Codice Civile art. 383 - Esonero dall'ufficio.InquadramentoL' art. 383 c.c. disciplina una delle possibili cause che determinano la cessazione dell'ufficio del tutore: l'esonero (Dell'oro, 256). Quest'ultimo opera non in funzione della tutela dell'interesse del minore, se non in via mediata, ma in funzione della tutela dell'interesse del tutore. Nel dettaglio la fattispecie disciplinata dal legislatore attribuisce al Giudice tutelare il potere, discrezionale, di esonerare il tutore qualora l'esercizio della tutela sia soverchiamente gravoso (per condizioni soggettive del tutore od oggettive riferibili al patrimonio del minore) ed al contempo vi sia persona atta a sostituirlo. È stato evidenziato che il potere discrezionale attribuito al Giudice tutelare riduce sensibilmente l'obbligatorietà dell'ufficio del tutore, sebbene sottoposto alla duplice condizione della gravosità dell'ufficio e della presenza di persona atta a sostituire il tutore (in questo senso De Cupis, 505; al riguardo Dell'Oro, 256). La disposizione che disciplina l'esonero del tutore è alquanto scarna con riferimento al procedimento ed ai soggetti legittimati a chiederlo. La domanda può essere presentata subito dopo la nomina che in un momento successivo (De Cupis, 505; Dell'Oro, 257). Non si dubita che sia lo stesso tutore a poter chiedere di essere esonerato, potendo peraltro egli presentare reclamo dinanzi al Tribunale per i minorenni in caso di rigetto dell'istanza, ex art. 45 disp. att. c.c. Parte di dottrina esclude che il Giudice tutelare, nell'esercizio del suo potere discrezionale, possa esonerare d'ufficio il tutore (Pazè, 416; Dell'Oro, 259), sebbene la disposizione nulla specifichi al riguardo. L'esonero non ha peraltro effetto immediato; non solo deve sussistere persona atta a sostituire il tutore ma la stessa deve essere stata anche immessa nelle funzioni, prestando il giuramento di rito. Ne consegue la proroga dei poteri in capo al tutore esonerato, nel periodo intercorrente tra il decreto di esonero ed il giuramento del nuovo tutore (Dell'Oro, 257). Il protutore e l'ente assistenzialeCi si chiede se la disposizione in commento possa trovare applicazione anche nei confronti del protutore. La natura della funzione, e segnatamente dei compiti del protutore, potrebbero indurre a ritenere ardua la possibilità che il suo esercizio sia soverchiamente gravoso qualora, in particolare, la gravosità della tutela si riferisca a circostanze relative al patrimonio del minore. Tuttavia, sotto il profilo sostanziale, deve evidenziarsi che il protutore ben può esercitare funzioni vicarie che nel caso concreto potrebbero palesarsi come gravose nei termini di cui alla disposizione in commento. Sotto il profilo normativo, peraltro, è lo stesso legislatore a prevedere l'applicabilità della citata norma al protutore disponendo l'iscrizione del decreto di esonero del protutore nel registro delle tutele (Santarcangelo, 582; De Cupis, 506, Dell'Oro, 265, Bucciante, 684). Con riferimento a circostanze soggettive, relative alla persona del protutore (si pensi alla malattia dello stesso) le stesse pacificamente determinano l'applicabilità della disposizione in commento (in merito Dell'Oro, 258, De Cupis, 506). Diversamente, deve escludersi che la norma in commento possa applicarsi al tutore qualora esso sia l'ente assistenziale, in forza della natura obbligatoria di detto ufficio (Pazè, 404; contra Dell'Oro, 256). Esonero, dispensa, rimozione: differenzeL'esonero dall'ufficio di tutore si distingue dalla dispensa dal medesimo ufficio, così come dalla rimozione. La dispensa consente alla persona che si trovi in alcune delle condizioni di cui agli artt. 351 e 352 c.c. di non svolgere l'ufficio tutelare, con una differenza significativa. Nei casi disciplinati dall'art. 351 c.c. essa opera automaticamente ed esclude la nomina a tutore o la conservazione dell'ufficio e, salvo che la persona nominata non vi rinunci, non consente al Giudice tutelare di nominarlo, né il decreto può nei suoi confronti produrre effetto (si veda subart. 351 c.c.). Si ritiene, infatti, che la nomina disposta dal Giudice tutelare in questo caso sia invalida e priva di effetti, con la conseguenza che la persona nominata legittimamente possa non giurare e non compiere alcun atto, anche se urgente, nell'interesse del minore (in questo senso Bisegna, 932; De Cupis, 440, Jannuzzi Lorefice, 270). Nella fattispecie prevista dall'art. 352 c.c. è la persona designata a decidere se avvalersi o meno della dispensa; in questo caso, tuttavia, ove se ne avvalga, il Giudice tutelare non gode di alcun margine di autonomia ed è tenuto ad accogliere l'istanza. L'esonero dall'ufficio, diversamente, è discrezionale ed è operante solo successivamente alla nomina (in merito De Cupis, 505). Diversamente nella rimozione, la cessazione dell'ufficio dipende dalla condotta negligente del tutore ma entrambi gli istituti sono accumunati dalla circostanza che la causa di cessazione non opera automaticamente essendo rimessa alla discrezionale valutazione del Giudice tutelare. BibliografiaBisegna, Tutela e curatela, Nss. D.I., XIX, Torino, 1973; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Rescigno (diretto da) Trattato di diritto privato, Torino, 1997; De Cupis, Della tutela dei minori, sub Artt. 343-389, in Cian-Oppo Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; Dell'Oro, Tutela dei minori, in Comm. S.B., artt. 343-389, Bologna- Roma, 1979; Jannuzzi-Lorefice, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004; Pazè, La tutela e la curatela dei minori, in Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012; Stella Richter- Sgroi, Delle persone e della famiglia, in Commentariodel codice civile, Torino, 1958; Tamburrino, Delle persone fisiche, Torino, 1990. |