Codice Penale art. 604 ter - Circostanza aggravante 1Circostanza aggravante1 [I]. Per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità la pena è aumentata fino alla metà. [II]. Le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall'articolo 98, concorrenti con l'aggravante di cui al primo comma, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a questa e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena risultante dall'aumento conseguente alla predetta aggravante. [1] Articolo inserito dall'art. 2, comma 1, lett. i) d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21. InquadramentoL'art. 604-ter - inserito nel codice penale in virtù del d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21, in vigore dal 6 aprile 2018, attuativo della cd. riserva di codice - ricalca testualmente l'art. 3 del d.l. n. 122/1993, conv. con mod nella l. n. 205/1993, contestualmente abrogato. La norma prevede una circostanza aggravante quando il reato cui accede sia stato commesso per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno dette finalità Data la continuità normativa, il presente commento farà riferimento prevalentemente alla giurisprudenza ed alla dottrina formatesi sull'art. 3 d.l. n. 122/1993, conv. con mod. nella l. n. 205/1993. L'art. 8 d.lgs. n. 21/2018, proprio al fine di coordinare l'abrogazione delle norme di parte speciale con la loro contestuale introduzione nel codice penale, stabilisce che «dalla data di entrata in vigore del presente decreto, i richiami alle disposizioni abrogate dall'articolo 7, ovunque presenti, si intendono riferiti alle corrispondenti disposizioni del codice penale». Natura giuridicaSi tratta di una circostanza aggravante ad effetto speciale perché prevede un aumento di pena fino alla metà. MaterialitàLa circostanza in discorso è configurabile quando il reato cui accede sia stato commesso per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno dette finalità. La giurisprudenza prevalente ritiene che detta aggravante è configurabile non solo quando l'azione, per le sue intrinseche caratteristiche e per il contesto in cui si colloca, risulti intenzionalmente diretta a rendere percepibile all'esterno e a suscitare in altri analogo sentimento di odio e comunque a dar luogo, in futuro o nell'immediato, al concreto pericolo di comportamenti discriminatori, ma anche quando essa si rapporti, nell'accezione corrente, al pregiudizio manifesto di inferiorità di una sola razza, non avendo rilievo la mozione soggettiva dell'agente (Cass. V, n. 38591/2008, relativa all'espressione «negro perditempo»; Cass. V, n. 38597/2009, relativa a ingiuria, in cui l'autore del reato aveva rivolto all'indirizzo della p. o. le parole «cinghiale bastardo, sporco arabo»; in termini Cass. V, n. 49694/2009; Cass. V, n. 563/2012; Cass. V, n. 13530/2017, laddove è stata riconosciuta l'aggravante per l'appellativo «negra puttana» Cass. V, n. 32862/2019, Cass. V, n. 307/2021, per l’epiteto «negro di merda», la cui eloquenza in termini di pregiudizio negativo nei riguardi dell’offeso – cittadino extracomunitario - era rafforzata dal fatto che l’imputato l’aveva più volte invitato a "tornare nel suo Paese" non potendo, a suo dire, rimanere oltre nel territorio italiano). Quanto alla percepibilità da parte di terzi della manifestazione di odio razziale o etnico o religioso, essa non è stata reputata necessaria - oltre ad essere superflua tutte le volte in cui la diffusione o l’incitamento costituirebbero in sé reato - perché renderebbe inapplicabile il precetto ad una serie cospicua di reati (quelli cioè che si svolgono in assenza di persone diverse dall’agente e della p.o.) senza che una simile volontà legislativa sia desumibile dalla norma, invece di amplissimo respiro, e senza oltretutto che la differenziazione possa apparire ragionevole, tenuto conto che l’odio e la discriminazione razziale ben possono connotare azioni anche gravissime che però si svolgano in un contesto privato. Reati cui si applicaLa circ. aggravante in discorso si applica a tutti i reati punibili con pena diversa dall'ergastolo. Essa presuppone la consumazione di una fattispecie criminosa diversa da quelle espressamente previste dalla l. 13 ottobre 1975, n. 654 (oggi dall'art. 604 bis c.p.) (Trapasso, cit.). Conseguenze sanzionatorieIl co. 2 esclude che la circostanza in parola possa essere coinvolta in un giudizio di equivalenza o prevalenza rispetto alle attenuanti, la cui diminuzione opererà sulla pena risultante dall’aumento. CasisticaL’aggravante è stata riconosciuta, oltre che nei casi di cui al § ”Materialità”, per le espressioni: « va via di qua, sporca negra » (Cass. V, n. 9381/2006); « non voglio vedere marocchini davanti al locale » seguita da aggressione (Cass. V, n. 37609/2006). L’aggravante è stata altresì riconosciuta in relazione alle minacce di stupro fondate su motivazioni razziali (con manifestazioni di odio verso il popolo ebraico) dirette ad una docente di storia, studiosa dell’antisemitismo, non rilevando che la destinataria fosse o meno di origine ebraica, ma la sua vicinanza a detto popolo (Cass. V n. 563/2011) Compatibilità convenzionaleL'aggravante in parola è stata ritenuta compatibile con il dettato dell'art. 10 CEDU come interpretato dalla Corte di Strasburgo, giacché quest'ultima ritiene legittima e necessaria l'ingerenza statuale punitiva sulla libertà di espressione in presenza di manifestazioni di odio funzionali alla compressione dei principi di uguaglianza e di libertà (Cass. V, n. 32862/2019). Profili processualiA norma dell'art. 6, co. 1, d.l. n. 122/1993, quando i reati sono aggravati dalla circostanza di cui all'art. 3, co. 1, oggi trasmigrata nell'art. 604-ter, si procede di ufficio. Sulla base della stessa norma e dell'art. 33-bis, co. 1 lett. p), c.p.p., quando i reati non sono di competenza della Corte di assise, essi appartengono a quella del Trib. in composizione collegiale. BibliografiaTrapasso, Nota a Cassazione penale, 9 luglio 2009, n. 38597, sez. V - Il ruolo fondamentale dei "coefficienti soggettivi" nelle fattispecie penali in materia di discriminazione razziale: il caso della circostanza aggravante della finalità di discriminazione o di odio razziale, in Cass. pen., fasc. 11, 2010, 3833; v. inoltre, la bibliografia dell’art. 604 bis. |