Codice Civile art. 63 - Effetti della dichiarazione di morte presunta dell'assente.Effetti della dichiarazione di morte presunta dell'assente. [I]. Divenuta eseguibile la sentenza indicata nell'articolo 58 [730 c.p.c.], coloro che ottennero l'immissione nel possesso temporaneo dei beni dell'assente o i loro successori possono disporre liberamente dei beni [50, 54]. [II]. Coloro ai quali fu concesso l'esercizio temporaneo dei diritti o la liberazione temporanea dalle obbligazioni di cui all'articolo 50 conseguono l'esercizio definitivo dei diritti o la liberazione definitiva dalle obbligazioni. [III]. Si estinguono inoltre le obbligazioni alimentari indicate nel quarto comma dell'articolo 50. [IV]. In ogni caso cessano le cauzioni e le altre cautele che sono state imposte. InquadramentoL'articolo in commento, nel disciplinare i riflessi patrimoniali dichiarazione di morte presunta, ne fa decorrere gli effetti al momento dell'eseguibilità della relativa sentenza. Stante l'implicito rinvio all'art. 473-bis.63 c.p.c., dal combinato disposto delle due norme si deve ritenere che l'eseguibilità della sentenza dichiarativa della morte presunta è condizionata al suo passaggio in giudicato (ex art. 324 c.p.c.), e sempre che siano state osservate le formalità prescritte dalla medesima disposizione normativa. L'art. 63 è quindi di fondamentale importanza, perché condizionando il prodursi degli effetti della sentenza che dichiara l'assenza o la morte presunta al passaggio in giudicato della decisione nonché l'annotazione sull'originale delle inserzioni effettuate ai sensi dell'art. 473-bis.63, consente di fissare un termine certo a partire dal quale si producono gli effetti tipici della dichiarazione di morte presunta, soprattutto in materia successoria (si pensi alla decorrenza del termine per accettare l'eredità). Pertanto, se l'apertura della successione è fatta risalire alla data della presunta morte, e quindi al momento della scomparsa (Barillaro, 369), la delazione dell'eredità ha luogo nel momento dell'eseguibilità della sentenza, successivamente quindi al suo passaggio in giudicato (così anche Sgroi, 121, con efficacia retroattiva che trova il suo unico limite nell'avvenuto esaurimento dei rapporti o della ineliminabilità di modificazioni soggettive od oggettive). La norma è peraltro importante anche sotto un altro aspetto. Essa vale infatti a testimoniale, in linea con la dominante dottrina (così Giorgianni, 192; Barillaro, 320; Sgroi, 123 cfr. il commento all'art. 58), come la dichiarazione di morte presunta sia in toto parificabile all'accertamento della morte naturale, con tutto ciò che ne consegue In dottrina è stato ritenuto che gli eventuali negozi dispositivi compiuti prima dell'eseguibilità della sentenza, e quindi a prima vista in carenza di legittimazione, non sono affetti né da invalidità né tantomeno sono efficaci, in quanto – stante la retroattività dell'accertamento contenuto in sentenza – la sopravvenuta titolarità in capo al disponente sana il vizio sin dalla data dell'ultima notizia dell'assente (Barillaro, 348). In questo senso anche la giurisprudenza (Cass. n. 536/1981), secondo cui il negozio dispositivo di beni della persona dichiarata assente, posto in essere dal suo presunto erede, sebbene inficiato dalla carenza di legittimazione di quest'ultimo, il quale, ancorché immesso nel possesso di tali beni, non ha il potere di disporne (artt. 52 e 54 c.c.), non rimane caducato quando – dichiarata la morte presunta dell'assente e verificatasi conseguentemente, alla stregua degli artt. 58 e 456 c.c. , l'apertura della successione al medesimo al momento dell'ultima sua notizia – risulti che detto erede, allora non legittimato, era effettivamente titolare del diritto oggetto del negozio, poiché, per effetto del postumo riconoscimento in capo a lui di siffatta titolarità, si determina il consolidamento della stessa e della correlativa legittimazione. Ne consegue che colui che si accolla le obbligazioni di un concordato fallimentare (assuntore), dietro corrispettivo della cessione dei beni dell'attivo, si sostituisce al fallito anche nella titolarità di quelli di tali beni che il medesimo abbia acquistato come erede dell'assente di cui sia stata dichiarata la morte presunta in epoca antecedente al concordato. Peraltro, l'apertura della successione implica per i chiamati anche la facoltà di promuovere la divisione dei beni. In tema, si veda Cass. n. 1996/1961, secondo cui In forza della dichiarazione di morte presunta, la libera disponibilità del patrimonio del de cuius ed il conseguente diritto di chiederne la divisione spettano, indistintamente ed incondizionatamente, a tutti coloro che si trovino nella condizione prevista dall' art. 50 c.c. , senza che al riguardo abbia rilevanza il fatto che durante la fase dell'assenza il possesso temporaneo sia stato conseguito soltanto da alcuni di essi. Effetti della dichiarazione di morte presunta nei confronti degli immessi nel possesso temporaneo dei beni dell'assente.L'art. 63 c.c. ha riguardo agli effetti della dichiarazione di morte presunta nei confronti di coloro che, durante il protrarsi della situazione di assenza, abbiano fatto richiesta di essere temporaneamente immessi nel possesso dei beni, ex art. 50 c.c. A questo riguardo, a seguito della piena eseguibilità della sentenza dichiarativa della morte presunta, coloro i quali erano in precedenza stati immessi nel possesso temporaneo dei beni dell'assente, possono liberamente disporne senza più alcun vincolo (cfr. l'art. 54 c.c.), e di conseguenza coloro cui venne concessa, ai sensi dell'art. 50, l'esercizio temporaneo dei diritti nei confronti dell'assente nonché la liberazione temporanea delle obbligazioni, consolidano tali posizioni – creditorie e debitorie — inizialmente precarie, e pertanto il diritto di cui si discorre è definitivamente riconosciuto, e la liberazione dalle obbligazioni diviene definitiva. L'art. 63 prevede anche la definitiva estinzione delle obbligazioni alimentari di cui all'art. 50, comma 4, nonché l'automatico venir meno di tutte le cautele imposte durante il periodo di assenza del titolare, ed a tutela del suo patrimonio. Si verifica inoltre l'estinzione automatica di tutti i rapporti obbligatori che presuppongono la vita del dichiarato morto (Barillaro, 321; Sgroi, 121); mentre quanto ai debiti trasmessi agli eredi, si applica l'art. 752 c.c., secondo cui i coeredi contribuiscono tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari in proporzione delle loro quote ereditarie. Effetti della dichiarazione di morte presunta nei confronti di chi non aveva disponibilità dei beni dell'assente.Al contrario, l'art. 64 disciplina l'ipotesi degli effetti della dichiarazione di assenza nei confronti di chi, all'epoca dell'assenza, non si era avvalso della facoltà della previa immissione temporanea dei beni relitti. A questo riguardo, si producono i medesimi effetti che conseguono all'apertura della successione, sempre a far data dall'eseguibilità della sentenza. Pertanto gli eredi e gli aventi causa dell'assente “conseguono il pieno esercizio dei diritti loro spettanti” sul patrimonio ormai definitivamente relitto. La norma pone solo un vincolo. Atteso infatti che non v'è stata, nel caso di specie, immissione temporanea, e che quindi non è mai stato redatto l'inventario dei beni relitti, è necessario da parte di coloro che entrano nel materiale possesso di detti beni la redazione del predetto inventario. Lo stesso obbligo grava su coloro che succedono per effetto della dichiarazione di morte presunta nei casi di cui all'art. 60 c.c. Trattasi di onere previsto sia a favore del soggetto presunto morto, per l’eventualità che risulti ancora in vita, sia a favore dei suoi eredi, atteso che vi può non essere coincidenza soggettiva tra gli stessi e gli immessi. Secondo la dottrina, la redazione dell’inventario non dà luogo ad un’ipotesi di accettazione dell’eredità con il beneficio dell’inventario (Barillaro, 373). BibliografiaV. sub art. 58 c.c. |