Codice Civile art. 188 - Obbligazioni derivanti da donazioni o successioni (1).

Gustavo Danise

Obbligazioni derivanti da donazioni o successioni (1).

[I]. I beni della comunione [177], salvo quanto disposto nell'articolo 189, non rispondono delle obbligazioni da cui sono gravate le donazioni e le successioni conseguite dai coniugi durante il matrimonio e non attribuite alla comunione [179 1-b].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 67 l. 19 maggio 1975, n. 151. L'art. 55 della stessa legge, ha modificato l'intitolazione di questa Sezione e soppresso la suddivisione in paragrafi.

Inquadramento

Le norme degli artt. 187, 188, unitamente al comma 1 dell'art. 189 c.c. individuano le categorie di obbligazioni, per le quali i coniugi rispondono in via principale con i beni personali (art. 179 c.c.) e, in via sussidiaria, con i beni della comunione legale. Tali disposizioni sanciscono il diritto del creditore personale del coniuge di agire, in primo luogo, sul patrimonio personale del debitore, e, ove quest'ultimo non risulti sufficiente, di soddisfarsi sui beni della comunione legale fino al valore corrispondente alla «quota» del coniuge obbligato. Secondo l'elencazione letterale compiuta dalle tre norme citate, sono «personali»:

a) le obbligazioni contratte da uno dei coniugi prima del matrimonio (art. 187 c.c.);

b) le obbligazioni da cui sono gravate le donazioni e le successioni conseguite dai coniugi durante il matrimonio e non attribuite alla comunione (art. 188);

c) le obbligazioni contratte, dopo il matrimonio, da uno dei coniugi per il compimento di atti eccedenti l'ordinaria amministrazione senza il necessario consenso dell'altro (art. 189, comma 1, c.c.).

Si rileva che l'elencazione non può considerasi esaustiva, poiché devono ritenersi parimenti «personali» (e, quindi, sottratte alla responsabilità patrimoniale principale dei beni comuni):

a) le obbligazioni contratte separatamente da uno dei coniugi per un interesse diverso da quello della famiglia;

b) le obbligazioni contratte dal coniuge per l'acquisto di beni personali o per il compimento di atti di amministrazione del patrimonio personale (art. 185 c.c.);

c) le obbligazioni assunte dal coniuge nell'esercizio separato della professione o dell'impresa;

d) le obbligazioni derivanti da fatto illecito commesso o imputabile esclusivamente al coniuge;

e) le obbligazioni contratte dal coniuge durante il matrimonio nella vigenza del regime di separazione dei beni.

La responsabilità per le obbligazioni contratte da uno dei coniugi prima del matrimonio

La norma può far discutere solo per la sua superfluità, giacché appare evidente che il patrimonio in comunione legale non possa essere destinato a soddisfare obbligazioni contratte antecedentemente da un solo coniuge. A parte questa considerazione generale su cui si tornerà nell'ultimo paragrafo, in dottrina si contrappongono due diverse correnti di pensiero in merito all'ambito di applicazione dell'art. 187 c.c.: un orientamento estensivo ritiene che la norma si applichi a tutte le obbligazioni contratte prima dell'instaurarsi della comunione legale, sia congiuntamente che separatamente dai coniugi (Gionfrida Daino, 57), al fine di evitare di far gravare l'obbligazione sul patrimonio in comunione che ancora non esisteva al tempo in cui l'obbligazione è sorta (Di Martino, 212). La contrapposta posizione dottrinale, assolutamente da preferire, ne offre un'interpretazione restrittiva, ancorata al dato letterale, secondo cui la norma è destinata ad applicarsi alle sole obbligazioni contratte da uno dei coniugi prima del matrimonio, mentre quelle contratte congiuntamente dai futuri coniugi devono considerarsi «comuni», e come tali assoggettate alla disciplina dell'art. 190 c.c., ciò al fine di graduare la responsabilità patrimoniale dei coniugi, fra debiti interni e debiti esterni al patrimonio comune e di accomunare, nella seconda categoria, quelli sorti sia anteriormente sia successivamente alla costituzione del regime legale (Galasso, 422, che con tale argomentazione spiega la ratio della norma, contrastando la tesi maggioritaria sulla superfluità della norma).

Le obbligazioni personali gravanti su donazioni e successioni non attribuite alla comunione

Anche questa norma brilla per la sua inutilità; le donazioni e successioni conseguite durante il matrimonio da un solo coniuge, e non attribuite alla comunione legale, rientrano tra i beni personali dei coniugi ai sensi dell'art. 179 lett. b) c.c., per cui non vi è dubbio che i pesi e gli oneri che le riguardano ricadono sul patrimonio personale del coniuge che ne è titolare. La previsione appare pertanto superflua e scontata. Al fine di attribuirne un qualche significato, vi è chi in dottrina suggerisce che essa lascerebbe intendere che, quando un lascito, inter vivos o testamentario, è destinato esclusivamente ad uno dei coniugi, questi potrebbe accettarlo da solo, anche senza beneficio d'inventario, e non occorrerebbe il consenso dell'altro (In questo senso, Finocchiaro A. e M., 1106). In senso opposto si collocano altri autori (Mastropaolo-Pitter, 257) secondo i quali già dal sistema emergerebbe il rispetto dell'autonomia negoziale per i coniugi in comunione legale, dalla quale discenderebbe il potere di ciascun coniuge di porre in essere qualsiasi atto negoziale che comporti l'assunzione di obbligazioni anche gravanti sui beni comuni, nei limiti dell'art. 189 c.c., senza che debba necessariamente trovarsi una portata specifica per la norma dell'art. 188, In tal senso si esprime altra parte della dottrina (Bolondi, 880; e Barbiera, 531, Russo). Altra parte della dottrina individua la ratio della norma in commento nella libertà lasciata al testatore e al donante dal legislatore di scegliere se l'attribuzione patrimoniale e gli oneri eventualmente connessi debbano entrare nel patrimonio personale del coniuge prescelto oppure far parte del patrimonio comune, con le conseguenze stabilite per le due diverse categorie di beni e di debiti (Galasso, 422 ss.). In base al disposto dell'ultima parte della disposizione, se la donazione o il lascito è attribuito ai coniugi in comunione legale, le relative obbligazioni devono essere adempite da entrambi, in primo luogo, con tutti i beni comuni, e non solo con quelli oggetto del lascito, e successivamente, in caso di insufficiente capienza, con quelli personali, secondo quanto disposto dall'art. 190 c.c. (Mastropaolo-Pitter; De Paola, 623, il quale ricava tale conclusione dalla lettura a contrario dell'art. 179 lett. b).

Riflessioni sulla mancata abrogazione delle due disposizioni

I commentatori della legge di riforma del diritto di famiglia hanno unanimemente ed aspramente criticato la scelta del legislatore di non eliminare dal codice civile le due disposizioni, che presentano un contenuto precettivo talmente lampante da non ne giustificarne la collocazione in distinti e dedicati articoli (Schlesinger, 431; Corsi, 157; Finocchiaro A. e M., 1106; Mastropaolo-Pitter, 255; Galasso, 422; Russo, 44); molti autori hanno sostenuto che la permanenza delle disposizioni è dovuta ad un difetto di coordinamento durante i lavori parlamentari (Per un excursus sulla genesi delle norme in esame, cfr. Santosuosso, 280 ss.; Finocchiaro A. e M., 1106; Quadri; Mastropaolo-Pitter, 255; Galasso, 422; Bolondi, 880; Russo, 44). Originariamente, infatti, l'art. 224, comma 2, del codice stabiliva che i beni della comunione (regime allora convenzionale) non rispondevano delle obbligazioni dei coniugi anteriori alla costituzione della comunione, rimanendo ai creditori personali la facoltà di agire sui beni del loro debitore, anche se il godimento degli stessi fosse stato conferito in comunione. L'originario progetto di riforma, nel testo approvato dalla Camera, prevedeva espressamente l'esclusione da ogni diritto sui beni della comunione per i creditori di un coniuge per obbligazioni assunte prima delle nozze. Gli artt. 187 e 188 c.c., coerentemente con quanto previsto nell'art. 179 c.c., enunciavano, senza la previsione di alcuna eccezione, la regola generale per cui le obbligazioni contratte con riferimento a beni destinati a rimanere personali gravavano, del pari, unicamente sul coniuge proprietario del bene e, nell'ipotesi in cui i beni entravano a far parte della comunione, le stesse divenivano obbligazioni comuni, soggette al regime di cui agli artt. 186 e 190 c.c., analogamente a quanto dispone il vigente art. 211 c.c. per i beni della comunione convenzionale (così Santosuosso, 280). Tuttavia, in sede di approvazione del testo al Senato, si comprese che, laddove non si fosse ammessa la possibilità per i creditori per obbligazioni, sorte anteriormente all'instaurazione della comunione legale, di esperire azione esecutiva sui beni comuni, la comunione legale si sarebbe prestata a facili abusi, perché sarebbe stato agevole, per un soggetto, contrarre un debito anteriormente al matrimonio ed investire le somme ottenute subito dopo l'instaurasi del regime legale, sottraendole, in questo modo, alla garanzia patrimoniale generica dei creditori. La norma dell'art. 189 c.c. fu allora arricchita del suo attuale secondo comma, nel quale si prevede un trattamento del tutto identico per creditori particolari, tali divenuti prima e durante la vigenza del regime di comunione legale. La più coerente sorte delle previsioni di cui agli artt. 187 e 188 c.c. sarebbe stata, dunque, quella della loro eliminazione dal codice ma, anziché abrogarle, si preferì lasciarle formalmente in essere, anche se svuotate, in pratica, di qualsiasi contenuto, in quanto si è stabilito che le stesse trovano applicazione «salvo quanto disposto dall'art. 189».

Bibliografia

Barbiera, La comunione legale, in Tr. Rescigno, 3, Torino, 1982; Bolondi, Del regime patrimoniale della famiglia, nel Codice della Famiglia, a cura di M. Sesta, Tomo I, Milano, 2009; Corsi, Il regime patrimoniale della famiglia, in Tr. Cicu-Messineo, Milano, 1979, I, 157; De Paola, Il diritto patrimoniale della famiglia coniugale, II, Milano, 1995; Di Martino, La comunione legale tra coniugi: la responsabilità, in Il diritto di famiglia, in Tr. Bonilini-Cattaneo, II, Torino, 2007, 212 ss.; Finocchiaro A. e M., Diritto di famiglia, Milano, 1984; Galasso, Del regime patrimoniale della famiglia, Art. 186, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 2003, 422 ss.; Gionfrida Daino, La posizione dei creditori nella comunione legale tra coniugi, Padova, 1986; Mastropaolo-Pitter, in Comm. Cian-Oppo-Trabucchi, III, Padova, 1992; Quadri, Obblighi gravanti sui beni della comunione, in La comunione legale, a cura di Bianca C.M., II, Milano, 1989; Russo, Obbligazioni familiari e responsabilità patrimoniale nel regime di comunione legale, Napoli, 2004; Santosuosso, Delle persone e della famiglia, Il regime patrimoniale della famiglia, I, 1, Torino, 1983; Schlesinger, in Comm. Carraro, Oppo, Trabucchi, III, Padova, 1992, 431.

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