Regolamento - 27/11/2003 - n. 2201 art. 36 - Esecuzione parziale1Esecuzione parziale1 1. Se la decisione ha statuito su vari capi della domanda e l'esecuzione non può essere concessa per tutti i capi, l'autorità giurisdizionale autorizza l'esecuzione solo per uno o taluni di essi. 2. L'istante può chiedere un'esecuzione parziale. [1] Articolo abrogato dall'articolo 104 del Regolamento del Consiglio del 25 giugno 2019, n. 1111, a decorrere dal 1° agosto 2022, fatto salvo quanto disposto dall'articolo 100, paragrafo 2, del medesimo Reg. 1111/2019. InquadramentoLa seconda fase del procedimento di exequatur, di carattere eventuale, si apre con l'opposizione proposta, a seconda dei casi, dal richiedente l'esecuzione o dalla persona contro la quale l'esecuzione stessa è invocata (Baratta, 2004, 210): si instaura un ordinario processo di cognizione, all'interno del quale opposto ed opponente, nelle rispettive posizioni sostanziali di attore e di convenuto, hanno la possibilità di modificare e precisare le originarie domande, eccezioni e conclusioni (Uccella, 335). L'art. 35 Regolamento in esame consente sia al giudice dinanzi al quale è proposta opposizione al provvedimento che concede l'exequatur sia a quello di fronte al quale è pendente l'impugnazione proposta avverso la decisione che ha confermato lo stesso in sede di opposizione di sospendere, su istanza della parte contro la quale l'esecuzione è richiesta, il procedimento qualora la decisione straniera, non ancora passata in giudicato, sia stata impugnata nello Stato di origine con un mezzo ordinario o non sia ancora scaduto il termine per proporre impugnazione. La decisione sull'opposizione è impugnabile mediante ricorso per cassazione, quindi esclusivamente per motivi di diritto. PremessaLa seconda fase del procedimento di exequatur, di carattere eventuale, si apre con l'opposizione proposta, a seconda dei casi, dal richiedente l'esecuzione o dalla persona contro la quale l'esecuzione stessa è invocata (Baratta, 2004, 210). In ogni caso con l'opposizione si instaura un ordinario processo di cognizione, all'interno del quale opposto ed opponente, nelle rispettive posizioni sostanziali di attore e di convenuto, hanno la possibilità di modificare e precisare le originarie domande, eccezioni e conclusioni (Uccella, 335). Nella giurisprudenza di legittimità, su un piano generale, si è evidenziato che, in tema di opposizione all'«exequatur» di sentenze straniere, l'attestazione del giudice straniero sulla regolarità della notificazione dell'atto introduttivo al convenuto contumace non preclude l'autonoma valutazione da parte del giudice nazionale, in quanto limitare la portata del potere di esame, di cui dispone il giudice dello Stato membro, per il fatto che è stato prodotto l'attestato significherebbe impedire la garanzia del contraddittorio ed il rispetto del diritto di difesa (Cass.I, n. 4392/2014). Opposizione proposta dal richiedente l'exequaturIn primo luogo l'opposizione può essere proposta da colui che aveva richiesto l'esecuzione del provvedimento qualora la stessa sia stata negata dall'autorità giurisdizionale adita. La norma non prevede un termine per proporre tale opposizione: a riguardo si è osservato che ciò potrebbe dipendere dalla volontà del legislatore comunitario di favorire la circolazione e l'esecuzione dei provvedimenti all'interno dello spazio giudiziario europeo, consentendo al richiedente di ovviare a quelle deficienze che avevano impedito al concessione dell'exequatur (Baratta, 2004, 210). Opposizione proposta dalla parte contro la quale è stata concessa l'esecuzioneSpecularmente, nell'ipotesi in cui l'esecuzione sia stata concessa, la controparte, non convocata nella prima fase del procedimento, può proporre opposizione per far valere le ragioni eventualmente ostative all'exequatur. L'opposizione, in un ulteriore parallelismo con il procedimento per ingiunzione siccome disciplinato nel sistema italiano, deve essere proposta dinanzi al medesimo giudice che ha pronunciato il provvedimento opposto. L'opposizione deve essere proposta nel termine di un mese dalla notificazione del provvedimento ad opera della parte che ha ottenuto lo stesso. Impugnazione della decisioneL'art. 34 del Regolamento stabilisce che la decisione resa sull'opposizione può essere impugnata dinanzi alle autorità giurisdizionali di cui all'elenco che ciascuno Stato membro, ai sensi dell'art. 68, è tenuto a comunicare alla Commissione. Nell'ordinamento italiano l'autorità dovrebbe essere la Corte di Cassazione (cfr. Baratta, 2004, 211, il quale parla di «terza fase» del procedimento): ne deriva che il provvedimento reso all'esito dell'opposizione potrà essere impugnato dinanzi alla stessa soltanto per motivi di diritto. Sospensione del procedimento per impugnazione della decisione da eseguireLa norma in esame consente sia al giudice dinanzi al quale è proposta opposizione al provvedimento che concede l'exequatur sia a quella di fronte la quale è pendente l'impugnazione proposta avverso la decisione che ha confermato lo stesso in sede di opposizione di sospendere, su istanza della parte contro la quale l'esecuzione è richiesta, il procedimento qualora la decisione straniera, non ancora passata in giudicato, sia stata impugnata nello Stato di origine con un mezzo ordinario o non sia ancora scaduto il termine per proporre impugnazione. La Corte di Giustizia ha da lungo tempo chiarito, a riguardo, che per impugnazione ordinaria deve intendersi «ogni mezzo di gravame che appartenga all'iternormale di un processo e che costituisca di per sé uno sviluppo processuale che ciascuna parte può ragionevolmente prevedere, con esclusione dei gravami che dipendono da avvenimenti imprevedibili alla data della decisione originaria e di quelli che dipendono dall'azione di persone estranee all'istanza» (CGCE 22 novembre 1977, Industrial Diamond Supplies, in Rev. Crit. DIP 1979, 426, con nota di Gademet Tallon). Nel nostro ordinamento interno, come noto, la distinzione tra strumenti ordinari e straordinari di impugnazione è tracciata dall'art. 324 c.p.c. ed è correlata al passaggio in giudicato della sentenza che avviene, invero, quando la stessa non è più suscettibile di essere impugnata mediante un mezzo ordinario di gravame (ossia l'appello, il regolamento di competenza, il ricorso ordinario per cassazione, la revocazione c.d. ordinaria di cui all'art. 395 n. 4-5 c.p.c.). La sospensione segue ad un'istanza di parte e si correla ad un provvedimento discrezionale del giudice adito. Oggetto di dibattito, anche in giurisprudenza, sono gli elementi dei quali il giudice deve tenere conto per decidere, proposta l'impugnazione ordinaria della pronuncia, di sospendere il riconoscimento. Più in particolare, dalla richiamata sentenza resa dalla Corte di Giustizia nel caso Industrial Diamond Supplies c. Riva sembrerebbe derivare che il giudice debba all'uopo compiere una prognosi circa le possibilità di successo del gravame proposto. Tuttavia, in alcune decisioni successive la stessa Corte di Giustizia ha precisato che ciò non deve tuttavia tradursi in una violazione del principio che vieta al giudice richiesto del riconoscimento di riesaminare la controversia nel merito (CGCE 4 ott. 1991, C-183/90, van Dalfsen, Timmerman e Harmke c. van Loon e Berendsen, in Giust. civ. 1993, I, 1977; v. art. 25). Parte della dottrina ha peraltro evidenziato che non dovrebbe escludersi la possibilità per il giudice adito in sede di riconoscimento di effettuare una prognosi in ordine alle probabilità di successo della proposta impugnazione ove ciò non implichi un esame di circostanze già dedotte nel giudizio che ha portato all'emanazione della stessa sentenza. Consegue a tale impostazione che il giudice può sospendere il riconoscimento in base ad una prognosi positiva in ordine al successo del gravame basata sull'esame di fatti diversi da quelli in precedenza dedotti dalle parti ovvero di fatti estintivi sopravvenuti (De Cristofaro, 765 — 768). Nella medesima prospettiva si è evidenziato, in giurisprudenza, che è necessario che l'opponente alleghi, ai fini della sospensione dell'esecuzione della decisione, motivi nuovi che non avrebbe potuto far valere dinanzi al giudice straniero (App. Parigi, 1° ch., 6 dicembre 2001, in Rev. Crit. dip 2002, n. 2, con nota di Pataut). Non è prevista la possibilità di impugnare un siffatto provvedimento di sospensione (Baratta 2004, 211 — 212; De Cristofaro, 775). Nell'ordinamento italiano potrebbe comunque porsi la questione dell'esperibilità del regolamento di competenza che è il mezzo per impugnare i provvedimenti che dispongono la sospensione del processo ai sensi dell'art. 295 c.p.c. Si è evidenziato, sulla base della giurisprudenza interna in tema di regime del provvedimento che nega la sospensione necessaria del processo ex art. 295 c.p.c., che non è impugnabile il provvedimento di diniego della sospensione che ha carattere ordinatorio e non decisione, in quanto volto semplicemente a regolare il processo, senza alcuna pronuncia sulla pretesa dedotta in giudizio: ne consegue che è inammissibile il ricorso straordinario per cassazione teso a censurare la mancata sospensione del procedimento, anche qualora il diniego sia stato illegittimamente adottato (Uccella, 335). 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