Giudicato endofallimentare ed inefficacia/revocabilità in sede di stato passivo

La Redazione
16 Marzo 2018

Il principio ex art. 95 l.fall. secondo il quale il curatore, oltre ad eccepire i fatti estintivi, modificativi o impeditivi del diritto fatto valere, può (e deve ove ne sussistano i presupposti) far valere l'inefficacia del titolo su cui sono fondati il credito o la prelazione - anche se è prescritta la relativa azione - opera anche nel caso in cui il curatore (pur in assenza di giudicato) non abbia fatto valere tale inefficacia/revocabilità in sede di stato passivo, né in sede di opposizione allo stato passivo e non possa farla valere perché processualmente preclusa.

Il principio ex art. 95 l.fall. secondo il quale il curatore, oltre ad eccepire i fatti estintivi, modificativi o impeditivi del diritto fatto valere, può (e deve ove ne sussistano i presupposti) far valere l'inefficacia del titolo su cui sono fondati il credito o la prelazione - anche se è prescritta la relativa azione - opera anche nel caso in cui il curatore (pur in assenza di giudicato) non abbia fatto valere tale inefficacia/revocabilità in sede di stato passivo, né in sede di opposizione allo stato passivo e non possa farla valere perché processualmente preclusa. In questo caso la preclusione verificatasi in quel giudizio si riverbera sulla posizione del curatore anche in qualunque altro successivo giudizio in cui vi sia come controparte colui nei cui confronti la questione sia oramai preclusa.

La preclusione di ogni ragione di inefficacia di un documento di cui il curatore si avvale in sede di stato passivo riposa sul fatto che il curatore, avvalendosi di una scrittura e rendendola opponibile alla massa, subentra in un rapporto contrattuale del fallito o fa valere un diritto del medesimo, non diversamente da un avente causa del fallito.

Nel procedimento fallimentare l'ammissione di un credito, sancita dalla definitività dello stato passivo, una volta che questo sia stato reso esecutivo con il decreto emesso dal giudice delegato ai sensi dell'art. 97 l.fall., acquisisce all'interno della procedura concorsuale un grado di stabilità assimilabile al giudicato, con efficacia preclusiva di ogni questione che riguardi il credito, comprese le eventuali cause di prelazione che lo assistono, questioni che non possono più essere riproposte inter partes neanche successivamente in altro giudizio in sede ordinaria.

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