Codice Civile art. 382 - Responsabilità del tutore e del protutore.

Annachiara Massafra

Responsabilità del tutore e del protutore.

[I]. Il tutore deve amministrare il patrimonio del minore con la diligenza del buon padre di famiglia [384, 1176]. Egli risponde verso il minore di ogni danno a lui cagionato violando i propri doveri.

[II]. Nella stessa responsabilità incorre il protutore per ciò che riguarda i doveri del proprio ufficio.

Inquadramento

La norma in esame   stabilisce che il tutore ed il protutore nell'esercizio delle proprie funzioni sono tenuti ad agire con la diligenza ordinaria del buon padre di famiglia e rispondono verso il minore per ogni danno a lui cagionato a causa della violazione dei propri doveri (Dell'Oro, 253, De Cupis, 502).

Trattasi di responsabilità avente natura, lato sensu, contrattuale, atteso che i doveri, dalla cui violazione essa deriva, si collocano nel rapporto obbligatorio che nasce, tra tutore e protutore e minore,, in forza della nomina effettuata dal Giudice tutelare (in merito De Cupis, 504). Dalla natura contrattuale della responsabilità discende poi la considerazione per la quale che l'onere della prova liberatoria grava sul tutore e sul protutore (in questo senso De Cupis, 504; Dell'Oro, 254, Pazè 279).

In questo senso si è espressa anche la giurisprudenza di merito in una risalente decisione (App. Roma, 19 maggio 1959, in Rep. Foro. it., 1960, voce tutela numero 7).

Secondo la dottrina il tutore ed il protutore rispondono nei confronti del minore anche qualora dimostrino di aver fatto quanto loro possibile per adempiere al loro dovere, rispondendo quindi anche per colpa lieve (Dell'Oro, 254, Jannuzzi-Lorefice, 280). L'importanza dell'ufficio che il tutore ed il protutore sono chiamati a svolgere, per quanto si tratti di attività svolta gratuitamente, determina altresì l'inapplicabilità della disposizione contenuta nell' art. 1710 c.c. (in questo senso Bucciante, 725). Da quanto sopra evidenziato ne consegue la possibilità di una rimozione o sospensione dal parte del Giudice tutelare per il caso di violazione dei doveri inerenti l'ufficio del tutore o del protutore che abbiano agito senza la dovuto diligenza (in merito Dell'Oro, 255).

Ciò può verificarsi sia nel caso in cui venga violato il dovere di amministrare il patrimonio con la diligenza del buon padre di famiglia sia in quello in cui vengano violati i doversi relativi alla cura della persona(Dell'Oro, 255).

Nell'esercizio delle funzioni, peraltro, il tutore riveste la qualifica di pubblico ufficiale, sicché la condotta di appropriazione di somme delle quali venga in possesso per ragione del suo ufficio integra il reato di peculato e non quello di appropriazione indebita (Cass. pen. VI. n- 2353/2014, trattasi in particolare di fattispecie nella quale è stata affermata la responsabilità per il delitto di peculato di persona che aveva esercitato di fatto la funzione di tutore; con riferimento all'amministrazione di sostegno si veda Cass. pen. VI, n. 50754/2014).

Come già evidenziato nel commento relativo all'art. 371 c.c., si deve in questa sede rimarcare che ove il tutore conviva con il minore risponde dei danni da questi cagionati nei confronti dei terzi ex art. 2048 c.c., salva la prova di non aver potuto impedire il fatto (in merito Cass. n. 1940/1955, in Giust. civ. 1955, I, 1619; e, più di recente, Cass. III, n. 3964/2014).

Bibliografia

Bisegna, Tutela e curatela, Nss. D.I., XIX, Torino, 1973; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Rescigno (diretto da) Trattato di diritto privato, Torino, 1997; De Cupis, Della tutela dei minori, sub Artt. 343-389, in Cian-Oppo Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; Dell'Oro, Tutela dei minori, in Comm. S.B., artt. 343-389, Bologna- Roma, 1979; Jannuzzi-Lorefice, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004; Pazè, La tutela e la curatela dei minori, in Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012, 336; Stella Richter- Sgroi, Delle persone e della famiglia, in Commentario del codice civile, Torino, 1958.

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