Codice Civile art. 325 - Obblighi inerenti all'usufrutto legale (1).

Annachiara Massafra

Obblighi inerenti all'usufrutto legale (1).

[I]. Gravano sull'usufrutto legale gli obblighi propri dell'usufruttuario [1001].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 148 l. 19 maggio 1975, n. 151.

Inquadramento

L' usufrutto legale ha il contenuto del diritto di usufrutto, inteso come diritto di godere del bene rispettandone la destinazione economica ed è regolato secondo la disciplina di tale diritto (così Bianca, 350).

Ciò comporta che i genitori, titolari dell'usufrutto legale, possano non solo godere ma anche trarre tutte le utilità di cui la cosa è capace (art. 981 c.c.). Muovendo da tale assunto essi hanno il diritto di godere del bene ed in particolare acquistano la proprietà esclusiva dei frutti naturali dal momento del loro distacco, mentre in relazione ai frutti civili sono titolari del diritto di credito avente ad oggetto le relative prestazioni pecuniarie, che sono legittimati a riscuotere in nome proprio, senza autorizzazione del giudice tutelare (La Rosa- Sobbrio, 991; De Cristofaro, 1180).

I genitori hanno quindi, la sola facoltà di godere dei beni e di divenire titolari dei frutti naturali e civili (Santarcangelo, 345). Muovendo da tale ultima affermazione è evidente che i genitori non possano, nell'ambito della disciplina dell'usufrutto legale, modificare o alterare la destinazione economica del bene. Tuttavia, deve osservarsi che i genitori sono titolari non solo dell'usufrutto legale ma anche del potere di rappresentanza ed amministrazione nei confronti del figlio, secondo quanto prevede l'art. 320 c.c., e nell'esercizio di tali poteri ben possono incidere sulla destinazione del bene appartenente al figlio. È stato infatti osservato che il genitore, previamente autorizzato dal Giudice tutelare ove l'atto assuma le caratteristiche di un atto di straordinaria amministrazione, possa anche mutare la destinazione economica dei beni ed apportarvi dei miglioramenti in virtù del potere di amministrazione che gli compete (Bucciante, 654, in questo senso anche De Cristofaro, 1182).

La disposizione in esame, nel dettaglio, stabilisce che sui genitori, titolari dell'usufrutto sui beni del figlio minore, gravano gli stessi obblighi gravanti sull'usufruttuario. Essa definisce i limiti dei poteri, nonché i doveri gravanti sul genitore usufruttuario, ex art. 324 c.c., dei beni del figlio minore. Sebbene la norma, quindi, estenda ai genitori la disciplina, in punto di obblighi, dell'usufrutto, la dottrina ha da tempo evidenziato le diversità sostanziali relative della disciplina dell'usufrutto legale.

Non trovano infatti applicazione in caso di usufrutto legale le disposizioni di cui agli artt. 981,995,999 c.c. mentre è controverso se possa trovare applicazione l'art. 996 c.c. (in senso favorevole De Cristofaro, 1180; in senso contrario Bucciante, 654).

Diversamente, trovano applicazione: le disposizioni contenute nell'art. 1004 c.c., in tema di obbligo di custodia e di manutenzione ordinaria; l'art. 1008 c.c., in tema di obbligo di pagamento delle imposte e degli altri carichi;  gli artt. 1010 e 1013 c.c., in tema di pagamento delle spese ivi previste (in questo senso Bucciante, 654; La Rosa- Sobbrio, 991; ma, contra, si vedano in tema di esonero dalla redazione dell'inventario  Pelosi, 392; Auletta, 374). È stato osservato che nel caso di specie viene meno la distinzione, posta dagli artt. 1004 c.c., 1005 c.c., 1008 c.c. e 1009 c.c., tra manutenzione ordinaria e riparazioni straordinarie, nonché tra tributi e carichi gravanti sulla nuda proprietà. In particolare sui genitori grava l'obbligo di provvedere a tutte le indicate spese, destinando a redditi ai bisogni della famiglia solo dopo aver soddisfatto tali esigenze (Bucciante, 654).

Altra differenza rilevante, rispetto all'usufrutto, risiede nel fatto che il genitore non è tenuto a rendere il conto della propria gestione (Bianca 337), ciò in considerazione della finalità e ratio dell'istituto.

In merito ai mezzi con i quali i genitori sono tenuti a far fronte alle spese connesse alla titolarità dell'usufrutto, le stesse possono essere sostenute mediante i frutti dell'usufrutto stesso, che non possono essere destinati ai bisogni della famiglia se non dopo avere soddisfatto le spese e gli oneri relativi alla manutenzione, amministrazione  e custodia dei beni. Nulla vieta però che i genitori sostengano le citate spese con il proprio patrimonio (Pelosi, 390). La diversità della disciplina è da rinvenirsi nella connotazione tipicamente familiare dell'usufrutto legale (De Cristofaro, 1182) che incide anche sulle modalità di estinzione. L'usufrutto legale si estingue, difatti, automaticamente con il raggiungimento della maggiore età da parte del figlio (Bucciante, 651) così come si estingue per la perdita della proprietà del bene da parte del predetto ma non per confusione, rinuncia e non uso (Pelosi, 394) né per abuso nell'esercizio del diritto, trattandosi di fattispecie particolare già disciplinata dall'art. 334 c.c. (De Cristofaro, 1181; sul punto si veda altresì sub art. 324 c.c.).

Bibliografia

Auletta, Diritto di famiglia, Torino, 2016; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Trattato di diritto privato diretto da Rescigno, Torino, 1997; De Cristofaro, Il contenuto patrimoniale della potestà, Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2002; A. e M. Finocchiaro, Il diritto di famiglia, Milano, 1984; La Rosa-Sobbrio, sub art. 326, in Gabrielli (diretto da), Commentario del codice civile, Torino, 2010; Pelosi Della potestà dei genitori, in Cian-Oppo-Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; Santarcangelo, La volontaria giurisdizione, Milano, 2003.

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