Codice Civile art. 352 - Dispensa su domanda.

Annachiara Massafra

Dispensa su domanda.

[I]. Hanno diritto di essere dispensati su loro domanda dall'assumere o dal continuare l'esercizio della tutela [353]:

1) i grandi ufficiali dello Stato non compresi nell'articolo precedente;

2) gli arcivescovi, i vescovi e i ministri del culto aventi cura d'anime;

3) (1);

4) i militari in attività di servizio;

5) chi ha compiuto gli anni sessantacinque;

6) chi ha più di tre figli minori;

7) chi esercita altra tutela;

8) chi è impedito di esercitare la tutela da infermità permanente;

9) chi ha missione dal Governo fuori dello Stato o risiede per ragioni di pubblico servizio fuori della circoscrizione del tribunale dove è costituita la tutela.

(1) Numero abrogato dall'art. 161 l. 19 maggio 1975, n. 151.

Inquadramento

Fuori dei casi disciplinati dall'art. 351 c.c., che costituiscono un'ipotesi di dispensa legale dall'ufficio di tutore, per talune categorie di persone è comunque possibile presentare istanza motivata al Giudice tutelare di dispensa dall'ufficio (dispensa facoltativa).

Il legislatore ha ritenuto di attenuare il carattere doveroso della tutela, introducendo alcuni casi di dispensa motivati dalla condizione personale di determinati soggetti, chiamati ad assumere l'ufficio (così Bucciante, 703; sul punto altresì Jannuzzi, 187).

Ciò, tuttavia, non deve portare a ritenere che l'istituto della dispensa facoltativa tuteli solo l'interesse di colui che richiede l'esonero. Esso, invero, tutela anche l'interesse del minore ad essere rappresentato da chi possa concretamente ed agevolmente prendersi cura dei suoi interessi e della sua persona (in questo senso Bucciante, 706).

Differentemente dall'ipotesi contemplata dall'art. 351 c.c., che opera ex lege, affinché la persona possa essere dispensata nel caso previsto dalla disposizione in commento è necessario che venga presentata una specifica domanda in tal senso. Quest'ultima non è suscettibile di valutazione da parte del Giudice tutelare il quale è tenuto, una volta presentata, ad accoglierla (De Cupis, 441). Ciò lo si desume dal tenore letterale della disposizione che espressamente prevede «hanno diritto di essere dispensati dall'assumere o dal continuare l'esercizio». Le cause di dispensa su domanda, inoltre, possono essere preesistenti alla nomina ovvero intervenire nel corso del rapporto.

Si ritiene in dottrina che la norma operi nel senso che la persona nominata, verificata la preesistenza di una causa di dispensa, possa presentare la relativa domanda prima di aver giurato e, dunque, entro i dieci giorni successivi a quello in cui ha avuto legalmente notizia della sua nomina. Nelle more della sua sostituzione, il nominato tutore tuttavia è tenuto a prestare il giuramento ed a svolgere l'ufficio conferitogli, onde evitare che la vacanza dalla funzione possa arrecare pregiudizio al minore (Bucciante, 705; Bisegna, 932; si vedano altresì Santarcangelo, 498; Pazè, 357).

Deve rilevarsi che la disposizione si riferisce non solo all'ipotesi di assunzione dell'ufficio ma anche a quella di continuazione. In particolare, l'ipotesi della dispensa dalla continuazione dell'esercizio della tutela ben può realizzarsi nel caso in cui il tutore svolga più di un incarico tutorio (n. 7 della disposizione in commento). Laddove la causa di dispensa si verifichi successivamente alla prestazione del giuramento, quindi, il tutore può presentare domanda al Giudice tutelare per essere esonerato finché essa persista (Dell'Oro, 99; Bucciante 705).

Sicché si pone il problema di coordinare la presente disposizione con quella di cui all'art. 383 c.c. che consente al tutore di essere esonerato dall'ufficio qualora esso sia soverchiamente gravoso e vi sia altra persona idonea a sostituirlo. Il problema in particolare riguarda la validità della domanda di dispensa presentata successivamente al giuramento per una causa antecedente alla nomina. Per taluni la citata domanda potrebbe valere quale richiesta di esonero (Bucciante, 705, il quale ritiene che,, per l'ipotesi di causa di dispensa preesistente al giuramento ma rappresentata successivamente ad esso, la domanda tardiva non possa essere considerata come una istanza di dispensa ma che possa essere valutata come un'istanza di esonero).

Le fattispecie tipiche

Possono essere dispensati dall'ufficio di tutore: i grandi Ufficiali dello Stato (non compresi nell'articolo precedente); gli arcivescovi; i vescovi ed i ministri di culto aventi cura d'anime; i militari in attività di servizio; chi ha compiuto sessantacinque anni; chi ha più di tre figli minori; chi esercita altra tutela; chi è impedito di esercitare la tutela da infermità permanente; chi ha missione dal Governo fuori dello Stato.

La dottrina dominante ritiene che nella previsione di cui al punto 1) debbano essere anche compresi i vice Presidenti delle camere, i sottosegretari, i prefetti, gli ambasciatori, i presidenti delle Supreme magistrature, delle sezioni delle stesse, i Procuratori generali presso la Corte di Cassazione, i Giudici della Corte Costituzionale (in questo senso Dell'Oro, 93). Mentre, con riferimento alla previsione di cui al punto 2), si ritiene che la disposizione, attraverso una lettura costituzionalmente orientata, si rivolga ai ministri di tutti i culti e che per militari si faccia riferimento anche ai corpi di polizia (Dell'Oro, 95).

L' ulteriore fattispecie contemplata è l'esercizio di altra tutela che consente al tutore di presentare domanda di dispensa in considerazione della gravosità dell'incarico tutorio già svolto.

Anche l'essere genitore di più di tre figli minori, previsto dal n. 6 dell'art. 352 c.c. della disposizione in commento, attribuisce alla persona il diritto potestativo di chiedere la dispensa dalla funzione di tutore. In merito si ritiene, anche se non è espressamente indicato, che la dispensa si riferisca solo a persona che eserciti nei confronti di tre minori la responsabilità genitoriale, atteso che non vi sarebbe diversamente logica giustificazione alla dispensa, prevista dal legislatore proprio in forza della gravosità dell'esercizio della responsabilità (De Cupis, 442).

Per quanto concerne la fattispecie disciplinata dal n. 9 dell'art. 352, che contempla l'ipotesi di «chi ha missione dal Governo fuori dallo Stato o risiede per ragioni di pubblico servizio fuori dalla circoscrizione del tribunale dove è costituita la tutela», essa trova la sua giustificazione nel fatto che la lontananza potrebbe generare diversi problemi all'esercizio della tutela (Dell'Oro, 98).

Bibliografia

Bisegna, Tutela e curatela, Nss. D.I., XIX, Torino, 1973, 924; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Rescigno (diretto da), Trattato di diritto privato, Torino, 1997; De Cupis, Della tutela dei minori, sub Art- 343-389, in Cian-Oppo Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; Dell'Oro, Tutela dei minori, in Comm. S.B., artt. 343-389, Bologna- Roma, 1979; Jannuzzi, in Lorefice (a cura di), Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2000; Pazè, La tutela e la curatela dei minori, in Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012; Santarcangelo, La volontaria giurisdizione, Milano 2003; Stella Richter- Sgroi, Delle persone e della famiglia, in Commentario del codice civile, Torino, 1958.

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