Revisione prezzi: ratio, criteri di determinazione del quantum e possibilità di derogare all’indice F.O.I.
20 Marzo 2018
Il caso. La vicenda posta all'attenzione del Collegio riguarda la pretesa della società aggiudicataria dei servizi di raccolta rifiuti e di spazzamento stradale di vedere accertato il proprio diritto alla revisione dei prezzi contrattuali e di ottenere la condanna dell'Amministrazione alla quantificazione del dovuto in deroga all'indice F.O.I.. Il T.A.R., in ragione della natura imperativa della norma applicabile ratione temporis (art. 6, comma 4, l. n. 537 del 1993 e ss.mm.ii.) che sancisce l'obbligatorietà per i contratti ad esecuzione periodica o continuativa di recare una clausola di revisione periodica del prezzo, ha riconosciuto in capo all'impresa ricorrente il diritto alla revisione del compenso confermando solo in parte la correttezza dell'agire dell'Amministrazione per quanto riguarda l'applicazione dell'indice F.O.I. nella determinazione del quantum debeatur. Nel caso di specie, infatti, il Collegio ha cura di specificare che nella determinazione del dovuto si deve derogare all'indice succitato in ragione del ricorrere dei presupposti di cui all'art. 1664 c.c. applicabile analogicamente alla fattispecie in esame.
La questione. La questione giuridica sottesa alla decisione in commento riguarda le condizioni che devono sussistere per l'applicazione di un parametro diverso dall'indice F.O.I. nella determinazione del quantum debeatur a titolo di revisione dei prezzi con riguardo ai contratti di appalto di servizi. In particolare, si discute di quali sono i presupposti in presenza dei quali è possibile la deroga al predetto indice ovverosia che l'aumento dei costi abbia il carattere dell'eccezionalità e che di quest'ultima l'appaltatore abbia fornito puntuale prova.
Ratio, criteri di determinazione del quantum e possibilità di derogare all'indice F.O.I. Il Collegio, partendo dall'assenza nell'ordinamento di una norma specifica alla quale fare riferimento per applicare un indice diverso dal F.O.I. e quindi stabilire, rispetto al caso di specie, che l'eventuale aumento dei costi sostenuti dall'appaltatore è dotato del carattere della eccezionalità e che di tale eccezionalità è stata fornita prova da parte di questi, ritiene di dover ricorrere alla applicazione analogica del criterio fissato dall'art. 1664 c.c.. La disciplina privatistica dell'appalto riconosce alle parti del contratto il diritto di richiedere la revisione del prezzo pattuito quando, per effetto di circostanze imprevedibili, si siano verificati aumenti o diminuzioni superiori al decimo del prezzo con riguardo al costo dei materiali o della mano d'opera. Secondo il T.A.R. «da tale disposizione si evince, da un lato, l'irrilevanza ai fini della determinazione del prezzo delle oscillazioni dei costi che non determinino un aumento o una diminuzione superiori al 10% del prezzo complessivo dell'appalto, mentre, dall'altro lato, viene prevista una presunzione di significatività di tutti gli incrementi o diminuzioni superiori a detta soglia». Pertanto, nel caso in esame, dove, il costo del carburante ha avuto un incremento di gran lunga superiore alla predetta soglia, deve riconoscersi all'impresa il diritto alla quantificazione del dovuto con criteri derogatori degli indici F.O.I., la scelta dei quali deve rimettersi al potere discrezionale dell'Amministrazione. In definitiva, il fatto che, per costante orientamento giurisprudenziale, si ricorra all'indice F.O.I. per quantificare il compenso revisionale, «non esonera la stazione appaltante dal dovere di istruire il procedimento, tenendo conto di tutte le circostanze del caso concreto, al fine di poter esprimere la propria determinazione discrezionale».
La soluzione. La sentenza, conformandosi ad un orientamento consolidato in materia, riconosce la possibilità di avvalersi di indici diversi dal F.O.I. per stabilire il quantum debeatur a titolo di compenso revisionale esclusivamente in presenza di circostanze eccezionali ed individua, analogicamente, un parametro al quale l'interprete deve rifarsi per indagare la presenza, o meno, del requisito dell'eccezionalità nei diversi casi di specie. Diversamente opinando, infatti, verrebbe vanificata la ratio della norma, volta a coniugare l'esigenza di contenere la spesa pubblica con quella di garantire che le prestazioni di beni o servizi da parte degli appaltatori non subiscano con il tempo una diminuzione qualitativa a causa degli aumenti dei prezzi dei fattori della produzione. La c.d. revisione dei prezzi trova oggi la propria disciplina nell'art. 106, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 50 del 2016 e ss.mm.ii. che prevede che i contratti di appalto nei settori ordinari e nei settori speciali possono essere modificati senza una nuova procedura di affidamento “se le modifiche, a prescindere dal loro valore monetario, sono state previste nei documenti di gara iniziali in clausole chiare, precise e inequivocabili, che possono comprendere clausole di revisione dei prezzi”. L'apposizione della clausola, da parte dell'Amministrazione, diviene dunque facoltativa in linea con l'orientamento espresso dalla giurisprudenza amministrativa secondo cui l'istituto della revisione è preordinato prioritariamente alla tutela dell'esigenza, propria dell'Amministrazione, di evitare che il corrispettivo del contratto di durata subisca aumenti incontrollati, nel corso del tempo, tali da sconvolgere il quadro finanziario sulla cui base è avvenuta la stipulazione del contratto.
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