Codice Civile art. 300 - Diritti e doveri dell'adottato.Diritti e doveri dell'adottato. [I]. L'adottato conserva tutti i diritti e i doveri verso la sua famiglia di origine [315 ss.], salve le eccezioni stabilite dalla legge. [II]. L'adozione non induce alcun rapporto civile tra l'adottante e la famiglia dell'adottato né tra l'adottato e i parenti dell'adottante, salve le eccezioni stabilite dalla legge [87 nn. 6-9, 468]1. [1] La Corte cost. 28 marzo 2022, n. 79, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 55 della legge 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia), nella parte in cui, mediante rinvio al presente comma, prevede che l’adozione in casi particolari non induce alcun rapporto civile tra l’adottato e i parenti dell’adottante. InquadramentoL'adozione del maggiorenne conserva all'adottato i rapporti con la sua famiglia di origine. Il nuovo status personale si aggiunge a quello precedente; esso crea rapporti nuovi con la persona dell'adottante ma non interrompe, esclude o fa cessare le condizioni soggettive precedenti. La regola è stata dettata dall'art. 300 c.c. con la riserva delle eccezioni stabilite dalla legge. Queste eccezioni erano costituite dalla potestà sull'adottato minorenne che veniva perduta dal genitore ed acquistata dall'adottante (c.d. adozione legittimante). Attualmente l'adozione disciplinata dal codice civile è riferita ai soli maggiorenni e per questa ragione la detta riserva a casi regolati diversamente è venuta meno. I rapporti con la famiglia di origine sono quelli che riguardano ogni persona in genere, in dipendenza della varia posizione che occupa nelle relazioni giuridiche familiari e parentali. I doveri che sorgono da questi rapporti riguardano il rispetto verso i genitori, il contributo al mantenimento della famiglia, la solidarietà familiare, la responsabilità genitoriale, l'obbligo degli alimenti nel caso di altrui bisogno (artt. 315-bis; 433, n. 2, c.c.). I rapporti tra l'adottante e l'adottatoL'adozione crea un rapporto filiale tra l'adottante e l'adottato. Da questo rapporto derivano obblighi e diritti reciproci. L'adottante subentra nell'obbligo di mantenimento dell'adottato che spettava ai suoi genitori, ove l'adottato, pur maggiorenne, non abbia ancora raggiunto l'indipendenza economica (Procida Mirabelli di Lauro, 450; Dogliotti, 228; Sbisà-Ferrando, 274). A sua volta, l'adottato assume obblighi alimentari verso l'adottante nel caso in cui questi versi in stato di bisogno. Poiché, però, egli conserva i rapporti nei confronti dei propri genitori, permane a suo carico l'obbligo alimentare nei confronti di costoro, eventualmente in concorso con gli altri obbligati. In proposito la dottrina rileva che deve farsi applicazione delle disposizioni dettate dagli artt. 433 e ss. c.c., per quanto riguarda il concorso e la determinazione dell'ordine degli obbligati (Dogliotti, 247). I rapporti dell'adottante con la famiglia dell'adottato. I rapporti tra l'adottato e i parenti dell'adottanteDispone il secondo comma dell'art. 300 c.c. che l'adozione non produce alcun rapporto civile tra l'adottante e la famiglia dell'adottato; e che nessun rapporto civile è prodotto tra l'adottato e i parenti dell'adottante. Il principio è stabilito con la riserva delle eccezioni stabilite dalla legge. Queste eccezioni sono costituite dagli impedimenti matrimoniali di cui all'art. 87, primo comma, nn. 6, 7, 8 e 9, c.c. A differenza dagli altri impedimenti previsti dalla medesima disposizione, quelli riferiti all'adozione non hanno lo scopo di impedire la c.d. commixtio sanguinis ma di tutelare l'ordine delle famiglie. Il citato art. 300 utilizza le diverse terminologie di «famiglia dell'adottato» e di «parenti», rispettivamente riferite all'adottato e all'adottante. La ragione di questa differenza non è facilmente reperibile. Si è suggerito che essa ponga una difformità di disciplina con riguardo al coniuge dell'adottante. L'esclusione dei rapporti civili non si estenderebbe al coniuge dell'adottante in quanto il coniuge non è un parente ma è il coniuge e fa parte della famiglia dell'adottante (Campanato-Rossi, Manuale dell'adozione nel diritto civile, penale, del lavoro, amministrativo, tributario, Padova, 2003, 88). L'esclusione dei rapporti civili comporta almeno le seguenti conseguenze: - l'adottato non ha diritti successori nei confronti dei parenti dell'adottante (Sbisà-Ferrando, 273); - l'adottato non ha obblighi alimentari nei confronti dei discendenti dell'adottante (Dogliotti, 227); - i maggiorenni adottati dalla stessa persona non sono tra loro fratelli (Sbisà-Ferrando, 273). I rapporti tra l'adottante e i discendenti dell'adottatoL'adottato, maggiorenne, può formarsi una famiglia propria ed avere discendenti. La situazione giuridica che ne deriva, nei rapporti tra i discendenti e l'adottante, non è disciplinata dal codice civile ed ha costituito materia di indagine dottrinaria e di risalenti pronunce della Suprema Corte. La questione che si pone concerne la possibilità di considerare i figli dell'adottato quali discendenti anche dell'adottante: possibilità che sorge dal fatto stesso del rapporto filiale che, a monte, lega l'adottante e l'adottato. Una parte della dottrina ha affermato che l'inesistenza di rapporti civili fra adottante e famiglia dell'adottato, cui si riferisce l'art. 300, va intesa in senso restrittivo. Tale esclusione di rapporti riguarda la famiglia che l'adottato aveva al momento dell'adozione ma non può riguardare la famiglia che l'adottato viene successivamente a formarsi con il matrimonio (Campanato-Rossi, 88; Procida Mirabelli di Lauro, 546; Sbisà-Ferrando, 274). Questa concezione risulta ancora legata alla nozione di «famiglia legittima uguale a famiglia costituita con il matrimonio»; ma l'osservazione che essa poneva all'attenzione degli interpreti deve dirsi ancora attuale. In questo senso si era espressa la Corte di cassazione. Per altri studiosi il disposto testuale del diritto positivo non potrebbe essere superato con strumenti interpretativi. Non si forma, secondo l'opinione di costoro, alcun rapporto civile con i discendenti dell'adottato, così che, ad esempio, non sorge un obbligo di alimenti a carico dell'adottante ed a favore di tali discendenti. In contrario non varrebbe la disposizione di cui all'art. 468, che prevede la successione per rappresentazione anche dei discendenti dei figli adottivi. Si sostiene che essa non costituisce una eccezione al principio dell'esclusione dei rapporti ma soltanto una conseguenza del rapporto tra adottante e adottato. E si cita una pronuncia della Corte costituzionale che aveva dichiarato estranei, e non discendenti in linea retta dell'adottante, ai fini fiscali, i discendenti dell'adottato, nel caso di rappresentazione successoria (Dogliotti, 226, 231). La Corte di cassazione, con una ormai risalente ordinanza (Cass. n. 420/1978), aveva affermato che i discendenti dell'adottato hanno la stessa posizione soggettiva ed oggettiva dei discendenti del figlio biologico (in allora la pronuncia si riferiva sia ai figli legittimi che a quelli successivamente riconosciuti). Da questa considerazione doveva conseguire la conclusione per cui l'esclusione da ogni rapporto civile derivante dall'adozione, disposta dall'art. 300 c.c., doveva riguardare la sola famiglia di origine dell'adottato e non anche quella da lui costituita con il matrimonio. La pronuncia menzionava a conferma dell'assunto il disposto dell'art. 468, che prevede la rappresentazione in linea retta a favore dei discendenti anche adottivi. La Corte cost. n. 71/1976, aveva però dichiarato che, ai fini fiscali, i discendenti dell'adottato, in caso di rappresentazione, devono essere considerati estranei rispetto all'adottante defunto e non suoi discendenti in linea retta. 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