Regolamento - 27/11/2003 - n. 2201 art. 2 - Definizioni1

Rosaria Giordano

Definizioni1

Ai fini del presente regolamento valgono le seguenti definizioni:

1) "autorità giurisdizionale": tutte le autorità degli Stati membri competenti per le materie rientranti nel campo di applicazione del presente regolamento a norma dell'articolo 1;

2) "giudice": designa il giudice o il titolare di competenze equivalenti a quelle del giudice nelle materie che rientrano nel campo di applicazione del presente regolamento;

3) "Stato membro": tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca;

4) "decisione": una decisione di divorzio, separazione personale dei coniugi o annullamento del matrimonio emessa dal giudice di uno Stato membro, nonché una decisione relativa alla responsabilità genitoriale, a prescindere dalla denominazione usata per la decisione, quale ad esempio decreto, sentenza o ordinanza;

5) "Stato membro d'origine": lo Stato membro in cui è stata resa la decisione da eseguire;

6) "Stato membro dell'esecuzione": lo Stato membro in cui viene chiesta l'esecuzione della decisione;

7) "responsabilità genitoriale": i diritti e doveri di cui è investita una persona fisica o giuridica in virtù di una decisione giudiziaria, della legge o di un accordo in vigore riguardanti la persona o i beni di un minore. Il termine comprende, in particolare, il diritto di affidamento e il diritto di visita;

8) "titolare della responsabilità genitoriale": qualsiasi persona che eserciti la responsabilità di genitore su un minore;

9) "diritto di affidamento": i diritti e doveri concernenti la cura della persona di un minore, in particolare il diritto di intervenire nella decisione riguardo al suo luogo di residenza;

10) "diritto di visita": in particolare il diritto di condurre il minore in un luogo diverso dalla sua residenza abituale per un periodo limitato di tempo;

11) "trasferimento illecito o mancato ritorno del minore": il trasferimento o il mancato rientro di un minore:

a) quando avviene in violazione dei diritti di affidamento derivanti da una decisione, dalla legge o da un accordo vigente in base alla legislazione dello Stato membro nel quale il minore aveva la sua residenza abituale immediatamente prima del suo trasferimento o del suo mancato rientro

e

b) se il diritto di affidamento era effettivamente esercitato, individualmente o congiuntamente, al momento del trasferimento del minore o del suo mancato rientro, o lo sarebbe stato se non fossero sopravvenuti tali eventi. L'affidamento si considera esercitato congiuntamente da entrambi i genitori quanto uno dei titolari della responsabilità genitoriale non può, conformemente ad una decisione o al diritto nazionale, decidere il luogo di residenza del minore senza il consenso dell'altro titolare della responsabilità genitoriale.

[1] Articolo abrogato dall'articolo 104 del Regolamento del Consiglio del 25 giugno 2019, n. 1111, a decorrere dal 1° agosto 2022, fatto salvo quanto disposto dall'articolo 100, paragrafo 2, del medesimo Reg. 1111/2019.

Inquadramento

Innovando rispetto al Regolamento Bruxelles II, il Regolamento n. 2201/2003, con la disposizione in esame, dedica un articolo alle «definizioni» di alcuni dei termini più frequentemente usati, così cercando di prevenire contrasti e dubbi interpretativi che potrebbero ostacolare l'uniforme applicazione dello stesso in tutti gli Stati membri (Lupoi, in judicium.it, § 3).

In primo luogo, dal combinato disposto delle definizioni contenute nei n. 1 e 2 dell'art. 2 per i termini autorità giurisdizionale e giudice si desume che le norme in esame si estendono anche ai procedimenti di natura amministrativa eventualmente previsti dalle leggi nazionali nelle materie di riferimento (Lupoi, in judicium.it, § 2).

Può essere riconosciuta, ai sensi dell'art. 2 n. 4, la decisione, comunque denominata, di divorzio, di separazione personale dei coniugi o di annullamento del matrimonio proveniente da uno Stato membro cui il Regolamento è applicabile (Baratta 2004, 192).

La definizione di «responsabilità genitoriale» di cui al n. 7 dell'art. 2 è molto ampia, al fine di escludere ipotetici effetti discriminatori tra minori ed evitare che rimangano fuori dall'ambito applicativo del regolamento alcune situazioni peculiari (Conti, 2004, 294).

Per altro verso, la Corte di Giustizia ha chiarito che la nozione di diritto di affidamento deve essere intesa in modo autonomo rispetto ai diritti nazionali (CGUE III, 5 ottobre 2010, n. 400); tuttavia , tale nozione neppure coincide con quella di cui alla Convenzione dell'Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori (cfr. Salzano, 211).

Definizioni

Innovando rispetto a Bruxelles II, il Regolamento n. 2201/2003 con la disposizione in esame dedica un articolo alle «definizioni» di alcuni dei termini più frequentemente usati, così cercando di prevenire contrasti e dubbi interpretativi che potrebbero ostacolare l'uniforme applicazione dello stesso in tutti gli Stati membri (Lupoi, in judicium.it, § 3).

Sotto un primo profilo, si rileva che il Regolamento si applica indipendentemente dal tipo di autorità giurisdizionale adita, con la precisazione che il legislatore europeo non ha inteso riferirsi esclusivamente a procedimenti di tipo giudiziario. L'art. 2, n. 1, infatti, evidenzia che il concetto di autorità giurisdizionale riguarda tutte le autorità degli Stati membri competenti per le materie rientranti nel campo di applicazione del regolamento. In altri termini, le norme in esame si estendono anche ai procedimenti di natura amministrativa eventualmente previsti dalle leggi nazionali nelle materie di riferimento. La circostanza è ulteriormente chiarita dall'art. 2, n. 2, il quale specifica che, con il termine «giudice», si designa anche il titolare di competenze equivalenti a quelle del giudice nelle materie rientranti nel campo di applicazione del regolamento (Lupoi, in judicium.it, § 2). Invero, il termine «giudice» nella definizione accolta dall'art. 2 n. 2, ovvero quella di «giudice o titolare di competenze equivalenti a quelle del giudice nelle materie che rientrano nel campo di applicazione del presente regolamento» induce a ritenere che le decisioni soggette al regime del riconoscimento automatico possano provenire anche da organi non giurisdizionali (Baratta, 2004, 157).

Sempre in una prospettiva ampia, può essere riconosciuta, ai sensi dell'art. 2 n. 4,in un altro Stato membrola decisione, comunque denominata, di divorzio, di separazione personale dei coniugi o di annullamento del matrimonio proveniente da uno Stato membro cui il Regolamento è applicabile.

Si è ritenuto che tra le decisioni di annullamento dovrebbero rientrare anche quelle di accertamento dell'inesistenza del matrimonio (Baratta, 2004, 192).

Non è invece ammesso, come confermato anche dalla Relazione Borrás con riguardo al precedente Regolamento n. 1347/2000, il riconoscimento della decisione negativa, ossia di rigetto della domanda. Si considera inoltre escluso il riconoscimento per i provvedimenti in materia matrimoniale resi, anche all'interno di uno Stato membro, da autorità religiose e privo del necessario avallo di un organo statale come il talak musulmano ed il get ebraico (Baratta, 2004, 158).

Circa la definizione di «responsabilità genitoriale» di cui al n. 7 dell'art. 2 si è osservato che il legislatore ne ha coniato una definizione ampia, al fine di escludere ipotetici effetti discriminatori tra minori ed evitare che rimanessero fuori dall'ambito applicativo del regolamento alcune situazioni peculiari (Conti, 2004, 294).

La nozione di «diritto di affidamento» di cui all'art. 2, punto 9, del regolamento 2201/2003, è autonoma rispetto alle normative nazionali: infatti, dalla necessità di garantire il principio di eguaglianza e l'applicazione uniforme del diritto dell'Unione discende che il significato di una disposizione dello stesso che non contenga un espresso richiamo al diritto degli Stati membri deve essere oggetto di un'interpretazione autonoma e uniforme, da effettuarsi tenendo conto del contesto della disposizione e della finalità da essa perseguita. L'illiceità del trasferimento di un minore ai fini dell'applicazione del regolamento dipende, invece, esclusivamente dall'esistenza di un diritto di affidamento conferito dalla normativa dello Stato membro nel quale il minore aveva la sua residenza abituale immediatamente prima del suo trasferimento (CGUE III, 5 ottobre 2010, n. 400).

La medesima nozione di «diritto di affidamento» non equivale a quella prevista dall'art. 5 della Convenzione dell'Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, la quale specifica che il diritto di affidamento include quello di decidere con riguardo al luogo di residenza del minore, mentre la norma in commento afferma che nell'affidamento è insito il diritto di intervenire nella decisione sulla residenza. Ne deriva, come evidenziato in dottrina, che è titolare della responsabilità parentale anche il genitore comunitario che, in virtù di specifiche disposizioni legislative o giudiziali, vanti il diritto di essere consultato per la fissazione della residenza della prole minorenne o sia titolare di un potere di veto sulla decisione assunta dall'altro genitore (Salzano, 2011, 226).

Infine, il trasferimento transfrontaliero o il mancato rientro di un minore nella sua residenza abituale è considerato illecito, come confermato dalla definizione contenuta dell'art. 2 del Regolamento in esame, quando avviene in violazione del diritto di affidamento, come definito dalla legislazione dello Stato nel quale il minore aveva la sua residenza abituale immediatamente prima del suo trasferimento o del mancato rientro, e quando, al momento del trasferimento del minore o del suo mancato rientro, tale diritto era effettivamente esercitato, individualmente o congiuntamente, o avrebbe potuto esserlo se non si fossero verificate tali circostanze (cfr. Salzano, 2011, 102). Pertanto, per la nozione di trasferimento illecito del minore, occorre tenere conto dell'elaborazione correlata alla Convenzione de l'Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, cui il Regolamento in esame fa espresso riferimento e che è assolutamente analoga in parte qua.

Bibliografia

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