Codice Civile art. 110 - Celebrazione fuori della casa comunale.

Giuseppe Buffone

Celebrazione fuori della casa comunale.

[I]. Se uno degli sposi, per infermità o per altro impedimento giustificato all'ufficio dello stato civile, è nell'impossibilità di recarsi alla casa comunale, l'ufficiale si trasferisce col segretario nel luogo in cui si trova lo sposo impedito, e ivi, alla presenza di quattro testimoni, procede alla celebrazione del matrimonio secondo l'articolo 107 [137].

Inquadramento

Il matrimonio può essere celebrato fuori dalla casa comunale nel caso in cui uno degli sposi non possa recarsi alla casa comunale per infermità o per altro impedimento. In questo caso, l'ufficiale si trasferisce col segretario nel luogo in cui si trova lo sposo impedito, e ivi, alla presenza di quattro testimoni, procede alla celebrazione del matrimonio, nel rispetto delle formalità ex lege (v. art. 107 c.c.).

Matrimonio celebrato fuori dalla casa comunale

Le ipotesi che legittimano la celebrazione del matrimonio fuori dal Comune non sono tassative ma ricavabili, in via interpretativa, dal tenore dell'art. 110 c.c. che predica l'esistenza di un legittimo impedimento o la sussistenza di un particolare stato morboso.

Proprio in via ermeneutica, la Dottrina ha ritenuto che possa avvalersi del beneficio previsto dall'articolo in rassegna anche il nubendo che versi in stato di detenzione ove non gli sia concesso di ottenere l'autorizzazione ad allontanarsi dalla casa di reclusione (Finocchiaro F., Matrimonio in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993, 88). L'impedimento deve essere «giustificato» all'ufficiale dello Stato Civile e, pertanto, anche in questo caso si presuppone che i nubendi rivolgano precipua istanza al medesimo; contro il rifiuto sarà concessa opposizione secondo il regime ordinario. L'ufficiale di Stato Civile che celebri il matrimonio fuori dalla casa comunale in assenza dei presupposti ex art. 110 c.c. incorrerebbe nella sanzione prevista dall'art. 138 c.p.c. (Sesta 359). Le modalità di celebrazione del matrimonio sono parzialmente differenti da quelle ordinario poiché sono previsti quattro testimoni: ciò si giustifica poiché, nel caso di cerimonia celebrata ex art. 110 c.c., difetta il requisito della pubblicità (Finocchiaro F., Matrimonio in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993, 88). L'assenza dei testimoni, o il loro numero inferiore alla previsione legale, non determina invalidità del vincolo ma irregolarità procedimentale.

Matrimonio celebrato presso siti diversi dalla casa comunale

In virtù dell'art. 3 del d.P.R. n. 396/ 2000, i comuni possono disporre, anche per singole funzioni, l'istituzione di uno o più separati uffici dello stato civile ove è possibile provvedere alla celebrazione dei matrimoni. Vi è, infatti, che nella sensibilità collettiva, la celebrazione del matrimonio è oramai avvertita come una vicenda non necessariamente intima o sacrale, ma anche mondana, e tale da sottrarsi — quanto meno con riguardo al luogo — al rigido cerimoniale previsto dalla tradizione. D'altra parte, l'esternalizzazione del rito matrimoniale in siti a valenza storico-artistica o paesaggistica rappresenta un'opzione coerente con i valori protetti dalla Carta costituzionale (Cons. St. n. 196/2014). Nel caso in cui il matrimonio sia celebrato presso un sito comunale diverso dal municipio non si versa nell'ipotesi ex art. 110 c.c. in quanto il vincolo si considera comunque celebrato in luogo pubblico riferibile all'ente locale. Si ricade, pertanto, piuttosto nell'art. 106 c.c.

D'altro canto, in tanto il matrimonio può essere celebrato in sito diverso dalla casa comunale in quanto esso sito, anche se esterno alla casa comunale, sia nella disponibilità giuridica del Comune con carattere di ragionevole continuità temporale, purché destinato a questa funzione e pertanto dedicato in via non occasionale alla celebrazione dei matrimonio (v. Min. Interno, circ. n. 9 del 7 giugno 2007).

La giurisprudenza amministrativa è stata investita, in sede consultiva, della questione relativa alla esatta interpretazione degli artt. 106, 110 c.c. esprimendosi in senso favorevole a una interpretazione estensiva del requisito della esclusività della destinazione del sito. In particolare, ha ritenuto possibile tanto una destinazione frazionata nel tempo (determinati giorni della settimana, determinati giorni del mese), quanto una destinazione frazionata nello spazio (determinate aree del luogo), purché precisamente delimitati e aventi carattere duraturo, o, comunque, non occasionale. In tal modo viene garantita la possibilità di impiegare un sito a valenza culturale o estetica per le celebrazioni matrimoniali, senza sottrarlo al godimento della collettività (Cons. St., n. 196/2014). Il parere del Consiglio di Stato qui citato è oggi posto a base delle indicazioni ministeriali contenute nella circolare n. 10 del 28 febbraio 2014 del Ministero dell'Interno.

Bibliografia

Benedetti, Il procedimento di formazione del matrimonio e le prove della celebrazione, in Tr. ZAT, I, Milano, 2011; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Ferrando, L'invalidità del matrimonio in Tr. ZAT, I, Milano 2002; Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Spallarossa, Le condizioni per contrarre matrimonio, in Tr. ZAT, I, Milano, 2011.

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