Codice Civile art. 264 - Impugnazione da parte del figlio minore (1) (2).Impugnazione da parte del figlio minore (1) (2). [I]. L'impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità può essere altresì promossa da un curatore speciale nominato dal giudice, assunte sommarie informazioni, su istanza del figlio minore che ha compiuto quattordici anni, ovvero del pubblico ministero o dell'altro genitore che abbia validamente riconosciuto il figlio, quando si tratti di figlio di età inferiore (1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo le parole «Capo II. "Della filiazione naturale e della legittimazione"»; «Sezione I. "Della filiazione naturale» e la rubrica del paragrafo 1 «Del riconoscimento dei figli naturali» con le parole: «Capo IV. "Del riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio"». (2) Articolo sostituito dall'art. 29, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Il testo precedente recitava: «Impugnazione da parte del riconosciuto. [I]. Colui che è stato riconosciuto non può, durante la minore età o lo stato d'interdizione per infermità di mente, impugnare il riconoscimento. [II]. Tuttavia il giudice, con provvedimento in camera di consiglio su istanza del pubblico ministero o del tutore o dell'altro genitore che abbia validamente riconosciuto il figlio o del figlio stesso che abbia compiuto il sedicesimo anno di età, può dare l'autorizzazione per impugnare il riconoscimento, nominando un curatore speciale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. L'articolo era già stato sostituito dall'art. 112 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoL'articolo fu modificato dal d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154, in relazione alla posizione del figlio minore, mentre rispetto al figlio interdetto, si applica l'art. 245 c.c relativo all'azione di disconoscimento. La disposizione in esame è pienamente conforme all'ultimo comma dell'art. 244 c.c., relativo all'azione di disconoscimento. Il riconoscimento non può essere impugnato dal figlio finché è minore. Per sopperire a tale impossibilità, è previsto che il giudice (il tribunale ordinario) nomini un curatore speciale, su istanza del pubblico ministero o dell'altro genitore, ove il figlio sia infraquattordicenne, mentre è eliminato dalla novella il riferimento al tutore, che comunque cesserebbe dalle sue funzioni (Dogliotti, 2015, 361). Peraltro, ai sensi dell'art. 74 l. 4 maggio 1983, n. 184, qualora vi sia un sospetto di un possibile mercato di bambini, il tribunale per i minorenni può provvedere anche d'ufficio (Majello, 1982, 154). In ordine all'interrogativo sulla ragione per cui si esclude la proponibilità dell'azione da parte dell'altro genitore, ovvero del rappresentante legale del minore, si richiama la possibilità di un conflitto di interessi tra genitore (o tutore) e il figlio minore (Majello, 1982, 155). Comunque, si tratta di una norma speciale,0 che costituisce un'eccezione ai principi generali sulla rappresentanza legale, sicché altri individuano la sua ratio nel carattere personale dell'azione, quando sia proposta dal riconosciuto ovvero dall'autore del riconoscimento (Dogliotti, 2015, 362). Anche rispetto a questa disposizione, dunque, la riforma della filiazione del 2013 ha parificato la posizione del figlio di genitori non coniugati a quella del figlio legittimo, disciplinando la fattispecie in modo analogo al disconoscimento di paternità, con la sola innovazione dell'abbassamento dell'età dai 16 ai 14 anni, al fine di procedere alla nomina del curatore speciale (Farolfi, 2015, 1050). Andrà nominato il curatore speciale anche per proporre impugnazione del riconoscimento ex art. 251 c.c., relativo ai figli incestuosi. Il curatore dovrà comunque essere nominato in caso di legittimazione passiva del minore (Dogliotti, 2015, 362). La disposizione in esame va coordinata con l'art. 74 l. 4 maggio 1983, n. 184, che ha la funzione di risolvere il problema dei falsi riconoscimenti, mediante l'obbligo per l'ufficiale dello stato civile di segnalare i riconoscimenti effettuati da persone coniugate, di figli non riconosciuti dall'altro genitore; di tali riconoscimenti l'ufficiale dello stato civile dovrà informare il tribunale per i minorenni, che sarà chiamato ad effettuare le opportune indagini, al fine di accertarne la veridicità e a disporre, anche di ufficio, se dovesse ritenere la sussistenza di motivi di falsità dello stesso, la nomina di un curatore speciale per dare l'avvio a un procedimento di impugnazione, ai sensi dell'art. 264 c.c. In tal caso, è possibile procedere a un affidamento familiare, nelle more della definizione del procedimento (Sesta, 2013, 309). La Cass. I, n. 23290/2015 ha ribadito che il curatore speciale del minore è legittimato a proporre impugnazione del riconoscimento del figlio naturale per difetto di veridicità ai sensi dell'art. 74 della l. 4 maggio 1983, n. 184, giusta il rinvio formale contenuto in tale disposizione al previgente testo dell'art. 264, comma secondo, c.c. (oggi art. 264 c.c. in unico comma, a seguito della nuova formulazione introdotta dall'art. 29 del d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154). La giurisprudenza (Corte app. Catanzaro sez. I, 28 gennaio 2020) ha ricordato che nel procedimento di impugnazione per difetto di veridicità di un riconoscimento di figlio nato fuori dal matrimonio l’apprezzamento dell’interesse del minore va effettuato non solo nel procedimento camerale ex art. 264 c.c. volto alla nomina di un curatore autorizzato a promuovere l’azione ma anche nel giudizio di merito e nel successivo grado di appello. Cenni sul procedimentoIl d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, di riforma del processo civile, ha introdotto il rito unificato per le controversie in materia di stato delle persone, di famiglia e di minori, disciplinato dagli artt. 473-bis e seguenti c.p.c. Il procedimento si instaura con ricorso. La competenza appartiene al tribunale territorialmente individuato secondo le regole del giudizio ordinario di cognizione (art. 473-bis.11). Se devono essere adottati provvedimenti riguardanti minori, è competente il tribunale del luogo di ultima residenza del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato, entro l'anno dal trasferimento la competenza spetta al tribunale dell'ultima residenza abituale del minore. Ricevuto il ricorso, il presidente del tribunale nomina con decreto il giudice relatore e fissa l'udienza di comparizione delle parti davanti a questi. Prima dell'udienza il convenuto deve costituirsi, a pena di decadenze da facoltà difensive. L'attore può controbattere con una memoria scritta alla comparsa del convenuto; il convenuto, a sua volta, può rispondere con memoria scritta che l'attore ha ancora facoltà di contestare, prima dell'udienza. Quando la causa è matura per la decisione il giudice relatore (o istruttore se vi è stata assunzione di mezzi probatori) fissa l'udienza nella quale rimetterà le parti alla decisione del collegio e assegna ad esse tre termini successivi entro i quali esse devono: depositare le conclusioni; depositare la comparsa conclusionale; depositare le memorie di replica (art. 473-bis.28). All'udienza il giudice si riserva di riferire al collegio. La decisione è pronunciata con sentenza depositata entro 60 giorni dalla rimessione. La sentenza è impugnabile con appello. Ai sensi dell'art. 35 d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, le sue disposizioni processuali si applicano ai procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023; ai procedimenti pendenti in tale momento continuano ad applicarsi le norme ante vigenti. Il provvedimento citato ha modificato la normativa riguardante la nomina del curatore speciale. L'art. 78 c.p.c., primo comma, contiene tuttora la disposizione secondo cui se manca la rappresentanza o l'assistenza e vi sono ragioni d'urgenza, il giudice può nominare all'incapace un curatore speciale che lo rappresenti o lo assista finché subentri colui cui spetta la rappresentanza o l'assistenza. Ma ha poi: elencato i casi nei quali la nomina del curatore speciale per il minore può essere disposta d'ufficio (nuovo secondo comma dell'art. 78); attribuito la competenza al giudice che procede quando la necessità sorge nel corso di un procedimento, anche di natura cautelare (art. 80, primo comma, c.p.c.); e, più in generale, autorizzato il giudice a nominare d'ufficio il curatore speciale del minore nei casi previsti dalla legge (art. 473-bis.2 c.p.c.). BibliografiaAmadio, Macario, Diritto di famiglia, 2016; Amore, nota a Cass, 26097/2013 in Cass. Pen., 2014, 6, 2134; G.E. 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