Regolamento - 18/12/2008 - n. 4 art. 4 - Elezione del foroElezione del foro 1. Le parti possono convenire che siano competenti a conoscere delle controversie tra di esse in materia di obbligazioni alimentari la o le autorità giurisdizionali seguenti di uno Stato membro: a) la o le autorità giurisdizionali dello Stato membro in cui una delle parti risiede abitualmente; b) la o le autorità giurisdizionali dello Stato membro di cittadinanza di una delle parti; c) per quanto riguarda le obbligazioni alimentari tra coniugi o ex coniugi: i) l’autorità giurisdizionale competente a conoscere delle loro controversie in materia matrimoniale; o ii) la o le autorità giurisdizionali dello Stato membro in cui essi hanno avuto l’ultima residenza abituale comune per un periodo di almeno un anno. Le condizioni di cui alle lettere a), b) o c) devono risultare soddisfatte al momento della conclusione dell’accordo relativo all’elezione del foro o nel momento in cui è adita l’autorità giurisdizionale. La competenza conferita dall’accordo è esclusiva, salvo che le parti non dispongano diversamente. 2. L’accordo relativo all’elezione del foro è concluso per iscritto. Si considera forma scritta qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell’accordo. 3. Il presente articolo non si applica nelle controversie concernenti un’obbligazione alimentare nei confronti di un minore di diciotto anni. 4. Se le parti hanno convenuto di attribuire competenza esclusiva alla o alle autorità giurisdizionali di uno Stato parte della convenzione concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, firmata il 30 ottobre 2007 a Lugano («convenzione di Lugano») che non sia uno Stato membro, detta convenzione si applica tranne per quanto concerne le controversie di cui al paragrafo 3. InquadramentoAnalogamente alla scelta compiuta in sede di elaborazione di altri strumenti di cooperazione giudiziaria (si veda, solo per restare al testo normativo che, come detto, costituisce l'antecedente della disciplina qui esaminata, il regolamento CE n. 44/2001 con particolare riferimento all'art. 23), anche il regolamento (CE) n. 4/2009 attribuisce alle parti la facoltà di scegliere il foro delle controversie in materia alimentare. Sotto tale profilo, pertanto, il regolamento in esame si pone in continuità con la tendenza a riconoscere spazi sempre più ampi all'autonomia negoziale anche nel diritto internazionale privato e processuale. Peraltro, come osservato in dottrina (Vassalli di Dachenhausen, 2012, 362), il regolamento (CE) n. 4/2009 è espressione di un favor verso l'autonomia negoziale particolarmente spiccato ove si consideri, per un verso, che lo stesso consente alle parti non solo di accordarsi sul giudice competente in materia alimentare, ma, anche (sia pure mediante il rinvio al protocollo dell'Aia del 2007 sulla legge applicabile alle obbligazioni alimentari) sulla legge applicabile all'obbligazione e, per altro verso, che l'autonomia negoziale è destinata a svolgere un ruolo di primo piano in entrambe le segnalate direzioni. Tale foro, infatti, salva diversa — espressa — volontà delle parti, ha natura esclusiva ed è pertanto destinato a prevalere rispetto ai titoli di giurisdizione generali previsti all'art. 3 del medesimo regolamento. Sotto tale profilo la disposizione in esame (analoga a quella contenuta all'art. 23.1 del regolamento CE n. 44/2001 e, oggi, all'art. 25.1. del regolamento UE n. 1215/2012) è indice del favor verso scelte negoziali che consentono, tra l'altro, di evitare la moltiplicazione dei fori. Oltre ad un simile (significativo) vantaggio, l'electio fori consente anche alle parti, attraverso una programmazione razionale del contenzioso in materia di obbligazioni alimentari, di minimizzare il pericolo di contestazioni sulla giurisdizione e previene gli inconvenienti derivanti dalla modifica del titolo di giurisdizione nel corso del tempo (Franzina, 2012, 482). Peraltro esigenze di natura diversa (si pensi, tra le altre, all'opportunità di assicurare un — sia pur parziale — coordinamento con il regolamento CE n. 2201/2003 o alla necessità di tutelare il minore degli anni diciotto) hanno indotto il legislatore comunitario ad individuare limiti più rigorosi di quelli previsti in altri strumenti di cooperazione giudiziaria civile (si pensi, ancora una volta, tra le altre, alle norme da ultimo richiamate contenute nei regolamenti CE n. 44/2001 e UE n. 1215/2012) quanto alla possibilità di concludere accordi di proroga della giurisdizione. Limiti più rigorosi che si giustificano anche alla luce della segnalata connotazione fortemente personalistica (e non solo patrimonialistica) dell'obbligazione alimentare. I fori che possono essere presceltiIl regolamento (CE) n. 4/2009 non contiene una clausola generale di elezione del foro. Tale circostanza (che, per il profilo in esame, vale a distinguere in modo netto la soluzione accolta dal regolamento in materia di obbligazioni alimentari rispetto al regolamento CE n. 44/2001) si giustifica alla luce dei ridotti spazi della professio iuris in materia di rapporti familiari. Basta pensare, in questo senso, al fatto che il regolamento (CE) n. 2201/2003 attribuisce un'analoga facoltà di scelta solo, in via indiretta, alla luce del riferimento, da parte dell'articolo 3.1, lett. a), al giudice della residenza abituale di uno dei coniugi «in caso di domanda congiunta» (Vassalli di Dachenhausen, 2012, 364). Il riferimento in via diretta alla possibilità di scelta del giudice consente di rilevare l'innovatività del regolamento qui in esame rispetto ai precedenti strumenti di cooperazione giudiziaria in materia di famiglia. Peraltro, l'inerenza dell'obbligazione alimentare (anche) alla materia della famiglia e, ancor più, la considerazione del creditore di alimenti quale soggetto debole, comportano, inevitabilmente, una riduzione degli spazi pur espressamente riconosciuti all'autonomia negoziale; riduzione che si traduce in una predeterminazione delle autorità giurisdizionali eleggibili e, in definitiva, nella predisposizione di un regime di «autonomia protetta» (Vassalli di Dachenhausen, 2012, 366). Fermo il divieto assoluto di una clausola di proroga della giurisdizione con riferimento alle obbligazioni alimentari relative ad un minore (divieto sul quale si tornerà a breve), l'articolo 4 prevede infatti rigorosi limiti alla facoltà per le parti di scegliere il giudice destinato ad avere giurisdizione con riferimento alle obbligazioni alimentari. Tale facoltà può essere esercitata solo mediante designazione del giudice dello Stato membro in cui una delle parti risiede abitualmente (lettera a), o del giudice dello Stato membro di cittadinanza di una delle parti (lettera b) o (lettera c), limitatamente alle obbligazioni alimentari tra coniugi o ex coniugi, del giudice competente a conoscere della controversia matrimoniale o del giudice dello Stato membro in cui le parti hanno avuto l'ultima residenza abituale comune per almeno un anno. Ove invece l'electio forisia stata esercitata con riferimento a giudici diversi rispetto a quelli elencati dalla norma in esame, non potrà trovare applicazione l'art. 4, dovendo verificarsi quindi l'esistenza degli ulteriori titoli di giurisdizione contemplati dal regolamento (CE) n. 4/2009 (artt. 3, 5, 6 e 7). Come osservato in dottrina (Villata, 2011, 748), la specificazione delle autorità giurisdizionali che possono essere prescelte dalle parti consente di individuare un sufficiente elemento di prossimità tra la controversia ed il giudice designato. Tale prossimità, in una prospettiva telelologica, è, specie per il beneficiario della prestazione alimentare, destinata a facilitare l'accesso alla giustizia (Franzina, 2011, 483); la stessa consente anche, verosimilmente, di attribuire all'accordo la medesima efficacia tanto ove esso sia concluso tra parti domiciliate o residenti in uno Stato membro, quanto ove la pattuizione sia conclusa tra parti domiciliate o residenti in Stati terzi. Anche sotto questo profilo è quindi possibile cogliere una (importante) differenza rispetto al regolamento (CE) n. 44/2001 il quale (art. 23) richiede, ai fini della proroga della competenza, che almeno una delle parti sia domiciliata nel territorio di uno Stato membro. Più ampia — sotto questo profilo — risulta invece la previsione in materia di proroga della competenza del regolamento (UE) n. 1215/2012 il quale (art. 25) prescinde dal domicilio delle parti dell'accordo. Come precisa la norma in esame, le condizioni previste alle lettere a), b) e c) devono esistere al momento della conclusione dell'accordo o al momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale; eventuali successivi mutamenti (di residenza o di cittadinanza) non sono quindi destinati a modificare il titolo di giurisdizione. La forma dell'accordoIl paragrafo 2 dell'art. 4 prevede la forma scrittaad substantiam dell'accordo di proroga della giurisdizione. Un simile requisito (che agevola notevolmente l'accertamento giudiziale della volontà delle parti) è stato accolto anche agli articoli 7 dei regolamenti (UE) nn. 1103/16 e 1104/16 (i quali attuano la cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regime patrimoniale tra coniugi e, rispettivamente, nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate). Meno rigoroso risulta invece il regime formale degli accordi di proroga della giurisdizione accolto già dal regolamento (CE) n. 44/2001 (art. 23) e, oggi, dal regolamento (UE) n. 1215/2012 (art. 25). La differenza dei citati regimi formali si giustifica alla luce di una pluralità di concorrenti motivi. Si è così osservato che la forma scritta ad substantiam prevista dal regolamento (CE) n. 4/2009 trova fondamento nell'esigenza di rendere il creditore di alimenti edotto del significato e della portata dell'accordo di elezione del foro e, quindi, in definitiva, nell'esigenza di protezione della parte debole (Vassalli di Dachenhausen, 2012, 365). Del resto, accanto a tale preminente motivo, deve anche considerarsi come la più liberale scelta compiuta già dal regolamento (CE) n. 44/2001 ben si spieghi in considerazione dell'ampia diffusione, nei rapporti commerciali, della forma orale o di forme corrispondenti agli usi. Tutte le norme citate precisano tra l'altro che il requisito della forma scritta è rispettato (anche) ove sia adoperata una comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell'accordo. La giurisprudenza è stata chiamata ad interpretare i requisiti di forma previsti per gli accordi di proroga del foro prevalentemente in relazione ad accordi commerciali. Per quel che in questa sede interessa, deve osservarsi come la Corte di giustizia abbia costantemente affermato, già nella vigenza della convenzione di Bruxelles del 1968 (che, all'art. 17, conteneva una disposizione analoga a quella poi accolta dall'art. 23 del regolamento CE n. 44/2001), la necessità di interpretare i requisiti formali in presenza dei quali, soli, è possibile ritenere valide le clausole attributive di competenza in senso stretto, poiché tali requisiti sono volti ad assicurare che il consenso delle parti in ordine alla clausola esista effettivamente e venga espresso in modo chiaro e preciso (in termini, tra le altre, Corte giustizia CE, 11 luglio 1985, C-221/84, F. Berghoefer GmbH & Co. KG c. ASA SA). Cass. S.U., n. 10312/06 ha ritenuto il fax strumento idoneo ad integrare la forma scritta richiesta (con formula analoga a quella dell'art. 4.2 del regolamento CE n. 4/2009) dall'art. 23.2 del regolamento (CE) n. 44/2001. Il divieto di proroga del foro per le obbligazioni alimentari nei confronti di un minoreIl paragrafo 3 dell'articolo 4 esclude la possibilità di concludere un accordo di proroga della giurisdizione relativamente alle controversie concernenti un'obbligazione alimentare nei confronti di un minore di diciotto anni. Tale previsione (analoga a quella accolta, quanto alla scelta della legge applicabile, dall'art. 8, paragrafo 3 del Protocollo dell'Aia del 2007) vale a distinguere in modo netto la disciplina dell'elezione del foro accolta dal regolamento (CE) n. 4/2009 da quella fatta propria dal regolamento (CE) n. 44/2001 che, all'art. 23 (speculare è, quanto al profilo in esame, la previsione dell'art. 25 del regolamento UE n. 1215/2012), non pone alcun limite quanto all'età dei soggetti con riferimento ai quali l'accordo è destinato a produrre effetti. Senza dubbio la scelta compiuta dal legislatore europeo quanto alle obbligazioni alimentari trova il proprio fondamento nell'esigenza di proteggere in modo particolarmente intenso il minore; minore il quale, tra l'altro, non è di regola parte dell'accordo o, comunque, ove pure possa partecipare allo stesso, è dotato di una capacità di regola limitata rispetto alla controparte (Castellaneta — Leandro, 2009, 1072). In dottrina si è tuttavia osservato come proprio l'adeguata protezione del minore avrebbe reso opportuna l'adozione di una formulazione meno rigorosa della norma, non potendo escludersi la conformità del foro convenzionalmente prescelto all'interesse del soggetto che la norma intende tutelare. In questo senso si è criticata la mancata previsione (a differenza di quanto disposto dal regolamento Bruxelles I per la tutela di parti tradizionalmente deboli quali l'assicurato, il lavoratore ed il consumatore) di un accordo avente ad oggetto l'individuazione di un foro non esclusivo; accordo destinato a produrre effetti ove conforme all'interesse del minore o a fronte di una manifestazione di volontà rimessa all'esclusiva determinazione dello stesso minore (Pocar — Viarengo, 2009, 814). Non a caso, del resto, una scelta più elastica è stata adottata anche dal regolamento (CE) n. 2201/2003 il quale, all'articolo 12.1, prevede (in presenza dei presupposti contemplati alle lettere a) e b) della medesima norma) una proroga della competenza in materia di responsabilità genitoriale ove la stessa sia «conforme all'interesse superiore del minore». Resta ferma la possibilità, per le parti, di incidere sull'individuazione del giudice munito di giurisdizione anche in relazione alle obbligazioni alimentari nei confronti di un minore ove, ai sensi dell'art. 3, lett. d), del regolamento (CE) n. 4/2009, la competenza sia individuata alla luce della segnalata proroga prevista all'art. 12, del regolamento (CE) n. 2201/2003 (per l'ipotesi di domanda accessoria rispetto a quella in materia di responsabilità genitoriale). La proroga in favore di uno Stato parte della convenzione di Lugano che non sia uno Stato membroLa scelta delle parti può, infine, rivolgersi anche verso il giudice di uno Stato che non sia membro dell'Unione europea, ma sia parte della convenzione di Lugano del 30 ottobre 2007. In tale caso (stante la previsione dell'art. 4.4 del regolamento CE n. 4/2009), troverà applicazione la convenzione di Lugano fermo comunque il divieto di proroga del foro con riferimento alle obbligazioni alimentari nei confronti di un minore degli anni 18. In dottrina (Pocar — Viarengo, 2009, 815) si è osservato che, essendo la convenzione di Lugano «parallela» al regolamento Bruxelles I, ove ricorra il caso disciplinato all'art. 4.4 del regolamento (CE) n. 44/2001 le obbligazioni alimentari saranno ancora disciplinate con norme analoghe a quelle dello stesso regolamento (CE) n. 44/2001. Se ciò è, in linea di massima, vero, non può tuttavia sottacersi come si sia anche rilevato che la disposizione in esame rischi di pregiudicare gli interessi del minore (Marino, 2010, 378 ss.). In proposito si è osservato che, nonostante faccia salvo il divieto generale di accordo sul foro relativamente alle controversie aventi ad oggetto un'obbligazione alimentare nei confronti di un minore degli anni 18, l'art. 4.4 non pare in grado di assicurare l'effettivo rispetto di tale divieto. Ed infatti, premesso che la convenzione di Lugano (in particolare, l'art. 23) non contiene un divieto analogo a quello posto all'art. 4.3 del regolamento, il giudice prorogato dello Stato parte della convenzione diverso da uno Stato membro, non potrà, ove l'electio fori sia relativa ad un'obbligazione alimentare nei confronti di un minore degli anni 18, dichiararsi incompetente sulla base dell'art. 4.3 del regolamento (CE) n. 4/2009 poiché non può applicare tale regolamento. Nel tentativo di individuare la ratio della disposizione si è pertanto affermato che la stessa andrebbe intesa come un accordo di modifica della convenzione di Lugano destinato a produrre effetti nei confronti dei soli giudici di Stati membri e dovrebbe essere intesa come un accordo successivo tra alcuni Stati vincolati da una convenzione internazionale; tanto pur nella consapevolezza della dubbia qualificabilità di un regolamento quale accordo fra Stati membri, stante la natura di tale atto normativo quale fonte di un ordinamento diverso da quello internazionale emessa da istituzioni diverse dagli Stati (Marino, 2010, 378 ss.). Ancora, la stessa autrice da ultimo citata ha osservato che ulteriore vulnus alla tutela del minore può, per effetto dell'art. 4.4, realizzarsi in caso di litispendenza. Ed infatti, il giudice dello Stato membro successivamente adito non dovrebbe, stante l'art. 12 del regolamento (CE) n. 4/2009, poter dichiarare la nullità della clausola di proroga del foro relativa ad una controversia avente ad oggetto un'obbligazione alimentare in favore di un minore degli anni diciotto sino a quando il giudice dello Stato parte della convenzione di Lugano prioritariamente adito non abbia dichiarato la propria incompetenza. Tanto sempre che, in un'ipotesi quale quella considerata dall'art. 4.4 qui in esame, non si ritenga superabile la disciplina dettata dal regolamento in materia di litispendenza sull'assunto che la stessa (fondata sulla mutua fiducia tra giudici) non sia applicabile nel caso di rapporti tra giudici di uno Stato membro e giudici di Stati (non membri) parti di una convenzione internazionale (sul punto si veda tuttavia quanto si dirà con riferimento al rinvio alla convenzione di Lugano operato dall'art. 6 del regolamento qui in esame). Ebbene, in una simile prospettiva, il giudice dello Stato membro, dichiarata la nullità dell'electio fori per violazione dell'art. 4.3 potrebbe, così come il giudice dello Stato parte della convenzione, emanare una decisione. L'eventuale, conseguente contrasto di decisioni dovrà quindi essere composto in sede di esecuzione anche alla luce dell'art. 34 della convenzione di Lugano (Marino, 2010, 379). Il minore, osserva condivisibilmente l'autrice da ultimo citata, sarebbe invece adeguatamente tutelato ove sia adito per primo il giudice dello Stato membro. In tale ipotesi, infatti, fermo l'obbligo per il giudice dello Stato parte della convenzione successivamente adito di sospendere il procedimento sino al momento in cui non sia stata accertata la competenza del giudice preventivamente adito (art. 27 della convenzione di Lugano), il giudice dello Stato membro potrà (sussistendone i presupposti) dichiararsi competente previa verifica dell'invalidità dell'accordo per violazione dell'art. 4.3. BibliografiaCastellaneta - Leandro, Il regolamento CE n. 4/2009 relativo alle obbligazioni alimentari, in Nuove leggi civ. comm., 2009, 1051 ss.; Giacomelli, La competenza giurisdizionale nelle controversie in materia di obbligazioni alimentari, in Sangiovanni (a cura di), Obbligazioni alimentari nelle controversie familiari transfrontaliere, Roma, 2014; Franzina, Le obbligazioni alimentari, in Graziosi (a cura di), I processi di separazione e divorzio, 2011; Marino, Il difficile coordinamento delle fonti nella cooperazione giudiziaria in materia di obbligazioni alimentari, in Contr. impr. EU 2010, 363 ss.; Pocar - Viarengo, Il regolamento (CE) n. 4/2009 in materia di obbligazioni alimentari, in Riv. dir. int. priv. e proc. 2009, 805 ss.; Vassalli di Dachenhausen, Qualche considerazione sull'autonomia delle parti nel regolamento comunitario 4/09 in materia di obbligazioni alimentari, in Dir. comm. int. 2012, 361 ss.; Villata, Obblighi alimentari e rapporti di famiglia secondo il regolamento n. 4/2009, in Riv. dir. internaz. 3, 2011, 731 ss. |