Codice Civile art. 125 - Azione del pubblico ministero.

Giuseppe Buffone

Azione del pubblico ministero.

[I]. L'azione di nullità non può essere promossa dal pubblico ministero dopo la morte di uno dei coniugi [117].

Inquadramento

Il matrimonio contratto in violazione degli articoli 86,87,88 c.c. (v. art. 117 c.c.) o dalla persona che sia interdetta (v. art. 119 c.c.) può essere impugnato anche dal Pubblico Ministero, a difesa dell'interesse pubblico sotteso alla protezione di valori fondamentali. La norma contenuta nell'art. 125 c.c., tuttavia, in questo caso, limita nel tempo questa facoltà impugnatoria prevedendo che il pubblico ministero non possa coltivare il giudizio invalidatorio dopo la morte di uno dei coniugi.

Azione promossa dal P.M.

Il Pubblico Ministero è legittimato a promuovere l'azione civile nei casi previsti dall'art. 69 c.p.c. e deve intervenire obbligatoriamente nelle ipotesi contemplate dall'art. 70 c.p.c. L'art. 69 c.p.c. richiama i casi previsti dalla Legge e, in questo richiamo, va collocata la disposizione di cui all'art. 125 c.c. Quando il P.M. è legittimato ad agire, a questi competono tutti i poteri processuali che spetterebbero alla parte privata anche se la domanda è ispirata dalla tutela di un interesse pubblico (da qui il fatto che l'azione è di nullità). Il limite introdotto all'azione del Pubblico Ministero è limite a una facoltà esercitata dalla parte pubblica a difesa di valori fondamentali e a presidio di interessi pubblici: ne consegue che si tratta di limite eccezionale. La norma va dunque interpretata in senso stretto: ebbene, essa applica il limite solo alla «promozione» dell'azione e non anche alla «prosecuzione»; ne consegue che il P.M. può portare a termine il giudizio sino al giudicato nonostante la morte del coniuge, ostativa all'azione del pubblico ministero solo se ancora il giudizio non è iniziato.

Questa tesi trova conforto in certa Dottrina (Finocchiaro, 180) ma risulta obliterata in giurisprudenza e da altri commentatori.

In particolare, secondo la (scarna) giurisprudenza in materia, la legittimazione del p.m. viene meno se la morte del coniuge sopraggiunga nel corso del giudizio da lui validamente instaurato che non può essere più proseguito (Cass. n. 2671/1955).

Unione civile

La normativa sulle unioni civili (art. 1 comma 20, l. 20 maggio 2016, n. 76), prevede una clausola generale di estensione agli uniti civili delle norme ordinamentali dedicate ai coniugi: «al solo fine di assicurare l'effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso». Questa estensione però ha dei limiti. Infatti è espressamente previsto che essa «non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge». Pertanto, si applicano alle unioni civili solo le disposizioni del c.c. richiamate in modo esplicito. La disposizione qui in commento è tra quelle espressamente richiamate e, quindi, applicabili.

Rito Unitario

È opportuno menzionare l'importante modifica introdotta dal decreto legislativo n. 149 del 2022 (cd. Riforma Cartabia) che ha modificato il codice di procedura civile prevedendo, in particolare, nuove disposizioni nel libro II, titolo VI-bis ove sono state introdotte: «Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», cd. pPMF).  Quanto al campo di applicazione del nuovo rito unitario – che non è più un procedimento speciale – l'art. 473-bis c.p.c. prevede che le disposizioni contenute nel nuovo titolo IV-bis si applichino a tutti i procedimenti (di natura contenziosa) relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del tribunale ordinario, di quello per i minorenni e del giudice tutelare, salvo che non sia diversamente stabilito e salve le esclusioni espressamente indicate dallo stesso articolo. Queste riguardano, in particolare, sia i procedimenti che in questa materia siano espressamente sottoposti dal legislatore ad altra disciplina processuale, sia i procedimenti volti alla dichiarazione dello stato di adottabilità, dei procedimenti di adozione dei minori, sia, infine, i procedimenti (di diversa natura e oggetto) attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. La clausola generale di esclusione del rito unitario poggia le basi su due circostanze: 1) che il procedimento “non sia contenzioso”; 2) che sia “diversamente stabilito”. Le azioni in esame ricadono nel campo di applicazione del rito unitario trattandosi di procedimento in materia di impugnazione del matrimonio e, dunque, azioni di stato delle persone. Ebbene, il nuovo rito unitario regola espressamente l'azione del pubblico ministero descrivendo i contenuti del suo ricorso nell'art. 473-bis.13 c.p.c.

Bibliografia

Benedetti, Il procedimento di formazione del matrimonio e le prove della celebrazione in Tr. ZAT, I, Milano, 2011; Bianca, Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Cian, Trabucchi - a cura di -, Commentario breve al codice civile, Cedam, 2011; Ferrando, L'invalidità del matrimonio, in Tr. ZAT, I, Milano 2002; Finocchiaro, Matrimonio in Comm. S. B., artt. 84 - 158, Bologna - Roma, 1993; Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta - a cura di -, Codice della famiglia, Milano, 2015; Spallarossa, Le condizioni per contrarre matrimonio, in Tr. ZAT, I, Milano, 2011.

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