Codice Penale art. 593 ter - Interruzione di gravidanza non consensuale 1Interruzione di gravidanza non consensuale1 [I]. Chiunque cagiona l'interruzione della gravidanza senza il consenso della donna è punito con la reclusione da quattro a otto anni. Si considera come non prestato il consenso estorto con violenza o minaccia ovvero carpito con l'inganno. [II]. La stessa pena si applica a chiunque provochi l'interruzione della gravidanza con azioni dirette a provocare lesioni alla donna. [III]. Detta pena è diminuita fino alla metà se da tali lesioni deriva l'acceleramento del parto. [IV]. Se dai fatti previsti dal primo e dal secondo comma deriva la morte della donna si applica la reclusione da otto a sedici anni; se ne deriva una lesione personale gravissima si applica la reclusione da sei a dodici anni; se la lesione personale è grave quest'ultima pena è diminuita. [V]. Le pene stabilite dai commi precedenti sono aumentate se la donna è minore degli anni diciotto. Competenza: Trib. collegiale; Corte d’Assise (4° comma primo periodo) Arresto: facoltativo Fermo: consentito Custodia cautelare in carcere: consentita Altre misure cautelari personali: consentite Procedibilità: d’ufficio [1] Articolo inserito dall'art. 2, comma 1, lett. e) d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21. InquadramentoL'art. 593-ter punisce l'interruzione di gravidanza non consensuale dolosa (comma 1) e preterintenzionale (comma 2). La previsione riproduce la fattispecie di cui all'art. 18 l. n. 194/1978 e, insieme all'art. 593-bis è ora collocata nel nuovo Capo rubricato “Dei delitti contro la maternità” (Capo I-bis del Titolo XII del libro II del codice penale, dopo i delitti contro la vita e l'incolumità personale). Il trasferimento della disposizione dalla sede originaria (l. n. 194/1978) si spiega con la volontà del legislatore di una tutela rafforzata di soggetti deboli: la donna, con riguardo alla sua integrità fisica e al suo “progetto di maternità”, ed il nascituro; con ciò si sottolinea una direzione lesiva diversa rispetto a quella sottesa alle fattispecie di aborto consensuale, ma illecito, non a caso rimaste del corpo della legge speciale (in tal senso, Relazione allo Schema di D.Lgs.). SoggettiSi tratta di un reato comune che può essere commesso da “chiunque”. MaterialitàLa condotta di cui al comma 1, consiste nel provocare l’interruzione delle gravidanza in assenza di consenso della donna (la norma equipara all’assenza il consenso invalido, cioè estorto con la violenza o la minaccia, oppure carpito con l’inganno). La presenza del consenso della donna esclude pertanto la configurabilità della fattispecie. Il comma 2 descrive invece l’ipotesi del c.d. aborto preterintenzionale, in cui si punisce la condotta di chi determini l’interruzione di gravidanza con “azioni dirette a provocare lesioni alla donna”. Esula dall’ambito applicativo della fattispecie l’ipotesi in cui l’interruzione di gravidanza derivi da percosse (ricorrendo tale ipotesi l’agente risponderà del delitto di percosse in concorso con la fattispecie che punisce il reato di aborto colposo, Padovani, 1698). Elemento psicologicoLa condotta di cui al comma 1 richiede il dolo generico. L'errore sull'esistenza del consenso esclude il dolo, ne caso in cui sia dovuto a colpa, trova applicazione la previsione di cui all'art. 593-bis (Padovani, 1698). Nell‘ipotesi di cui al comma 2 si richiede il dolo rispetto alla condotta di lesioni, mentre, con riguardo all'imputazione dell'evento ulteriore (l'interruzione della gravidanza), conformemente al principio della responsabilità colpevole, imposto dalla sentenza Corte cost. n. 364/1988, è richiesta la colpa (si v. art. 584). Forme di manifestazioneSono previsti aggravamenti di pena nel caso in cui sia derivata, dai fatti descritti nei commi 1 e 2 , la morte delle donna oppure una lesione personale gravissima o grave (comma 4). Perché trovi applicazione questa previsione è necessario che l’evento sia “prevedibile”, ma non voluto (diversamente si configurerebbe un’ipotesi di concorso tra i reati di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo in commento, con i reati di lesioni o di omicidio volontario, Dolcini-Gatta, 2079). La pena è aggravata anche nei casi di minore età della donna. Una diminuzione di pena è invece prevista, per i casi di cui al comma 2, quando dalla lesione derivi, non l’interruzione della gravidanza, ma l’acceleramento del parto (c.d. parto prematuro preterintenzionale), da taluno, in sede interpretativa, qualificato come reato autonomo (Nuvolone, 38), e non quale circostanza attenuante della previsione di cui al secondo comma (in questo senso, Padovani, 1699). Profili processualiIl reato è procedibile d'ufficio; la competenza è del Tribunale collegiale; nell'ipotesi di cui al comma 4, primo periodo, è competente la Corte d'Assise. L'arresto è facoltativo; il fermo, la custodia cautelare in carcere, le altre misure cautelari sono consentite. In sede di legittimità si è osservato come non sussista l'obbligo di rinnovazione dell'assunzione delle prove dichiarative nel caso in cui il giudice di appello, che riforma "in peius" la sentenza di condanna di primo grado, procede solo ad una diversa riqualificazione dei giuridica dei fatti, senza però rivalutare il contenuto dichiarativo delle deposizioni dei testi escussi. (Fattispecie in cui in primo grado l'imputato era stato condannato per il delitto di tentata violenza privata nei confronti della compagna, mentre in appello i giudici avevano pronunciato una sentenza di condanna per i delitti di sequestro di persona, maltrattamenti e tentata interruzione non consensuale della gravi-danza, in conformità alle originarie imputazioni, Cass. V, n. 32351/2018). Il d.lgs. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia (art. 1, comma 1, lett. c) ha escluso il reato in commento dall'ambito applicativo dell'art. 131 bis cp. BibliografiaV. sub art. 593-bis. |