Codice Civile art. 446 - Assegno provvisorio.

Francesco Bartolini

Assegno provvisorio.

[I]. Finché non sono determinati definitivamente il modo e la misura degli alimenti, il presidente del tribunale può, sentita l'altra parte, ordinare un assegno in via provvisoria ponendolo, nel caso di concorso di più obbligati, a carico anche di uno solo di essi, salvo il regresso verso gli altri (1).

(1) Comma così modificato dall'art. 142 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51.

Inquadramento

Il provvedimento del presidente del tribunale si inserisce tra le fattispecie regolate dal codice di rito nelle quali è consentito al giudice di provvedere con urgenza nell'attesa che in modo definitivo, e con completa conoscenza dei fatti di causa, si pronunci il collegio o, comunque, il giudice competente. L'art. 446 c.c. predispone uno strumento inteso a fornire mezzi di aiuto a chi versa in stato di bisogno e non può attendere che il procedimento davanti al giudice giunga alla sua conclusione. Il rilievo che il legislatore ha dato alla possibilità che esistano mezzi di intervento sollecito dell'autorità giudiziaria è evidenziato dal raffronto con il comma 3 dell'art. 443, per il quale, in caso di urgente necessità, l'obbligazione alimentare può essere posta temporaneamente a carico di uno solo tra coloro che vi sono obbligati, salvo il regresso verso gli altri. Le due norme, oltre che evidenziare l'attenzione legislativa, pongono il problema del reciproco rapporto e della reciproca interferenza.

Una parte della dottrina afferma che l'art. 446 ha segnato l'abrogazione dell'art. 443, comma 3. Altri Autori evidenziano differenze che giustificano la coesistenza delle due norme, rivolte a fattispecie difformi. Il provvedimento giudiziale di cui all'art. 446, si fa osservare, ha forma di ordinanza ed è incidentale ad un procedimento rivolto alla pronuncia della sentenza che afferma il diritto agli alimenti e li pone a carico di un soggetto determinato. L'ordinanza ha lo scopo di provvedere medio tempore e di assicurare l'efficacia del provvedimento definitivo; ha natura esecutiva e resta efficace sino alla sentenza definitiva. Per contro, l'altro provvedimento è assunto con sentenza, presuppone sia stata già determinata la sussistenza dell'obbligo e la sua quantificazione e che resti da determinare la suddivisione della prestazione tra i soggetti obbligati (Sesta, 542; Dogliotti, 487; Pacia, 566). Inoltre, il primo dei detti provvedimenti può riguardare sia l'assegno alimentare che l'accoglimento nella casa dell'obbligato. Il secondo di essi è espressamente riferito alla sola prestazione di un assegno pecuniario.

L'ordinanza del presidente si risolve in un vero e proprio provvedimento cautelare. La sua specificità esclude, secondo alcune opinioni, che possa essere proposto il ricorso d'urgenza ex art. 700 c.p.c. (Dogliotti, 517; Tamburrino, 485).

L'ordinanza del presidente del tribunale è titolo esecutivo ma può essere posta in esecuzione nei confronti dell'obbligato solo previa notificazione con la formula esecutiva, ai sensi degli artt. 475 e 479 c.p.c. (Cass. n. 1040/1977). Il provvedimento non è suscettibile di ricorso straordinario per cassazione, non avendo natura decisoria e definitiva (Cass. n. 3000/1972; Cass. n. 2348/1970).

L'ordinanza prevista dall'art. 446 c.c. è una misura cautelare; il ricorso ad essa impedisce l'applicazione dell'art. 700 c.p.c. (Trib. Mantova, 10 luglio 2015; Trib. Milano 3 aprile 2013; Trib. Catania, 22 marzo 2005, in Foro it., 2005, I, 2588; Trib. Milano, 12 dicembre 1984, in Giur. it., 1986, I, 1, 344) e impedisce il ricorso al procedimento di cui al rito cautelare uniforme ex art. 669-bis ss. c.c. (Trib. Venezia 28 luglio 2004; contra: Trib. Catania 22 marzo 2005). In assenza di un giudizio ordinario il provvedimento del presidente è inesistente, in quanto emesso in carenza di potere (Trib. Cassino, 23 gennaio 2001, in Jus, 2002, 98): esso, infatti, presuppone la pendenza del giudizio alimentare (Cass. n. 300/1972; Trib. Milano, 3 aprile 2013). Il provvedimento presidenziale reso ai sensi dell'art. 446 c.c. ha natura cautelare ed è reclamabile; in pendenza del giudizio di merito, l'eventuale istanza di revoca/modifica della pronuncia ex art. 446 c.c. va presentata al giudice di quest'ultimo e non al Presidente (Trib. Trani, 9 gennaio 2012, in Dir. pers. fam., 2013, 1, 140, nota di Zingales). Cass. I, n. 1518/2012 ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione avverso il decreto con il quale la corte d'appello aveva dichiarato l'inammissibilità del reclamo proposto nei confronti del provvedimento del presidente del tribunale che, nel corso di una controversia iniziata da un genitore naturale nei confronti dell'altro, aveva in via cautelare posto a carico del convenuto un assegno di mantenimento e aveva disposto il sequestro di un bene.

Bibliografia

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