.130 e successivamente sostituito dall'articolo 1, comma 1, lettera g), del D.Lgs. 30 dicembre 2023, n.220.Per l'applicazione vedi l'articolo 4, comma 2, del D.Lgs. 220/2023 medesimo. [8] Per l'interpretazione autentica delle disposizioni di cui al presente comma, nel testo precedente le modifiche, vedi l'articolo 16, comma 2, del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito con modificazioni dalla Legge 17 dicembre 2018, n. 136. [9] Comma inserito dall'articolo 16, comma 1, lettera a), numero 5), del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito con modificazioni dalla Legge 17 dicembre 2018, n. 136 e successivamente soppresso dall'articolo 1, comma 1, lettera g), del D.Lgs. 30 dicembre 2023, n.220.Per l'applicazione vedi l'articolo 4, comma 2, del D.Lgs. 220/2023 medesimo. [10] Comma aggiunto dall'articolo 1, comma 1, lettera g), del D.Lgs. 30 dicembre 2023, n.220.Per l'applicazione vedi l'articolo 4, comma 2, del D.Lgs. 220/2023 medesimo. InquadramentoL'obiettivo perseguito dal legislatore con l'introduzione dell'art. 16-bis in commento ad opera del d.lgs. n. 156 del 2015 è quello di ottenere l'ampliamento dell'uso della posta elettronica certificata (PEC) per tutte le comunicazioni e notificazioni afferenti al processo tributario, sulla scorta di quanto avviene nel giudizio civile ordinario, nel processo penale e nel processo amministrativo (sul punto si veda: Bruzzone, 450; Bruzzone, 2006). La ratio della novella va ravvisata nella volontà di rivoluzionare il sistema del processo tributario, favorendo un progressivo e graduale utilizzo della PEC, strumento più economico e più veloce di quelli tradizionali. La storia è recente eppure già tortuosa. Con l'articolo 39, comma 8, d.l. n. 98 del 2011, conv. con modif. dalla l. n. 111 del 2011, sono state introdotte specifiche disposizioni in materia di giustizia tributaria anche al fine di assicurare l'efficienza e la celerità del relativo processo tributario utilizzando modalità telematiche. In primo luogo, le lettere a), b) e c), del predetto comma 8 dell'articolo 39 hanno modificato le disposizioni in materia di comunicazioni delle commissioni tributarie alle parti processuali, ampliando l'uso della PEC. Con l'emanazione del d.m. n. 163 del 2013 (di seguito «regolamento»), è stato disciplinato l'uso di strumenti informatici e telematici nel processo tributario in attuazione ai principi contenuti nella suddetta lettera d) del comma 8. L'articolo 20, comma 1, del regolamento ha stabilito che le relative disposizioni si applicassero ai ricorsi notificati a partire dal primo giorno del mese successivo al decorso del termine di novanta giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del primo decreto previsto dall'articolo 3, comma 3, e depositati presso le commissioni tributarie individuate con il medesimo decreto. Il Direttore Generale delle Finanze, con decreto del 4 agosto 2015 (di seguito «allegato tecnico»), pubblicato nella G.U. del 10 agosto 2015, numero 184, ha attuato le disposizioni contenute negli articoli 3, comma 3, e 20, comma 1, del regolamento. Ulteriori disposizioni in materia di processo tributario telematico sono state introdotte dall'art. 9 d.lgs. n. 156 del 2016, intervenuto sul d.lgs. n. 546 del 1992 giusta interpolazioni decorrenti dal 1° gennaio 2016. In particolare, l'art. 9, comma 1, lettera h), ha inserito il nuovo art. 16-bis in commento, che ambisce a disciplinare compiutamente le comunicazioni, le notificazioni ed i depositi telematici. In tale ambito, le parti possono provvedere alla notificazioni degli atti e al successivo deposito degli stessi in via telematica presso la competente commissione tributaria secondo le disposizioni contenute nel regolamento e nelle fonti sub-secondarie. La modalità telematica è consentita anche al resistente per il deposito delle controdeduzioni e degli atti successivi. Nella prima fase attuativa del processo tributario telematico vige il principio di facoltatività, con graduale estensione sul territorio nazionale delle novità. In base a tale principio, ciascuna delle parti può scegliere di notificare e depositare gli atti processuali con le modalità tradizionali, ovvero con quelle telematiche presso le commissioni tributarie ove queste ultime risultino attivate. Poiché la relativa facoltà è accordata alle parti in quanto tali, il resistente, indipendentemente dalla scelta operata dal ricorrente, ai sensi dell'art. 16-bis in commento, è abilitato ad avvalersi delle modalità telematiche di deposito delle controdeduzioni con allegati documenti. Ne deriva che anche in presenza di ricorsi/appelli notificati e depositati con modalità tradizionali (per il tramite di ufficiale giudiziario, a mezzo della posta ovvero mediante consegna allo sportello, con successivo deposito in segreteria di commissione), il resistente potrà scegliere di avvalersi del deposito telematico degli atti processuali, senza precludere la validità dei depositi della controparte: ciò equivale a dire che è consentito un non facilmente gestibile doppio binario cartaceo-telematico. Fermo restando il principio di facoltatività sopra descritto — in base a quanto disposto dall'art. 2, comma 3, reg. — qualora però le parti, sia ricorrente che resistente, si avvalgano delle modalità telematiche nel giudizio di primo grado, sono obbligate successivamente ad utilizzare le medesime modalità anche in appello. Tale obbligo si estende coerentemente al deposito degli atti successivi alla costituzione in giudizio, ai sensi degli artt. 10 e 11 reg. Nondimeno, se sopravviene sostituzione del difensore secondo le modalità previste dal codice di procedura civile, in base alle specifiche disposizioni ex art. 2, comma 3, reg., la parte è rimessa nuovamente nella condizione iniziale di poter scegliere tra il deposito telematico e quello cartaceo. Ambito di applicazioneCome già detto, a norma del combinato disposto dell'art. 20, comma 1, reg. e dell'art. 16 dell'allegato tecnico, le disposizioni sul processo tributario telematico si applicano «agli atti processuali relativi ai ricorsi notificati a partire dal primo giorno del mese successivo al decorso del termine di novanta giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto, da depositare presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali [interessate, ossia in allora quelle] dell'Umbria e della Toscana» (sul processo tributario telematico cfr. Mecacci, 1175; Parisi-Mazza, 33). Tenuto conto che l'allegato tecnico è stato pubblicato in GURI, 10 agosto 2015, n. 184, le diposizioni in materia di processo tributario telematico si applicano, nelle regioni dell'Umbria e della Toscana, ai ricorsi/appelli notificati a decorrere dal 1° dicembre 2015. L'estensione del processo tributario telematico sull'intero territorio italiano avviene, sostanzialmente, su base sperimentale. In effetti le modalità telematiche sperimentali sono state estese nel corso del 2016 anche alle Commissioni tributarie di Molise, Abruzzo, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Veneto. A decorrere dal 1° luglio 2019, nel processo tributario la notifica e il deposito degli atti delle parti assistite da difensore tecnico avvengono esclusivamente con modalità telematica, così come si ricava dall'articolo 16-bis, commi 3 e 3-bis, del d.lgs. n. 546 del 1992 (nel testo aggiornato dal d.l. n. 119 del 2018, conv. con mod. dalla l. n. 136 del 2018). Tale regola, tuttavia, da un lato consente, in casi “eccezionali”, che la Commissione, nella persona del suo presidente o in quello di sezione, possa autorizzare preventivamente la presentazione di atti processuali cartacei; dall'altro, non è assoluta, consentendo, invece, ai soggetti non assistiti, di continuare a utilizzare la forma cartacea. Inoltre - e tale circostanza appare decisiva - non prevede espressamente la sanzione della inammissibilità del ricorso in caso di violazione della modalità telematica. Pertanto, non può essere dichiarata l'inammissibilità del ricorso notificato su supporto cartaceo. Infatti, anche alla luce dell'art. 27 del d.lgs. n. 546 del 1992, l'inammissibilità, che rappresenta la più estrema misura sanzionatoria processuale, può pronunciarsi solo nei casi espressamente previsti (CAPO). NotificazioniI commi 3 e 4 dell'art. 16-bis in commento recano le novità sostanziali attinenti all'utilizzo della PEC anche nelle notificazioni. In particolare, al comma 3, è prevista la possibilità di effettuare in via telematica le notificazioni tra le parti e, per l'effetto, il deposito degli atti in consistenza informatica presso la competente commissione tributaria; al comma 4, è stabilito che l'indicazione dell'indirizzo PEC, valevole per le comunicazioni e le notificazioni, equivale a comunicazione del domicilio eletto: talché il ridetto indirizzo costituisce domicilio eletto. La possibilità di comunicazioni a mezzo PEC è stata introdotta nel testo del Decreto n. 546 con il d.l. 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. Il comma 1, così come già l'abrogato comma 1-bis del precedente art. 16, afferma che l'indirizzo PEC del difensore o delle parti è indicato nel ricorso o nel primo atto difensivo e precisa, infine, che, «nei procedimenti nei quali la parte sta in giudizio personalmente e il relativo indirizzo di posta elettronica certificata non risulta dai pubblici elenchi, il ricorrente può indicare l'indirizzo di posta al quale vuol ricevere le comunicazioni». L'imprecisione tecnica della formula legislativa purtroppo è evidente: in disparte il fatto che il ricorrente altri non è che la parte che sta in giudizio personalmente, detta parte indica «l'indirizzo di posta», che però non è un indirizzo di posta qualsiasi, bensì un indirizzo di posta elettronica certificata, e detto indirizzo è idoneo a ricevere sia le menzionate «comunicazioni» sia però anche le dimenticate «notificazioni», non essendovi ragione di distinguere queste da quelle. Il riferimento alla circostanza che l'indirizzo di posta elettronica certificata risulti da pubblici elenchi si spiega alla luce di ciò che alcune categorie di soggetti – quali le PP.AA. ed i professionisti iscritti in albi – sono obbligate normativamente a possedere specifici indirizzi di posta elettronica certificata resi accedibili mediante inserimento nei ridetti elenchi: talché, per detti soggetti, gli indirizzi nascono ed esistono prima ed indipendentemente dal processo. Ora, l'art. 5 decr. Dir. Gen. Fin. 26 aprile 2012 – intitolato: «Regole tecniche per l'utilizzo, nell'ambito del processo tributario, della Posta Elettronica Certificata (PEC), per le comunicazioni di cui all'articolo 16, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 546 del 31 dicembre 1992» – stabilisce che: «1. L'indirizzo di P.E.C. utilizzato dall'Ufficio di segreteria della Commissione tributaria per le comunicazioni di cui al presente decreto, è quello [– e solo quello –] dichiarato dalle parti nel ricorso o nel primo atto difensivo»: talché il possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata pur pubblico non legittima l'applicazione automatica del processo tributario telematico. Il sistema nondimeno non rimane privo di una norma di chiusura, che si indentifica nel comma 2 dell'art. 16-bis in commento, secondo cui, sanzionatoriamente, «le comunicazioni sono eseguite esclusivamente mediante deposito in segreteria della commissione tributaria», non solo nel caso «di mancata consegna del messaggio di posta elettronica certificata per cause imputabili al destinatario», ma anche nel caso «di mancata indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata». Le notifiche amministrative dal 1° luglio 2017Comunanza di materia suggerisce un fugace sguardo sul procedimento, in relazione alla notificazione dei relativi atti, da cui decorrono i termini per impugnare. I commi da 6 a 13 dell'art. 7-quater d.l. n. 193 del 2016, conv. con modif. in l. n. 225 del 2016, dispongono che «dal 1° luglio 2017 tutti gli atti avvisi in materia di accertamento, riscossione ed operazioni catastali indirizzati ad imprese individuali, società o professionisti può avvenire mediante posta elettronica certificata utilizzando l'indirizzo del destinatario risultante nell'INE-PEC». L'ufficio, se dopo un primo tentativo di notifica via PEC non ottiene esito positivo, in quanto ad es. la casella è satura, dovrà effettuare un secondo tentativo di consegna decorsi almeno sette giorni dal precedente. Se anche in tale caso non risulta possibile inoltrare l'atto, la notificazione dovrà avvenire mediante deposito telematico nell'area riservata del sito Internet della società Infocamere Scpa e pubblicazione, entro il secondo giorno successivo a quello di deposito, del relativo avviso nello stesso sito, per la durata di quindici giorni. Inoltre, l'ufficio dovrà notificare l'atto al destinatario a mezzo di lettera raccomandata. Ai fini del rispetto dei termini di prescrizione e decadenza, la notificazione si intende perfezionata: per il notificante nel momento in cui il suo gestore di PEC trasmette la ricevuta di accettazione con cui certifica l'avvenuta spedizione del messaggio; per il destinatario alla data di avvenuta consegna contenuta nella ricevuta del suo gestore di PEC, o, comunque, nel quindicesimo giorno successivo a quello di pubblicazione dell'avviso nel sito Internet della predetta società. Inoltre è stata prevista la rinotificazione via PEC di tutti gli atti inoltrati con modalità diverse nel periodo dal 1° giugno 2016 alla data di entrata in vigore della legge di conversione del d.l. (3 dicembre 2016) ai contribuenti titolari di PEC ed ai contribuenti che, seppur non obbligati ad avere un indirizzo di posta elettronica certificata, hanno fatto richiesta di ricevere gli atti ad un indirizzo di tal fatta. La ricaduta processuale sta nel fatto che dalla data di rinnovazione della notificazione ridecorreranno i termini di impugnazione. Processo tributario telematico e notifiche via PEC dal 1° luglio 2019Il “nuovo” articolo 16-bis del D.Lgs. n. 546/1992 prevede che le notifiche e il deposito degli atti del processo tributario debbano avvenire esclusivamente con modalità telematiche. Tale regime di obbligatorietà si applica dal 1° luglio 2019 e riguarda i giudizi instaurati, in primo e secondo grado a decorrere da tale data. Dal 1° luglio 2019, quindi, gli atti introduttivi del giudizio devono essere notificati alla controparte tramite la posta elettronica certificata (PEC) e, nel termine dei successivi 30 giorni, depositati in Commissione tributaria con modalità telematiche (sistema di Upload). Tale obbligo riguarda le parti, i consulenti e gli organi tecnici dell'amministrazione dello Stato o di altri enti pubblici, nonchè la Guardia di Finanza con riferimento alle istanze per le ipoteche e sequestro conservativo. L'obbligo non sussiste per i contribuenti che stanno in giudizio senza difensore per le controversie fino a 3.000,00 euro (cfr. Circolare del MEF n. 1/D del 4 luglio 2019). La Circolare n. 1/D cit. ricorda che la disciplina delle notifiche a mezzo PEC è contenuta nel decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 23 dicembre 2013, n. 163, recante il “Regolamento sulla disciplina dell'uso di strumenti informatici e telematici nel processo tributario”. In particolare, il comma 2 dell'art. 5 del suddetto Regolamento stabilisce – in linea generale – che il perfezionamento della notifica telematica si realizza al momento in cui viene generata, da parte del gestore PEC del destinatario, la ricevuta di avvenuta consegna (RAC). Tuttavia, ai fini della decorrenza dei termini processuali il comma 1 dell'articolo 8 il citato Regolamento differenzia gli effetti per il mittente e per il destinatario della notifica PEC andata a buon fine. Infatti, dette notificazioni, per il mittente si intendono eseguite al momento dell'invio del documento al proprio gestore PEC, attestato dalla ricevuta di accettazione (RdAC) rilasciata al medesimo gestore del sistema; invece, per il destinatario occorre far riferimento al momento in cui il documento informatico è reso disponibile nella casella PEC dal suo gestore. Le notifiche degli atti del processo tributario alla controparte tramite PEC possono essere effettuate 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno inclusi i festivi, inoltre, la circolare precisa, ricordando il recente intervento della Corte Costituzionale (sentenza n. 75/2019), che la notifica eseguita tra le ore 21 e le ore 24 del giorno di scadenza si perfeziona, si considera dunque tempestiva, per il notificante, se entro le ore 23,59 di quel giorno è generata la ricevuta di accettazione, mentre è solo per il destinatario che opera il differimento al giorno successivo del momento perfezionativo della notifica stessa. In merito alle modalità operative delle notifiche tramite PEC, la Circolare del MEF n. 1/D del 4 luglio 2019 suggerisce alcuni elementi da indicare nell'oggetto e nel messaggio di PEC al fine di: · consentire al destinatario la corretta individuazione dell'atto notificato (ricorso o provvedimento del giudice) per le conseguenti attività defensionali; · consentire al destinatario di comprendere la finalità della notifica dell'atto; · permettere al notificante, una volta perfezionata la procedura di notifica, di ottenere ricevute PEC di accettazione e consegna complete di tutte le informazioni e i dati riguardanti gli atti oggetto di notifica. In particolare, in caso di notifica di un atto introduttivo del giudizio è consigliabile inserire nell'oggetto la seguente dicitura “notificazione ai sensi dell'art. 16 bis, comma 3, D.Lgs. n. 546/92” e nel corpo del messaggio, indicare: · la tipologia dell'atto (es: ricorso, appello, istanza di pubblica udienza, sentenza, ecc.); · l'atto impositivo impugnato ovvero gli estremi della sentenza; · il nome, cognome ed il codice fiscale del difensore/ufficio notificante; · il nome e cognome o la denominazione e ragione sociale ed il codice fiscale della parte che ha conferito la procura alle liti ove necessaria; · il nome e cognome o la denominazione e ragione sociale del destinatario; · l'indirizzo di PEC a cui l'atto viene notificato; · l'indicazione della Commissione tributaria adita.
Ove la notifica abbia ad oggetto la sentenza è opportuno indicare nell'oggetto la dicitura “notificazione ai sensi dell'art. 16 bis, comma 3, D.Lgs. n. 546/92” e nel messaggio specificare che si tratta di notifica ai sensi dell'art. 38 del D.Lgs. n. 546/92, ai fini della decorrenza del termine breve.
La prova delle notifiche PEC degli atti processuali digitali consiste nel depositare successivamente tramite il PTT i seguenti file originati dal sistema informatico del gestore della PEC: · la ricevuta di accettazione (RdAC) sottoscritta con la firma del gestore del mittente; · la ricevuta di avvenuta consegna (RAC) sottoscritta con la firma del gestore del destinatario. Le suddette ricevute possono essere salvate con le seguenti modalità: a) senza modificare l'estensione del file “.eml” in quanto formato nativo digitale contenente i file digitali degli atti notificati; b) effettuando il salvataggio con il formato PDF/A 1a-1b e predisponendo, sullo stesso documento informatico o su atto separato, una attestazione di conformità ai sensi dell'articolo 23-bis, comma 2, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 (CAD) – opzione riservata ai soli pubblici ufficiali- con l'obbligo di conservazione dell'originale informatico, ove previsto; c) effettuando esclusivamente il salvataggio con il formato PDF/A 1a-1b, tenuto conto che anche senza una espressa dichiarazione di conformità, ai sensi dello stesso articolo 23-bis, comma 2, del CAD, tale copia informatica ha la stessa efficacia probatoria dell'originale se la sua conformità non è espressamente disconosciuta. Resta fermo, ove previsto, l'obbligo di conservazione dell'originale informatico. Le suddette ricevute e l'attestazione di conformità devono essere firmate digitalmente. Si fa presente che i formati conformi agli standard tecnici e acquisiti a sistema sono sottoposti alle procedure di conservazione sostitutiva del documento informatico. E' opportuno ricordare che possono verificarsi ipotesi in cui non risulti possibile il deposito telematico delle ricevute PEC ovvero non si possa fornire la prova della notifica delle stesse. In detti casi, in base a quanto previsto dall'art. 16, comma 3, del D.L. 119/2018, si applicano le modalità di cui all'art. 9, commi 1 bis e 1 ter, della L. 53/1994. In particolare, i difensori della parte privata, ivi compresi i dipendenti degli enti impositori e della riscossione, possono estrarre copia su supporto analogico dell'originale messaggio di PEC inviato, dei suoi allegati, della ricevuta di accettazione e di avvenuta consegna, attestandone la conformità ai documenti informatici da cui sono tratte, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, del CAD. La disposizione in esame riguarda, ad esempio, la prova delle notifiche a mezzo PEC in giudizi non interamente digitalizzati, come quello innanzi alla Corte di Cassazione, in cui è ammessa la notifica PEC del ricorso ma non il successivo deposito telematico. GiurisprudenzaCorrisponde ad un indirizzo consolidato nella giurisprudenza della S.C. che «il principio, sancito in via generale dall'art. 156 c.p.c., secondo cui la nullità non può essere mai pronunciata se l'atto ha raggiunto lo scopo a cui è destinato, vale anche per le notificazioni, anche in relazione alle quali — pertanto — la nullità non può essere dichiarata tutte le volte che l'atto, malgrado l'irritualità della notificazione, sia venuto a conoscenza del destinatario» (Cass. IV, n. 13857/2014; conf.Cass. V, n. 1548/2002 e n. 1184/2001). Vero è che detto principio ha portata generale, ma è anche vero che le modalità telematiche devono avere valore legale, giacché diversamente si ammetterebbe l'impiego di dette modalità, non solo in vulnerazione delle forme, ma in vulnerazione della legge. Sicché il principio trova ambito di estrinsecazione in seno ad un processo telematico – civile e per estensione tributario – correttamente radicato, onde portare alla conclusione che «l'irritualità della notificazione di un atto a mezzo di posta elettronica certificata non ne comporta la nullità se la consegna telematica (nella specie, in «estensione.doc», anziché «formato.pdf») ha comunque prodotto il risultato della conoscenza dell'atto e determinato così il raggiungimento dello scopo legale» (Cass. S.U., n. 7665/2016). Il principio invece non consente di reputare egualmente efficaci notificazioni telematiche in ambiti processuali che telematici non possono essere. Afferma chiarissimamente Cass. VI, n. 4066/2017, che «la notifica a mezzo PEC degli atti in materia tributaria, in virtù della specialità delle disposizioni che regolano il processo tributario, non è consentita se non espressamente disciplinata dalle specifiche relative disposizioni. All'attualità la materia è definita dal d.lgs. n. 156 del 2015 che, richiamando il d.m. n. 163 del 2013 ed i relativi decreti attuativi, consente le notifiche a mezzo posta elettronica certificata laddove è operativa la disciplina del processo tributario telematico. L'entrata in vigore delle disposizioni relative al processo tributario telematico è stata prevista in via sperimentale dall' art. 16 del decreto 4 agosto 2015, emanato in attuazione dell'art. 3, comma 3, d.m. n. 163 del 2013, per i ricorsi dinanzi alle commissioni tributarie provinciali e regionali dell'Umbria e della Toscana a partire dal 1° dicembre 2015. Di talché la notifica a mezzo PEC effettuata prima dell'anzidetta data dal difensore del contribuente all'amministrazione finanziaria della sentenza del giudice tributario non è idonea a far decorrere il termine breve per la proposizione dell'appello (come nella specie)», principio ribadito, da ultimo, da Cass. VI - 5, ord., n. 4168/2022. Identicamente, non molto tempo prima, Cass. VI, ord., n. 17941/2016, aveva statuito che: «la notifica della sentenza effettuata a mezzo PEC dal difensore del contribuente, munito dell'autorizzazione del consiglio dell'ordine di appartenenza, all'amministrazione finanziaria, in data 5 dicembre 2014, è inesistente e insuscettibile di sanatoria, per cui non è idonea a far decorrere il termine breve per l'impugnazione, atteso che, ai sensi dell'art. 16-bis, comma 3, del d.lgs. n. 546 del 1992, che richiama il d.m. 23 dicembre 2013, n. 163, le notifiche tramite PEC degli atti del processo tributario sono previste in via sperimentale solo a decorrere dal 1° dicembre 2015 ed esclusivamente dinanzi alle commissioni tributarie della Toscana e dell'Umbria, come precisato dall'art. 16 del d.m. 4 agosto 2015». L’art. 16- bis applicabile ai giudizi instaurati, in primo e in secondo grado, con ricorso notificato dal 1° settembre 2024
La riforma del processo tributario La legge delega di riforma fiscale (9 agosto 2023, n. 111, recante “Delega al Governo per la riforma fiscale”) prevede all'articolo 19 una serie di principi e criteri direttivi per la revisione della disciplina e l'organizzazione del contenzioso tributario. In attuazione della delega cit., è stato emanato il Decreto legislativo 30/12/2023, n. 220, recante “Inizio modulo Fine modulo Disposizioni in materia di contenzioso tributario” (pubblicato nella G.U. 3 gennaio 2024, n. 2). Le nuove disposizioni apportano una serie di modifiche al decreto legislativo n. 31 dicembre 1992, n. 546, al fine di ampliare e potenziare l'informatizzazione della giustizia tributaria, mediante la semplificazione della normativa processuale e l'obbligo di utilizzo di modelli predefiniti per la relazione degli atti processuali e dei provvedimenti giurisdizionali. La novella si propone, altresì, lo scopo di snellire, accelerare ed arricchire la fase cautelare prevedendo l'impugnabilità delle ordinanze cautelari del giudice di primo grado, nonchè interventi di deflazione del contenzioso e di rafforzamento del divieto di produzione documentale in secondo grado. Viene, inoltre, introdotta una disciplina specifica per l'udienza a distanza, anche a richiesta di una sola delle parti costituite, con la previsione di strumenti volti a garantire la partecipazione di tutte le parti sia in presenza che da remoto. Il “nuovo” art. 16- bis L'art. 1, comma 1, lett. g) del d.lgs. n. 220/2023 (attuativa del criterio di delega di cui all'articolo 19, comma 1, lettera b) introduce rilevanti modifiche all'art. 16-bis in materia di comunicazioni, notificazioni e depositi telematici. All'esito di tale intervento, il testo applicabile ai giudizi instaurati, in primo e in secondo grado, con ricorso notificato successivamente al 1° settembre 2024 (a norma dell'art. 4, comma 2, del citato D.Lgs. n. 220/2023), sarà il seguente: “1. Le comunicazioni sono effettuate mediante posta elettronica certificata ai sensi del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni. Tra le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 2, comma 2, del predetto decreto legislativo, le comunicazioni sono effettuate anche ai sensi dell'articolo 76 del medesimo decreto. L'indirizzo di posta elettronica certificata del difensore o delle parti è indicato nel ricorso o nel primo atto difensivo. E' onere del difensore comunicare ogni variazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata a quelli delle altre parti costituite e alla segreteria la quale, in difetto, non è tenuta a cercare il nuovo indirizzo del difensore né ad effettuargli la comunicazione mediante deposito in segreteria. In caso di pluralità di difensori di una parte costituita, la comunicazione è perfezionata se ricevuta da almeno uno di essi, cui spetta informarne gli altri. 2. Nelle ipotesi di mancata indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata del difensore o della parte ed ove lo stesso non sia reperibile da pubblici elenchi, ovvero nelle ipotesi di mancata consegna del messaggio di posta elettronica certificata per cause imputabili al destinatario, le comunicazioni sono eseguite esclusivamente mediante deposito in segreteria della corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado. Nei casi di cui al periodo precedente le notificazioni sono eseguite ai sensi dell'articolo 16. 3. Le parti, i consulenti e gli organi tecnici di cui all'articolo 7, comma 2, depositano gli atti processuali, i documenti e i provvedimenti giurisdizionali notificati esclusivamente con le modalità telematiche previste dalle vigenti norme tecniche del processo tributario telematico, salva la possibilità, nelle ipotesi di cui all'articolo 79, di effettuare le notificazioni ai sensi dell'articolo 16. [3-bis. I soggetti che stanno in giudizio senza assistenza tecnica ai sensi dell'articolo 12, comma 2, hanno facoltà di utilizzare, per le notifiche e i depositi, le modalità telematiche indicate nel comma 3, previa indicazione nel ricorso o nel primo atto difensivo dell'indirizzo di posta elettronica certificata al quale ricevere le comunicazioni e le notificazioni.] 4. L'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata valevole per le comunicazioni e le notificazioni equivale alla comunicazione del domicilio eletto. 4-bis. La violazione delle disposizioni dei commi da 1 a 3, nonché delle vigenti norme tecniche del processo tributario telematico, non costituisce causa di invalidità del deposito, salvo l'obbligo di regolarizzarlo nel termine perentorio stabilito dal giudice”. L'art. 1, comma 1, lett. g), nn. 1, 2, 3 e 4, del D.lgs. n. 220/2023, nel dettaglio: - sostituisce integralmente il comma 1 dell'art. 16-bis, prevedendo l'obbligo – e non la facoltà, come previsto dal testo previgente – di effettuare le comunicazioni mediante PEC, ponendo l'onere a carico del difensore di comunicare ogni variazione dell'indirizzo PEC alle altre parti e alla segreteria la quale, in difetto, non è tenuta a cercare il nuovo indirizzo né a procedere alla comunicazione mediante deposito in segreteria; prevedendo, altresì, che nel caso di pluralità di difensori di una parte costituita la comunicazione è perfezionata se ricevuta anche da uno solo di essi (secondo quanto già previsto dal testo vigente) al quale spetta informarne gli altri (obbligo introdotto dalla modifica in commento); - rafforza l'obbligo per le parti, i consulenti e gli organi tecnici di notifica e deposito esclusivamente con modalità telematiche, introducendo un rinvio alle vigenti norme tecniche del processo tributario telematico e abrogando la facoltà del giudice di autorizzare, in via eccezionale, il deposito con modalità diverse e sono conseguentemente abrogate le disposizioni (comma 3-bis) relative alla facoltà di utilizzo della modalità telematica per i soggetti che stanno in giudizio senza assistenza tecnica; - inserisce la previsione per cui la violazione delle norme sul processo telematico e delle relative norme tecniche non costituisce causa di invalidità del deposito, salvo l'obbligo di regolarizzarlo nel termine perentorio stabilito dal giudice. Con la modifica dell'art. 16 ( a cui si rinvia) e dell'art. 16-bis, si consegue l'obiettivo di semplificare la produzione documentale, potenziando altresì l'utilizzo di modalità telematiche nella gestione del processo. Inoltre, al fine di corrispondere al criterio di delega che prevede la necessità di individuare la disciplina delle conseguenze processuali per la violazione degli obblighi di utilizzo delle modalità telematiche, viene introdotta la previsione secondo cui la violazione delle disposizioni dei commi da 1 a 3, nonché delle vigenti norme tecniche del processo tributario telematico, non costituisce causa di invalidità del deposito, salvo l'obbligo di regolarizzarlo nel termine perentorio stabilito dal giudice; in tal modo si sanziona l'inosservanza dell'ordine impartito dal giudice entro il termine di decadenza, introducendo pertanto una sanzione indiretta ma forte a presidio dell'utilizzo delle modalità telematiche, e nel contempo si persegue l'obiettivo di evitare l'insorgenza di defatiganti ed onerosi contenziosi su questioni meramente formali (cfr. Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare, n. 99 del 5 dicembre 2023). BibliografiaBruzzone, Comunicazioni e notificazioni via PEC degli atti tributari, in Riv. Giur. Trib. 2016, 5, 450; Bruzzone, Notificazioni e comunicazioni degli atti tributari, Padova, 2006; Chindemi e Labruna Notifica via PEC degli atti di riscossione. Criticità in ilTributarista.it del 13 marzo 2017; Chindemi e Labruna PEC: notifiche e comunicazioni processuali. Prime questioni giurisprudenziali in ilTributarista.it del 02 maggio 2017; Mecacci, Il processo tributario telematico: principi, normativa e questioni aperte, Corr. trib. 2016, 15, 1175; Parisi-Mazza, Processo Tributario Telematico (PTT): le linee guida del MEF, in Pratica fisc. e prof.2016, 24, 33; Simone e Labruna “Emergenza epidemiologica da COVID-19 e lo Statuto dei diritti del Contribuente” in ilTributarista.it del 20 luglio 2020; Capo, PTT: il ricorso cartaceo non è inammissibile, in Quot. giur., 10 novembre 2020. |