L’individuazione del locus commissi delicti nella truffa commessa a mezzo di vaglia cambiario

11 Aprile 2018

Le questioni sollevate dall'imputato nei motivi di ricorso hanno indotto la Cassazione a effettuare una ricognizione delle problematiche relative all'individuazione del luogo di commissione del reato di truffa, nel caso in cui lo stesso sia stato commesso con mezzi di pagamento nuovi e atipici, quali sono i cosiddetti vaglia cambiari veloci.
Massima

Nel delitto di truffa commesso a mezzo dei cosiddetti vaglia cambiari veloci, il luogo di consumazione del reato deve essere individuato in quello in cui viene compiuta l'operazione di disposizione patrimoniale, in quanto è in tale luogo che si verifica la deminutio patrimonii del soggetto passivo, in ragione delle particolari modalità di negoziazione dei cosiddetti vaglia cambiari veloci.

Infatti, la perdita di possesso del denaro da parte del mittente e la conseguente immissione in possesso da parte del destinatario avvengono nel momento in cui il primo, compilato il modulo, comunica al secondo la parola chiave necessaria per ottenere il pagamento presso qualsiasi ufficio postale. Pertanto, una volta che è stata disposta l'operazione e trascorso il brevissimo tempo in cui è consentito al mittente di revocarla, il destinatario ha contestualmente acquisito in modo certo il relativo diritto, attenendo, dunque, il successivo luogo di monetizzazione dell'importo ad una mera modalità esecutiva dell'illecito truffaldino.

Il caso

La vicenda concreta sottoposta all'esame della Suprema Corte, che ha fornito l'occasione per l'enunciazione dei principi di diritto sopra riportati, attiene a un ricorso nell'ambito del quale l'imputato, nel giudizio di merito, era stato riconosciuto responsabile del delitto di truffa continuata per avere indotto la parte civile a corrispondergli, mediante vaglia cambiari, assegni bancari di conto corrente e bonifici bancari, un ingente somma di denaro; con il ricorso per cassazione veniva eccepita, tra l'altro, violazione di legge e vizio di motivazione con riguardo agli artt. 8 e 9 c.p.p., per essere stata rigettata l'eccezione di incompetenza territoriale ritualmente prospetta dall'imputato, nel giudizio di primo grado, nel termine di cui all'art. 491 c.p.p. e poi riproposta con i motivi di impugnazione.

La questione

Le questioni sollevate dall'imputato nei motivi di ricorso hanno indotto la Cassazione a effettuare una ricognizione delle problematiche relative all'individuazione del luogo di commissione del reato di truffa, nel caso in cui lo stesso sia stato commesso con mezzi di pagamento nuovi e atipici, quali sono i cosiddetti vaglia cambiari veloci.

Le soluzioni giuridiche
L'individuazione del luogo di commissione della truffa nel luogo in cui l'agente esegue l'operazione consegue direttamente alle caratteristiche del mezzo di pagamento utilizzato dalla persona offesa per consentire all'autore del reato di conseguire il profitto. Difatti le particolari modalità di negoziazione dei cosiddetti vaglia cambiari veloci prevedono che la perdita del possesso del denaro da parte del mittente e la conseguente immissione in possesso da parte del destinatario si verifichino nel momento in cui il primo comunica al secondo la parola chiave necessaria per ottenere il pagamento presso un qualsiasi ufficio postale. Quindi il destinatario che, nel caso di specie è l'imputato, ha acquisito la disponibilità della somme oggetto della truffa nello stesso momento in cui il mittente, che è la persona offesa, ha effettuato l'operazione, salvo il decorso di un brevissimo termine in cui è ancora possibile revocare l'operazione stessa. La suddetta soluzione, precisa la Corte, è imposta dalla necessità di ancorare l'individuazione del giudice naturale chiamato a decidere del caso concreto a elementi certi, che non si possano prestare a una manipolazione da parte dell'imputato; cosa che sarebbe avvenuta ove il momento ed il luogo di consumazione del reato fosse stato collegato al luogo in cui, successivamente, l'imputato acquisisce la disponibilità delle somme portate dai vaglia cambiari: ciò avrebbe comportato la conclusione di rimettere all'imputato stesso la facoltà di scegliersi il giudice dal quale farsi giudicare, il che certamente non poteva essere consentito.
Osservazioni

La Corte di cassazione, con la sentenza in commento, nel dichiarare inammissibile il ricorso proposto dall'imputato, ha ribadito il proprio consolidato orientamento in tema di riproposizione, con i motivi di impugnazione, dell'eccezione d'incompetenza per territorio ritualmente prospettata dalle parti nel termine di cui all'art. 491 c.p.p. e respinta dal giudice: segnatamente si è affermato che la questione relativa alla competenza per territorio può essere riproposta con i motivi di impugnazione, ma solo negli stessi termini in cui era stata sollevata nel giudizio di primo grado, essendo preclusa l'introduzione di argomentazioni nuove e diverse da quelle originariamente proposte. Nella medesima direzione la Cassazione aveva già avuto occasione di affermare che, in sede di legittimità, sono insindacabili gli aspetti relativi alla competenza per territorio non ritualmente sottoposti dalla parte entro i termini dell'art. 491 c.p.p. , neanche se questi siano collegati a sopravvenienze istruttorie e potrebbero giustificare, in astratto, uno spostamento della competenza (Cass. pen., Sez. II, 30 novembre 2016, n. 4876).

In sostanza, afferma la Corte, in sede di impugnazione non è ammissibile un ampliamento del tema incidentale relativo alla competenza per territorio, essendo la cognizione del giudice superiore limitata a valutare l'esaustività del provvedimento adottato rebus sic stantibus dal giudice di primo grado in forza di quanto previsto dall'art. 491 c.p.p.

La Corte di cassazione ha, con indirizzo costante in relazione alle diverse modalità di consumazione del reato, definito la truffa come un reato istantaneo e di danno che si perfeziona nel momento in cui alla realizzazione della condotta tipica da parte dell'autore abbia fatto seguito la deminutio patrimonii del soggetto passivo. Così nella truffa contrattuale il reato si consuma non già quando il soggetto passivo assume, per effetto di artifici o raggiri, l'obbligazione della datio di un bene economico, ma nel momento in cui si realizza l'effettivo conseguimento del bene da parte dell'agente e la definitiva perdita dello stesso da parte del raggirato (Cass. pen., Sez. II, 24 gennaio 2012, n. 18859). Se invece il profitto è conseguito mediante un bonifico bancario, il reato si consuma con l'accreditamento della somma di denaro sul conto corrente del destinatario, con la conseguenza che, ai fini della determinazione della competenza per territorio, occorre fare riferimento all'istituto bancario del luogo in cui il destinatario del bonifico ha aperto il conto corrente (Cass. pen., Sez. feriale, 30 agosto 2016, n. 37400).

Nel caso poi in cui l'oggetto materiale del reato sia costituito da assegni circolari, il reato si consuma nel momento e nel luogo in cui ha sede la banca trattaria, dove avviene l'acquisizione da parte dell'autore del reato della relativa valuta (Cass. pen., Sez. II, 28 aprile 2017, n. 31652).

In caso di truffa contrattuale realizzata attraverso la vendita di beni online, in cui il pagamento eseguito dalla parte offesa avvenga tramite bonifico bancario con accredito su conto corrente, il reato si consuma nel luogo ove l'agente consegue l'ingiusto profitto tramite la riscossione della somma e non già in quello in cui viene data la disposizione per il pagamento da parte della persona offesa (Cass. pen., Sez. II, 16 novembre 2017, n. 54948).

E ancora, quando il profitto è conseguito mediante accredito su carta di pagamento ricaricabile (nella specie postepay), il tempo e il luogo di consumazione del reato sono quelli in cui la persona offesa ha proceduto al versamento del denaro sulla carta, poiché tale operazione ha realizzato contestualmente sia l'effettivo conseguimento del bene da parte dell'agente, che ottiene l'immediata disponibilità della somma versata, e non un mero diritto di credito, sia la definitiva perdita dello stesso bene da parte della vittima (Cass. pen., Sez. II, 10 gennaio 2017, n. 14730).

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