L’intervenuta obbligatorietà della pubblicità sul PVP: il drenaggio di risorse verso l’Erario continua

13 Marzo 2018

Il Portale delle Vendite Pubbliche (PVP) è stato istituito dall'art. 7 D.M. Giustizia 31/10/2006, n. 24415 (“Individuazione dei siti internet destinati all'inserimento degli avvisi di vendita di cui all'articolo 490 del codice di procedura civile”), per la ricerca e il monitoraggio dei dati pubblicati sui siti internet destinati all'inserimento degli avvisi di vendita di cui all'art. 490 c.p.c., al fine di consentire una visione completa ed unitaria di tutte le vendite forzate in corso.

Il Portale delle Vendite Pubbliche (PVP) è stato istituito dall'art. 7 D.M. Giustizia 31/10/2006, n. 24415 (“Individuazione dei siti internet destinati all'inserimento degli avvisi di vendita di cui all'articolo 490 del codice di procedura civile”), per la ricerca e il monitoraggio dei dati pubblicati sui siti internet destinati all'inserimento degli avvisi di vendita di cui all'art. 490 c.p.c., al fine di consentire una visione completa ed unitaria di tutte le vendite forzate in corso.

In sostanza, i dati relativi alle vendite relative a procedure espropriative singolari già pubblicati sui siti internet autorizzati avrebbero dovuto essere “risucchiati” nella sede centrale di monitoraggio costituita dal Portale.

In tale modo, tramite il Portale, il Ministero della Giustizia avrebbe potuto verificare il regolare funzionamento dei siti e certificare, con comunicazione inviata attraverso la posta certificata del processo telematico all'Ufficio giudiziario il giorno precedente a quello fissato per l'esperimento di vendita, l'inizio di ciascuna inserzione pubblicitaria, la sua durata e gli eventi significativi.

Successivamente, l'art. 13, comma 1, lett. b), n. 1), D.L. 27 giugno 2015, n. 83 ha modificato l'art. 490, comma 1, c.p.c., eliminando l'incombente dell'affissione di un avviso per tre giorni consecutivi nell'albo dell'ufficio giudiziario davanti al quale si svolge il procedimento esecutivo, e stabilendo che “quando la legge dispone che di un atto esecutivo sia data pubblica notizia, un avviso contenente tutti i dati, che possono interessare il pubblico, deve essere inserito sul portale del Ministero della giustizia in un'area pubblica denominata portale delle vendite pubbliche”.

In tal modo, da un lato, sono state incrementate le funzioni del Portale, tra le quali è stata inclusa anche quella di dare pubblicità alle notizie relative alle procedure esecutive in sostituzione dell'affissione e mediante inserimento diretto dei relativi dati (senza passare più attraverso la mediazione dei siti internet contenenti gli avvisi di vendita); dall'altro tale pubblicità è diventata obbligatoria.

L'art. 23, comma, 2, D.L. n. 83/2015 ha previsto, però, l'applicazione di tale obbligatorietà “decorsi trenta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle specifiche tecniche previste dall'art. 161-quater delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”.

Il citato art. 161-quater aveva statuito che le specifiche tecniche fossero “stabilite dal responsabile per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della Giustizia entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione”, termine però poi prorogato fino al 31 dicembre 2016 dall'art. 2, comma 1, d.l. 30 dicembre 2015, n. 210, conv. con modif. in L. 25 febbraio 2016, n. 21.

Nel frattempo, l'art. 4, comma 3-bis, D.L. 3 maggio 2016, n. 59 (cd. “Decreto Banche”) convertito con modificazioni dalla L. 30 giugno 2016, n. 119, ha previsto che il Portale sarebbe stato operativo a decorrere dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministro della Giustizia che avrebbe dovuto accertare la sua piena funzionalità (pubblicazione inizialmente prevista entro il 30 settembre 2017). Il medesimo decreto stabiliva, altresì, che la richiesta di visita degli immobili di cui all'art. 560, comma 5, quarto periodo, c.p.c. avrebbe dovuto essere formulata esclusivamente mediante il Portale a decorrere dal novantesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Uffìciale del decreto di cui al comma 3-bis.

Di fatto il Portale è entrato in esercizio sin dal 17 luglio 2017, ma solo il 10 gennaio 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (GU Serie Generale n. 7 del 10 gennaio 2018) il Decreto del Ministero della Giustizia (Decreto 5 dicembre 2017) che ha accertato la sua piena funzionalità.

La pubblicazione delle specifiche tecniche in Gazzetta era stata a sua volta inizialmente prevista entro il 30.09.2017, come da note informative del Responsabile DGSIA del 28 giugno 2017, del 3 luglio 2017 e del 14 luglio 2017, e sono state divulgate sul Portale dei servizi telematici in data 28 giugno 2017, ma la pubblicazione è formalmente avvenuta in Gazzetta Ufficiale solo il 20 gennaio 2018 (G.U., Serie Generale n. 16 del 20 gennaio 2018).

Per effetto di tale pubblicazione, la pubblicità sul Portale, quindi, a partire dal 19 febbraio 2018, non è più facoltativa, bensì obbligatoria.

L'art. 15, comma 1, D.L.n. 83/2015 ha peraltro inserito ex novo nel d.P.R. 30 maggio 2012, n. 115 (Testo unico spese di giustizia) l'art. 18-bis, a tenore del quale: “Per la pubblicazione sul portale delle vendite pubbliche di ciascun atto esecutivo per il quale la legge dispone che sia data pubblica notizia e che riguarda beni immobili o mobili registrati, è dovuto un contributo per la pubblicazione dell'importo di euro 100 a carico del creditore procedente. Quando la vendita è disposta in più lotti, il contributo per la pubblicazione è dovuto per ciascuno di essi”.

Dunque non soltanto è divenuta obbligatoria la pubblicazione delle vendite sul Portale, ma è stato previsto un ennesimo modo per drenare risorse a favore dell'Erario imponendo al creditore procedente l'obbligo di pagare ben 100 euro per ogni avviso di vendita, e, in presenza di più lotti, per ogni lotto; obolo che deve reiterarsi poi per ogni successivo esperimento di vendita di cui sia prevista la pubblicità.

Questa francamente sembra, alla stregua dei ridottissimi costi che in concreto il Ministero della Giustizia deve affrontare per gestire il Portale, una vera e propria “stangata”, tanto più tenuto conto che, per l'operare di un meccanismo a tenaglia, da un lato non è possibile sottrarsi al pagamento del “contributo” e, dall'altro, se esso manchi, il procedimento esecutivo si estingue.

Infatti, ai sensi dell'art. 161-quater disp. att. c.p.c.: “Quando la pubblicità riguarda beni immobili o beni mobili registrati, la pubblicazione non può essere effettuata in mancanza della prova dell'avvenuto pagamento del contributo per la pubblicazione” e, ai sensi dell'art. 631-bis c.p.c., “Se la pubblicazione sul portale delle vendite pubbliche non è effettuata nel termine stabilito dal giudice per causa imputabile al creditore pignorante o al creditore intervenuto munito di titolo esecutivo, il giudice dichiara con ordinanza l'estinzione del processo esecutivo e si applicano le disposizioni di cui all'art. 630, secondo e terzo comma” (disposizione che non si applica solo quando la pubblicità sul portale non sia stata effettuata perché i sistemi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti, a condizione che tale circostanza sia attestata a norma dell'articolo 161-quater disp. att. c.p.c.).

I casi in cui il contributo non è dovuto si limitano a quelli in cui la pubblicazione riguarda atti esecutivi relativi a beni diversi dagli immobili o dai mobili registrati, ossia, in ultima analisi, i beni mobili e le quote di partecipazione societaria.

È peraltro anche previsto che, quando la parte sia stata ammessa al patrocinio a spese dello Stato, il contributo per la pubblicazione sia prenotato a debito.

Peraltro il costo andrà comunque verosimilmente a gravare anche vendite disposte con ordinanza emessa prima del 19 febbraio, tutte le volte in cui i delegati debbano reiterare gli esperimenti di vendita (rientrando tali atti nel concetto di atti esecutivi soggetti a pubblicità sul Portale) o, secondo un'interpretazione prudenziale che è opportuno adottare, comunque non sia stato ancora pubblicato nelle vecchie forme l'avviso di cui all'art. 490 c.p.c., ipotesi, questa, in cui sembra più ragionevole che si proceda con la pubblicazione ex novo sul Portale, previa eventuale modifica dell'ordinanza del Giudice in tal senso.

Da notare che l'intero coacervo di norme riguardanti la pubblicità sul Portale era stato inizialmente disegnato solo per le vendite forzate effettuate in sede di espropriazione ordinaria.

Non vi era alcuno specifico riferimento, invece, alle vendite effettuate in sede concorsuale.

Tuttavia, il Decreto Sviluppo già sopra citato (D.L. 27 giugno 2015, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla L. 6 agosto 2015, n. 132) ha espressamente esteso l'obbligo di pubblicazione sul Portale a tutte le vendite, incluse quelle da effettuare nell'ambito di procedure concorsuali, modificando gli artt. 107, primo comma, ultimo periodo (“In ogni caso, al fine di assicurare la massima informazione e partecipazione degli interessati, il curatore effettua la pubblicità prevista dall'articolo 490, primo comma, del codice di procedura civile, almeno trenta giorni prima dell'inizio della procedura competitiva”) e 182, comma 1, ultimo periodo, l.f. (“Se il concordato consiste nella cessione dei beni e non dispone diversamente, il tribunale nomina nel decreto di omologazione uno o più liquidatori e un comitato di tre o cinque creditori per assistere alla liquidazione e determina le altre modalità della liquidazione. In tal caso, il tribunale dispone che il liquidatore effettui la pubblicità prevista dall'articolo 490, primo comma, del codice di procedura civile e fissa il termine entro cui la stessa deve essere eseguita”).

Se nelle procedure esecutive il pesante obolo graverà dunque prima sui creditori procedenti e poi sul debitore esecutato, nei fallimenti graverà sui creditori concorsuali, in quanto le somme giacenti sui conti fallimentari ad essi destinate verranno utilizzate dal curatore per pagare il suddetto “contributo”.

Ovvio che, in caso di fallimenti incapienti, il curatore dovrà chiedere al G.D. l'autorizzazione alla prenotazione a debito.

Come valutare al postutto questa faticosa e tormentata elaborazione normativa?

A parere del sottoscritto, come l'ennesimo espediente per fare cassa a beneficio dell'Erario, aggravando ulteriormente i già altissimi costi delle vendite esecutive e fallimentari, in cui – quando si tratta di vendite immobiliari - occorre di norma pagare un notaio o altro professionista delegato, un perito stimatore, un custode, molteplici forme di pubblicità, le imposte di bollo per le offerte, le imposte di trasferimento, quelle catastali-ipotecarie di trascrizione ed iscrizione e forse altre ancora che in questo momento mi sfuggono.

In una fase di crisi generale del mercato immobiliare, aver moltiplicato questi costi aggiungendo ora anche il pesante contributo di 100 euro per ogni avviso e per ogni lotto mi pare una pura e semplice follia. Credo inoltre che sia anche oggettivamente ingiusto che una così consistente parte del valore dei beni staggiti venga sottratta in primo luogo ai debitori, e, secondariamente, ai creditori, specie quando proprio per effetto di tale crisi la vendita si verifica dopo vari esperimenti di vendita che riducono sensibilmente il realizzo.

Né può realmente giustificarsi l'utilità (ed i costi accollati ai creditori) del Portale alla luce della sua connessione funzionale con l'altra novità contemporaneamente introdotta, quella delle vendite telematiche. Come infatti vedremo in una prossima “puntata” di questo blog, c'è davvero poco da attendersi – almeno nell'immediato futuro - da questa nuova modalità di vendita, se non un appesantimento burocratico e tempi di vendita più lunghi.

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