Regolamento - 20/12/2010 - n. 1259 art. 13 - Divergenze fra le legislazioni nazionali

Gustavo Danise

Divergenze fra le legislazioni nazionali

Nessuna disposizione del presente regolamento obbliga le autorità giurisdizionali di uno Stato membro partecipante la cui legge non prevede il divorzio o non considera valido il matrimonio in questione ai fini del procedimento di divorzio ad emettere una decisione di divorzio in virtù dell'applicazione del regolamento stesso.

Inquadramento

L'art. 13 traduce in termini normativi il principio direttivo indicato nel 26° considerando. Si tratta di un ulteriore strumento di protezione dell'autonomia giuridica ed ordinamentale dei singoli Stati aderenti, in quando la norma non obbliga il giudice nazionale adito a pronunciare il divorzio secondo la legge prescelta dalle parti se il divorzio non è previsto dall'ordinamento in cui opera o se non considera valido il matrimonio in questione.

La clausola di salvaguardia

L'art. 13 offre ai giudici nazionali la possibilità di non emettere una pronuncia di divorzio quando il proprio ordinamento non conosce l'istituto, o non considera valido il matrimonio ai fini del procedimento di divorzio. Si tratta di una norma che contiene una clausola di salvaguardia dell'autonomia ordinamentale di ciascuno Stato, che va a completare il limite dell'ordine pubblico di cui al precedente art. 12. Inoltre, tenendo conto della circostanza che l'articolo in esame stabilisce che le autorità giurisdizionali di uno Stato sono tenute a considerare valido un determinato matrimonio ai fini del divorzio, è garantita anche la possibilità, per gli Stati membri, di impedire ogni forma di riconoscimento, seppure in via indiretta, di unioni tra coppie dello stesso sesso, laddove tale forma di matrimonio non sia da esso riconosciuta. Nonostante la formulazione della norma richiami solo il divorzio, si deve ritenere che essa sia applicabile anche ai procedimenti di separazione personale (Leandro, 1522 ss.). Ciò premesso, si deve rilevare che la prima parte della norma è stata inserita per far sì che Malta, nel cui ordinamento non era previsto l'istituto del Divorzio, aderisse al regolamento; ma oramai questa motivazione è venuta meno dal momento anche tale paese ha introdotto nel proprio ordinamento il divorzio con Legge entrata in vigore il 1° ottobre 2011. Più complessa risulta invece l'esame della seconda fattispecie prevista in quanto la validità del matrimonio non rientra, come visto, nel campo di applicazione del regolamento, anche quando si tratti di questione preliminare, per cui un'applicazione della lex fori avrebbe come conseguenza quella di aggirare i limiti di applicazione del regolamento. Per tale ragione è stato suggerito che essa debba essere interpretata in via restrittiva, potendo riguardare solo l'ipotesi di questione preliminare sottoposta alla lex fori, che considera non valido il matrimonio, ai fini del procedimento di divorzio (Leandro op cit., 1522). Si è affermato che la disposizione introduce «una norma materiale che, rafforzando per così dire il limite dell'ordine pubblico positivo, comporta l'esclusione della legge applicabile quando l'ordinamento straniero si ponga in contrasto con questi valori» (Viarengo, 623). Va ricordato che la Commissione, nella Dichiarazione contenuta nell'Allegato II, Consiglio dell'Unione europea, 26 novembre 2010, (17046/10 JUSTCIV 214 JAI 1008), aveva espresso la propria contrarietà all'inserimento di tale previsione, ravvisando in essa «una deroga che nega la finalità stessa della cooperazione rafforzata» ed auspicandone pertanto un'interpretazione che lasci «impregiudicato l'obbligo per uno Stato membro la cui legislazione non prevede il divorzio di accettare la competenza e di considerare un'istanza di divorzio allorché è investito in virtù delle norme di competenza giurisdizionale di cui al regolamento (CE) n. 2201/2003». Resta il fatto che, ove anche si riconoscesse competente, lo Stato in questione potrà, nel momento in cui si trattasse di pronunciare una sentenza di divorzio, declinare la competenza stessa, con il rischio, per quanto teorico, che a questo punto non vi sia più una giurisdizione competente al riguardo. Al fine proprio di evitare che possano verificarsi ipotesi di diniego di giustizia nel caso in cui nessuno degli ordinamenti competenti in base al regolamento conosca l'istituto del divorzio, si rammenta che il Consiglio, su sollecitazione del Parlamento europeo, ha adottato una dichiarazione nella quale si richiama l'opportunità di modificare il regolamento Bruxelles II-bis, introducendo «un foro nei casi in cui le autorità giurisdizionali competenti siano tutte situate in Stati membri la cui legge non prevede il divorzio o non riconosce la validità del matrimonio in questione ai fini di una decisione di divorzio (forum necessitatis)» (Dichiarazione del Consiglio, Allegati I, Consiglio dell'Unione europea, 26 novembre 2010, JUSTCIV 214, JAI 1008 richiamata in Franzina, Sul forum necessitatis nello spazio giudiziario europeo, in Riv. dir. int., 2009, 1121-1129; Tonolo, 77; Clerici, 1064).

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